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18 giugno 2014

Il mostro settario si è risvegliato
di Ramzy Baroud
Traduzione di Maria Chiara Starace

“Labeiki ya Zainab,” cantavano i combattenti sciiti iracheni mentre si oscillavano danzando con i loro fucili davanti alle telecamere dei telegiornali a Baghdad  il 13 giugno. Apparentemente si stavano preparando per una difficile lotta futura. A loro sembrava che un canto di guerra sarebbe stato adatto a rispondere alla richiesta di Zaynab, la figlia di Imam Ali, il grande Califfo che è vissuto a Medina 14 secoli fa. Quello è stato il periodo durante il quale è comparsa lentamente la setta sciita, basata su una disputa politica le cui conseguenze si sentono ancora adesso.

Le forze oscure del settarismo

Quel canto da solo è sufficiente a dimostrare la brutta natura settaria della guerra in Iraq, che ha raggiunto un culmine senza precedenti nei giorni recenti. Meno di 1.000 combattenti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) sono avanzati     contro la più grande città dell’Iraq, Mosul, il 10 giugno, mandando due divisioni dell’esercito (quasi 30.000 soldati) verso un ritirata caotica.

La chiamata alle armi è stata fatta con una dichiarazione rilasciata dall’ecclesiastico sciita più rispettato dell’Iraq, il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, e letta a suo nome durante un sermone della preghiera del Venerdì a Kerbala. “La gente che è in grado di imbracciare le armi e di combattere i terroristi in difesa del loro paese (..) dovrebbero unirsi come volontari alle forze della sicurezza per raggiungere questo sacro obiettivo,” diceva in parte la dichiarazione.

I terroristi di cui parla Sistani sono quelli dell’ISIL, il cui numero in tutta la regione si stima sia soltanto di 7.000 combattenti. Sono tutti ben organizzati, abbastanza bene equipaggiati, e sono assolutamente spietati nel loro comportamento.

Per difendere i loro notevoli successi territoriali, si sono rapidamente spostati a sud, avanzando su altre città irachene: hanno attaccato e preso il controllo di Baji l’11 giugno.

Lo stesso giorno hanno conquistato Tikrit, la città dell’ex presidente Saddam Hussein, dove sono stati raggiunti da combattenti ex Baatisti. Per due giorni hanno tentato di conquistare Samarra, ma non ci sono riusciti, per poi muoversi contro Jalawala e Saaddiiyah, a est di Baghdad. E’ impossibile verificare i resoconti di ciò che sta accadendo in città che cadono sotto il controllo dell’ISIL, ma considerando la loro eredità notoriamente sanguinaria in Siria, i gli stessi rapporti dell’ISIL circa le loro attività, ci si può aspettare il peggio.

Il 13 giugno, un portavoce delle Nazioni Unite ha detto che centinaia di persone sono state forse uccise nel combattimento, e molti di loro sono stati giustiziati in maniera sommaria. Lo stesso filmato di violenta propaganda dell’ISIL, e le immagini, rendono fede a quella dichiarazione.

Nel giro di giorni l’ISIL ha preso il controllo di una grande area di terra che raggruppata  insieme offre una nuova mappa che altera i confini politici del Medio Oriente che sono stati in gran parte concepiti  dalle potenze coloniali, Francia e Gran Bretagna, quasi un secolo fa.

La guerra continua degli Stati Uniti    

Quello che tiene in serbo il futuro è difficile da prevedere. L’amministrazione degli Stati Uniti è pietrificata all’idea che di essere coinvolta in Iraq ancora una volta. E’ stata la sua ingerenza originaria su richiesta  dei tristemente noti  conservatori che in gran parte hanno determinato la politica estera degli Stati Uniti durante l’amministrazione di George W. Bush che ha in primo luogo ha acceso questa      lotta. Hanno ammesso il loro fallimento e si sono ritirati nel dicembre del 2011, sperando di sostenere un livello di influenza sul governo iracheno sotto il Primo ministro sciita Nuri al-Maliki. Hanno fallito miseramente ed è ora l’Iran che è una potenza straniera influente a Baghdad.

Infatti l’influenza e gli interessi dell’Iran sono così forti, che, malgrado la grande dimostrazione di potere militare da parte del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, gli Stati Uniti non possono   modificare la realtà irachena che sta cambiando in maniera massiccia, senza l’aiuto iraniano. Alcuni servizi giornalistici sui media statunitensi e britannici stanno indicando un probabile coinvolgimento di Stati Uniti e Iran per contrattaccate  l’ISIL non soltanto in Iraq, ma anche in Siria.

La storia sta accelerando con una velocità frenetica. Alleanze apparentemente impossibili, si stanno formando frettolosamente. Le mappe si stanno ridisegnando in direzioni che sono determinate da combattenti mascherati con mitragliatrici montate sul  retro di  furgoncini. E’ vero, nessuno avrebbe potuto prevedere eventi di questo genere, ma quando alcuni avvertivano che la guerra in Iraq avrebbe ‘destabilizzato’ il Medio Oriente per molti anni a venire, questo è precisamente quello che volevano dire.

