http://www.avvenire.it/ Il Papa apre la Porta Santa a Bangui Il Papa ha aperto la Porta Santa della Cattedrale di Bangui, alle 17,15, proclamando la città "capitale spirituale del mondo". Prima entrare nella Cattedrale, Francesco si è soffermato davanti alla porta ancora chiusa e rivoltosi al popolo di Dio, ha detto in Italiano: "Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo. L'Anno Santo della Misericordia viene in anticipo a questa terra. E' una terra - ha aggiunto - che soffre da diversi anni per l'odio, l'incomprensione, la mancanza di pace". Bangui, ha ripetuto il Papa, diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per la Repubblica Centrafricana e per tutti i Paesi che soffrono la guerra chiediamo la pace. E tutti insieme - ha sollecitato Francesco - chiediamo amore e pace". Parole che i fedeli hanno nripetuto in coro. "Con questa preghiera cominciamo l'Anno Santo in questa capitale spirituale del mondo qui oggi", ha concluso, aprendo la porta e incamminandosi verso l'altare maggiore della Cattedrale per celebrare la Messa. L'omelia della Messa
Le parole del Papa sono state più volte interrotte da lunghi applausi. Il suo pensiero è andato anzitutto ai "feriti dalla vita", coloro che "aspettano solo un’elemosina": del pane, della giustizia, della pace. Poi uno dei passaggi più forti, in questo Paese martotriato dalla guerra: "A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace". L'arrivo a Bangui: "umiltà, dignità e lavoro" All'appuntamento con la presidente della transizione, Catherine Samba-Panza, cattolica, il Pontefice si presenta "come pellegrino di pace" e "apostolo di speranza". E tale lo vede la gente, che sotto il sole gli fa ala lungo i nove chilometri dall'aeroporto al Palazzo presidenziale, cinque dei quali percorsi da Francesco a bordo della papamobile scoperta. Per Bangui è finalmente una domenica di festa. Unità significa evitare "la tentazione della paura dell'altro, di ciò che non ci è familiare, di ciò che non appartiene al nostro gruppo etnico, alle nostre scelte politiche o alla nostra confessione religiosa". E' la descrizione di tutto ciò che è alla base delle guerre civili del Paese. Francesco invece invoca "l'unità nella diversità", una sfida che richiede "creatività, generosità, abnegazione e rispetto per gli altri". Quindi la dignità. "Ogni persona ha una dignità", sottolinea il Papa. "Tutto deve essere fatto per tutelare la condizione e la dignità della persona umana". E chi ha di più deve "deve aiutare i più poveri". "Pertanto l'accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria, la lotta contro la malnutrizione e per garantire a tutti un'abitazione decente dovrebbe essere al primo posto di uno sviluppo attento alla dignità umana". Infine il lavoro. Le risorse ci sono per migliorare il Paese, afferma Francesco. gli abitanti devono impegnarsi, ma il Papa parla anche ai "partners internazionali e società multinazionali" e mette l'accento "sulla loro grave responsabilità nello sfruttamento delle risorse ambientali, nelle scelte e nei progetti di sviluppo, che in un modo o nell'altro influenzano l'intero pianeta". Quanto ai governanti locali, essi devono essere i primi a dare l'esempio di unità, dignità e lavoro. E la Chiesa in questo può dare il suo contributo. "Pertanto non dubito - afferma Francesco, che le autorità centrafricane attuali e future si adopereranno costantemente per garantire alla Chiesa condizioni favorevoli al compimento della sua missione spirtuale". Infine al corpo diplomatico chiede che le organizzazioni internazionali aiutino il Paese a "progredire soprattutto nella riconciliazione, nel disarmo, nel consolidamento della pace, nell'assitenza sanitaria e nella cultura di una sana amministrazione a tutti i livelli". La visita al campo profughi Il Papa prende lo spunto da quei cartelli e preso un microfono, sottolinea: "Ho letto ciò che i bambini hanno scritto. Noi dobbiamo lavorare e pregare e fare di tutto per la pace. Ma la pace senza amore, senza amicizia, senza tolleranza e senza perdono non è possibile. Ognuno di noi deve fare qualcosa. Io auguro a voi e a tutti i centroafricani la pace, una grande pace tra voi. Che possiate vivere in pace qualsiasi sia l'etnia, la cultura, la religione, lo stato sociale, perché tutti siamo fratelli". Poi invita: "Mi piacerebbe che diciamo insieme: 'Tutti siamo fratelli'. Mamme e bambini lo ripetono tre volte. "E per questo, poiché tutti siamo fratelli, vogliamo la pace", conclude il Papa |
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