Fonte: Il Corriere delle regioni

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10/05/2016

 

Il caso di padre Esposito mostra che la massoneria si è già insediata dentro la Chiesa

di Francesco Lamendola

 

Che la Chiesa cattolica sia stata fortemente infiltrata dalla massoneria, questo è più che un sospetto o una sensazione: è un fatto positivo abbastanza chiaro, purtroppo, a chiunque possieda un minimo d’informazione e anche di puro e semplice spirito d’osservazione. Ma fin dove, fino a che punto, con quali obiettivi, con quali prospettive?

 

La massoneria, a differenza della Chiesa cattolica, è una società segreta, e, in quanto tale, tiene gelosamente nascosti i nomi dei suoi adepti; i suoi stessi piani sono poco noti al grande pubblico, o, per meglio dire, non lo sono affatto; non solo: esistono parecchie massonerie, non una sola, suddivise in una quantità di logge, formanti una vera e propria foresta, intricata e tentacolare, alcune delle quali ignorano le altre, così come molti iscritti dei livelli inferiori ignorano pressoché tutto ciò che riguarda i livelli superiori.

Una cosa sola è, o dovrebbe essere, ben chiara a tutti quanti, e specialmente a certi cattolici modernisti e progressisti i quali, di cattolico, hanno solamente il nome, ma non lo spirito, né le intenzioni: la massoneria è stata scomunicata formalmente e solennemente da papa Clemente XII nel 1738, e, da allora, tale severo provvedimento non è mai stato ufficialmente revocato, con ciò piaccia o non piaccia a certi insigni porporati molto “aperti”, “dialoganti” e “proiettati verso il futuro” (anche troppo!), i quali fanno finta di non saperlo, di non ricordarlo, e di non volerne trarre le dovute conseguenze; proprio come non vogliono “ricordarsi” della scomunica del modernismo pronunciata da san Pio X nel 1907. La scomunica contro i massoni si trova nella bolla “In eminenti apostolatus specula”, in cui i liberi muratori vengono paragonati a dei ladri che vengono a saccheggiare la casa, o a delle volpi che si intrufolano per fare razzia nella Vigna del Signore, cioè nella Chiesa stessa. L’espressione di papa Clemente XII suona testualmente così:

 

…Noi pertanto, meditando sui gravissimi danni che per lo più tali Società o conventicole recano non solo alla tranquillità della temporale Repubblica, ma anche alla salute spirituale delle anime, in quanto non si accordano in alcun modo né con le Leggi Civili né con quelle Canoniche; ammaestrati dalle Divine parole di vigilare giorno e notte, come servo fedele e prudente preposto alla famiglia del Signore, affinché questa razza di uomini non saccheggi la casa come ladri, né come le volpi rovini la Vigna; affinché, cioè, non corrompa i cuori dei semplici né ferisca occultamente gl’innocenti; allo scopo di chiudere la strada che, se aperta, potrebbe impunemente consentire dei delitti; per altri giusti e razionali motivi a Noi noti, con il consiglio di alcuni Venerabili Nostri Fratelli Cardinali della Santa Romana Chiesa, e ancora “motu proprio”, con sicura scienza, matura deliberazione e con la pienezza della Nostra Apostolica potestà,decretiamo doversi condannare e proibire, come con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, condanniamo e proibiamo le predette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori o dei Francs Maçons, o con qualunque altro nome chiamate. Pertanto, severamente, ed in virtù di santa obbedienza, comandiamo a tutti ed ai singoli fedeli di qualunque stato, grado, condizione, ordine, dignità o preminenza, sia Laici, sia Chierici, tanto Secolari quanto Regolari, ancorché degni di speciale ed individuale menzione e citazione, che nessuno ardisca o presuma sotto qualunque pretesto o apparenza di istituire, propagare o favorire le predette Società dei Liberi Muratori o dei Francs Maçons o altrimenti denominate; di ospitarle e nasconderle nelle proprie case o altrove; di iscriversi e aggregarsi ad esse; di procurare loro mezzi, facoltà o possibilità di convocarsi in qualche luogo; di somministrare loro qualche cosa od anche di prestare in qualunque modo consiglio, aiuto o favore, palesemente o in segreto, direttamente o indirettamente, in proprio o per altri, nonché di esortare, indurre, provocare o persuadere altri ad iscriversi o ad intervenire a simili Società, o in qualunque modo a giovare e a favorire le medesime. Anzi, ognuno deve assolutamente astenersi dalle dette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole, sotto pena di scomunica per tutti i contravventori, come sopra, da incorrersi “ipso facto”, e senza alcuna dichiarazione, dalla quale nessuno possa essere assolto, se non  in punto di morte, da altri all’infuori del Romano Pontefice “pro tempore”…

