La Domenica della Nonviolenza Numero 236 del 4 ottobre 2009 MAESTRI. Luiz Carlos Luz Marques e Sandra Biondo: dall'Introduzione a "Roma, Due del Mattino. Lettere dal Concilio Vaticano II" di Helder Camara [Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2008, col titolo "Anticipazioni. Dom Helder Camara. Lettere dal Concilio" e il sommario "Arriva in libreria il volume Roma, due del mattino di Helder Camara, edito da San Paolo, che raccoglie una scelta delle lettere che il grande vescovo brasiliano scrisse a collaboratori e amici durante il Concilio. Di seguito pubblichiamo l'introduzione al volume e una piccola ma significativa selezione delle lettere"] Quale forza misteriosa e' in grado di condurre un essere umano, notte dopo notte, a rinunciare al sonno per consacrare le prime preziose ore del mattino alla contemplazione appassionata di Dio, all'orientamento spirituale e alla formazione intellettuale dei suoi amici e collaboratori, all'unico scopo di consolidare nella fede, nell'amicizia e nell'azione un gruppo composto essenzialmente da laici e laiche dediti al servizio della Chiesa? I brani che compongono il volume sono stati selezionati da una piccola ma significativa porzione dell'enorme epistolario (2.122 circolari scritte durante le sue veglie notturne, fra il 1962 e il 1982) dell'arcivescovo brasiliano Helder Camara. Piccola, perche' composta da sole 297 lettere; significativa, perche' si tratta delle circolari scritte durante i lavori del Concilio Vaticano II, all'interno del quale dom Helder svolse un importantissimo ruolo di coordinamento "dietro le quinte". Helder Pessoa Camara nasce a Fortaleza, capitale dello Stato del Ceara' nel Nordest brasiliano, il 7 febbraio 1909, da Joao Eduardo Torres Camara Filho, ragioniere e giornalista, e Adelaide Rodrigues Pessoa Camara, maestra elementare. E' l'undicesimo dei tredici figli di una famiglia dalle condizioni modeste ma ben inserita nella societa' locale. Nel 1923, a 14 anni, fa il suo ingresso nel seminario diocesano di Sao Jose' a Fortaleza, all'epoca diretto dai padri lazzaristi. Studente modello, viene ordinato sacerdote a soli 22 anni, il 15 agosto 1931. [...] Questa persona "dall'apparenza modesta" ma accogliente e attenta, nella quale convivono il contemplativo e l'organizzatore efficiente, il mistico e l'oratore acceso, lo scrittore e il poeta, si forgia a partire da alcune decisioni, apparentemente semplici, prese nel periodo della formazione e nei primi anni di sacerdozio e seguite con rara fedelta': le veglie quotidiane dall'una alle cinque del mattino; la santa Messa "celebrata sempre come se fosse la prima"; "l'utilizzo di schemi al posto di discorsi interamente scritti; la preparazione meticolosa attraverso una meditazione sincera davanti al Signore e l'impegno a non predicare nulla senza averne assoluta convinzione". Inoltre, per tutto il corso della sua vita, da adolescente seminarista fino ad arcivescovo, Helder Camara e' un uomo in formazione permanente. Legge moltissimo, legge con attenzione e, come abbiamo gia' detto, sottolinea, evidenzia, fa annotazioni. Chiede e accetta con umilta' consigli di lettura. Giovane sacerdote, approfondisce gli studi di pedagogia, psicologia dell'adolescenza e catechetica. A partire dal 1936 legge Jacques Maritain e in seguito Lebret, Chenu, Congar, De Lubac, Kung, Rahner, Teilhard de Chardin... E' innamorato di san Francesco e dello spirito francescano. Si interessa al movimento liturgico, studia le Sacre Scritture e la storia della Chiesa. Si informa con serieta' sui libri sacri delle altre religioni e sugli scritti atei. Poeta e mistico, e' sensibile e aperto alla bellezza. [...] Nel 1946 il nuovo cardinale arcivescovo di Rio de Janeiro lo indica al ruolo di viceassistente nazionale dell'Azione Cattolica, e padre Helder crea un segretariato permanente che ben presto si trasforma in un potente strumento di aggregazione e di coordinamento delle diverse forze ecclesiali, fino a quel momento disperse. Promuove settimane sociali e riunisce laici, religiosi e vescovi intorno al dibattito sui grandi problemi nazionali. Nel 1949 diventa consigliere della nunziatura; nel 1950 promuove e organizza il pellegrinaggio a Roma in occasione dell'Anno Santo. Ma e' nel 1952 che concretizza una delle sue idee piu' brillanti e innovative: dotare la Chiesa brasiliana di una struttura di servizio e di coordinamento. L'autorizzazione di Roma alla nascita della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), una