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20/11/2014
Patriarca di Baghdad ai leader musulmani: Troppi silenzi sullo Stato islamico, un nazismo in nome dell'islam
di Louis Raphael I Sako
Intervenendo a una conferenza interreligiosa promossa da un istituto saudita, Mar Sako descrive un Medio oriente “ferito”. Prioritario liberare Mosul e la piana di Ninive per consentire il rientro degli sfollati, cristiani e non, costretti a sopravvivere in condizioni drammatiche. Il silenzio dei leader musulmani alimenta le violenze jihadiste, serve una netta condanna.
Vienna (AsiaNews) - In un Medio oriente e un Iraq "ferito", il "silenzio" degli Stati arabi e dei leader musulmani favoriscono l'ascesa dello Stato islamico, una forza "barbara" e brutale che "distorce" la religione musulmana. È quanto ha affermato il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako, intervenendo a una conferenza internazionale a Vienna sul dialogo interreligioso. Sua beatitudine avverte che "gli esperti e i dotti di religione musulmana devono contrastare le ragioni dello SI, confutare le loro argomentazioni con la giurisprudenza e denunciare le loro pratiche criminali", perché "le loro idee e i loro pensieri sono una piaga per la razza umana".
Il patriarca Sako ha letto questa lettera ieri a Vienna, in Austria, in occasione di una Conferenza internazionale organizzata dal centro attivo nella promozione del dialogo interreligioso, ispitato e sostenuto dal re saudita Abdullah bin Abdulaziz. L'incontro si è tenuto dal 18 al 19 novembre e ha registrato la partecipazione di 200 personalità musulmane e cristiane, all'insegna del tema: "Uniti contro la violenza in nome della religione, a sostegno delle differenze culturali e religiose in Iraq e Siria".
Il patriarca ha anche denunciato la tratta delle donne da parte delle milizie jihadiste, che hanno operato un ribaltamento dei valori riportando il mondo ad un'epoca oscurantista. "Attendiamo con ansia - conclude il patriarca - il giorno in cui i musulmani urleranno con forza [...] che gli attacchi contro persone innocenti, siano essi cristiani o musulmani, credenti o meno, sono contro la religione e contro Dio".
Ecco, di seguito, il testo dell'intervento di Mar Sako inviato ad AsiaNews:
Ai fratelli e alle sorelle musulmane di tutto il mondo,
mi rivolgo a voi salutandovi come fratelli, all'interno della stessa famiglia umana e in nome di tutti quei valori comuni che condividiamo. Basandoci sui nostri obiettivi comuni e fiduciosi nella capacità delle nazioni di preservare la vita e di orientare l'opinione pubblica al rispetto delle aspirazioni, mi appello a voi, che rappresentate la maggioranza moderata dei musulmani ovunque vi troviate, per capire se la nostra attuale tragedia sia solo una causa persa, oppure vi siano responsabilità non ancora accertate.
Mi rivolgo a voi con uno spirito di sincerità, portando nelle mie mani la mappa di un Medio oriente e di un Iraq feriti; proprio quella parte del mondo, che per molti secoli ha rappresentato il centro del mondo; un'area in cui è in atto una crisi storica senza precedenti. Con questa lettera vorrei esprimere tutto il mio dolore e il dolore dei vostri fratelli e sorelle cristiani, di fronte a questa terribile calamità, richiamandomi alla vostra coscienza e alla vostra buona volontà, perché facciate qualcosa per la liberazione delle città, il recupero delle proprietà e la restituzione dei loro diritti. Di conseguenza, sono a chiedervi un cambiamento drastico, perché è vostro dovere trovare una risposta, la quale deve venire da voi e non da altre forze esterne.
Condividendo la stessa sensibilità umana, credo che anche voi - come noi - siate rimasti ugualmente scioccati dalle gesta barbare che hanno imperversato nelle città di Mosul e della piana di Ninive ai danni dei cristiani, yazidi e altre minoranze, sradicati e cacciati a mani vuote dalle loro case e villaggi in piena notte, spinti verso "un futuro incerto" in preda alla paura e al terrore.
All'interno di questa assemblea, riunita a nome dell'umanità, vale la pena ricordare che vi è una legge superiore (sharia) di amore e misericordia incisa nel cuore di ogni uomo. Questa legge superiore chiede compassione e carità, per ogni genitore privo di speranza per il proprio figlio che muore di fame fra le sue braccia e misericordia per chiunque sia oggetto di sofferenze. Per questo i crimini commessi dallo Stato islamico (SI) contro questi civili inermi rivelano un'assurda teoria o legge che nulla ha a che vedere con alcuna legge umana, quanto piuttosto con la barbarie.
Quello che più desta impressione è la violazione da parte dello SI della sacralità delle chiese e dei monasteri, dando fuoco a quello che è racchiuso all'interno fra cui vecchi manoscritti, vendendole o trasformandole in moschee, alcune delle quali fra l'altro sono state costruite nei primi secoli. Ed è al contempo fonte di vergogna assistere alla riduzione legalizzata delle donne in condizioni di prigionia; esse sono vendute al mercato degli schiavi, diventando così "merce di scambio" alla stregua di un "vecchio arnese"! Questo è, di tutti, il male peggiore! Mi fa ricordare i mostri, che vengono descritti nel libro dell'Apocalisse (capitolo 13).
