Quando Raja Shehadeh, avvocato discendente da un'antica famiglia palestinese, ha iniziato le camminate sui sentieri della sua terra, negli anni '70, non sapeva ancora di trovarsi di fronte a un paesaggio che stava per scomparire. Quelle stesse colline che per tutta l'infanzia aveva considerato il suo giardino personale - il luogo dove andare a giocare, a riposare o in cui abbandonarsi a un vagabondaggio ristoratore, seguendo un'antica tradizione locale - quelle stesse colline che per il loro carattere arcaico e apparentemente immobile avrebbero potuto apparire familiari a un contemporaneo di Cristo, stavano infatti per essere invase da una colata di cemento che ne avrebbe alterato per sempre l'aspetto e il significato, devastando un'incomparabile ricchezza naturale e paesaggistica.
Le sette camminate nel paesaggio della Palestina che Shehadeh racconta in questo libro si svolgono attraverso gli ultimi trent'anni di storia della regione; ognuna di esse racconta un diverso aspetto del paesaggio della cosiddetta Cisgiordania, e si svolge in un diverso momento della sua drammatica vicenda storica. Passo dopo passo, pagina dopo pagina, il racconto si colora di tinte drammatiche e si popola dei fantasmi sempre più reali dell'emigrazione, della guerra e della colonizzazione selvaggia; il terreno delle lunghe camminate si fa sempre più frammentato da fili spinati, posti di blocco e muri invalicabili, fino all'irrompere sulla scena dell'ombra minacciosa del fondamentalismo.
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