L'Huffington Post 05/05/2014
Nigeria, #BringBackOurGirls. Invece di ritrovare le studentesse rapite, il governo arresta due leader delle proteste di Giulia Belardelli
La storia delle 276 studentesse fatte sparire nel nordest della Nigeria assume tratti sempre più allucinanti. Non solo le ragazze, rapite tre settimane fa dai jihadisti di Boko Haram, non sono mai state trovate, ma la gestione del caso da parte del presidente nigeriano Goodluck Jonathan e della first lady sembra paradossale. Secondo l'Associated Press, la first lady Patience Jonathan ha addirittura ordinato l'arresto di due donne che nei giorni scorsi si erano date da fare per sollevare l'attenzione sul rapimento. Come dire: in mancanza di una soluzione, meglio che non se ne parli troppo. Le due donne arrestate sono Naomi Mutah Nyadar (che è ancora in stato di custodia) e Saratu Angus Ndirpaya, originaria proprio di Chibok, la città in cui è avvenuto il rapimento. Ndirpaya ha accusato il presidente Jonathan di aver espresso il dubbio che il sequestro non sia mai avvenuto e che i leader delle proteste appartengano alla rete responsabile del rapimento e vogliano infangare il nome del presidente. La donna ha raccontato che lei e un'altra leader delle proteste, Naomi Mutah Nyadar, sono state portate in una stazione di polizia dopo un incontro durato tutta la notte alla villa presidenziale di Abuja. Ndirpaya è stata liberata, ha aggiunto lei stessa, mentre Nyadar resta in stato di fermo. Nyadar aveva organizzato la scorsa settimana una manifestazione nella capitale per sollecitare il governo ad adoperarsi per rintracciare le studentesse, rapite tre settimane fa a Chibok mentre erano a scuola. Pogo Bitrus, uno dei leader della comunità di Chibok, ha riferito alla Bbc di essersi recato alla stazione di polizia dove la donna sarebbe stata condotta senza però riuscire ad avere informazioni. Bitrus ha quindi auspicato che la first lady comprenda presto "il suo errore". Dopo tre settimane di silenzio, ieri il presidente Goodluck Jonathan ha rivolto un appello ai leader di diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Cina, perché aiutino le autorità nigeriane a ritrovare le ragazze rapite e a risolvere, più in generale, il problema dell'insicurezza. In un messaggio alla nazione, il capo dello Stato ha promesso che "le ragazze, ovunque si trovino, saranno sicuramente liberate". Dopo l'indifferenza iniziale, il caso delle studentesse nigeriane sta progressivamente sollevando l'indignazione internazionale. Su Change.org è stata lanciata la petizione #BringBackOurGirls, "Riportate a casa le nostre ragazze", in cui si chiede al governo nigeriano e ai leader mondiali di fare veramente di tutto per restituire queste bambine e queste ragazze alle loro famiglie. Ad oggi non si sa che fine abbiano fatto: l'ipotesi più temuta - e anche la più probabile - è che siano state vendute per pochi dollari ai combattenti islamici in Camerun e Ciad. Otto dollari sarebbe il prezzo di una piccola "sposa" nigeriana per un miliziano. Ma forse sarebbe meglio dire direttamente per una schiava sessuale. |