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il 23/11/2007 10:10:00

Rapporto Segreto da Iron Mountain
di  Federico Povoleri (Musicband)

Un vecchio modo di dire recita: "Vedere soltanto la punta dell'Iceberg", è noto infatti che gli Iceberg , visti in superfice, possono apparire come innocue isolette di ghiaccio; ma in realtà la parte sommersa nasconde vere e proprie montagne con una tale estensione e sviluppo da risultare assai pericolose per la navigazione delle incaute navi che si avventurano nelle zone di mare da essi popolate.

Oggi stiamo assistendo al ritorno di un nuovo oscurantismo in cui i neo-negazionisti come provetti comandanti del Titanic non hanno semplicemente deciso di ignorare l'iceberg dell'11 settembre; ma negano che le montagne di ghiaccio erranti siano mai esistite. Un paradossale tentativo di cancellare molti tragici fatti e tante cospirazioni che hanno segnato la storia dell'umanità portato avanti con un'improbabile inversione di ruoli: chi infatti dimostra di assumere un dogma di fede a livello di fanatismo non è chi evita di porsi domande scomode ma chi avanza dubbi e incertezze. Non è “razzista” chi è convinto che gli arabi siano un popolo incivile e fanatico, ma lo è chi vorrebbe evitare uno scontro di civiltà che non ha ragione d'essere. “Chi non ha rispetto per i morti” non è colui che non si chiede il perchè di tutti quei morti, ma sono quelli che tentano di amplificare le voce dei molti familiari di ogni razza e religione che quei morti li piangono, invocando una giustizia che tarda ad arrivare. Teoricamente, quindi, anche le stesse famiglie “non avrebbero rispetto” per le loro perdite.

Gli Iceberg, in poche parole, non esistono e non sono mai esistiti; e il Titanic non è mai affondato, anzi è probabile che non sia mai nemmeno stato costruito. L'invenzione del termine "Complottista" è in realtà l'ultima spiaggia di chi spera ardentemente che la creazione di una nuova categoria umana da disprezzare (la creazione del personaggio "Complottista" si sta arricchendo infatti di nuovi particolari: razzista, negazionista dell'olocausto, ...

... sfruttatore del nuovo mercato che promette di essere più sporco e redditizio di quello del porno e via dicendo) induca i dubbiosi a rinunciare alle loro domande per non vedersi additati da parenti, colleghi e datori di lavoro.

Ai fini di un'indagine ufficiale che ancora non è stata fatta (se escludiamo la pagliacciata della commissione ufficiale che per stessa ammissione dei suoi componenti "non ha indagato"), risulta determinante sapere, solo per fare un esempio, che va contro ogni logica e statistica il crollo e la polverizzazione di tre palazzi in acciaio nello stesso giorno e con le stesse identiche modalità. Ma per capire gli eventi dell'11 settembre e il loro significato può essere più produttivo studiare il contesto storico. In questa ottica gli Iceberg esistono e conoscendo le esperienze di chi ci ha avuto a che fare in passato si può anche prevedere la stagione in cui incontrarli e perfino la rotta da essi seguita al fine di evitarli. Nonostante questo però, qualcuno può sempre decidere di ignorarli andandoci a sbattere contro.

Ogni "tassello storico" infatti rappresenta il pezzo di un puzzle che aiuta la composizione del quadro generale permettendo di comprendere eventi altrimenti difficilmente interpretabili se presi singolarmente. E' utile ad esempio conoscere, la storia della famiglia Bush, così come è utile conoscere l'esistenza di un'ideologia che si è concretizzata in un movimento chiamato "Neocon", così come è utile sapere chi è davvero Osama Bin Laden e qual'è stato il suo ruolo e i suoi rapporti negli anni precedenti all'11 settembre. Collegando i punti con una linea, inizia a formarsi un disegno.

In questa ottica c'è un'episodio che si è sviluppato tra il 1963 e il 1967 che può aiutare i ricercatori ad unire nuovi fili: stiamo parlando del: "Rapporto Segreto da Iron Mountain sulla Possibilità e Desiderabilità della Pace".

