Per La Creazione di una Corrente Rivoluzionaria Nonviolenta
di Aldo Capitini, Lanfranco Mencaroni


Prendendo spunto dalla nuova pubblicazione di questo testo (nella stesura
originaria del 1955, gia' apparsa anche sulla rivista "Linea d'ombra"
nell'ottobre 1987) nella bella rivista diretta da Goffredo Fofi "Lo
straniero" nel fascicolo n. 66-67 di dicembre 2005 - gennaio 2006 (sito:
www.lostraniero.net), nuovamente lo riproponiamo anche sul nostro foglio (su
cui apparve gia' alcuni anni fa) nella versione pubblicata nel 1963 da Aldo
Capitini e Lanfranco Mencaroni e rivista nel 2001 da Lanfranco Mencaroni,
che ringraziamo per avercela a suo tempo inviata.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti Le
ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di
"Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta@sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi
ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i
fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di
tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di
opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza,
Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi,
Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo
Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle
singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le
pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci,
Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini,
Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La
pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb,
Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi
dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi)
1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia
intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998,
2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico
de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta'
liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia
1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica
Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella,
Assisi 2004; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps@libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni@libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
e-mail: azionenonviolenta@sis.it
Lanfranco Mencaroni (per contatti: l.mencaroni@libero.it), medico, amico e
collaboratore di Aldo Capitini, e' infaticabile prosecutore dell'opera
comune, animatore dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per
contatti: e-mail: capitini@tiscalinet.it, sito: www.aldocapitini.it) e
curatore del sito del "Cos in rete" (www.cosinrete.it) che mette a
disposizione anche una ricchissima messe di testi di e su Capitini, ed e' un
fondamentale punto di riferimento per amici e studiosi della nonviolenza]

1) La situazione politica italiana e mondiale presenta un vuoto
rivoluzionario: i partiti stanno o su posizioni conservatrici o su posizioni
riformistiche, prive di tensione e di forza educatrice e propulsiva nelle
moltitudini.
Cosi' si va perdendo anche l'esatta prospettiva che pone come finalita'
decisiva della lotta politica il superamento del capitalismo,
dell'imperialismo, dell'autoritarismo.
Vi sono tuttavia delle minoranze che vedono chiaro, ma tali minoranze devono
giungere ad un'azione organica nella situazione italiana, per cui, da una
societa' dominata da pochi, si passi ad una societa' aperta a tutti nelle
liberta', nel potere, nella economia, nella cultura.
2) La crisi dei movimenti operai e socialisti nell'attivita' politica e
sindacale e' dovuta principalmente al fatto che non si e' saputo concordare
dinamicamente la triplice finalita' suddetta con la pratica quotidiana nella
attuale democrazia.
3) Sarebbe un errore credere che la politica del neocapitalismo con le
attrattive del benessere e la suggestione degli interventi paternalistici e
provvidenziali riesca a cancellare dalle moltitudini la tendenza a possedere
effettivamente il potere con tutte le sue responsabilita', a controllare
tutte le decisioni pubbliche, a impedire realmente la guerra, a sviluppare
la liberta' e la cultura di tutti nel modo piu' fiorente.
Lo sviluppo della lotta per la pace, la democrazia, la giustizia economica e
sociale, contro la miseria e la fame nel mondo, in difesa dell'ambiente e
della salute, per la diffusione dell'istruzione e la difesa della cultura,
provano che le moltitudini accettano sempre di meno gli equivoci offerti
dalla classe dirigente.
4) Nei problemi posti dalle esperienze di socialismo nel mondo e' facile
osservare che sono stati superati gli schemi dottrinari che attribuivano a
una determinata ideologia, o ad un unico partito la possibilita' di
intervento rivoluzionario.
E' opinione sempre piu' accettata che esiste una connessione stretta tra il
metodo rivoluzionario adottato e il tipo di potere che segue alla
conclusione vittoriosa della rivoluzione.
