http://www.asianews.it/ 10/07/2015
Imam di Nîmes: Lo Stato islamico uccide i cristiani, e rischia di eliminare anche l’islam dall’Europa di Hocine Drouiche
L’islam politico sta diventando un “islam delinquente” che valorizza la menzogna, l’odio, l’inimicizia. I nemici sono i “cristiani” e tutto l’occidente. Ma l’islam ha avuto epoche in cui dialogo, ragione, incontro, assimilazione erano tenuti in grande stima. L’islam guerriero che tanto affascina molti giovani, è frutto di miti e manipolazioni e spinge all’islamofobia. E’ tempo di far nascere e crescere un islam europeo, garante della libertà di coscienza e capace di convivere con cristiani ed ebrei. Risolvere col dialogo il problema palestinese.
Bruxelles (AsiaNews) – La persecuzione dei cristiani in Medio oriente da parte dell’islam jihadista è un campanello d’allarme anche per tutto l’islam nel mondo e in Europa. L’islam politico infatti sta manipolando l’interpretazione del Corano e della sunna eliminando tutti quegli elementi di ragione, apertura, incontro, adattamento vissuti per secoli nel mondo musulmano. E’ una delle tesi acute e coraggiose offerte da Hocine Drouiche, imam di Nîmes (Francia) e vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia, nel suo intervento al Parlamento europeo durante l’incontro su “Persecuzione dei cristiani nel mondo”, tenutosi a Bruxelles lo scorso primo luglio. L’imam Drouiche prende l’occasione per un esame di coscienza interno al mondo musulmano, ricordando la tiepidezza di molti islamici verso le violenze terroriste (anche quelle avvenute per Charlie Hebdo) e mette in guardia dalla montante ondata anti-islamica che sta crescendo in Europa, che può essere disinnescata nella misura in cui il mondo musulmano dà origine a un islam europeo, capace di sintetizzare i valori di libertà di coscienza, di religione, dei diritti dell’uomo e della donna. Anche il problema palestinese va affrontato nella pace e nel comune lavoro fra musulmani, ebrei e cristiani. Riportiamo qui l’intervento integrale dell’imam Drouiche, per sua gentile concessione. In una società non democratica è difficile per le minoranze religiose, etniche e culturali vivere in pace e libertà. I cristiani d’Oriente soffrono da troppo tempo per la mancanza di sistemi democratici in Iraq, in Siria, in Cina e in Corea del Nord, etc… Le maggioranze s’impongono e diventano furiose per la presenza di queste minoranze, che possono essere viste come straniere ed elementi indesiderati e sconfitti, come nemici o alleati dei nemici. Esse divengono in modo automatico dei cittadini di seconda o di terza categoria, o più semplicemente dei non cittadini. La vita di queste minoranze diventa delicata a causa della debolezza naturale mostrata nei confronti della maggioranza, ma anche perché queste genti perseguitate non possono accettare il sostegno dei Paesi democratici, per non essere accusati dalla maggioranza di complicità e connivenza con lo straniero. E queste accuse possono diventare la causa legittima per scatenare un genocidio nei loro confronti. Esempi di questi genocidi nei confronti delle minoranze sono assai evidenti nel corso della storia moderna dell’umanità, come il genocidio degli ebrei (la shoah), il genocidio degli armeni, il genocidio contro i tutsi ma anche gli stessi crimini contro l’umanità che questi piccoli gruppi umani hanno subito per mano di barbari e fanatici in Medio oriente, in Myanmar, nell’Africa centrale, etc… Nel mondo i cristiani sono perseguitati, braccati, privati del lavoro, imprigionati, torturati, assassinati. Tutti i mezzi sono usati per costringerli a rinnegare la loro fede, compreso il rituale dello stupro collettivo, considerato in certi Stati come una forma di sanzione penale. Possedere una Bibbia è diventato un crimine, proibita è la celebrazione del culto, si è tornati ai tempi delle messe nelle caverne e dei primi martiri.
