A) Transnational Foundation for Peace and Future Research
1) Organismo , o organismi coinvolti, e sue caratteristiche
La Trasnational Foundation for Peace and Future Research (in sigla TFF) è una fondazione indipendente, non a scopo di lucro, con sede a Lund, Svezia, che ha come finalità la mitigazione dei conflitti, la ricerca per la pace e leducazione per migliorare la comprensione dei conflitti a tutti i livelli e per promuovere una sicurezza alternativa ed uno sviluppo globale basato sulla nonviolenza(p.2). La citazione è ripresa dalla relazione pubblicata nel 1992, intitolata Preventing war in Kosovo, basata su alcuni viaggi studio compiuti da una sua missione, in quello stesso anno e nell anno precedente. La TFF aveva pubblicato, in precedenza, un altro rapporto, basato sullanalisi dei conflitti a livello dellintera Jugoslavia. Esso era intitolato . After Yugoslavia - What?. In questa relazione gli autori precisano che la fondazione è impegnata nellidentificare modi esclusivamente nonviolenti per mantenere e costruire la pace, e sottolineano la loro adesione alla mitigazione dei conflitti. Nel motivare questa scelta essi scrivono: Non pretendiamo di possedere le conoscenze e la saggezza necessarie a risolvere i conflitti. Piuttosto operiamo nella mitigazione, mettiamo cioè le nostre analisi e proposte, basate sulla ricerca sul campo, a disposizione di tutte le parti coinvolte, della comunità internazionale e dellONU, direttamente o tramite i mass-media, in modo totalmente aperto (p.31 del testo italiano tradotto ed integrato a cura della Campagna per una soluzione nonviolenta del problema del Kossovo, Grottaglie, Taranto).I relatori precisano invece che la TFF non si impegna nella mediazione diretta dei conflitti se non su richiesta delle parti coinvolte. Il lavoro di ricerca che ha portato alla pubblicazione dei rapporti su citati é stato finanziato dal Ministero degli Esteri Svedese, dalla Futura Foundation di Stoccolma, e dal Rowntree Charitable Trust inglese. Il direttore della Fondazione, Jan Øberg, che come professione si definisce esperto di pace e di conflitti, ha poi pubblicato un breve rapporto, intitolato Una Agenda per il Kossovo, che è apparso in War-Report, e sulla rivista Koha, del 29 maggio 1996 (citiamo da questa ), in cui precisa alcune proposte che analizzeremo in seguito. Altri documenti in nostro possesso sono il notiziario di informazioni della TFF n° 17 del giugno 1995 ed un articolo apparso su Koha, ed. inglese, dell11 ottobre 1995, pp.6-7, intitolato Commenti sull amministrazione fiduciaria in cui sono precisati alcuni ulteriori aspetti della proposta stessa ed in cui vengono presentati dei commenti, fatti alla proposta, sia da parte serba che albanese. Nel bollettino citato si parla anche di un documento di 36 pagine scritto dalla Fondazione che, però, per il momento, non siamo riusciti a procurarci. Questa scheda si basa su questi documenti. I rapporti della TFF vengono inviati normalmente alle parti in conflitto, ed ad un certo numero di Organizzazioni Internazionali, in particolare lONU, perché siano daiuto a coloro che operano nella risoluzione dei conflitti e nella pianificazione dellassistenza umanitaria (CK, p.2).
2) Scopi dichiarati dellintervento e principi ispiratori
Gli scopi, in generale, sono quelli su citati di mitigazione dei conflitti, distinta appunto dalla risoluzione. Secondo Øberg infatti solo serbi ed albanesi da soli possono trovare una soluzione accettabile e sostenibile per entrambi. Non spetta ad altri imporre o decidere (Koha, p.13 ). Ma per il direttore della TFF gli altri non devono star fermi, anzi devono intervenire. Ma, scrive Øberg: Ciò che possono fare le terze parti è limitato a fornire facilitazione, mitigazione, negoziazione professionale, esperienza e buoni uffici (ibid. pp.13-14). Ma nel motivare il loro lavoro sul Kossovo, con il titolo citato di prevenzione, gli studiosi del TFF scrivevano nel 1992: E solo una fragile calma cui si assiste in Kossovo. Ci sono ancora tempo e spazi politici per una diplomazia preventiva. Il conflitto presenta potenziali distruttivi esplosivi e non scomparirà da sé. Se non si fa qualcosa molto presto, scoppierà (TFF, p.1). E scrive Øberg, nel suo rapporto più recente: Il conflitto in Kossovo è antico, profondo ed estremamente carico emotivamente. Per decenni sono stati commessi gravi errori da entrambe le parti, e perciò non ci sono più soluzioni buone e rapide. Le posizioni sono bloccate anche su come e se parlarsi. Fortunatamente il conflitto attuale non è condotto militarmente. Ciò offre unopportunità unica, ma non sarà così per sempre (Koha, p.13).