Anche in questo campo l'insufficienza del metodo leninista, e di altri
metodi similmente imposti da minoranze alla maggioranza, e' rivelata dalla
crisi che ha contrapposto e contrappone in maniera piu' o meno drammatica la
societa' civile al potere rivoluzionario e che e' diventata la causa della
instabilita' e della dissoluzione degli stati cosi' detti socialisti e di
altri stati sorti nel dopoguerra da moti sottoposti all'egemonia di
minoranze.
La medesima crisi tra deficienza di potere civile delle masse e reale potere
politico di gruppi ristretti e' chiaramente visibile anche nelle democrazie
parlamentari, che sono sempre piu' esposte a subire la pressione egemonica
di gruppi di potere economici, politici, religiosi, agenti fuori dagli
istituti civili e capaci di svuotarli della rappresentativita' popolare,
piegandoli ai loro interessi di minoranza.
Inoltre, nel nostro paese, come del resto in tutto l'occidente, la
situazione e' tale che tutti i vecchi metodi dell'opposizione popolare si
rivelano inutilizzabili o insufficienti a mantenere una tensione
rivoluzionaria che si costruisca progressivamente, nel suo sviluppo, gli
adeguati strumenti pratici della sua applicazione.
5) Per queste ragioni siamo convinti che il metodo che deve essere assunto
per la lotta rivoluzionaria e' il metodo della nonviolenza attiva,
nell'articolazione delle sue tecniche, gia' attuate in altri paesi in lotte
di moltitudini.
Riteniamo che questo metodo sia da accettare e da svolgere non soltanto per
la sconvenienza e l'improduttivita' dei metodi violenti e la loro
inaccettabilita' da parte delle nostre moltitudini, ma soprattutto per il
suo contenuto profondamente umano, all'altezza del migliore sviluppo della
societa' civile moderna.
6) Questo metodo, che per essere visibilmente e politicamente efficace deve
essere impugnato da un largo numero di persone, mostra con cio' stesso che
e' in grado di dare le piu' ampie garanzie di democraticita', di espressione
delle forze dal basso, di insostituibile e mai sospendibile liberta' delle
piu' varie opinioni, di decentramento del potere nelle sue varie forme
economiche, politiche, sociali, civili.
7) Con questo metodo e' possibile dare inizio alla formazione di organismi e
istituzioni dal basso che concretino tali garanzie, prefigurando e
preparando la complessa societa' di tutti.
I rivoluzionari violenti con i loro metodi non sono capaci di realizzare
tali organismi e istituzioni, e, o ne rimandano l'attuazione a dopo la
conquista del potere, con atto autoritario che ne infirma la democraticita',
o vi rinunciano, vista l'impossibilita' di usare la violenza, cadendo i
dirigenti nell'inerzia e le moltitudini nello scetticismo.
8) Nell'attuale momento, crediamo che come prima fase un intervento nella
situazione italiana che segua questo orientamento possa prendere la forma di
"corrente" con "gruppi" operanti dentro e fuori le attuali associazioni
politiche, sindacali, culturali, etico-religiose.
Questi gruppi potranno operare coordinatamente secondo piani che saranno
stabiliti dai gruppi stessi nei loro incontri.
9) Possiamo definire cosi' gli obiettivi finali di tutto il lavoro: la
costituzione di una societa' nuova e socialmente aperta la cui
organizzazione economica, politica, civile e culturale sia continuamente
sotto il potere e il controllo di tutti, nella liberta' di informazione, di
associazione e di espressione, manifestazione e promovimento costante di
apertura ad una societa' universale nonviolenta.
