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30 Novembre 2014

 

Il papa a Istanbul: «No a un Medio Oriente senza cristiani»

Bergoglio incontra il patriarca Bartolomeo e invita l'Islam al dialogo. 

 

La tre giorni del papa in Turchia si è conclusa con un abbraccio simbolico e un invito al dialogo con la chiesa ortodossa. Occasione per l'incontro tra le due sponde del cristianesimo è stata la festa del patrono sant'Andrea, celebrata nella chiesa patriarcale San Giorgio di Istanbul.

 

L'ANNIVERSARIO. L'incontro tra Bergoglio e il patriarca Bartolomeo è un ulteriore segnale della riconciliazione tra ortodossi e cattolici, già avviata nel 1964 grazie allo storico avvicinamento a Gerusalemme tra papa Paolo VI e il patriarca Atenagora.

«Guardare il volto l'uno dell'altro, scambiare l'abbraccio di pace, pregare l'uno per l'altro sono dimensioni essenziali di quel cammino verso il ristabilimento della piena comunione alla quale tendiamo», ha detto il pontefice.

Papa Francesco ha chiarito come il percorso di riconciliazione non significhi «né sottomissione l'uno dell'altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza».

 

LOTTA ALL'INDIFFERENZA. Altro passaggio fondamentale del discorso del papa è stato - come di consueto nella 'poetica' bergogliana - il riferimento alla globalizzazione dell'indifferenza e alla povertà. Mali contro cui - ha sottolineato Francesco - le due chiese devono lottare: «Nel mondo di oggi si levano con forza voci che non possiamo non sentire e che domandano alle nostre chiese di vivere fino in fondo l'essere discepoli del Signore Gesù Cristo».

La miseria e l'esclusione sociale sono - ha continuato Bergoglio - i semi da cui nascono i mali dell'umanità. Non ultimo il terrorismo di matrice religiosa. Una spirale perversa che può essere spezzata solo attraverso il tentativo di costruzione di una «nuova civiltà dell'amore e della solidarietà».

 

IL MARTIRIO DEI CRISTIANI. A questo proposito papa Francesco e il patriarca Bartolomeo non hanno potuto non fare riferimento alle sfide lanciate dal fondamentalismo islamico. «Non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza cristiani. Come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così anche la condivisione delle sofferenze quotidiane può essere uno strumento efficace di unità». 

Per questo motivo i due hanno lanciato un segnale di distensione nei confronti del mondo musulmano: «Musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra».

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