Ed in rapporto ai principi scrivono gli esperti della TFF Primo, siamo convinti che la violenza si impiega in genere quando si trascurano o si ignorano deliberatamente altri sistemi più efficaci. Secondo, siamo convinti che le soluzioni valide a lungo termine sono quelle individuate ed elaborate dal popolo stesso. A tale scopo però si può aver bisogno di terze parti che forniscano strumenti di analisi e idee costruttive per la loro risoluzione, cioè si può avere bisogno di dottori dei conflitti. La risoluzione dei conflitti é una scienza ed un arte, e mentre i conflitti di per sé non sono affatto negativi - senza conflitti il mondo ristagnerebbe e si annoierebbe - alcuni dei principali metodi usati per risolverli sono fortemente controproducenti (CK, p.31). Per questo, come accennato La Fondazione è impegnata nellidentificare modi esclusivamente nonviolenti di mantenere e costruire la pace (Ibid.). Nel testo più recente Øberg sostiene che una definizione più ampia di sicurezza implica la capacità di prevenire, analizzare, gestire e risolvere i conflitti al più presto possibile, con il minor livello di violenza, se non addirittura senza violenza.... sono gli esseri umani al centro di tutti i conflitti... Né la Nato, né lUnione Europea Occidentale o qualsiasi altra coalizione militare sono rilevanti per risolvere il conflitto del Kossovo (Koha, p.14).
3) Modalità e durata del lavoro preliminare che ha portato alla/e proposta/e
La TFF ha cominciato a studiare il problema del conflitto in Jugoslavia nel settembre 1991; da allora, al luglio 1992, data in cui è stato pubblicato il rapporto citato sulla prevenzione del conflitto nel Kossovo, ha svolto quattro missioni in tutto il territorio della ex-Jugoslavia. Le missioni specifiche sul problema del Kossovo che hanno portato alla stesura di quel documento sono state tre nel 1992, di cui le ultime sono state effettuate dal 25 al 27 febbraio, dal 27 maggio al 7 giugno (nel Kossovo dal 29 al 31 maggio). In queste visite di studio i membri della commissione sono stati a Belgrado, Pristina, Mitrovica, Skopie, Zagabria, ed in Bosnia. Altre missioni, in date e durata non specificate, sono state condotte da singoli membri del gruppo di studio, anche in seguito. Il gruppo di lavoro delle prime missioni era composto da una psicanalista, da un esperto di sviluppo, da una professoressa universitaria, da una sociologa, e dal direttore della Fondazione J. Øberg. In queste visite il gruppo di studio ha effettuato oltre 200 interviste approfondite con persone rappresentative delle comunità serbe ed albanesi e con cittadini di ogni ceto sociale. Il testo della relazione su citata è stato distribuito ad un gruppo selezionato di Serbi ed Albanesi collocati a diversi livelli nel Kossovo ed a Belgrado a cui é stato richiesto di commentarlo. Sulla base di questi commenti gli autori prevedevano di effettuare, se possibile, una serie di dialoghi diretti ed indiretti tra le due parti ed il gruppo della TFF per esplorare, in un processo aperto, le possibilità di arrivare a degli accordi. Nellultimo suo lavoro il direttore della TFF parla della sua proposta come il risultato di analisi, conversazioni e di un dialogo indiretto tra intellettuali e leaders dei serbi e degli albanesi del Kossovo nel corso degli ultimi quattro anni, condotti con una silenziosa diplomazia dei cittadini (Koha, p.14), e nel bollettino n° 17 della fondazione si precisa che la proposta é stata sviluppata grazie a sette missioni nellarea a cominciare dal 1991.
