Tratto dal libro

Isis il marketing dell’Apocalisse

di Bruno Ballardini

saggista, esperto di comunicazione strategica, già pubblicitario su scala globale, insegna all’Univ di Salerno e di Roma La Sapienza.

 

Nulla è come appare. Mai. Sul piano mediatico l’Isis rappresenta in un certo senso l’11 settembre di internet, la prima grande sconfitta della rete, così come l’attacco alle torri gemelle e ciò che ne è seguito ha segnato la sconfitta della televisione e la morte del giornalismo televisivo. La rete, che avrebbe dovuto portare democrazia, risvegliare le coscienze, liberare l’umanità, si è trasformata nel più efficace dispositivo per controllare, manipolare, deformare la realtà e, in definitiva, dominare grandi masse orientandone le scelte.

La democrazia digitale rende tutti uguali, e tutto uguale. Mancano il nesso e la visione d’insieme che solo lo studio off line, magari con i libri, consente di avere. Tutto diventa ugualmente insignificante grazie al livello di idiozia e di insensibilità a cui siamo arrivati. Un livello tale per cui, negli stessi giorni in cui le combattenti kurde difendevano Kobane dall’attacco dell’Isis, dopo che le loro immagini erano state a lungo iconizzate dai social media in tutto il mondo, il marketing della moda di massa ha lanciato una collezione autunnale di capi d’abbigliamento femminili ispirata alla loro tenuta da combattimento.

La fruizione della guerra sui monitor occidentale non produce più alcun effetto. Essendo ormai di natura solamente estetica. Ed è proprio in questo immenso circuito di intrattenimento, in questa idiozia connettiva, per parafrasare l’ideale illuminista mai realizzato di intelligenza connettiva, dove la propaganda può infilarsi e prendere il sopravvento, perché è più forte. Un minuto di sgozzamenti prodotto e commentato dall’Isis è più efficace di un intero telegiornale, perché cattura l’attenzione più di qualsiasi nostro break di informazione o di intrattenimento. L’ultima frontiera del marketing e della comunicazione è la paura. E funziona. Eccome se funziona. A patto che venga attaccato ciò che abbiamo di più caro: la nostra beata apatia.

Quello che è importante comprendere è che l’Isis non sta affatto aprendo un nuovo mercato, come si vorrebbe far credere, cioè un nuovo campo di battaglia, ma sta partecipando ad un mercato che esiste già. Tutto sta nel capire in che modo sia un prodotto spontaneo, oppure, come accade per i nuovi prodotti, sia stato creato a tavolino.

Io vi dico: siamo in battaglia, e più della metà di essa si svolge sul campo di battaglia dei media. Ayman al Zawahiri.

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