I principali fattori della persecuzione cristiana nel mondo Vi sono diversi fattori che spiegano la persecuzione anti-cristiana, siano essi politici, economici, etnici e religiosi. 1 - Assenza di sistemi democratici in questi Paesi. 2 - Al contempo è evidente un progressivo e generale arretramento della libertà religiosa nel mondo. 3 - Il grado di persecuzione contro i cristiani è in aumento in tutto il mondo e, in particolare, nel mondo musulmano. 4 - Nella maggior parte dei casi i cristiani d’Oriente pagano ingiustamente gli errori della politica promossa dai Paesi occidentali! 5 - Gli estremisti pensano sempre che i cristiani siano, per loro natura, degli alleati dell’Occidente. Questa accusa basta per legittimare i massacri anti-cristiani e la politica di sterminio nei loro confronti. 6 - Un islam politico secondo cui la presenza dei cristiani nel mondo musulmano non è mai una possibilità. Essa costituisce piuttosto una minaccia. 7 - Un sistema internazionale ingiusto, che agisce in modo falso in nome della religione cristiana per finalità politiche ed economiche, senza riflettere sulle gravi conseguenze per i cristiani che vivono in questi Paesi oggetto di attacchi da parte degli eserciti occidentali (è questo il caso di George W. Bush con l’Iraq). 8 - La pratica dell’islam contemporaneo è molto più vicina al settarismo, piuttosto che a una religione universale e aperta. L’assenza di grandi nozioni sulla civiltà musulmana del passato nel mondo musulmano contemporaneo ha nociuto di molto non solo ai musulmani, ma anche alle stesse minoranze che vivono fra loro. Questi valori improntati al dialogo, alla tolleranza, al razionalismo [alla ragione- ndr], all’accettazione dell’altro non hanno potuto nulla di fronte a un islam interpretato alla lettera, chiuso in se stesso, che divide il mondo in bianco e nero, musulmani e miscredenti, fedeli e infedeli, amici di Dio e nemici di Dio. La nascita del fanatismo in un simile contesto è inevitabile. I cristiani d’Oriente sono stati le prime vittime di questo arretramento culturale e civile in seno al mondo musulmano! Considerato tutto ciò, appare evidente che la nascita di movimenti ideologici fanatici come Daesh (acronimo arabo dello Stato islamico, SI - ndr) non deve stupire. Nei secoli passati l’islam accettava le diversità, che vivevano in pace all’interno dei suoi Paesi. I cristiani, gli yazidi e gli ebrei non avrebbero potuto continuare a vivere in Medio oriente, se il vero islam fosse la versione propagandata da Daesh e che è fonte di terrore e distruzione.
Il posto di Maria nell’islam La Vergine Maria occupa una posizione di rilievo nei cuori e nelle anime dei musulmani. A lei è riservato un grande onore e una posizione elevata all’interno della religione musulmana. Quando il corano e la sunna (i detti del profeta Maometto) parlano di questa donna eccezionale, lo fanno sempre con rispetto e onore perché il Signore l’ha scelta per servire la casa di Dio e per dare i natali a un grande profeta con un miracolo divino che assomiglia a una sceneggiatura. È vero che il Corano ha attribuito un posto importante alla Vergine Maria (Meryem), la sola donna menzionata per nome all’interno del libro santo. Il corano non dice infatti né il nome della madre del profeta Maometto, né quello delle sue figlie, della sposa né di alcun altra donna della sua famiglia. Vi sono due sure che prendono il loro nome da Maria e dalla sua famiglia (Alimrane). All’interno del libro dell’islam si recita il nome della Vergine Santa 34 volte. Lei ci accompagna in quasi tutte le sure. Di contro, Gesù è menzionato 25 volte per nome (Aissa) e più di 50 volte col nome di Cristo (Elmassih). Il Corano afferma in modo chiaro che Dio ha difeso Maria contro le accuse della gente. Questa difesa ha sorpreso i vicini come gli avversari, quando ha fatto parlare il bambino Gesù - la salvezza e la pace di Dio siano su di lui - attraverso un miracolo per prendere le difese di sua madre e mostrarle il suo posto nel mondo. Il profeta ha detto: “Nessuna donna è perfetta all’infuori di Maria, la madre di Gesù e Assia, la sposa del faraone”. Raccontando la nascita di Gesù, il passaggio coranico in cui si parla della Vergine Maria mostra il grande rispetto e il posto sacro che Maria e suo figlio occupano nel libro sacro dei musulmani: 27. Tornò dai suoi portando [il bambino]. Dissero: “O Maria, hai commesso un abominio! 28. O sorella di Aronne, tuo padre non era un empio, né tua madre una libertina”. 29. Maria indicò loro [il bambino]. Dissero: “Come potremmo parlare con un infante nella culla?” 30. [Ma Gesù] disse: “In verità, sono un servo di Allah. Mi ha dato la Scrittura e ha fatto di me un profeta. 31. Mi ha benedetto ovunque sia e mi ha imposto l'orazione e la decima finché avrò vita, 32. e la bontà verso colei che mi ha generato. Non mi ha fatto né violento, né miserabile.