4) Proposta/e specifica/he
In rapporto alle proposte si nota una grossa diversità tra il primo documento citato, del 1992, e quello di Øberg, del 1996. Il primo sostiene linterconnessione tra il problema del Kossovo e gli altri conflitti nella ex-Jugoslavia, chiedendo che la questione del Kossovo, anche se richiede soluzioni specifiche, sia vista nel contesto di tutta la ex-Jugoslavia (TFF, 1992, p.1). E sottolinea come La questione importante non é chi sia da biasimare per che cosa, ma semplicemente, che va fatto qualcosa per provvedere alla soddisfazione dei bisogni basilari ed ad uno sviluppo nonviolento dei rapporti del Kossovo con la Serbia. Se la Serbia - scrivono gli autori - vuole che i Serbi vivano nel Kossovo e la presenza del Kossovo entro la Serbia, essa deve sviluppare una politica che risulti accettabile per gli Albanesi del Kossovo. Se gli Albanesi del Kossovo insistono per avere un proprio Stato indipendente, tale stato deve essere basato su principi, idee e prassi che siano accettabili per i Serbi (ibid.). Ma resta ad un livello abbastanza generico di idee per la mitigazione del conflitto, come, ad esempio: Instaurazione di vari tipi di commissioni di mediazione composte da terzi ed operanti contemporaneamente; presenza umanitaria; osservatorio dei diritti umani ed adozione internazionale del Kossovo; normalizzazione della vita quotidiana e smilitarizzazione; mantenimento della pace (peace-keeping) da parte dellONU; lavvio di un processo che vada verso una forma di amministrazione fiduciaria, e qualche forma di condominio (ibid.). Interessante, a questo proposito, il paragrafo che tratta della concezione albanese di stato che, secondo i relatori, non è rigida e lascia spazi per un compromesso. Scrivono infatti i relatori: Gli obiettivi e le strategie albanesi sono esclusivamente nonviolenti ed esiste un serio interesse ad esplorare nuove concezioni di quello che significa diventare stato (ibid.). Per questo i relatori, premesso che uno stato indipendente che si fondi con lAlbania sarebbe del tutto inaccettabile da parte dei Serbi, e pur tenendo conto che la fiducia reciproca é ad un livello molto basso (TFF, 1992, p.7), non sono pessimisti. Essi, vedendo in questa flessibilità degli albanesi la possibilità di un accordo, concludono: Con un certo pensiero creativo e laiuto di terzi non sarà impossibile trovare un terreno comune per una coesistenza pacifica accettabile sia alla parte serba che a quella albanese kossovara(TFF, 1992, p.1).Questo tema é ripreso da Øberg nel suo scritto più recente, nel quale scrive: Ci sono molte opzioni tra il totale controllo dello stato e la secessione completa. Bisogna trovare soluzioni statali più sfumate e strutture creative come alternative a questo modo di pensare estremizzato (Koha, 1996, p.14).
Molto più precise, e puntuali, le proposte fatte da Øberg nel suo articolo del 1996. Egli parte dalla constatazione che la guerra non è voluta né dai serbi né dagli albanesi perché ambedue i gruppi non hanno nulla da guadagnarci, ma che, malgrado questo, il conflitto può esplodere per una logica ed una dinamica propria, a volte indipendente persino alle intenzioni dei potenti (ibid.). La comunità internazionale, scrive Øberg , può intervenire. Ma allEuropa, con le sue istituzioni datate e prevalentemente di tipo militare, manca un nuovo modo di pensare, un insieme di norme, istituzioni e strumenti politici necessari per un approccio complessivo a problemi quali quello del Kossovo (ibid.). Egli ritiene comunque necessario lintervento di terze parti per mettere in moto un processo che possa portare ad un futuro accordo. In questo momento assistere le parti é un dovere degli attori europei imparziali e bene intenzionati, oltre che un proprio preciso interesse (ibid.). Ma la soluzione deve essere scelta dagli stessi attori del conflitto, sia che questa sia la protezione della minoranza, uno dei vari tipi di autonomia, la divisione, lindipendenza, la convivenza, il protettorato, la