Si tratta di un libro pubblicato dalla "Dial Press" nel 1967, che ha scatenato un vero putiferio sulla stampa dell'epoca, e un forte imbarazzo nei palazzi del potere a Washington. Ma che cosa conteneva di tanto sconvolgente questo libro?

Era lo studio segreto di un gruppo di 15 esperti in vari campi (politica, sociologia, economia etc.), finanziato dal governo, che in seguito alla crisi di coscienza di uno di loro - un eminente sociologo di una grande università del Mid-West che si fa chiamare John Doe (il nome che viene dato nei documenti di carattere legale alla persona di cui non si conosce il vero nome) - è stato consegnato nel 1965 al giornalista indipendente Leonard C. Lewin, perchè lo facesse pubblicare.

In sintesi questo rapporto arrivava alla conclusione che per garantire la prosperità dell'economia degli Stati Uniti e mantenere un equilibrio nella società e la sopravvivenza dei governi è necessario uno stato di guerra permanente, mentre la pace porterebbe il mondo alla catastrofe. La tesi sostenuta è che i preparativi bellici e la guerra sono culturalmente, psicologicamente e politicamente necessari all'equilibrio mondiale e agli interessi degli Stati Uniti.

Secondo "U.S. News & World Report" (20 Novembre 1967), fonti vicine alla Casa Bianca affermano che dopo la consegna del libro da parte della casa editrice a recensori e funzionari governativi, prima della pubblicazione, sono state diramate istruzioni telegrafiche alle ambasciate statunitensi perchè minimizzassero la discussione pubblica su Iron Mountain, dichiarando la totale estraneità con la politica governativa. Le stesse fonti confermerebbero che lo studio è stato costituito da un alto funzionario dell'Amministrazione Kennedy (lo studio fu commissionato nel 1963), e che la successiva presentazione al presidente Johnson abbia provocato l'immediato ordine di insabbiamento da parte dello stesso.

Molte opinioni allarmate e disparate si sono susseguite nelle alte sfere; da chi bolla il rapporto come l'abile truffa di un mistificatore, a chi teme si tratti di un filone di propaganda filocomunista, a chi, addirittura sostiene trattarsi di un tentativo delle forze di Kennedy per screditare Lyndon Johnson.

Secondo il "The Wall Street Journal" (13 Novembre 1967) si tratta soltanto di un commentario politico analogo a molti altri, usciti di recente e firmati da funzionari della Casa Bianca sotto pseudonimo, che miravano a screditare Johnson. Il giornalista Felix Kessler, autore dell'articolo, ricorda come l'uso di pseudonimi nella pubblicistica politica abbia una storia lunga e insigne e cita, tra gli altri, il caso in cui un articolo sui Vietcong, apparso su una nota rivista e attribuito a George A. Carver Jr., presentato come studioso di politica e esperto di affari asiatici, fosse in realtà un dipendente della CIA che provocò l'aspra critica del senatore Henry Steele Commager, che accusò l'ente governativo di propaganda sleale.

John Leo (New York Times, 5 novembre 1967) si chiede se Iron Mountain, che l'anonimo autore colloca vicino alla città di Hudson, nello stato di New York, sia in realtà lo Hudson Institute dove, sotto la direzione di Herman Kahn, vengono portati avanti studi sui "giochi di guerra" e sulla vita futura per conto del Governo e di altre organizzazioni private. Ma il signor Kahn smentisce categoricamente che il suo istituto sia coinvolto in questa storia.

Una curiosa analogia sta nel fatto che negli stessi anni del rapporto da Iron Mountain un altro gruppo di studio si riunì nel "Centro di Washington per la Politica Estera", producendo un documento destinato "all'Organizzazione per il Controllo degli Armamenti e per il Disarmo", che venne pubblicato il 10 luglio 1966, e in cui si affermava che il piano di disarmo del presidente Johnson avrebbe potuto sconvolgere l'equilibrio mondiale invece di promuovere la pace. Entrambi gli enti hanno in ogni caso negato che quello studio possa aver fornito la base per il Rapporto da Iron Mountain.

Ma oltre alle conclusioni del Rapporto, cosa fu a scatenare un tale putiferio di dichiarazioni sulla carta stampata, che propenderà anche per la tesi di "Un'abile Montatura" e da parte di molti enti governativi che prenderanno imbarazzate distanze dal documento?