delle prime Conferenze episcopali del mondo, viene conferita ufficialmente nell'ottobre del 1952. Padre Helder, ancora sacerdote, aveva lavorato instancabilmente per anni alla sua creazione e, durante la sua visita a Roma in occasione dell'Anno Santo, ne aveva perorato la causa presso l'amico monsignor Montini, l'allora Sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana e futuro papa Paolo VI. La nomina a vescovo di Helder Camara, avvenuta nell'aprile del 1952, precede di pochi mesi la fondazione ufficiale della Cnbb, ed egli ne diviene il primo segretario. Nel 1955, promosso vescovo ausiliare, organizza il XXXVI Congresso Eucaristico Internazionale e collabora alla fondazione del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano). [...] Si prepara al Vaticano II fin dal 1959. Nel suo densissimo votum (per stabilire gli argomenti da trattare nel Concilio, la Commissione antepreparatoria aveva invitato tutto l'episcopato a inviare i propri "suggerimenti e voti" (consilia et vota), che furono poi raccolti e costituirono il punto di partenza per l'elaborazione dei famosi "schemi" - ndr) difende l'idea di una Chiesa che cammina decisa verso il futuro, una Chiesa che si preoccupa dei poveri e si impegna nella lotta contro le strutture che generano la poverta'. [...] E' in occasione del Concilio che dom Helder inaugura la tradizione delle circolari, a cui si manterra' fedele per i 20 anni successivi. Pochi giorni prima del golpe militare del 31 marzo 1964 che instaurera' in Brasile un regime militare della durata di 20 lunghissimi anni, Paolo VI lo trasferisce come arcivescovo titolare presso la sede episcopale di Olinda e Recife, dove si insedia il 12 aprile dello stesso anno [...]. Nel discorso di insediamento lascia subito chiara la sua proposta di azione per l'arcidiocesi, che comprende anche il servizio alla difesa dei diritti umani e all'organizzazione e coscientizzazione delle comunita' piu' povere. [...] In quegli anni difficili, a causa delle ripetute ed esplicite denunce contro la pratica della tortura, un documento del regime inviato a tutti gli organi di stampa bandisce il suo nome dai mezzi di comunicazione di massa. La sua voce puo' essere udita solo a Recife e dintorni, dai microfoni di Radio Olinda. Numerosi suoi collaboratori vengono colpiti dalle persecuzioni del regime e uno di essi, padre Antonio Henrique Pereira Neto, viene arrestato e torturato a morte fra il 26 e il 27 maggio 1969. L'accorato comunicato stampa dell'arcidiocesi non riceve alcuna diffusione e i giornali non danno notizia della morte di padre Henrique; cio' nonostante, oltre 20.000 persone si riuniscono e seguono il suo funerale in un immenso corteo che percorre silenziosamente, sotto il controllo della polizia, i dieci chilometri che separano la chiesa dal cimitero. I partecipanti accolgono l'invito di dom Helder e rientrano verso casa in silenzio, agitando in aria un fazzoletto bianco. [...] Il 17 maggio 1970 compare un articolo sul "Sunday Times" nel quale dom Helder viene definito "l'uomo piu' influente dell'America Latina dopo Fidel Castro". Sempre nel 1970, con cinque milioni di firme raccolte soprattutto fra i lavoratori del continente, viene indicato al Nobel per la Pace; il governo militare esercita pressioni piu' o meno occulte e monta una campagna volta a gettare discredito sulla figura dell'arcivescovo. Il premio non gli viene conferito ne' quell'anno ne' l'anno successivo, quando viene nuovamente nominato e dato come favorito. Forse a parziale riparazione di questo increscioso "incidente di percorso", nel 1974 gli viene assegnato sempre a Oslo il Premio Popolare della Pace [...]. Il 10 aprile 1985, colpito dalla regola che lui stesso aveva contribuito a creare e che prevedeva l'allontanamento dal servizio pastorale al raggiungimento dei 75 anni di eta', si ritira dal governo dell'arcidiocesi di Olinda e Recife. Gia' dal 1968 aveva trasferito la propria residenza presso la minuscola e periferica Igreja das Fronteiras (Chiesa delle Frontiere) dove risiedera' fino alla sua morte. Il suo successore, l'arcivescovo di Olinda e Recife, dom Jose' Cardoso Sobrinho, non condividendo la sua linea pastorale e politica, nel giro di pochi anni provvede allo smantellamento di una discreta parte delle iniziative di formazione religiosa e di promozione sociale avviate dal predecessore, generando grande amarezza nella comunita' dei fedeli e plateali gesti di protesta da