Difatti, questi gesti barbari che resteranno per sempre una macchia nella storia dell'umanità, sono promossi e perpetrati da organizzazioni e ideologie del tutto simili al Nazismo e alle altre filosofie politiche totalitarie. Tuttavia, la storia umana non mostrerà mai compassione verso quanti pianificano e mettono in atto piani di natura così feroce, che minacciano persino l'esistenza stessa dei cristiani, che sono originari di queste terre. A differenza dei Nazisti e delle altre ideologie mortali del XXmo secolo, lo SI rivendica ogni suo gesto in nome dell'islam.
Ancor più, sono fonte di inquietudine quelli che hanno negato o sminuito la minaccia rappresentata dallo SI, in particolare quando la nostra gente priva di speranza - i cristiani, gli yazidi, i membri delle altre minoranze - sono stati colpiti in nome della religione islamica. Ed è al contempo fonte di costernazione la risposta del tutto deficitaria della comunità islamica ufficiale, che ha denunciato questi atti solo attraverso dichiarazioni timide e senza alcuna forza, mostrando al tempo stesso la mancanza di una vera guida nell'informare l'opinione pubblica sul pericolo rappresentato dallo Stato islamico, il quale perpetra e legittima i suoi gesti e i suoi atti con il manto della religione.
Come è possibile restare inerti davanti a questi crimini senza fine, davanti alla repressione e alla cacciata di persone innocenti, secondo comportamenti che per lo SI e i movimenti fondamentalisti sono assolutamente legittimi e legali. Non è forse questa una umiliazione per tutta l'umanità in generale e per le donne, in particolare? Abbiamo forse iniziato a vivere in un'era in cui si registra un ribaltamento dei valori? All'apparenza non vi è alcun rispetto per gli esseri umani, e la vita sembra aver perso ogni valore.
Noi, in qualità di minoranze senza protezione o cura, siamo oggetto di attacchi, i nostri bambini sono minacciati e rapiti, le nostre case depredate o saccheggiate in pieno giorno, come se tutto questo fosse lecito (Halal) e normale. Abbiamo raggiunto la vetta dell'ingiustizia: le nostre famiglie, che un tempo vivevano nelle loro case con dignità e orgoglio, oggi sono sfollate e sparse in molte città e villaggi, in tende o camper, oppure in stanze provvisorie, che sono fornite a titolo gratuito dalla Chiesa. Le malattie sono in continuo aumento, e fra i profughi cresce con sempre maggior forza un sentimento di ansia e inquietudine.
Colmi di compassione, vi chiediamo di agire in modo responsabile e di fare la vostra parte se lo Stato mostra poco, se non alcuno, interesse a liberare Mosul e le altre città della piana di Ninive, di modo che migliaia di sfollati possano fare rientro nelle loro abitazioni. È essenziale sottolineare il ruolo fondamentale ricoperto da alcune forze regionali o internazionali, che cercano di garantire la sopravvivenza delle cellule dello SI interferendo in un modo ben calcolato. Siamo preoccupati non solo per la mancanza di speranza circa un ritorno immediato nelle nostre città, cosa che spinge sempre più persone a emigrare all'estero, in una qualsiasi nazione che sappia garantire loro maggiore sicurezza, ma anche perché potremmo restare solo un frammento nella storia, implorando protezione all'Unesco perché la conservi.
In preda all'inquietudine, vi chiediamo di pensare in modo responsabile alla nostra tragedia e di fare qualcosa per migliorare la sicurezza e garantire stabilità ai cittadini. Lo sviluppo del nostro Paese potrà essere garantito solo restituendo ai suoi abitanti una vita normale. Le vere fondamenta di una vostra responsabilità comune nei nostri confronti si basano sulla vostra consapevolezza di un crescente estremismo religioso e oscurantista di natura takfirista; esso è fonte di minaccia per noi, ma non è certo meno pericoloso per voi.
Non dimenticate che i cristiani sono nativi di questa terra, e hanno contribuito a lungo allo sviluppo della cultura araba. Gli arabi devono assumere una posizione comune, con un voto univoco contro l'estremismo. E questa coalizione araba unita deve assicurare una soluzione pacifica. L'estremismo è dappertutto e ciò che serve è moderazione e un processo di revisione del pensiero che metta al bando l'oscurantismo, unito alla condanna del terrorismo in nome della religione che va combattuto in ogni sua forma.
Gli esperti e i dotti di religione musulmana devono contrastare le ragioni dello SI, confutare le loro argomentazioni con la giurisprudenza e denunciare le loro pratiche criminali, affermare che le loro idee e i loro pensieri sono una piaga per la razza umana. Le istituzioni educative e religiose devono promuovere e infondere negli studenti una cultura moderata, che insegni il rispetto della diversità e dia una immagine obiettiva dei vari popoli, che sia connotata dal rispetto e dal valore dell'uguaglianza fra tutti gli esseri umani, perché chiunque deve poter vivere in modo libero e degno.
Il vostro silenzio non è di alcuna utilità perché lo SI e i suoi seguaci sferreranno altri attacchi in grado di distorcere sempre più l'islam. Ed è pericoloso concedere loro questa possibilità, perché le persone penseranno che l'islam è una minaccia alla pace mondiale. Nutriamo grande fiducia sul fatto che possiate agire prima che sia troppo tardi, per impedire che questo tsunami possa investire una nuova zona.
Attendiamo con ansia il giorno in cui i musulmani urleranno con forza a loro stessi e quanti sono perseguitati, che gli attacchi contro persone innocenti, siano essi cristiani o musulmani, credenti o meno, sono contro la religione e contro Dio, l'Onnipotente, il solo chiamato a giudicare ogni essere umano e ricompensarlo mediante giustizia.
* Patriarca di Babilonia dei Caldei e presidente della Conferenza episcopale irakena |