Una Piccola Antologia di Ernesto Balducci
a cura di Enrico Peyretti

Nel riproporlo, nuovamente ringraziamo Enrico Peyretti per averci messo a disposizione questo florilegio balducciano da lui amorevolmente curato. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario.

"Quello che da' qualita' alla nostra coscienza attuale e' un auspicio di

questo tempo futuro, una specie di affidamento delle nostre speranze a

coloro che verranno. Questo futuro dell'uomo rappresenta un punto di

riferimento con cui mi trovo pienamente concorde con tanti che non hanno la

mia fede e che non sanno rivolgersi a un futuro assoluto di Dio, che e'

quello che oltrepassa la frontiera della morte. Ma il futuro dell'uomo e'

gia' un punto di riferimento di valore sacro, dinanzi al quale e' possibile

a me inchinarmi in preghiera accanto al fratello non credente che, anche

lui, senza volerlo, preparando il futuro di pace, prega e vive la mia stessa

speranza".

(Pensieri di pace, Cittadella, Assisi 1985)

*

"Mentre il Dio crocifisso destabilizzo' il mondo (la terra tremo', ma con la

terra tremarono tutte le gerarchie terrene ed infernali) il dio metafisico

lo stabilizzo', rendendo intangibili le trame di dominio di cui e' fatta la

stoffa della storia".

(L'uomo planetario, Camunia, Brescia-Milano 1985, p. 31).

*

"Chi ancora si professa ateo, o marxista, o laico e ha bisogno di un

cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della

cultura, non mi cerchi. Io non sono che un uomo".

(L'uomo planetario, Camunia, Brescia-Milano 1985, p. 203).

*

"Oggi la coscienza comune, ma anche quella addestrata alle analisi, sa che

la ragione come facolta' specifica dell'uomo non e' quella

istituzionalizzata nella tradizione occidentale al servizio di un progetto

di dominio, e' la ragione ancora disseminata nelle molte sapienze del genere

umano, anche in quelle che non sono in nessun libro".

(Francesco d'Assisi, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1989, p. 176).

*

"Chi cerca Dio come se fosse un oggetto possibile della mente, non lo trova,

perche' gia' si pone in un atteggiamento di dominio (l'uomo soggetto dinanzi

a Dio suo oggetto) e, se lo trova, non si tratta di Dio, ma di una finzione

della mente che ha lo scopo di legittimare tutte le pretese di domino

dell'uomo".

(Francesco d'Assisi, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1989, p. 155).

*

"Il modo di essere della profezia nella storia e' il fallimento, la cui

cifra per eccellenza e' la croce di Gesu' Cristo. Mentre nel codice

razionale della storia il fallimento e' una sconfitta, nel codice della

profezia e' una vittoria: la croce e' Pasqua".

(Francesco d'Assisi, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1989, p. 169).

*

"La storia da' torto ai profeti e, quando sono morti, tenta di reintegrarli

in se', canonizzandoli. Ma i profeti continuano a dar torto alla storia e

hanno le prove: solo che quelle prove sono riposte nello scrigno del

futuro".

(Francesco d'Assisi, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 19B9, p. 175).

*

"E' in questo tessuto indivisibile che ha preso forma, senza lacerazioni, il

fenomeno umano: l'onda psichica emersa dalle profondita' della materia si e'

ripiegata su di se' e ha brillato la coscienza, punto di interruzione dei

processi deterministici, causa non causata, specchio infinitesimo in cui si

riflette l'infinito fisico e vi cerca il senso di se'".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, p. 159).

*

"L'accettazione della propria morte come misura congenita della vita ha per

effetto il dissolversi del diaframma di separazione tra l'io individuale e

il concerto delle creature e di conseguenza rende possibile l'afflusso nel

vuoto interiore del ritmo universale della vita. E' la "perfetta letizia"

che dischiude il segreto delle cose e intreccia al nostro linguaggio

razionale il linguaggio che lega cosa a cosa in una specie di "grammatica

universale". Il "cantico delle creature" (...) e' un'esperienza possibile

anche alla coscienza etica come tale, purche' del tutto liberata dal

contagio dell'individualismo. L'imperativo di questa etica potrebbe essere

questo: "Ama la tua specie come te stesso". (...) La nuova etica e' appunto

l'etica che prende a suo fondamento l'interdipendenza tra le cose".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, pp. 168 e 170).