parte del clero locale. [...] Dom Helder muore a 90 anni, il 27 agosto 1999. Decine di migliaia di persone prestano omaggio alle sue spoglie composte all'interno della Igreja das Fronteiras e partecipano al suo funerale nella piazza della Igreja da Se' di Olinda (la cattedrale della sede episcopale), all'interno della quale riposa il suo corpo. Il tumulo, coperto da una semplice lapide con fotografia, e' meta di numerose visite e luogo di raccoglimento e preghiera. Dom Helder lascia in eredita' non solo un'immagine di bonta' e di amoroso servizio ai poveri e alla Chiesa, ma anche un'enorme quantita' di scritti di cui la selezione di lettere pubblicata in questo volume non e' che un breve assaggio. [...] Una premessa importante: al momento di selezionare i testi, l'intenzione che ci ha mossi non e' stata quella di proporre un'opera di alto rigore storiografico. Non offriamo al pubblico italiano gli scritti conciliari di dom Helder al fine di fare accademia, bensi' per far conoscere la sua straordinaria personalita' e l'immenso, umile lavoro che "il dom", come lui stesso amava definirsi, ha svolto dietro le quinte del Concilio. Potremmo forse dire che questo carteggio offre un'immagine di certo parziale, ma sicuramente efficace, di quello che e' stato il "lato nascosto" del Concilio ecumenico Vaticano II. [...] Ma se molto e' stato tagliato, abbiamo tuttavia salvato quelle lettere (e brani di lettere) che rispondevano con maggior efficacia agli obiettivi di questa pubblicazione. Il primo e principale criterio di selezione e' stato quello della spiritualita' di dom Helder: un bene prezioso che alcuni lettori italiani gia' conoscono, ma che viene qui ripresentato in tutta la sua intensita' e semplicita'. Perche' e' nelle cose semplici che si vede la grandezza spirituale di un uomo [...]. Un secondo criterio di selezione riguarda, ovviamente, l'immenso lavoro di articolazione svolto dal dom per tutta la durata del Concilio: partecipazione a gruppi di lavoro e commissioni conciliari; riunioni individuali con vescovi, cardinali e periti; preparazione di petizioni; conferenze e interviste; udienze papali; e le audacissime missive indirizzate al Santo Padre, dettate dalla "confidenza filiale" che dom Helder si permetteva di avere sia nei confronti dell'amatissimo Giovanni XXIII sia verso il suo successore Paolo VI, l'amico Montini. Naturalmente non sono stati trascurati i resoconti piu' interessanti dalle assemblee conciliari e i commenti accorati a votazioni e dibattiti. Da questi scritti si coglie l'amore profondo di dom Helder per la Chiesa e la sua assoluta fedelta' a Cristo, sentita e vissuta in autentica semplicita' evangelica e con l'unico scopo di aiutare il Papa e la Chiesa stessa [...]. Un ulteriore tratto della personalita' di dom Helder che emerge dai testi e' il suo profondo spirito ecumenico, che si manifesta nelle relazioni personali (l'amicizia con Roger e i monaci di Taize'), nei progetti (come quello, mai abbandonato fino alla sua realizzazione quasi integrale, della Preghiera per l'Unita'), nelle intenzioni (l'ammirazione e il rispetto per tutte le espressioni religiose e finanche per gli atei affamati e assetati di verita'). Abbiamo infine salvato alcune perle preziose che rivelano ulteriormente, se ancora ce ne fosse bisogno, la straordinaria personalita' di un uomo di Chiesa sempre attento ai segni dei tempi, come i gia' citati commenti a spettacoli cinematografici, a fatti di cronaca e ad avvenimenti internazionali, ma soprattutto la sua lucida analisi sulle cause della poverta' e la comprensione profonda del valore evangelico della nonviolenza. Molte pagine di questo volume non mancheranno di provocare sconcerto e polemiche. A oltre 40 anni di distanza, le parole di dom Helder colpiscono ancora per la loro straordinaria attualita' e piu' che mai si potra' comprendere, dalla loro lettura, perche' "il dom" fosse definito un profeta. Il profeta, ci insegna la Bibbia, e' colui che annuncia e denuncia: e dom Helder non viene mai meno a questo duplice impegno. Annuncia l'amore infinito e incondizionato di Dio per tutte le creature e denuncia le strutture del mondo che disumanizzano l'uomo e sono contrarie al progetto di salvezza che Cristo promuove per tutta l'umanita'. E lo fa sempre con lucido coraggio e disarmante semplicita', senza far ricorso a trucchi e strategie ma affidandosi con fiducia alla forza della verita'. |
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