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4/01/2016

 

Iran come difensore della cristianità

di Hussain Abdul-Hussain

 

L’offensiva di simpatia della Repubblica islamica nei confronti dei cristiani in Medio Oriente è una tattica politica vuota.

 

La Repubblica islamica dell'Iran è difensore del cristianesimo in Medio Oriente. La scorsa settimana, la Guida Suprema Ali Khamenei ha effettuato una visita a sorpresa presso una famiglia iraniana cristiana, e ha detto: "Il nostro rispetto per il cristianesimo è in questo modo: Nell'Islam, chi nega l'infallibilità di Hazrat Gesù e Hazrat Maria non è un musulmano."

 

Su uno schermo gigante a Byblos, Libano, la città a maggioranza cristiana ha espresso gratitudine a Hezbollah e al suo leader, Hassan Nasrallah, per la generosa donazione finalizzata alla costruzione e decorazione dell’albero di Natale della città.

 

Lodando il profeta Gesù e finanziando gli alberi di Natale, mostra una campagna intelligente di pubbliche relazioni dell'Iran e delle sue milizie armate in tutto il Medio Oriente, a differenza di alcuni gruppi salafiti sunniti che proibiscono ai musulmani di celebrare il Natale.

 

Ma ingraziarsi i cristiani è una cosa, salvaguardare la loro libertà di culto è un altra. Quando i leader della Repubblica islamica parlano del cristianesimo, significano il cristianesimo come dettato dagli insegnamenti islamici che, nonostante veneri Cristo, lo diminuisca da Signore e Salvatore ad un semplice profeta infallibile. Ciò che l'Iran percepisce come un segno di buona volontà verso i cristiani è, infatti, offensivo per il loro credo.

 

Poi c'è il problema dell'Iran paternalistico su come devono percepire il cristianesimo gli altri musulmani. Dicendo che chiunque crede questo o quello non è musulmano, l'Iran sciita pratica lo stesso atto dei Takfîr, che accusano altri musulmani di essere infedeli, che pretende di combattere nella sua guerra contro i gruppi radicali sunniti come Al-Qaeda e ISIS.

 

E nonostante la sua offensiva empatica per conquistare i cuori cristiani, Teheran opprime ancora le comunità cristiane in Iran e le accusa di aver tentato di corrompere l'Islam.

 

Nel 2010, Khamenei ha chiesto al governo di occuparsi delle chiese domestiche. Quell'anno, le autorità iraniane hanno arrestato 60 cristiani, tra cui il pastore Farshid Fathi, che è stato rilasciato la scorsa settimana. Nel 2011, il governatore di Teheran Morteza Tamaddon ha descritto i cristiani arrestati come "estremisti che penetrano il corpo dell'Islam come persone corrotte e devianti".

 

L'Iran incoraggia anche la conversione dei cristiani all'Islam, o limita la loro libertà religiosa, in tutta la regione. In città come Baghdad, dove gli alleati dell'Iran dominano, all'inizio di questo mese milizie sciite hanno incollato immagini della Vergine Maria con una domanda di indirizzamento alle donne irachene cristiane: "Perché la Vergine Maria, la pace sia con lei, era velata?"

 

Il poster sciita iracheno ha suggerito che Maria era velata perché il suo abbigliamento era coerente con la via dei profeti, e quindi qualcosa che i cristiani iracheni dovrebbero approvare.

 

Mentre il mondo mette in luce le atrocità di ISIS contro le comunità non musulmane nel nord-est dell'Iraq, la pressione che l'Iran e i suoi alleati applicano ai cristiani passa inosservata o è, a volte, raffigurata come trattamento amichevole dei cristiani da parte dell'Iran.

 

In Libano, nonostante i segnali di buona volontà che Hezbollah ha mostrato ai cristiani sin dal 2006, il partito ha svolto, sin dal suo inizio nel 1982, un ruolo importante nel spostare cristiani da città e villaggi prevalentemente sciiti, spesso imponendo regole islamiche e l'applicazione di pressione sui non musulmani e non-praticanti musulmani.

 

In Siria, l'Iran si è proiettato come sponsor di minoranze cristiane e alawite, da cui l’acclamazione del presidente Bashar Assad. Ma l'alleanza tra l'Iran musulmano e le minoranze non musulmane siriane è probabilmente solo temporanea, s’indebolirà quando si dovrà battere il nemico comune, la maggioranza sunnita.

 

Le differenze politiche tra Assad e l'Iran sono chiare. Mentre Assad cerca di vendere se stesso come il migliore alleato dell'Occidente per battere il terrorismo sunnita, l'Iran si introduce sul mercato come un sostituto del potere occidentale nella regione, e accusa l'Occidente e l'America di minare la nascente leadership iraniana con il terrorismo segretamente sostenuto.

 

L’offensiva empatica dell'Iran verso i cristiani è una tattica politica. Come altre comunità musulmane intolleranti dei non musulmani, l’Iran vuole convertire i cristiani all'islam, o almeno sottoponrli alla sua propria comprensione del credo cristiano.