*

"E' un privilegio potersi aprire alla inquietante novita' che  viene, senza

per questo togliere l'ancora dai valori perenni".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, p. 9).

*

"Ma puo' l'uomo mutare? Diventare artefice della propria genesi? Lo puo',

perche' se, liberandoci dal concetto di natura umana come di un modello

statico, osserviamo la storia della specie sull'intero asse evolutivo,

vediamo che il cambiamento e' la sua vera legge naturale".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, p. 37).

*

"La nostra si chiama civilta' della comunicazione ma in realta' e' la

civilta' della trasmissione. Solo la poesia, quando c'e', viene a

interrompere le trame delle parole e delle immagini che chiedono da noi non

l'interazione creativa ma il consumo passivo. Allora le parole immerse nella

tensione dell'uomo inedito che aspira a un mondo misurato su di se' perdono

la loro inerte disponibilita' all'uso e si caricano di un senso segreto (di

"indefinito", diceva  Leopardi) che ci trascina, se abbiamo orecchie e

abbiamo occhi, in quella patria dell'essere di cui l'uomo inedito conserva

la nostalgia, o, per meglio dire, la speranza".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, p. 57).

*

"La parabola entropica e' la cornice inesorabile della nostra finitezza. E

tuttavia l'amore agisce in senso antientropico in quanto si fa premura di

integrarsi, senza violenza, nel ritmo universale della vita con la

disposizione ad anteporlo a ogni vantaggio personale, in vigile solidarieta'

con tutti gli altri esseri viventi".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, p. 167).

*

"L'organo della nuova religione naturale, destinata ad accomunare gli uomini

di ogni credenza, e', per usare una bella espressione di Gandhi, la 'piccola

silenziosa voce della coscienza'".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, p. 175).

*

"L'unica risposta all'altezza del tempo e', per le religioni, il recupero

dell'intuizione originaria al di la' dei simboli in cui ciascuna di esse si

e' espressa, al di la' del linguaggio culturale in cui si e' codificata.

(...) Il senso delle religioni e' il servizio all'uomo nella sua dimensione

di trascendimento perenne fino al contatto con Dio, fino a quel disvelamento

che aprira' definitivamente l'uomo a Dio e Dio all'uomo. Non ci sono,

dunque, religioni false. Ognuna di esse attinge alle risorse dell'uomo

nascosto assumendo come centrale una sua possibilita' e rendendola

praticabile pur dentro i sentieri provvisori di una cultura. Quando i

sentieri restano interrotti perche' la cultura entra in dissoluzione, il

compito di una religione e' di reimmergersi in quella intuizione che la fece

nascere e riproporla al di fuori di ogni condizionamento, in vista della

totalita' umana. Liberandosi da una simbologia che appartiene a un'altra

eta' evolutiva, essa dovra' crearsi un nuovo linguaggio simbolico che abbia

l'eta' dell'uomo e sia in grado di additare lo stesso orizzonte di pienezza.

Insomma, per vivere, le religioni devono morire".

(La terra del tramonto, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole

(Fi) 1992, pp. 134-135).

*

"Due sono le ragioni che hanno provocato il martirio di Gandhi: il suo

rifiuto dell'antagonismo tra le religioni e il suo rifiuto della violenza

come strumento di giustizia".

(Gandhi, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1988, p.

5).

*

"'Se tu fai questo io ti uccido', ha proclamato da sempre la cultura di

guerra che ha fatto la grandezza dell'Occidente. 'Se fai questo sono io che

muoio', insegnarono gli antichi saggi dell'Oriente da cui Gandhi ha derivato

la sua 'verita''. Farsi carico della violenza del nemico soffrendone, se

necessario, fino alla morte, non e' piu' un principio riservato ai mistici,

e' il principio su cui costruire l'unica civilta' autenticamente umana: ecco

la pretesa di Gandhi".

(Gandhi, Edizioni cultura della pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1988, p.

157).

*

"Per liberare la speranza dai dualismi che la isteriliscono (...) sono

necessari tre "postulati": il postulato della trascendenza: il possibile fa

parte del reale; il postulato profetico: agire nel presente a partire dalla

fine; il postulato escatologico, quello della resurrezione. E' proprio

questa la rivoluzione avvenuta oggi nella vita di fede".

("Rocca", primo agosto 1991, p. 17).


TOP