Il discorso islamico e gli attentati contro Charlie Hebdo A livello globale, come abbiamo appena visto, il discorso islamico si distingue per una ambiguità di fondo e, in alcuni casi, per un doppio senso. Si è per la libertà religiosa ma non si fa nulla per impedire che un apostata venga giustiziato o per condannare in modo fermo la persecuzione dei cristiani nel mondo arabo-musulmano! È un discorso che spinge in direzione di una libertà di espressione integrale, deplorando al contempo l’uso a geometria variabile. Tuttavia, durante gli avvenimenti accaduti in occasione di Charlie Hebdo in Francia, per esempio, non abbiamo visto degli imam o dei rappresentanti della comunità musulmana davanti al luogo del crimine per rendere omaggio alla sede di Charlie Hebdo o al supermercato Kosher. Sfortunatamente, l’islam è privato della sua umanità dal panorama religioso corrente. Gli attentati contro Charlie Hebdo hanno mostrato in modo chiaro l’assenza di un discorso religioso che dichiara in modo netto il suo attaccamento ai valori umani e pacifici che vigono in Francia e in Europa. Questi valori non sono affatto in contraddizione con l’essenza stessa dell’islam. E come sempre accade, questo contesto islamico negativo ha trascinato tutti i musulmani francesi nell’ambiguità. L’islam politico ha considerato la marcia repubblicana come un’onta e resta ancora oggi aperta una domanda posta dai francesi agli attori dell’islam politico, perché portino dei chiarimenti sulle ragioni di questa vergogna.
Questo atteggiamento negativo non è forse un via libera agli estremisti del mondo arabo-musulmano per odiare i cristiani e gli ebrei, così come le minoranze religiose che vivono all’interno delle società musulmane? L’islam politico si allontana sempre di più dall’islam dell’umanesimo, dell’apertura e della tolleranza. Esso è trasformato in una ideologia che strumentalizza la religione per fini che sono contrari ai precetti stessi della religione. Questi tristi attentati hanno messo a nudo la visione falsa e snaturata di tale discorso, e soprattutto distante dai valori democratici europei. Il discorso religioso si compiace nel condannare il dibattito sull’identità in atto in Francia e, al tempo stesso, si definisce lui stesso attraverso la sua identità religiosa e rifiuta di integrarsi nell’unità nazionale dei Paesi europei. La maggioranza degli imam che esercitano in Europa sono stati formati in larga parte nei Paesi musulmani, dove hanno ascoltato i loro insegnanti ripetere a più riprese che l’Europa e la laicità sono i primi nemici dell’islam! Quale programma e quale formazione i musulmani europei hanno presentato alle nuove generazioni, al fine di trovare un islam europeo che vive in modo compatibile ed equilibrato con i valori dell’Europa senza perdere i pilastri e le fondamenta della religione musulmana? Essi si crogiolano in una realtà di sottosviluppo che è frutto di indicazioni inadeguate rispetto ai tempi moderni, secondo cui l’islam è più grande della nozione stessa di religione! Il radicarsi dei musulmani in Europa dovrebbe spingerli ad adattarsi ai valori delle nuove società occidentali per tre motivi di fondo: 1 - L’islam si è sempre dimostrato abbastanza elastico da adattarsi nella storia alle circostanze e ai valori delle società conquistate. Questo è successo in Persia, in Pakistan, in India e nel Nord Africa, nell’Africa sub-sahariana, in Russia e Turchia, in Albania e in Bosnia. 2 - I musulmani dovrebbero considerare come un’opportunità da valutare quella offerta dalle società democratiche e libere. Questi valori occidentali impregnati di libertà, di giustizia e di laicità hanno giustamente aiutato i musulmani a vivere la loro religione in tutta serenità, malgrado le difficoltà incontrate. 3 - I musulmani stanziati in Europa dovrebbero cogliere l’opportunità della presenza dell’islam in Europa per integrarsi all’interno di società organizzate che rispettano le religioni e le varie diversità. Questa integrazione avrebbe potuto realizzarsi senza problemi se i musulmani europei si fossero allontanati da tutte le interpretazioni e le spiegazioni straniere dell’islam, con l’obiettivo di dar vita a una lettura europea dell’islam stesso. Va peraltro sottolineato che i valori europei quali la democrazia, la libertà, i diritti umani, il rispetto della donna e i diritti dei minori sono dei valori universali comuni che uniscono l’islam e le società europee.
