Anche i racconti non strettamente legati alla Partizione testimoniano di una duttilità stilistica che ha come fine ultimo la migliore rappresentazione possibile in termini di oggettività della narrazione. Manto non scivola mai nel didatticismo e non romanticizza i suoi protagonisti, così come non li giudica. Per quanto immorali o addirittura macabri i personaggi possano essere, sono presentati in una luce realistica, lasciando ai lettori il compito di giudicare. Del resto, non c’era lato della natura umana che egli trascurasse o considerasse tabù, al punto di diventare egli stesso quasi un antesignano del Suketu Mehta di Maximum City protagonista di storie ambientate nel sottobosco di magnaccia, prostitute e piccoli delinquenti che popolavano la Bombay dell’epoca (Una questione d’onore). Non meno magistrali, poi, i potentissimi ritratti femminili di racconti come Mozail e Mamma, straordinarie figure di donna cui Manto restituisce una dignità spesso negata, e non solo in quell’epoca e in quella società. Il prezzo della libertà e altri racconti è quindi una preziosa occasione per familiarizzare con un maestro della narrativa mondiale che, come tutti i grandi scrittori, oltrepassa i confini della propria epoca per rivelarsi quanto mai attuale: Quando eravamo assoggettati allo straniero, potevamo sognare la libertà, ma adesso che siamo liberi, quale sogno potremmo ancora sognare? Ma siamo veramente liberi? Migliaia di indù e di musulmani muoiono intorno a noi. Ma perché muoiono? Tutte queste domande hanno risposte diverse: la risposta indiana, la risposta pakistana, la risposta inglese. Ogni domanda ha una risposta, ma se si vuole scoprire la verità, queste risposte sono inutili. |