Antonio Tarzia Ricorda Tonino Bello

[Dal mensile "Jesus" n. 8 dell'agosto 2008 col titolo "L'episcopio di
Tonino"]


"Andava scalzo con lo pede nudo per quelle campagne cercando le limosine per
li poveri": cosi' un ignoto cronista del XV secolo ci presenta il vescovo
pugliese Ruggero di Canne. E con evidente stupore annota: il suo episcopio
era "un puro ospizio che sempre stava aperto de nocte e de giorno ad
alloggiare le viandanti et le pellegrini, et le vidue et le pupilli
(orfani)".
Lo stesso turbamento e stupore prese me nel 1984 quando andai a trovare
monsignor Tonino Bello, vescovo di Molfetta. Ad aprire l'episcopio venne una
bimbetta con un cane e poi apparve lui dietro al suo sorriso, in maglietta
bianca e pantaloni chiari. "Don Tonino, ti sei fatto un cane?" azzardai.
"Benvenuto!", disse abbracciandomi. "Il cane e' dei miei ospiti: la famiglia
e' cresciuta!".
Emergenza sfratti, il Paese e' diviso, al bar tutti dissentono e
l'amministrazione pubblica organizza sedute e dibattiti. Non arrivano
decisioni se non da parte del vescovo, che apre le porte del suo episcopio
agli sfrattati. Mette in comune con due famiglie, le piu' povere, la sua
cucina, la lavanderia, la dispensa, lo spazio e il tempo. Il gesto profetico
di don Tonino duro' circa sei mesi e non fu l'unica decisione controcorrente
ma sulla scia del Vangelo: gia' ammalato ando' con i manifestanti pacifisti
a Sarajevo e quando penso' di aver quasi finito di combattere la sua buona
battaglia per la vita, per la pace, per gli ultimi, si fece impartire in
cattedrale, alla presenza del suo popolo di amici, l'Unzione degli infermi.
Dispensatore della tenerezza di Dio, non ha mai alzato la voce se non contro
gli usurai strangolatori, gli affamatori dei popoli e i signori della
guerra. Non avrebbe mai sporcato le mani pulite dei bambini o si sarebbe
messo tra loro per ottemperare a una legge che rischia altrimenti di essere
discriminatoria. Cosi' non avrebbe mai plaudito alla decisione della Corte
suprema Usa di considerare diritto intoccabile dell'uomo il possesso di
un'arma da fuoco, dando cosi' ragione all'aforisma inglese, ironico e
crudele, attribuito a Chesterton, che "l'uomo e' un gorilla con il fucile".
Del servo di Dio don Tonino Bello oggi si parla nei tribunali ecclesiastici,
dove prosegue l'iter per la causa di beatificazione. Ma se ne parla, e quasi
sempre come di persona vivente, negli incontri pastorali, nei raduni dei
giovani. La Chiesa nuova delle Giornate mondiali della gioventu' si nutre
dei suoi scritti semplici, emozionali, attualissimi.
E' commovente e incoraggiante vedere gruppi di scout o coppie di ragazzi che
vanno a trovarlo nel cimitero di Alessano con la chitarra e gli fanno
compagnia cantando Chiesa del grembiule, Immagine di te o Un'ala di riserva:
testi di Tonino, musicati da Giosy Cento. Il vento del mare profuma le note
e il messaggio nuovo, biblico, profondamente umano e spirituale, si fa
garanzia di futuro.

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