Palestina La nozione di Umma [l’insieme della comunità musulmana] emerge in particolare all’interno della comunità musulmana francese durante l’aggressione israeliana contro Gaza. I musulmani non esitano ad affermare che all’interno di ogni male, c’è anche del bene. Tristezza condivisa, collera comune, usciamo in strada per sostenere la Palestina e denunciare Israele e, alle volte, tutti gli ebrei. I musulmani desiderano il jihad per aiutare i loro fratelli palestinesi. Non è forse possibile aiutarli in modo pacifico? Possiamo creare un nucleo di pace tra ebrei e musulmani di Francia? Possiamo riconciliare palestinesi e israeliani? Perché non possiamo pensare a Parigi come punto di partenza per la pace a Gerusalemme? Dove stanno i responsabili religiosi che non smettono di magnificare l’amore e la fraternità nella religione? Sono forse dei bugiardi, degli ipocriti, dei ciarlatani? Abbiamo il compito di cogliere l’occasione per trovare un mezzo efficace per aiutare i bambini, le donne e i miserabili palestinesi a uscire dall’inferno della colonizzazione israeliana. Cosa possiamo aspettarci da un Paese che è minacciato fino alla sua stessa esistenza? L’estrema destra israeliana usa quest’ argomento per contrastare ogni forma di processo di pace. È nostro dovere occupare il terreno e non lasciare spazio agli estremisti delle due parti, che non fanno altro che fomentare l’odio contro i due popoli. Possiamo dirci felici di un conflitto perenne? Non siamo forse tutti monoteisti? Non adoriamo lo stesso Dio? Non siamo della stessa famiglia di Abramo? Non siamo tutti semiti? Non vi sono migliaia di ebrei in Francia e in Israele che parlano la nostra lingua? Non vi sono forse ebrei arabi? E questi musulmani di Francia non sono contenti, loro che lavorano a stretto contatto con degli ebrei? Un quarto della popolazione di Israele (1,5 milioni di persone) è araba. Queste persone vivono con gli israeliani fin dal 1948 senza subire né massacri, né altra forma di prepotenza. Come possiamo riprodurre questa esperienza, con i suoi pro e i contro, al fine di migliorare e di nutrire il terreno di una vita comune? Gli estremisti vedono solo i drammi e i fallimenti per nutrire la loro voglia di guerra. Ma vi sono anche rose e fiori. Nell’islam diciamo: Non vi è un bene per il male, se non rivolto al paradiso o all’inferno. - Fino a che c’è vita, c’è speranza. - Bisogna avere coraggio per andare avanti. - Bisogna spezzare i tabù. Non siamo destinati ad accettare un’eredità fatta di odio e di sangue. Credete forse che tutto ciò che è fatto, avvenga in nome di Dio? Certo, Dio il misericordioso, il grande misericordioso non deve essere contento di constatare tutti questi mali. In uno dei suoi versi, Egli forse non ci raccomanda che ci ha creato in popoli e tribù perché vivessimo assieme: “O uomini! O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme. In verità Allah è onnisciente, ben informato”. Sura 49, Versetto 13 - Le stanze. Dio ha rivelato al suo profeta che discendiamo tutti da Adamo, e che la terra è lo spazio pubblico che ci ha riservato. Questa è la fraternità umana. La religione è una relazione privata tra l’essere umano e il suo creatore. Il saggio Marek Halter non dice forse: “Dividersi fra cittadini di uno stesso Paese in nome di credenze o di valori opposti, battersi fra ebrei francesi, musulmani francesi, cristiani francesi non serve a nessuno e ancor meno a Israele o alla Palestina. Solo la pace può assicurare l’avvenire, il