Si tratta dei sistemi suggeriti nel rapporto stesso per realizzare ciò che viene auspicato nelle sue conclusioni; vediamone alcuni (New York Times, 20 Novembre 1967):

La fine della guerra comporterebbe automaticamente la fine della nazione-stato;

alcuni rimedi auspicabili come surrogati della guerra per mantenere il controllo e l'equilibrio potrebbero comprendere:

la reintroduzione in una forma sofisticata della schiavitù;

l'invenzione di nemici inesistenti con la pianificazione di minacce credibili, se necessario anche al di fuori del nostro pianeta;

l'avvelenamento deliberato in un modo politicamente accettabile dell'atmosfera e delle fonti d'acqua;

un programma spaziale volutamente dispendioso (non soggetto alle fluttuazioni del libero scambio) e deliberatamente improduttivo con obiettivi irragiungibili;

procreazione controllata da calcolatori;

possibilità di reintroduzione dell'omicidio rituale;

possibilità di genocidio.

Poiché l'efficacia di alcuni di questi metodi verrebbe ad essere gravemente compromessa ed anche annullata dalla consapevolezza pubblica della loro deliberata messa in atto, essi devono essere mantenuti segreti.

"La guerra stessa nel sistema sociale di base, entro il quale altre organizzazioni sociali entrano in conflitto o cospirano, è il sistema che ha governato la maggior parte delle società umane... I sistemi economici, le filosofie politiche e i "Corpora Juris" servono e allargano il sistema basato sulla guerra e non viceversa. Bisogna mettere bene in evidenza che la priorità del potenziale di guerra d'una società sulle sue altre caratteristiche non è il risultato della presupposta minaccia da parte di un'altra società in qualsiasi momento. E' invece l'inverso della situazione di base; le minacce contro l'interesse nazionale sono di solito create o accelerate per andare incontro ai bisogni mutevoli del sistema di guerra..."

La guerra dunque, sintetizza Hoke Norris (Book Week, Chicago Sun Times, 5 novembre 1967), si serve per perpetrarsi di tutti i principali elementi della società; è superiore alla società, all'infuori dei suoi normali controlli... Produce benefici per entrambe le parti... Fornisce i mezzi per l'impiego del surplus; serve da asilo per gli anti-sociali; da lavoro a molta gente eliminando la disoccupazione; riproduce la popolazione; intrattiene; drammatizza la lotta del bene (noi) contro il male (loro); appaga il bisogno ritualistico e tribale del versamento di sangue; preserva i sistemi di classe e tiene unita la nazione.

Il Gruppo, prosegue Norris, non ha saputo trovare un sostituto all'altezza di operare le molteplici funzioni svolte dalla guerra per i suoi appassionati seguaci.

Robert Lekachman (New York Times, 26 Novembre 1967), parlando del rapporto di Iron Mountain afferma: "Tutto ciò è redatto nello stitico linguaggio della commissione pubblica, coscienziosamente libera da personalismi stilistici o da espressioni pittoresche. Il modo è quello tipico del testo partorito da un comitato, il tono naturale di una società burocratica contemporanea."

Eccoci dunque tornati ai nostri Iceberg in navigazione come mine vaganti; ai nostri puzzle ai quali manca sempre il pezzo che cerchiamo ma se ne trovano altri che aiutano a comporre il quadro, e a un mondo che sembra aver proceduto a colpi di burle come chi è convinto che questa sia la vera essenza del rapporto da Iron Mountain; perchè le cospirazioni non esistono ed è per questo che dovrebbe apparire chiaro come il sole che il Vajont è stato una disgrazia, Ustica un cedimento strutturale, Kennedy l'attentato di un folle, l'11 settembre l'opera del fondamentalismo islamico e...

Avete tempo? La lista è lunga.

NOTA AGGIUNTIVA: Nel 1972 il giornalista Lewin ammise di essere stato lui l'autore del controverso rapporto. Rimane interessante l'imbarazzo provocato negli ambienti governativi alla sua uscita e il fatto che il rapporto anche dopo l'ammissione del falso d'autore abbia continuato a far parlare dei suoi contenuti.

