Studenti islamici si levano in piedi vicino a una pila di masterizzazione di CD e DVD esterni Lal Masjid (Moschea Rossa), dopo la preghiera del venerdì a Islamabad nel 2007 Reuters / Mian Khursheed |
http://znetitaly.altervista.org L’assedio di Islamabad
Già dopo tre settimane di assedio, migliaia di seguaci ultra fanatici del religioso Tahir-ul-Qadri e del giocatore di cricket Imrann Khan continuano a tenere in ostaggio Islmabad. Le attività commerciali locali e le funzioni governative sono state interrotte, e l’area attorno al parlamento somiglia a una zona di guerra. Tre persone sono state uccise, e molte ferite. Quadri, un impetuoso ecclesiastico che è tornato dal Canada, (vi ha vissuto negli scorsi 8 anni, n.d.t.) e Khan, un ex giocatore di cricket con alte ambizioni politiche, sostengono che le elezioni tenutesi 15 mesi fa, sono state truccate e devono essere rifatte. Entrambi vogliono fare la pulizia morale del Pakistan e promettono di far scorrere latte e miele. Nessuno dei due ha un programma, ma i loro seguaci non sembrano preoccuparsi di questo. Il Pakistan sta assistendo a un nuovo livello di instabilità. Cittadini sventurati, appiccicati agli schermi dei loro apparecchi televisivi, hanno visto la loro capitale pesantemente fortificata cadere nelle mani dei dimostranti. Gru noleggiate privatamente hanno messo da una parte le barriere di cemento e i cassoni per le spedizioni, mentre i fili spinati a lama sono stati tagliati da professionisti. Una polizia demoralizzata all’inizio aveva troppa paura di seguire gli ordini di attaccare. Dall’ombra, l’esercito pachistano un’istituzione cosciuta fin troppo bene dai Baluci e dai Bengalesi per la sua violenza senza limiti e per la pulizia etnica ha osservato, con calma insolita, teppisti violenti e cerchie di seguaci, che prendevano il controllo delle istituzioni statali del Pakistan. Però, invece di ripristinare l’ordine pubblico, ha scelto di conferire loro legittimità sollecitando dei negoziati. La breve “presa” di controllo della televisione del Pakistan, da parte degli uomini del duo Khan-Qadri, non ha portato a nessuna successiva azione punitiva; gli occupanti se ne sono andati, gridando: “Lunga vita all’esercito pachistano”. Questo comportamento ha una spiegazione: l’esercito e il primo ministro hanno avuto una relazione difficile sin da quando, nel1999, il Generale Pervez Musharaff aveva deposto il governo e aveva dichiarato la legge marziale. Dalla sua elezione nel maggio 2013, Nawaz Sharif ha cercato di sistemare le cose con Musharraf, tentando di processarlo per tradimento. L’esercito ha reso nota chiaramente la sua insoddisfazione, ma Sharif ha ignorato i segnali di allarme. Quale è la strategia che sta dietro l’assedio? Quella del giocatore di cricket Khan è abbastanza chiara: creare sufficiente caos in modo che il governo eletto di Sharif possa essere deposto con la forza. Successivamente non sarebbe difficile trovare un compiacente giudice della Corte Suprema che favorirebbe le elezioni a medio termine. Poi, forse con un po’di manovre scorrette, Khan verrebbe lanciato verso quello che vede come il suo meritato destino: diventare il prossimo primo ministro del Pakistan. Gli scopi del lunatico Santo Uomo che arriva dal Canada, sono meno chiari: quello che abbiamo visto finora, è continuare a tenere la situazione molto agitata. E ora le buone notizie: la gente del Pakistan rifiuta saggiamente di appoggiare questa violenta distruzione del governo, anche se non lo amano molto. Vedono che c’è troppo caos nel resto del mondo musulmano: in Libia, Iraq, Siria, Egitto, Sudan e Somalia. Oggi l’opinione pubblica “fa il tifo” per la stabilità e la calma. In una dimostrazione di unità non ha precedenti, il PML-N (Lega Musulmana Pakistana) e il PPP (Partito Popolare Pachistano), cioè i due più grossi partiti politici del Pakistan, hanno annunciato che la pensano allo stesso modo. Sebbene la sinistra pachistana sia piccola e abbia poca influenza a livello nazionale, la Lega Popolare dei Lavoratori (in Bangladesh, n.d.t.) e il Forum di Azione delle Donne, condividono le stesse conclusioni con il partito di destra JUI Jamiat Ulema-e-Islam di Maulana Fazlur Rahman e con il Jamat-e-Islami: no a ulteriore altro caos! Naturalmente il consenso non va oltre. A ragione si critica il nepotismo palese del primo ministro Nawaz Sharif e la nomina di membri della sua famiglia a importanti incarichi. A ragione, alla gente non piace lo stile dei fratelli Sharif di modo di governare personalizzato. E, a ragione, c’è una richiesta di riforma elettorale e anche una protesta riguardo alle elezioni dell’anno scorso parzialmente truccate. Chiaramente questo è una lotta della destra contro la destra. Ma, mentre noi della sinistra non abbiamo interesse per il risultato è un interesse che richiede che i progressisti pachistani riflettano a fondo sulle conseguenze. Vorrei sostenere l’idea che il governo di Nawaz Sharif non dovrebbe cedere alle pressioni e non dovrebbe