10) Obiettivi immediati di transizione a questa finalita' sono:
a) la diffusione delle tecniche della nonviolenza da applicare a tutte le
lotte politiche e sindacali;
b) l'opposizione alla preparazione e alla esecuzione della guerra;
c) la convergenza sul piano rivoluzionario nonviolento di tutti i cittadini
che aspirano ad una nuova societa' e delle loro associazioni di qualsiasi
ideologia;
d) la rapida costituzione di centri di orientamento sociale aperti, in
periodiche riunioni, a tutti e alla discussione di tutti i problemi della
vita pubblica;
e) la formazione di consulte rionali o di villaggio elette da tutti i
cittadini per il controllo e la collaborazione nei riguardi delle
amministrazioni locali;
f) l'organizzazione di comitati dei lavoratori e tecnici, eletti da tutti
indipendentemente dalle organizzazioni politiche e sindacali, con il compito
di seguire i problemi delle singole aziende e di portare tutti al possesso
delle tecniche del controllo sulla produzione e sulla pianificazione
democratica, da utilizzare nella lotta per la societa' di tutti;
g) l'impostazione di una riforma della scuola per cui tutti gli istituti
scolastici a tutti i livelli siano organizzati con spirito comunitario e
controllati da comitati degli studenti e dei professori;
h) la richiesta agli enti pubblici di fondare giornali quotidiani e
settimanali con assoluta obiettivita' di informazione;
i) la costituzione di centri cooperativi culturali dal basso per
l'educazione degli adulti nel campo della divulgazione dei valori artistici,
scientifici, storici, ecc. sottraendoli alle manipolazioni autoritarie o di
parte.
11) Noi pensiamo che una corrente rivoluzionaria nonviolenta debba
richiedere ai suoi aderenti un comportamento manifestamente concorde alla
sua finalita', realizzando tra l'altro il principio che ogni eletto a
qualsiasi carica, sia della corrente sia di ogni altro organismo, possa
essere dispensato dal suo incarico nei periodici incontri con i suoi
elettori; dedicando ad iniziative pubbliche orientate in campo sociale la
massima parte del proprio bilancio privato, non partecipando al possesso di
beni che comportino lo sfruttamento dei cittadini.
12) A coloro che non scorgessero differenza tra la nostra impostazione e
quella democratica parlamentare teniamo a far presente quanto limitata sia
la democraticita' parlamentare, lontana dalla volonta' attiva e quotidiana
di tutti i cittadini, e quanto invece e' complessa e diretta la presenza di
tutti negli organismi da noi propugnati, atti a superare continuamente i
privilegi e il potere dei pochi.
13) A coloro che obiettassero che la pianificazione economica sociale di uno
stato moderno non puo' essere che centralistica e autoritaria, rispondiamo
che la pianificazione puo' e deve essere accompagnata dall'esistenza di
organi democratici che ne rendano possibile dal basso la preparazione, il
controllo della esecuzione e la revisione.
Questi organi sono l'unica garanzia che l'autoritarismo della pianificazione
non si trasferisca nell'autoritarismo di tutto l'apparato statale, come ha
dimostrato l'esperienza sovietica.
Questi organi, infatti, continuando l'azione gia' svolta nella situazione di
economia privatistica, dovranno svilupparsi fino a diventare i protagonisti
del mondo produttivo della nuova societa'.
14) La garanzia che la societa' di tutti e nonviolenta da' alla libera
funzione delle correnti ideologiche e dei partiti deve avere come unica
contropartita la libera espressione, all'interno delle correnti e dei
partiti stessi, dei pareri dei singoli e dei gruppi.
15) Nella politica internazionale attuale la nostra posizione e', oltre che
di lotta per la pace, di pieno appoggio a tutti coloro che lottano con i
metodi nonviolenti contro il capitalismo, l'imperialismo, l'autoritarismo;
di aiuto incondizionato ed immediato a tutti i popoli sottosviluppati da
concretarsi in grandi piani di collaborazione; di sviluppo della
collaborazione internazionale e degli organismi che la garantiscono, a
cominciare dall'Onu, e della diffusione dei nostri metodi nonviolenti per il
raggiungimento dei fini comuni.

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