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http://cosco-giuseppe.tripod.com/storia/iron_mountain.htm
http://www.nibiru2012.it
13 Aprile 2011, 17:58:49

Il Rapporto Segreto da Iron Mountain di "Sconvolgente Attualità"
di Giuseppe Cosco

Se E’ Autentico E’ Terribile, Se E’ Un Falso E’ Un Incubo. In Ogni Caso E’ Vero.

"Il rapporto segreto da Iron Mountain" è, a dir poco, sconvolgente, scioccante. Il documento, che sarebbe il frutto di due anni di lavoro svolto da un misterioso "Gruppo di studio", auspica, in uno scenario apocalittico di orwelliana memoria, un controllo sociale con avanzate tecnologie da psicopolizia, strumentalizzazione dei mass media per arrivare a pianificare una serie di spaventose minacce, tra le quali quelle di inquinare deliberatamente aria e acque; di riportare la schiavitù; di controllare con dei computer la procreazione e di reintrodurre, nella società, l’omicidio rituale.

Il gruppo di 15 esperti, che avrebbe redatto il rapporto, si sarebbe riunito fra il 1963 e il 1966. E’ importante sottolineare, a sostegno della veridicità di tale documento, che il 10 luglio 1966 fu pubblicata un’analisi effettuata dal "Centro di Washington per la Ricerca di Politica Estera" e destinata alla "Organizzazione per il Controllo degli Armamenti e per il Disarmo". Ebbene, si affermava che il piano di disarmo prospettato dal presidente Johnson era pericolosissimo, perché, invece di portare la pace, avrebbe potuto destabilizzare l’equilibrio mondiale. Dopo l’inevitabile scandalo, che suscitò la pubblicazione del "Rapporto da Iron Mountain", fu decisamente negato, da organi governativi, che lo studio del "Centro di Washington per la Ricerca di Politica Estera" poteva essere stato all’origine del Rapporto.

Si disse che il documento fu redatto per un non chiaramente specificato comitato governativo ad altissimo livello, da uno altrettanto Speciale Gruppo di Studio. Il compito affidato a questi esperti, da un’organizzazione ombra del governo, sarebbe stato quello di stabilire "la natura dei problemi a cui verrebbero a trovarsi di fronte gli Stati Uniti se e nel caso in cui dovesse sopraggiungere una ‘pace permanente’". Le conclusioni cui sarebbe pervenuta la Commissione dell’Iron Mountain sono spaventose.

Il Rapporto, che nella sua organizzazione segue i freddi canoni burocratici ed è steso nell’esatto gergo sociologico, sarebbe stato consegnato, contro quanto stabilito dal Gruppo di Studio Speciale, da un loro stesso membro, preso da una crisi di coscienza, al giornalista L. C. Lewin e pubblicato col titolo di "Report from Iron Mountain on the possibility and desirability of peace", a cura di L.C. Lewin, dalla The Dial Press di New York nel 1967. Un anno dopo La "Bompiani" tradusse e pubblicò in Italia il terribile documento col titolo: "Rapporto segreto da Iron Mountain sulla possibilità e desiderabilità della pace". E’ dall’edizione italiana del 1968 che riporto i brani del Rapporto citati in questo articolo.

La sua pubblicazione suscitò, come era logico, dure reazioni nell’opinione pubblica, alcuni esperti dissero che era tutto vero, si parlò, pure, di cospirazione governativa per mantenere lo stato di guerra, altri dissero che si era soltanto davanti ad un abile falso, tuttavia che il Rapporto sia vero o falso ha poca importanza, in quanto, corredato com’è da documenti pubblici e autentici, da studi e ricerche scientifiche, da testi di filosofia, di psicologia sociale, di economia, di sociologia, di ecologia e da discorsi e documenti politici, dimostra, al di sopra di ogni dubbio, che persone importanti, nell'ambito politico, militare e scientifico pensano proprio in questo modo. Il prof. Lee Rainwater sociologo alla Washington University di St. Louis affermò: "Se il libro è autentico, si tratta allora di uno scandalo di proporzioni gigantesche, se è una montatura, è un lavoro certamente brillante. Vi sono persone che la pensano davvero così". Ecco perché, in ogni caso, il "Rapporto da Iron Mountain" è attendibile.