 

Sono parole forti e, soprattutto, parole chiare: vi è incompatibilità totale e opposizione assoluta fra l’appartenenza alla Chiesa cattolica e l’affiliazione alla massoneria, di qualunque loggia e di qualsiasi tendenza; viene proibita qualsiasi adesione, nonché qualsiasi forma di pubblicità e iniziativa a favore della massoneria, da parte dei cattolici e specialmente dei membri del clero, e ciò in via definitiva e in perpetuo; mentre al solo Pontefice viene riservata l’eventuale assoluzione, e solamente in punto di morte, da un peccato così grave, come quello di essere stati membri della massoneria. Eppure, vi sono preti e monsignori i quali, in pieno XX secolo, se ne infischiano di una simile sanzione e di un simile ammonimento; che ritengono di poter fare a modo loro e di poter propagandare impunemente la massoneria, come una società altamente benemerita dell’umanità e del tutto compatibile con l’essere cattolici, o membri del clero cattolico; e che non esitano a ostentare tali idee e tali comportamenti, non celandoli affatto, ma rilasciando dichiarazioni e interviste, scrivendo libri e opuscoli, vantandosi della loro duplice appartenenza.

 

È stato questo il caso di padre Rosario Esposito (1921-2007), della Società San Paolo, il quale fin dal 1969 si incontrò con il Gran maestro Giordano Gamberini e che, a partire da quel momento, non cessò di adoperarsi in ogni modo affinché la Chiesa cattolica ritirasse la scomunica ai massoni e, anzi, inaugurasse una attiva stagione di collaborazione con essi, convinto, con poca umiltà e con nessuna obbedienza alla Chiesa di cui faceva parte, che le due istituzioni fossero chiamate da Dio a lavorare di comune intesa per l’emancipazione, il progresso e la felicità del genere umano. A tal punto è giunta la confusione nelle menti di alcuni membri del clero cattolico; ammesso che solo di confusione si tratti, e non di qualcosa d’assai peggiore, ossia di un piano ben preciso, mirante a distruggere dall’interno, un poco alla volta, agendo con discrezione, prudenza e pazienza, fino a cancellare la salda base dottrinale ed etica del cattolicesimo, per sostituirla con un generico filantropismo di stampo, appunto, massonico e illuminista, nel quale tutte le religioni verrebbero accolte, dopo essere state anestetizzate, stravolte, capovolte, svuotate di senso e di identità.

Hanno scritto in proposito i due giornalisti Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti nel loro libro inchiesta: Vaticano massone. Logge, denaro e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di papa Francesco (Milano, Edizioni Piemme, 2013, pp.  340-342):

 

Don Luigi Villa, un combattivo sacerdote bresciano che ha speso la vita a cercare di raccoglier le prove dell’insana infiltrazione della Massoneria nella Chiesa, è convinto che già il predecessore di Montini, Giovanni XXIII, fosse vicino alla massoneria. In particolare sembra che Roncalli avesse avuto contatti con la massoneria martinista e con i rosacroce, un gruppo massonico di ricerca filosofica, non tecnicamente scomunicato dalla Chiesa, durante la sua esperienza come diplomatico della Santa Sede. Anche il massone Pier Carpi, iscritto alla lista P2, ha parlato, citando come fonte un anziano membro dei rosacroce, di un’iniziazione di Roncalli ai rosacroce, mentre era delegato apostolico in Turchia, nel 1935. è documentati […] che Roncalli, mentre era nunzio a Parigi, fu in rapporti amichevoli con il barone Yves Marsaudon, maestro venerabile del 33° della Gran Loggia di Francia e ministro dell’ordine di Malta, una realtà cattolica considerata vicina alla massoneria al punto che Pio XII l’aveva messa sotto inchiesta, nominando una commissione cardinalizia che aveva lo scopo di sopprimere l’ordine di Malta, proprio perché sospettato di favorire infiltrazioni massoniche nella Chiesa. Con papa Giovanni XXIII la situazione mutò e il 24 giugno 1961, giorno della festa di san Giovani battista, patrono dell’ordine di Malta, papa Roncalli ricevette in vaticano i Cavalieri di Malta, annunciando loro la soppressione della commissione cardinalizia voluta da Pio XII. E dichiarando la sua volontà di approvare le Costituzioni dell’ordine, autorizzandolo a eleggere un Gran maestro.