nostro avvenire”. Halter, l’ebreo saggio, parla come un musulmano saggio. Dio è sempre accanto a chi opera in favore della riconciliazione. Dio non ci ha creato per ucciderci. Egli ci ha creato diversi, perché la diversità è una ricchezza. Piuttosto, essa deve aiutarci a restare uniti piuttosto che a frantumarci. Dio ha detto: “Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi un’unica comunità”. (XVI, 93). Se adoriamo un Dio unico, non dobbiamo disobbedire alle sue direttive. Dobbiamo ascoltare il suo messaggio con sincerità e prenderlo per vero, lontani dagli interessi della vita e senza avere reazioni emotive. I musulmani francesi e gli ebrei francesi dovrebbero piuttosto darsi la mano e aiutarsi in un’ottica di pace in Israele. La forza della pace sarà più efficace dell’arroganza degli estremisti israeliani. Tutto questo non sarà possibile che attraverso una vera concertazione tra imam, rabbini e responsabili religiosi dei due fronti.
La morte al posto del dialogo Nel 2001 mi è capitato di incontrare a Damasco il filosofo egiziano Nasr Hamid Abou Ziad. Egli era stato condannato a morte per aver osato affermare che per quanto concerne i testi religiosi, il senso va rivisto in base all’interpretazione. Sfortunatamente, questo non è un caso isolato. La lista non smette di allungarsi con i nomi di Nasrine Tasmina, Tayeb Tizini, Jalal El Adhan, Mohamed Arkoun, Hassan Chalghoumi e i tanti altri che hanno osato fare gli stessi discorsi. Invece di discutere e di dialogare con “gli uomini di Dio”, l’arma letale dell’apostasia si è subito levata con la sentenza di condanna a morte. Nel loro scopo primario di difendere la religione, essi autorizzano la morte di un essere umano. Per loro, la religione viene prima dell’uomo! Quest’ultimo deve essere al servizio della religione. - Che posto assume la libertà in questo dibattito? Cosa ne resterà di essa? - Una simile regola sarà accettata in Francia? - La repubblica accetterà di buon grado questa nuova regola teologica? In Francia sono state introdotte tante di nuove regole, alle quali il discorso religioso si è dovuto adattare pena il rischio di perdersi per sempre. Gli imam stranieri che celebrano in Francia non hanno la competenza per rispondere. È indispensabile affidare questo nuovo discorso a degli imam occidentali, formati sulle nuove regole della laicità.
La propaganda e il discorso islamico A livello globale, gli islamisti dell’islam politico credono di possedere la sola verità. Essi l’hanno monopolizzata. Questa è la via breve verso l’arroganza e il fanatismo. Non si accetta né l’idea, né il discorso altrui. Nel santo Corano Dio ha dato la parola ai diamantini (Iblis) perché potessero parlare e rispondere. Dio ha accettato il dialogo con i diamantini, per insegnarci le virtù del dialogo e della tolleranza. Tutti i mezzi sono halal (leciti) per convincere i partigiani e i musulmani. La propaganda, la menzogna, le leggende, le storie inventate sono gli elementi che trasformano i capi di questi movimenti islamici in eroi. Questo discorso si riempie di una propaganda che compie nei giovani un facile lavaggio del cervello: - Nelle molteplici battaglie, le pietre si trasformano in granate e bombe! - La terra si è trasformata in esplosivo. - Le famiglie dei giovani morti nei combattimenti hanno ricevuto delle informazioni che provano che i loro figli sono morti come martiri. Prima di morire hanno visto il cielo. - L’odore del muschio si è liberato dai cadaveri.