Il dr. Waskow si disse convinto che "…se il libro è una montatura, allora coinvolge di certo qualcuno molto in alto". Secondo questo esperto se il documento fosse realmente autentico, come egli sembra supporre, allora dovrebbe, con grande probabilità, esserne coinvolta la CIA.

Ma cosa dice di tanto grave questo documento?

Tante cose. Afferma, tra l’altro, che la guerra è più desiderabile della pace perché è utile all’equilibrio della nostra società e ne garantisce la sopravvivenza, che è efficace "per stabilizzare e per controllare le economie nazionali" (pag. 110). Addirittura sostiene che il mondo si troverebbe dinanzi ad una vera e propria sciagura se si cercasse seriamente di raggiungere la pace. Le funzioni della guerra, leggiamo nel Rapporto, non sono da considerare uno "spreco", infatti: "senza una tradizionale economia di guerra, e senza la sua frequente eruzione in conflitti armati su vasta scala, non ci sarebbero stati, quasi, tutti i più importanti progressi industriali nella storia, a cominciare dalla scoperta e dall’impiego del ferro" (pag. 66).

Si afferma, perfino, la necessità politica della guerra, che non è considerata un’estensione diplomatica ma uno dei più efficaci equilibratori politici della società: "Il sistema di guerra non solo è stato ed è essenziale all’esistenza delle nazioni come entità politiche indipendenti, ma è stato ed è egualmente essenziale alla stabilità della loro struttura politica interna. Senza di essa, nessun governo è mai riuscito a ottenere il riconoscimento della sua ‘legittimità’ o del suo diritto a dirigere un paese. (…). L’organizzazione di una società, in vista della possibilità della guerra, è il più importante stabilizzatore politico" (pag. 69).

E così gli esperti in questione arrivano ad affermare che la guerra è funzionale anche come "stabilizzatore generazionale" in quanto, ciò che segue è da far rizzare i capelli: "…la guerra permette alle vecchie generazioni, …di mantenere il proprio controllo sulle generazioni più giovani, se necessario distruggendole" (pag. 84). In questo documento si scopre anche l’utilità della "…guerra come liberazione psicologica a livello sociale. E’ questa una funzione psicosociale che ha, per una società, gli stessi effetti della vacanza, della festa, dell’orgia per l’individuo: la liberazione e ridistribuzione di tensioni indifferenziate. La guerra serve al necessario riadattamento periodico delle norme di comportamento sociale (il ‘clima morale’) e serve a dissipare la noia generale, uno tra i fenomeni sociali solitamente più sottovalutati o addirittura ignorati" (ibidem).

Nella sua conclusione il rapporto si spinge a cercare sostituti alla guerra nel caso improbabile, ma non impossibile, dovesse "scoppiare la pace". Le soluzioni che offre sono davvero terrificanti. Vi si legge che : "per trovare un efficace sostituto politico della guerra sono necessari ‘nemici alternativi’, …Per esempio, la contaminazione massiccia dell’ambiente naturale potrebbe in futuro sostituire la possibilità della distruzione in massa mediante armi nucleari…" (pag. 96). "Un altro possibile surrogato della guerra… è il ripristino… della schiavitù" (pag. 99). "Studiosi della teoria dei giochi hanno suggerito, in altri contesti, l’introduzione di ‘giochi di sangue’ per l’efficace controllo degli impulsi aggressivi. …Ciò che occorre cercare è, in un certo senso, quello che William James chiamava ‘l’equivalente morale della guerra’" (pag. 101).

Altro sostituto dell’azione bellica consiste nel pianificare un vasto programma di controllo eugenetico: "Non vi sono dubbi sul fatto che limitando, in tutto il mondo, la procreazione ai prodotti dell’inseminazione artificiale si avrebbe un efficacissimo surrogato della guerra in quanto strumento di controllo del livello demografico. … questo sistema riproduttivo presenterebbe inoltre il vantaggio di essere suscettibile di dirette manipolazioni a fini eugenetici" (pag. 103). Ulteriori possibili sostituti della guerra, che fanno venire la pelle d’oca, suggeriti dal documento: "Un programma, di proporzioni gigantesche, di ricerche spaziali, volto a scopi irraggiungibili. (…). Una forza di polizia internazionale, onnipresente, praticamente onnipotente. Una minaccia extraterrestre ufficialmente annunciata e riconosciuta. (…). Una forma moderna e progredita di schiavitù. (…). Intensificazione della contaminazione ambientale…" (pag. 114). Ogni commento è superfluo.

