Fonte: Megachip Globalist http://www.controinformazione.info/ Mag 19, 2017
11/9, perché il consulente saudita dice che dietro c’erano gli USA? di Giulietto Chiesa
Consulente governo di Riad: ‘l’11 settembre 2001 fu operazione esclusivamente americana, progettata ed eseguita all’interno degli USA’ Strane cose dal mondo mentre un’America lacerata e isterica fatica a mantenere il controllo degli scenari in cui è impegolata. Ora è l’Arabia Saudita che manifesta ripetutamente segni di inquietudine e di rivalsa. La più clamorosa delle quali è la rivelazione saudita secondo cui “l’11 settembre 2001 è stato una operazione esclusivamente americana, progettata ed eseguita all’interno degli Stati Uniti”. Boom! Affondati in un colpo solo i servizi segreti americani e i debunkers che da sedici anni difendono la versione ufficiale dell’11/9. La dichiarazione è uscita sul quotidiano saudita (con sede a Londra), Al-Hayat, firmata dall’esperto legale del governo saudita, Katib Al-Shammari. Dichiarazione interessante, ma soprattutto “interessata” in quanto Riyadh è impegnata a sottrarsi alle accuse di avere partecipato in varie forme all’attacco terroristico, e di evitare quindi il micidiale codazzo di indennizzi alle famiglie delle vittime che si rovescerebbero sulle finanze dei sovrani feudali dell’Arabia Saudita. Dunque l’offensiva di Katib Al-Shammari sarebbe finalizzata a bloccare in anticipo sentenze di qualche tribunale americano. Tant’è che qualche mese fa il governo saudita ha fatto sapere a Washington che, in caso ci si incamminasse su questa strada, Riyad sarebbe pronta a ritirare quasi un miliardo di dollari dalle banche americane. Il piatto è ricco e Katib non pronuncia parole al vento in un momento d’ira. L’11 settembre – ha detto – è uno dei temi che hanno consentito agli Usa gettare la colpa su una serie variabile di capri espiatori: da Al-Qaeda ai Taliban, dal regime iracheno di Saddam Hussein all’Arabia Saudita. E ora la minaccia di pubblicare documenti che proverebbero la partecipazione saudita all’atto terroristico dell’11/9 sarebbe la “solita operazione” di scaricare il barile sulle spalle altrui. Credere in toto al signor Katib Al-Shammari non è possibile, essendo egli stipendiato per difendere Riyadh. Lo si vede bene là dove egli, insistendo sull’operazione “esclusivamente pianificata e portata a compimento negli Usa”, difende i suoi patrocinati e il Mossad israeliano, oltre all’intelligence pachistana Isi: tutti comprovatamente e variamente partecipi dell’operazione. Tuttavia chi – come me e i milioni di persone che non hanno mai creduto alla versione ufficiale dell’11 settembre – possono sentirsi in qualche misura confortati da queste deduzioni, che provengono dal campo avversario e sono destinate comunque, prima o dopo, a far saltare il coperchio della menzogna. Non è entrato nel dettaglio e non ha rivelatori di quali paesi stesse trattando ma, affinché non vi fossero dubbi sul significato delle sue deduzioni, ha aggiunto che questi gruppi “non hanno ideologia”, i loro scopi sono “mutevoli in quanto corrispondono ai desiderata degli sponsor e di coloro che li assoldano”. In altri termini il rappresentante saudita ha descritto i gruppi terroristici come mercenari al servizio di altri paesi, non necessariamente islamici. Siamo dunque di fronte a fughe di notizie che, tutte insieme, chiariscono come gli alleati degli Stati Uniti sono ben consapevoli, anche i più fedeli, del ricatto, cui sono sottoposti in continuazione, mediante la pubblicazione di materiali compromettenti. Se vale per l’Arabia Saudita, non c’è motivo di pensare che non valga per tutti gli altri, compresi gli alleati europei (intendendosi tanto di Stati quanto, personalmente, dei loro leaders).
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