L’islam politico e l’islam delinquente La Taqqiya o l’inganno: la verità è un valore importante nell’islam. Le bugie sono i peccati più gravi nell’islam. Secondo Ettarmidi, il profeta ha detto che la fede e la menzogna non possono convivere dentro lo stesso cuore. Mentire a un musulmano o a un non musulmano è assolutamente vietato nell’islam. Tuttavia, l’islam politico ha modificato di molto i valori religiosi. Anche se la gran parte dei musulmani si guarda bene dal mentire, i jihadisti non si fanno scrupoli e usano la menzogna a loro piacimento. Essi chiamano tutto questo La Taqqiya. Questo principio incoraggia gli estremisti e i jihadisti a far progredire le loro idee. Normalmente, l’islam di Francia non ha niente da nascondere. Gli estremisti usano la dissimulazione e l’omissione per dare l’impressione che: - Il loro islam sia una religione di pace. - Per celare i complotti. - Per manipolare i giovani musulmani deboli e suscitare in loro l’interesse per l’islam. L’islam delinquenziale comincia a farsi visibile sulla scena politica e ha un’influenza sui musulmani europei, sostenendo che: - Dire bugie sul miscredente e spettegolare su di lui è Halal. - Rubare ai miscredenti è lecito. - Amare un non musulmano è una miscredenza e un’apostasia. - L’Europa rappresenta dar El Kofr, la casa del miscredente. - Vivere in Europa è proibito, salvo che per acquisire del sapere o ai fini della Daawa, il proselitismo. E anche se questo non è ciò che pensano la maggioranza dei membri della comunità musulmana, - La democrazia è proibita. - La laicità è una miscredenza. - Amare i non musulmani è vietato nell’islam. Gli ebrei e i cristiani non sono fratelli, perché l’unica fraternità è la fraternità musulmana. La pseudo-fraternità repubblicana patriota non deve essere riconosciuta, così come la fraternità umana! Sono queste idee che inquinano la ragione musulmana contemporanea e che avvelenano la vita musulmana in Europa, e che rappresentano un pericolo reale per l’avvenire dell’islam in Europa, e per l’intera società.
Il patto europeo è necessario per l’avvenire dell’islam in Europa È interesse dell’islam e dei musulmani europei dare risposte convincenti alle questioni poste dalle società europee, al fine di adattarsi ai valori europei e di rassicurare le società locali, che essi non rappresentano un pericolo per i valori e le culture che vi sono in Europa, ben prima dell’arrivo dell’islam. Era già accaduto nel 1806, con i problemi e le nuove sfide poste dalla presenza degli ebrei in Francia: Napoleone con coraggio e intelligenza decise di riunire i notabili ebrei per affrontare con loro alcuni problemi di fondo, fra cui la possibile compatibilità della legge religiosa con le leggi della repubblica. Gli ebrei francesi hanno subito risposto alle 12 domande poste da Napoleone in modo chiaro e netto. Malgrado le loro risposte rassicuranti, compatibili con i valori della repubblica, i nazisti [non] hanno trovato in seno alla società degli antisemiti e dei collaboratori tali da riuscire a realizzare il più grande genocidio su scala industriale della storia umana. Se il discorso islamico non tiene contro degli insegnamento della storia e continua in questa sua cecità di fondo, esso porterà i musulmani europei verso una nuova ondata di odio che creerà una shoah peggiore di quella che hanno subito gli ebrei europei fra il 1939 e il 1945, in particolar modo con il montare di un certo nazionalismo estremista in Europa. L’islam non deve venirsene fuori con il suo discorso di estraneità ai grandi valori dell’Europa, per non offrire il destro agli estremisti che non smettono di incitare all’odio contro la presenza musulmana in Europa. A mio avviso, un nuovo patto europeo dovrebbe essere nell’interesse della repubblica ma anche per gli stessi musulmani europei. La riconciliazione è inevitabile se l’islam in Europa vuole evitare una rivoluzione sociale profonda contro la sua presenza in Europa.