confederazione, una combinazione di alcune di queste o qualche cosa daltro (ibid.). Ma secondo Øberg sono necessarie alcune misure transitorie per permettere alle parti di ricostruire a loro agio un minimo di confidenza, alla quale sono condizionate le soluzioni di lunga durata (ibid.). E su questo Øberg sviluppa la sua specifica proposta, e cioè quella di stabilire una autorità civile multinazionale delle Nazioni Unite che offra alle parti lopportunità di prendere in analisi le radici dei loro problemi e di partecipare ai negoziati senza timori (ibid.). Questo approccio, definito dalla TFF Autorità Temporanea delle Nazioni Unite per una Soluzione Negoziata (UNTANS) - che, secondo lautore, é stato già discusso con le parti - porterebbe a mettere in moto i seguenti passi: Sarebbe firmato un memorandum tra la Yugoslavia ed il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con leffetto che lONU assumerebbe lamministrazione quotidiana dellarea per un periodo di tre anni, allo scopo di ridurre la tensione; tutti gli eserciti e la polizia del Kossovo sarebbero demilitarizzati per la durata dellaccordo, con leccezione di quanto serva alla legittima difesa della Yugoslavia; viene creato un gruppo permanente di professionisti per la facilitazione alla negoziazione, per aiutare le parti a raggiungere in tempi brevi un accordo. La leadership di questo gruppo deve essere selezionata tra le nazioni prive di interessi rilevanti nellarea; le truppe paramilitari e la polizia sono rimpiazzate da una polizia civile internazionale e da osservatori che collaborano con lamministrazione dellONU, con il gruppo di negoziazione e con un ampio spettro di organizzazioni locali ed internazionali della società civile nella regione; in tutta larea si faranno interventi di peace building (costruzione di pace), inclusa leducazione alla pace, la mitigazione dei conflitti, tecniche di negoziazione ed i progetti di riconciliazione e cooperazione nelle comunità locali, per dare alle persone la capacità di gestire da sole i loro conflitti futuri; alcuni piccoli gruppi di stati, come i paesi nordici, prendono liniziativa di stabilire un Processo di Helsinski per tutti i Balcani, invitando a parteciparvi tutte le parti e le organizzazioni della società civile; la Repubblica Federale Yugoslava è ammessa pienamente nella comunità internazionale e nelle organizzazioni intergovernative, compresa lOSCE, come prerequisito per accettare lUNTANS o qualcosa di simile (Koha, 1996, p.14). E nellarticolo pubblicato da Koha nellottobre 1995 viene precisato che questa proposta, che dovrebbe essere adottata dal Consiglio di Sicurezza, allUNTANS verrebbe dato il diritto , da parte della RFJ, di organizzare la vita nel Kossovo in quei segmenti per i quali laltra parte, la RFJ, darebbe il proprio consenso - nominerebbe lamministratore civile che dovrebbe essere accettato dalle autorità della RFJ e da quelle albanesi del Kossovo. Questa persona dovrebbe venire da uno stato che non ha interessi espressi sulla regione (p.7). E sempre in questo articolo si dice: Invece della polizia serba esistente, verrebbe un contingente di polizia civile(CivPol) scelto dallAmministratore. I militari nel Kossovo verrebbero ridotti al livello necessario allauto-difesa (secondo lArt.51 della Carta dellONU), mentre i facitori di pace civili verrebbero installati nel territorio, e cioè persone da ONG la cui missione sarebbe quella di creare dei ponti tra le nazionalità in conflitto - albanesi e serbi (ibid.). Il costo delloperazione, oltre che da donazioni specifiche allONU, verrebbe coperto da un quarto delle tasse raccolte nel Kossovo che andrebbe allAutorità temporanea. Nel sostenere limportanza e la novità della propria proposta il direttore della TFF conclude che questa E contemporaneamente una forma di prevenzione della violenza, di peace-keeping (mantenimento della pace), e di negoziazione, rispettando il diritto delle persone a trovare una soluzione che vada a loro bene (Koha, 1996, p.14)).