dimettersi. Per prima cosa, le accuse di brogli elettorali sembra che siano state ultra-amplificate dai perdenti. Nelle elezioni del 2013, gli osservatori nazionali e internazionali non hanno trovato nulla straordinario. Neanche io, mentre ero in fila per votare. Inoltre, il risultato è stato coerente con i sondaggi pre-elettorali. Questo però non ha chiaramente lusingato il maxi-ego del giocatore di cricket. Aveva sperato in un governo molto più che provinciale. Ora con mezzi corretti o ripugnanti, vuole trarre profitto dalla repulsione dell’esercito per Nawaz Sharif e si rifiuta di correre il rischio delle urne quando mancano 4 anni. Sarà un giorno triste per il Pakistan se il giocatore di cricket Khan diventasse mai il Primo Ministro Khan. Bello, educato a Oxford, e corteggiato da celebrità come la Principessa Diana, Khan si è dimostrato un uomo di ambizione illimitata e senza principi. Ha apertamente appoggiato i talebani quando hanno brutalmente occupato lo Swat nel 2009, e si è rifiutato di condannare gli spari alla testa della quattordicenne Malala Yusufzai che voleva frequentare la scuola. Khan è esploso in un accesso delirante dopo l’uccisione del capo supremo talebano Hakimullah Meshud a opera di un drone degli Stati Uniti, chiarendo che preferirebbe sparare ai droni che ai terroristi. O per un grave disordine della percezione o per ambizione politica o per fare ammenda del suo passato di playboy, anno dopo anno è stato dalla parte di coloro che facevano saltare in aria le scuole dei nostri figli, che uccidevano i cittadini del Pakistan, i poliziotti, e i soldati. Questo è il motivo per cui i talebani lo hanno scelto come uno dei loro rappresentanti nei colloqui di pace falliti, e per cui ha il soprannome di Taliban Khan. I due aspirante messia hanno promesso un nuovo Pakistan e i loro seguaci creduloni si sono “bevuto” tutto. I dimostranti intervistati sui canali televisivi parlano di un’utopia dove l’elettricità è gratuita e abbondante, dove tutti possono scegliersi un lavoro, dove la corruzione è sparita dalla vita pubblica e dove l’istruzione è disponibile per tutti. Non gli hanno mai domandato come programmi di fare questa impresa (impossibile). In realtà il governo provinciale di Khan ha dato poco malgrado un periodo di potere di un anno. Ancora peggio, Khan non ha avuto nulla da dire sul fatto orribile di prendere di mira le minoranze religiose del Pakistan, e sull’uso della legge sulla blasfemia per terrorizzarle e poterle così ridurre in uno stato di miserabile sottomissione. I Cristiani del Pakistan non possono dimenticarsi i suoi commenti spietati dopo il bombardamento della chiesa di Peshawar che ha ucciso 100 fedeli praticanti che andavano in chiesa la domenica. Il duo Khan-Quadri sta zitto sulle centinaia di persone che sono sparite o che sono state poi trovate in fosse comuni. Per mancanza del vasto appoggio sperato, è probabile che la presente agitazione si esaurirà. La brutta notizia però è che la vulnerabilità della città è stata esposta due volte ai rischi. La prima volta è stata nel 2007 quando i religiosi della Mosche Rossa si sono scatenati, hanno dichiarato la ribellione verso lo stato, hanno rapito le donne che presumevano fossero prostitute, e hanno imposto il loro tipo di sharia alla popolazione di Islamabad. Sono morti a centinaia quando milizie islamiche armati pesantemente, hanno affrontato l’esercito. Cosa più importante, è iniziata una nuova era di attacchi suicidi ai mercati pachistani, nelle piazze, alle stazioni di polizia e alle installazioni militari. Da allora questo è costato oltre 30.000 vittime. Islamabad può essere presa di nuovo in ostaggio? Un anno fa non sembrava che il duo religioso-giocatore di cricket avrebbe creato tale caos. Ma fra un anno o due forse diventeranno irrilevanti, superati da rivali meglio armati e meglio addestrati. Invece dei fanatici che cantano e ballano, come fano adesso, ci sarebbe una folla molto diversa, triste che cerca di abbattere lo stato e crearne uno nuovo. I religiosi islamici inflessibili, delusi dal tradimento percepito dell’esercito e dalle recenti operazioni militari nelle zone tribali del Pakistan, potrebbero prendere la decisione di insorgere. L’ordine potrebbe anche venire dal Califfo Abu-Bakr al-Baghdadi dell’ISIS o da qualche altro leader islamista radicale. Mi dà un senso di nausea mentre sto in questa città e sento che questi discorsi stanno già circolando qui e a Rawalpindi, la città gemella di Islamabad. In seguito dalle centinaia di madrasse (scuole islamiche) della zona, folle tese potrebbero fare una sortita per adempiere al loro dovere sacro. L’esperienza della Moschea Rossa ci dice che sarebbero armati fino ai denti. Il Pakistan nucleare potrebbe tenere il mondo in attesa ansiosa di una risoluzione. L’autore insegna fisica a Islamabad e a Lahore Da: Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/the-siege-of-islamabad-what-comes-next
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