Esempio di un patto repubblicano in Francia, le 12 domande poste all’islam - È lecito per un musulmano francese sposare più donne? - Il divorzio è valido senza che sia pronunciata la sentenza nei tribunali, in base a leggi che contraddicono il diritto e il codice della Francia? - È lecito per un musulmano francese cambiare religione senza che egli sia condannato a morte? - Agli occhi dei musulmani, gli altri francesi sono dei fratelli o degli stranieri e dei potenziali nemici? - I musulmani nati in Francia considerano la Francia come la loro patria? Hanno l’obbligo di difenderla? Sono tenuti ad obbedire alle leggi francesi? - I francesi musulmani accettano un islam di Francia che non cambi le fondamenta della religione, che non giudica in termini di apostasia e miscredenza, e che si adatta alle leggi della repubblica. - Chi deve nominare gli imam? Accetteranno nelle moschee imam che non parlino francese? - I francesi musulmani sono pronti ad accettare la fraternità umana e nazionale? - Sono pronti a respingere programmi di proselitismo in Francia? - Sono pronti a impegnarsi con lo Stato francese contro l’antisemitismo e il razzismo? - La donna che non porta il velo è considerata anch’essa a pieno titolo musulmana? - I musulmani europei sono pronti a difendere i valori europei anche all’interno del mondo musulmano?
Riepilogo: Il posto degli ebrei e dei cristiani nella vita quotidiana dei musulmani è importante. Gli echi del conflitto israelo-palestinese influenzano in profondità la vita dei musulmani in Europa. Le interpretazioni estremiste e negative di qualche testo religioso hanno una parte di responsabilità in questo dibattito. Per manipolazione o per menzogna, l’odio di cristiani ed ebrei è diventato elemento quotidiano nella fede musulmana! Se i cristiani d’Oriente attraversano un periodo molto difficile a causa della loro religione, vediamo al contempo che i musulmani hanno avuto la possibilità di trovarsi in una Europa che si era liberata dall’odio e dalla dittatura che domina ancora in molte parti del mondo. Questi valori europei universali devono essere protetti e sviluppati mediante: - Rivedere insieme il destino comune. - Considerare che non vi è che una sola grande comunità in Europa ed è la comunità europea. - È necessario che i musulmani riconoscano che i valori europei esistevano già prima dell’arrivo dell’islam nei Paesi europei. E, di conseguenza, i musulmani devono adattarsi e trovare un equilibrio fra i valori dell’islam e i valori dell’Europa. Il malessere è emerso da che i musulmani hanno formato dei ghetti in alcuni Paesi europei e si sono chiusi in se stessi. L’islam politico ha sfruttato la situazione e si è fatto forza di questa mancanza. I musulmani che vivono in questi ghetti hanno cominciato a sviluppare la paura e l’incomprensione degli europei verso alcune delle molte domande poste dall’islam. Questa situazione ha originato un malessere sociale nei quartieri e, di conseguenza, ha gettato i musulmani in una situazione di esclusione sociale che è stata fatale per loro. Tuttavia, l’antisemitismo e l’odio contro ebrei e cristiani esiste. Il disamore verso i Paesi europei è diventato realtà e ha spinto una parte della società verso un estremismo che non ha risparmiato la società europea a Parigi, Bruxelles, Londra e a Madrid. Certo, il terrorismo non ha colore, né religione. Certo, non tutti i musulmani sono terroristi, ma sfortunatamente il terrorismo è divenuto più visibile dentro il mondo musulmano che altrove. I cristiani che vivono ancora nel mondo musulmano hanno il diritto di vivere la loro religione in tutta libertà. La persecuzione religiosa non ha ragione di esistere nel XXImo secolo. I musulmani europei possono giocare un ruolo fondamentale per proteggere la libertà religiosa dei cristiani d’Oriente, così come l’Europa ha potuto proteggere la libera pratica dell’islam all’interno dei propri Paesi. I cristiani d’Oriente per lungo tempo hanno sofferto a causa dell’assenza di sistemi democratici, ma certe loro difficoltà si sono moltiplicate sotto una dittatura teologica estremista. Un islam illuminato potrà giocare un ruolo positivo nella stabilità dei cristiani all’interno del mondo musulmano. In mancanza di una comprensione democratica dell’islam, che accetta lo Stato di diritto e che mette davanti la cittadinanza e le competenze rispetto ai criteri religioso, etnico o razziale. Abbiamo tutti noi il compito di impegnarci per correggere quel problema, per vivere assieme e riscrivere un destino comune, ma anche per proteggere i cristiani perseguitati nel mondo così come tutte le minoranze che vivono come cittadini di seconda e di terza classe nei loro Paesi.
Imam di Nîmes, presidente del Consiglio degli imam del Gard del Sud della Francia e vice-presidente della Conferenza degli imam di Francia |