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19 agosto 2014

Esiste ancora l’Iraq?

Formalmente sì, ma nei fatti il Paese è diviso in varie zone e spesso è difficile anche capire chi comanda. Cerchiamo di capirci qualcosa.

Ogni giorno parliamo di Iraq, in riferimento a quanto sta accadendo tra i miliziani dello Stato islamico, i guerriglieri peshmerga e il governo di Baghdad, che ha cambiato il primo ministro. Eppure oggi come oggi è difficile indicare nell’Iraq un’entità statale “unica”, visto che le città sono controllate da diverse fazioni.

L’Isis (sigla di Stato Islamico di Iraq e Siria), o meglio nella nuova denominazione Is (Stato islamico), ha il pieno controllo della provincia di Anbar, dove ci sono le città di Ramadi e Fallujah, da dove è partita l’offensiva dei jihadisti. La città di Mosul, la seconda del Paese, è attualmente ancora nelle mani del Califfo Abu Bakr al Baghdadi, anche se negli ultimi giorni è stata perso il punto strategico della diga, che permetteva il controllo dell’acqua. Samarra, però, resta saldamento sotto il governo degli islamisti.

I curdi, dopo aver temuto di perdere anche la roccaforte di Erbil, sono diventati l’unica speranza dell’Occidente per sconfiggere l’Isis senza un intervento diretto su territorio. Le operazioni militari sono in corso ed è difficile stabilire quali zone siano sotto l’egida dei peshmerga, che comunque hanno ripreso vari centri caduti prima di Ferragosto nella mani dell’Isis.

Di sicuro le zone più importanti del Kurdistan sono state salvaguardate: resta da comprendere fin dove si possono spingere i combattenti curdi che non hanno certo forze illimitate. L’obiettivo è per ora la totale riconquista di Mosul, che sarebbe una grave perdita per l’autoproclamato Califfato.

Infine, c’è il governo centrale di Baghdad dilaniato dallo scontro interno agli sciiti, tanto da far temere il colpo di Stato. Haider al Abadi alla fine ha vinto il braccio di ferro con Nouri al Maliki, individuato come il principale responsabile del tracollo iracheno. Il nuovo esecutivo deve lavorare con velocità per riunificare l’Iraq e rimotivare un esercito allo sbando dopo le terribili sconfitte e i massacri subiti nelle battaglia contro i jihadisti dello Stato islamico.

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