Questo è solo un condensato di ciò che, nella sua burocratica crudezza, dice Il Rapporto segreto da Iron Mountain. Forse si delineano scenari foschi e agghiaccianti sul palcoscenico del mondo, più terrificanti di quanto si possa lontanamente immaginare. Forse molti accadimenti di questi ultimi anni sono insiti in certe metodologie raccomandate dal documento. Dalla lettura di questo agghiacciante studio, viene in mente George Orwell che, nel suo romanzo "1984", scriveva che lo slogan dello stato totalitario di cui parla il suo libro era: "La guerra è pace".

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http://www.nexusedizioni.it/apri/Notizie-d...-Paolo-Cortesi/
6/02/2005

Il Rapporto Segreto da Iron Mountain
di Paolo Cortesi

Il libro si intitolava Report from Iron Mountain on the possibility and desirability of peace

L'idea del Report - scriveva Lewin - risaliva addirittura al 1961, all'interno della amministrazione Kennedy e dei suoi uomini nuovi (McNamara, Bundy e Rusk); solo nel 1965 il progetto fu realizzato, con la formazione di un Gruppo di Studio Speciale (G.S.S.) cui il governo Usa commissionò uno studio sulla reale possibilità di una pace mondiale e sulla effettiva utilità di tale condizione.

In poche parole, il governo statunitense chiese al G.S.S. se fosse mai possibile una pace perenne mondiale e, in caso positivo, se questa fosse l'obiettivo da raggiungere e mantenere.

Il Gruppo, formato da studiosi e ricercatori di alto livello accademico, storici, sociologi, economisti, scienziati, perfino un astronomo, dopo mesi di lavori consegnò al governo il Rapporto che fu detto da Iron Mountain dal nome della località (un rifugio antiatomico segreto presso New York) in cui si tennero diversi meetings del G.S.S.

Le conclusioni a cui il Gruppo pervenne sono agghiaccianti: per la stessa sopravvivenza delle forme statali, per la loro conservazione e rafforzamento, per l'economia mondiale la pace non è desiderabile ed è al contrario necessaria una condizione di guerra costante, in mancanza della quale occorre realizzare una serie di surrogati della guerra.

La guerra è "la principale delle forme strutturanti della società"; essa "rappresenta nella macchina dell'economia una specie di volano il quale con la sua inerzia controbilancia i progressi della produzione"; essa garantisce il potere politico, ogni potere politico poiché "l'autorità di base di uno stato moderno sui suoi cittadini risiede nel suo potere militare", così che "l'eliminazione della guerra implica la inevitabile scomparsa delle sovranità nazionali e della tradizionale nazione-stato".

La guerra non ha solo funzioni di controllo politico ed economico, ma anche sociologico, ecologico, culturale. In una società da sempre fondata sulla violenza (così concludono gli studiosi del G.S.S.), la guerra come espressione forte, istituzionalizzata e generale della violenza, è l'anima stessa della società: eliminando la guerra, occorrerebbe ridisegnare tutta la società in una inedita chiave di collaborazione, tolleranza, comprensione: eticamente tutto ciò può essere affascinante, ma non conviene al potere economico e statale, perché corrisponderebbe alla fine di tali poteri.

Dunque, cosa fare? Come rispondere alle masse che, istintivamente, anelano alla pace? Il G.S.S. ha una soluzione tanto pratica quanto terribile: istituire sostituti per le funzioni della guerra; così che non vi sarà la guerra dichiarata che il popolo da sempre teme (poiché è solo il popolo a pagarne le spese), ma al tempo stesso gli scopi della guerra saranno salvaguardati ed il potere potrà conservarsi indefinitamente.

Ad esempio, si può imporre una economia di guerra ma con altri fini: ciò è accaduto con la corsa allo spazio delle due superpotenze, negli Anni Sessanta e Settanta. La gara per la luna non ha avuto alcuno scopo pratico se non quello di imporre ai bilanci statali delle spese colossali.