 

Secondo diversi studiosi delle relazioni tra Chiesa e massoneria, la posizione di Paolo VI nei confronti dei liberi muratori è stata ancora più favorevole di quella del suo predecessore Giovanni XXIII: Una testimonianza significativa è stata quella di un sacerdote che era massone dichiarato, il paolino padre Rosario Esposito, scomparso nel 2009 a 88 anni, che per decenni ha sostenuto strenuamente la tesi delle grandi “concordanze” tra Chiesa e massoneria. La decennale fedeltà di padre Esposito per i liberi muratori è stata premiata il 2 dicembre 2006 dal Gran maestro della Gran Loggia nazionale d’Italia Luigi Danesin, che gli ha conferito il titolo di “maestro libero mutatore onorario”. La nomina di padre Esposito come maestro onorario non poteva passare inosservata ai vertici del Vaticano, visto che l’anziano sacerdote apparteneva alla Società San Paolo. Il comunicato firmato dal superiore generale della Società San paolo, don Silvio Sassi, datato 5 giugno 2007, recitava: “In merito alle notizie, diffuse da alcuni organi di stampa, riguardanti il sacerdote della Società San Paolo don Esposito Rosario che, mediante atto pubblico, avrebbe liberamente aderito alla massoneria, si precisa che  la cerimonia alla quale ha partecipato il suddetto sacerdote con l’attribuzione del titolo, non richiesto, di maestro libero muratore onorario, non riveste in alcun modo il significato di un rito di iniziazione né di pubblica appartenenza. Si tratta, infatti, di una libera iniziativa della massoneria della Gran Loggia d’Italia per esprimere apprezzamento e gratitudine all’attenzione mostrata da don Rosario Esposito in tanti anni di contatti e di dialogo. Ciononostante non si può non deplorare che il sacerdote, sia pure in situazione di grave malattia, abbia accettato tale onorificenza”. […] Tuttavia padre Esposito, classe 1921, originario di Pomigliano d’Arco (Napoli), ex missionario in Congo e docente negli atenei pontifici di Roma e Napoli, con i suoi libri ha sottolineato i puti di convergenza tra Chiesa e massoneria, avviando i suoi studi “massonologici” nel lontano 1954 e pubblicando oltre 200 titoli sull’argomento tra libri e articoli. Tra le sue opere principali si segnalano “Le grandi concordanze tra Chiesa e massoneria” e “Chiesa e massoneria. Un dna comune”. Il religioso paolino, in una intervista al periodico “Corriere Partenopeo” si professò “massone fino al profondo dello spirito” affermando: “Sono totalmente solidale con loro, condivido tutto. Le costituzioni, i “landmarks”, gli antichi doveri: sono totalmente con loro”. Secondo padre Esposito, papa Montini seguiva e incoraggiava i pubblici incontri che in spirito di ecumenica fratellanza, ebbero luogo fra il 1969 e il 1977 fra esponenti della Chiesa e altissimi dignitari della massoneria. Anche Rosario Esposito partecipò a tali incontri e ne fu testimone diretto con altri colleghi prelati: il salesiano monsignor Vincenzo Miano, segretario del Segretariato vaticano per i non credenti; il vescovo Alberto Ablondi (1924-2010), presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo, il cui nome apre la lista pubblicata da Mino Pecorelli nel 1978 e quella di “Panorama” del 1976; il gesuita padre Giovanni Caprile, forma di primo piano della rivista dei gesuiti “Civiltà cattolica”.

 

Ora, sarebbe già cosa gravissima che sacerdoti come Rosario Esposito si siano permessi d’ignorare la scomunica vigente e che, contro ogni elementare buon senso e ogni più ovvia buona fede, abbiano ritenuto di poter aderire in spirito (e forse anche formalmente) alla massoneria, quasi che chiunque possa farsi una sua personale Chiesa cattolica, in base al proprio gusto e nel totale disprezzo delle direttive del Pontefice; ma è ancora più grave che vi siano stati, e senza dubbio vi siano ancora, dei contatti ad alto livello che attestano non già l’intemperanza di singole persone, ma la presenza di un disegno di ampia portata che coinvolge i vertici stessi della Chiesa, o, comunque, settori importanti di essa. Che cosa debbono pensare le pecorelle, cioè i semplici fedeli, venendo a sapere di simili trame da parte dei loro pastori? Non sta forse accadendo quel che temeva Clemente XII, ossia che si cerca di corrompere il cuore dei semplici e ferire occultamente gl’innocenti? E non sarebbe meglio, per codesti seminatori di scandalo, legarsi una macina al collo e gettarsi nel mare?

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