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Agosto 13, 2013

 

Nigeria, musulmani massacrati a decine. I jihadisti uccidono chiunque ostacoli la sharia

 

È giunta questa mattina dalla Nigeria la notizia che domenica scorsa 11 agosto a Kondunga, nel nord est del paese, 44 fedeli musulmani sono stati uccisi da uomini armati mentre erano raccolti in moschea per la preghiera dell’alba. Altri 26 sono stati feriti. I killer secondo i testimoni erano travestiti da militari, forse con divise rubate all’esercito. La matrice dell’attentato, non ancora esplicitamente rivendicato, non è certa ma i sospetti delle autorità si concentrano sulla setta jihadista Boko Haram.

CRISTIANI E SHARIA. Potrebbe trattarsi – secondo fonti governative anonime rilanciate dalle agenzie di stampa – di un rappresaglia in risposta ai gruppi di vigilanza creati dai cittadini nigeriani proprio per aiutare l’esercito e il governo di Abuja a combattere gli estremisti islamici. L’obiettivo principale dei fondamentalisti di Boko Haram, infatti, è di cacciare i cristiani dal nord della Nigeria, dove i musulmani sono la maggioranza, e di instaurarvi un regime fondato sulla sharia, la legge coranica. Solo nel 2012 questi terroristi legati ad Al Qaeda hanno trucidato quasi mille cristiani. Ma evidentemente non si fanno scrupoli ad attaccare e uccidere anche i musulmani quando questi secondo loro ostacolano la strada verso la repubblica islamica. In un video diffuso dalla France Presse il leader dell’organizzazione, Abubakar Shekau, ha rivendicato i recenti raid contro le forze di sicurezza del paese, inziati a maggio dopo che il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha proclamato lo stato emergenza e l’esercito ha aperto la caccia agli estremisti di Boko Haram.

UN ALTRO RAID A NGOM. Come riporta Giulio Albanese a Radio Vaticana, non si tratta dell’unico attentato di Boko Haram contro i musulmani nigeriani: «Altri 12 civili sono morti in un incidente analogo a Ngom, un piccolo centro sulla strada che da Kondunga porta a Maiduguri, capitale dello Stato federale del Borno». Questa lunga serie di stragi e violenze, conferma Albanese, è «sintomatica dell’affanno in cui versa il governo di Abuja, sempre più alle prese con gruppi armati che strumentalizzano la

 

 

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