La delirante competizione per gli armamenti nucleari ha fatto lo stesso: miliardi di dollari sottratti alla edilizia pubblica, all'istruzione, alla sanità pubblica e fatti fluire verso le industrie belliche e cristallizzati in improduttivi arsenali. Il tutto giustificato con la pazzesca pretesa di garantire sicurezza alla nazione: ecco il più emblematico esempio di sostituto alla guerra.

Un altro espediente è, oggi, di paurosa attualità: inventare "nemici sostitutivi", creare cioè un nemico che non esiste realmente ma dal quale si dichiara di doversi difendere. Scrive il G.S.S.: "Le minacce fittizie dovrebbero non solo apparire vere, ma essere credute tali con incrollabile convinzione, e la convinzione dovrebbe essere rafforzata dal sacrificio di esistenze umane in numero non insignificante". Non trovate una spaventosa analogia con quanto è successo l'undici settembre, alle Torri Gemelle? Migliaia di innocenti massacrati per creare la certezza che esiste un nemico atroce e potente.

Dalla tragedia delle Twin Towers gli Usa hanno un "nemico fittizio" perfetto, proprio come il Rapporto da Iron Mountain descriveva. Ora il terrorismo è lo spauracchio, il babau, l'uomo nero di tutti gli stati della terra. Per combatterlo si giustificano tutte le azioni che prima sarebbero apparse almeno imbarazzanti.

I governi, primo dei quali quello americano, diffondono a cadenza quasi regolare i comunicati che prevedono imminenti devastanti attacchi (fortunatamente mai avvenuti, fino ad ora), giurano che il terrorismo è forte, spietato e agguerrito, ma non ci hanno mai fornito un nome (a parte Bin Laden, che è ormai un personaggio da cinema), mai mostrato una prova documentaria definitiva, non ci hanno mai detto chiaro e tondo chi e perché nutre questo odio implacabile contro tutto il mondo...

I governi si autocelebrano compiaciuti elencando gli attentati che avrebbero sventato; ma se si considerano questi eventi oltre la versione ufficiale che i mass media accolgono come vangelo, si vede che gli astuti piani di distruzione non sono niente di più che una bolla di sapone.

Qualche tempo fa gli americani dissero di aver arrestato un tale che voleva far scoppiare una bomba radioattiva in una metropoli; ma quello che sembrava un piano ben articolato era solo un folle proposito, una delirante intenzione, e nessun codice penale di questa terra prevede il reato di "immaginazione di attività delittuosa", altrimenti non basterebbero le galere del mondo per rinchiudere i colpevoli.

Sarà una coincidenza, ma gli Usa ed i loro solerti alleati stanno realizzando alla lettera il perverso programma del Rapporto da Iron Mountain.

So bene che, molto probabilmente, quel Rapporto fu ideato e redatto da Lewin, so bene che non vi è alcuna certezza della veridicità di quel documento, ma questo non cambia proprio niente.

Ciò che nel 1967 un giornalista pacifista pensò come situazione limite, estrema, addirittura orwelliana, oggi è diventato realtà.

L'umanità non potrebbe sopravvivere ad una terza guerra mondiale, ma lo stato non potrebbe sopravvivere senza la guerra: per questo inventarsi una nuova forma di guerra è apparso necessario ai governi democratici che amabilmente ci governano per il bene collettivo.

Questa nostra pace è una continua guerra dissimulata. Per un più stretto controllo sociale, per dare la più ampia discrezionalità decisionale ai governi, per dare soldi alle industrie belliche e non solo, per compattare la gente in un osceno patriottismo da stadio, tutti aizzati contro un comune odiato nemico, per dare più potere a chi già lo detiene con rabbiosa determinazione, per plagiare le masse pigre e rassegnate, il cosiddetto terrorismo internazionale è una vera manna dal cielo...

L'incubo del 1967 è la nostra realtà. (Rapporto da Iron Mountain sulla possibilità e desiderabilità della pace); era curato da Leonard Lewin, un giornalista freelance che nella prefazione raccontò come si era giunti alla divulgazione di un rapporto governativo della massima segretezza.