5) Follow-up delle proposte
Gli unici elementi, in nostro possesso, per capire se le proposte fatte abbiano qualche elemento di fattibilità, sono le dichiarazioni dello stesso Øberg, nellultima relazione, che la proposta dellUNTANS è stata già discussa con le parti - ma discussa non significa approvata, come risulta infatti dai commenti pubblicati su Koha. Ed inoltre che la proposta stessa é il risultato di lunghe discussioni (circa 4 anni) con ambedue le parti. Il direttore della TFF non dice se la proposta ha trovato appoggi allinterno delle Nazioni Unite, come lui sembra pensare dato che lONU è in cerca di nuovi compiti ed ha un eccellente missione in Macedonia (ibid.). Øberg pensa che anche lOSCE potrebbe assumere, allinterno della proposta, dei ruoli specifici. Ma anche qui non sappiamo se questa é solo una speranza o se cé qualche riscontro positivo nei riguardi della proposta stessa. Dalla lettera di notizie della TFF n° 17, risulta comunque che la Fondazione collabora normalmente con le Nazioni Unite, per le quali ha anche scritto un saggio sul peace-keeping, e che il Direttore della TFF ha avuto un incontro col Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e che questa organizzazione svolge un ruolo di consulenza sia per le N.U., che per il governo di Stoccolma. Questo lascia sperare che la proposta abbia trovato appoggi in queste sedi. Nel bollettino di informazione della TFF n° 17 si parla anche di un testo con i commenti delle due parti in conflitto, di cui però non siamo attualmente in possesso. Ma alcuni di questi commenti sono stati pubblicati nell articolo di Koha, ediz. inglese, dellottobre 1995 di cui abbiamo già parlato. Di queste prese di posizione possiamo dar atto. Le osservazioni di parte serba sono nettissime: UNTANS minaccia lintegrità territoriale e la sovranità della RFJ e di fatto rappresenta un amministrazione aliena (p.7). Inoltre la RFJ é stata sospesa dalle N.U. e da altri corpi. Noi siamo disposti a collaborare con gli stati membri delle NU, separatamente, come pure con singoli governi o con organizzazioni non-governative, ma per avere una collaborazione di questo tipo con le N.U. dobbiamo avere un trattamento uguale e la partecipazione ai corpi di questa organizzazione (ibid.). UNTANS offre agli albanesi esattamente quello che stanno cercando, e cioè linternazionalizzazione del problema del Kossovo, noi consideriamo questa una intrusione negli affari interni della RFJ (ibid.). In altri commenti i serbi sostengono che, tranne la statualità, il Kossovo mantiene la sua autonomia, e che i cittadini di questa area hanno diritti uguali ai più elevati standards della comunità internazionale , e che una autorità internazionale non potrebbe cambiare questa situazione é un problema degli albanesi scegliere o no di godere di questi diritti , sulla base delle tendenze secessioniste. E concludono Non abbiamo bisogno di qualche cosa tipo UNTANS. Lunica cosa di cui cé bisogno é quella di rendere consci gli albanesi della necessità di iniziare il dialogo (ibid.). Ma malgrado il fatto che gli albanesi avessero chiesto in passato qualcosa di simile a quanto proposto dalla TFF, non mancano le critiche anche da parte loro. Ecco le principali: La proposta pregiudica la soluzione, e cioè che il Kossovo dovrebbe restare allInterno della RFJ...Il documento dovrebbe fare riferimento ai capitoli XII-XIII della Carta delle NU sullamministrazione fiduciaria.... Non ci dovrebbe essere alcun riferimento al diritto legittimo della RFJ alla difesa individuale e collettiva garantita dallArt. 51... Il memorandum non precisa cosa accadrebbe alla fine del mandato dellUNTANS (ibid.). Altri commenti degli albanesi richiamano allintegrità territoriale della Repubblica del Kossovo, ed alla sua Costituzione, che naturalmente sono tutto fuorché accettabili da parte serba. Limpressione complessiva é perciò quella di un dialogo tra sordi, con poche speranze che la proposta possa essere accettata dalle due parti
Il fatto che recentemente, nel maggio 1997, la TFF abbia organizzato a Kotor (Montenegro), con laiuto del Forum per le relazioni etniche di Belgrado, un training sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti, cui sono stati invitati giovani serbi ed albanesi di organizzazioni politiche e non governative, può forse significare che tale organizzazione sta puntando attualmente, piuttosto che su quella che é stata definita la diplomazia ufficiale o di primo livello, ad una riapertura del dialogo a livello di base e su quelle che sono state definite la diplomazia non ufficiale e quella dei cittadini (si veda M. Friberg, The need for unofficial diplomacy in identity conflicts, in T. Kuzmanic e A. Truger, a cura di , Yugoslavia War, Austrian Study Centre for Peace and Conflict Resolution, Schlaining, II ediz. 1993, oppure, nello stesso libro, gli articoli di H. Fedorowicz, pp. 83- 106, e di P. Gutlove, pp. 107-115). In questo campo risultano lavorare anche altre organizzazioni, come la Soros, la CNSK, la BF e, tra quelle non citate, Pax Christi International e il Balkan Peace Team, con risultati spesso molto incoraggianti
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