 

La costituzione della Repubblica Islamica è piena di articoli che stabiliscono che gli iraniani non musulmani possono praticare le loro diverse fedi, ma solo in modo coerente con l'Islam ed i suoi insegnamenti. Questo rende impossibile per i cristiani, e gli altri, accedere liberamente al culto in Iran, né in alcun territorio Medio Orientale dove governino gli alleati dell'Iran.

 

L'Iran non schiavizza i cristiani come ISIS, ma nessuno dei due sta permettendo la loro libertà di culto. La riverenza da parte dell'Iran verso Gesù e il cristianesimo, come definito dai cristiani, è solo propaganda ingannevole.


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4/01/2016

 

Iran as the defender of Christianity

di Hussain Abdul-Hussain

 

The Islamic Republic’s charm offensive toward Christians in the Middle East is an empty political tactic.

 

The Islamic Republic of Iran is the Middle East’s defender of Christianity. Last week, Supreme Leader Ali Khamenei paid a surprise visit to a Christian Iranian family, and said: “Our respect for Christianity is this way: In Islam, whoever denies the infallibility of Hazrat Jesus and Hazrat Mary” is not a Muslim. 

 

On a giant screen in Byblos, Lebanon, the predominantly Christian town expressed gratitude to Hezbollah and its leader, Hassan Nasrallah, for their generous donation to the erection and decoration of the town’s Christmas tree. 

 

Praising the prophet Jesus and funding Christmas trees is a smart public relations campaign that shows Iran and its armed militias across the Middle East, in contrast to some Sunni Salafist groups that prohibit Muslims from celebrating Christmas.

 

But cozying up to Christians is one thing — safeguarding their freedom of worship is another. When leaders of the Islamic Republic talk about Christianity, they mean Christianity as dictated by Islamic teachings that — despite revering Christ — downgrade him from lord and savior to a mere infallible prophet. What Iran perceives as a sign of goodwill toward Christians is, in fact, offensive to their creed.

 

Then there is the problem of Iran patronizing other Muslims over how they should perceive Christianity. By saying that whoever believes this or that is not Muslim, Shiite Iran practices the same act of takfir (accusing other Muslims of being infidels) that it claims to be fighting in its war on Sunni radical groups such as Al-Qaeda and ISIS.

 

And despite its charm offensive to win Christian hearts, Tehran still oppresses Christian communities in Iran and accuses them of attempting to corrupt Islam.

 

In 2010, Khamenei called on the government to “deal with” house churches. That year, Iranian authorities arrested 60 Christians, including Pastor Farshid Fathi, who was released last week. In 2011, Tehran Governor Morteza Tamaddon described the arrested Christians as extremists who “penetrate the body of Islam like corrupt and deviant people.”

 

Iran also encourages converting Christians to Islam, or restricting their religious freedom, across the region. In cities like Baghdad, where Iran’s allies dominate, Shiite militias earlier this month pasted images of the Virgin Mary with a question addressing Christian Iraqi women: “Why was Virgin Mary, Peace be Upon Her, veiled?” 

 

The Iraqi Shiite poster suggested that Mary was veiled because her attire was consistent with the “way of the prophets,” and therefore something Iraqi Christians should endorse.  

 

While the world highlights the atrocities of ISIS against non-Muslim communities in northeastern Iraq, the pressure that Iran and its allies have been applying on Christians goes unnoticed, or is sometimes depicted as Iran’s friendly treatment of Christians. 

 

In Lebanon, despite the signs of good will that Hezbollah has shown Christians since 2006, the party has played — since its inception in 1982 — a major role in displacing Christians out of predominantly Shiite towns and villages, often by imposing Islamic rules and applying pressure on non-Muslims and non-practicing Muslims alike.

 

In Syria, Iran has projected itself as the sponsor of minorities such as Christians and Alawites, from which President Bashar Assad hails. Yet the alliance between Muslim Iran and non-Muslim Syrian minorities is likely only a temporary one that will weaken when they figure out how to beat their common enemy, the Sunni majority.

 

Political differences between Assad and Iran are clear. While Assad tries to sell himself as the West’s best ally to beat Sunni terrorism, Iran markets itself as a replacement for Western power in the region, and accuses the West and America of secretly supporting terrorism to undermine Iran’s rising leadership.

 

Iran’s charm offensive toward Christians is a political tactic. Like other Muslim communities intolerant of non-Muslims, Iran wants to convert Christians to Islam, or at least impose on them its own understanding of the Christian creed.

 

The constitution of the Islamic Republic is full of articles stipulating that non-Muslim Iranians can practice their various faiths, but only in ways consistent with Islam and its teachings. This makes it impossible for Christians, and others, to worship freely in Iran, or indeed in any Middle Eastern territory where Iran’s allies rule. 

 

Iran might not be enslaving Christians like ISIS, but neither it is allowing them freedom of worship. Iran’s reverence of Jesus and Christianity, as defined by Christians, is deceptive propaganda. 

 

Hussain Abdul-Hussain is the Washington Bureau Chief of Kuwaiti newspaper Alrai.

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