Quando Bush ha condotto la sua guerra in Iraq allo scopo di combattere al-Qaida, il gruppo semplicemente non esisteva in quel paese;  la guerra, comunque, ha portato al-Qaida in Iraq. Un misto di arroganza e di ignoranza dei fatti, e di mancanza di comprensione della storia dell’Iraq, ha permesso all’amministrazione Bush di appoggiare quella orribile guerra. Centinaia di migliaia di iracheni sono morti in una immorale spedizione  militare.

Coloro che non sono stati uccisi, sono stati mutilati, torturati, violentati o fuggiti in un’odissea irachena senza confini.

Gli americani hanno giocherellato  con l’Iraq in molti modi. Hanno  sciolto l’esercito, hanno fatto dimettere tutte le istituzioni di governo, hanno tentato di ristrutturare una società nuova basata sulle raccomandazioni  del Pentagono e degli analisti della CIA a Washington, D.C. e in Virginia. Hanno oppresso i musulmani sunniti,  hanno reso più capaci   gli Sciiti, e hanno alimentato la fiamma del settarismo senza tenere conto delle conseguenze.  Quando le cose non sono andate come si era programmato, hanno tentato di  dare più forza  ad alcuni gruppi sciiti rispetto ad altri, e hanno armato alcuni gruppi sunniti perché combattessero la resistenza irachena alla guerra, che era  formata per lo più da combattenti sunniti.

E le conseguenze sono state per lo più sanguinose. La guerra civile dell’Iraq del 2006-2007 ha fatto diecine di migliaia di vittime che si sono aggiunte al   sempre crescente bilancio causato dall’avventura bellica. Nessuna elezione  fasulla è stata sufficiente a sanare la situazione, nessuna tecnica di tortura è bastata a sopprimere la ribellione, e nessun  giochetto  con la demografia delle sette o di quella etnica del paese è stata sufficiente a creare l’ambita ‘stabilità’.

Il collegamento ISIL-guerra

Nel dicembre 2011, gli americani sono scappati dall’inferno iracheno, lasciandosi dietro una battaglia che non si era ancora decisa.  Quello che sta accadendo in Iraq proprio adesso, è parte integrale del caos introdotto dagli Stati Uniti. Dovrebbe essere sufficiente sapere che il leader dell’ISIL, Abu Baker al Baghdadi è un iracheno di Samarra, che ha combattuto contro gli americani e che lui stesso è stato detenuto e torturato per 5 anni nella più grande prigione statunitense in Iraq, Camp Bucca.

Non sarebbe esatto sostenere che l’ISIL è cominciato nella cella sotterranea di una prigione statunitense in Iraq. La storia dell’ISIL dovrebbe essere esaminata in modo più approfondito, dato che è così allargata  come l’attuale geografia del conflitto, e così misteriosa come i personaggi mascherati che stanno facendo saltare per aria senza pietà le persone e che le decapitano senza riguardo per i retti valori della religione che pretendono di rappresentare. Ma non si può certo negare che la ignorante orchestrazione degli Stati Uniti dell’oppressione di massa degli iracheni, e dei Sunniti in  particolare, durante la guerra del 2003, fino  loro ritiro molto sollecitato,  è stato un fattore fondamentale nella formazione dell’ISIL e degli orrendi livelli di violenza che il gruppo estremista utilizza.

Mentre la  lotta   tra Sunniti e Sciiti è radicata in oltre 14 secoli di storia, i moderni stati medio orientali, con tutta la loro corruzione e i loro fallimenti, sono riusciti a neutralizzate gran parte della violenta manifestazione della disputa storica. L’amministrazione Bush aveva arrogantemente concentrato di nuovo il conflitto nel cuore della storia araba. L’Iran ha sfruttato la situazione per varie ragioni, per interessi puramente politici e territoriali, abbinati alla speranza di  riscattare ciò che molti Sciiti percepiscono come ingiustizie passate.

Quando al-Qaida è stata verosimilmente  cacciata via dalle maggiori città irachene nel 2008, i suoi membri si sono semplicemente riorganizzati La guerra civile siriana, che è iniziata  anni fa, ha creato il tipo di vuoto della sicurezza che ha permesso loro di fare la loro mossa. Però, al-Qaida stessa ha cominciato a frantumarsi, rispetto a un ‘comando centrale’ che operava tramite decreti dall’Afghanistan e dal Pakistan, un fronte islamico che ospita diversi gruppi affiliati ad al-Qaida, e l’ISIL, che faceva i suoi propri calcoli che vanno oltre la Siria.

L’ISIL crede che l’unico modo di redimere l’onore dei musulmani sia di ristabilire il Califfato, cioè uno stato islamico. Il cuore dello stato, storicamente è Sham (Levante)  e Iraq, cioè il nome dell’ISIL.

Ridisegnare l’Iraq

Non è chiaro se l’ISIL sarà in grado di mantenere i  territori che ha conquistato o di sostenersi  in una battaglia che coinvolge Baghdad controllata dagli Sciiti, l’Iran e gli Stati Uniti. Sono però chiare altre cose.

La sistematica emarginazione politica delle comunità sunnite irachene è sia  insensata  che insostenibile . E’ necessario un nuovo contratto politico e sociale per rimettere in ordine il caos creato dall’invasione statunitense, e da altri interventi stranieri in Iraq, compreso quello dell’Iran.

La violenza è una forza di energia oscura e distruttiva che non sparisce da sola. L’attuale violenza in Iraq è la conseguenza della violenza statunitense e irachena usata contro milioni di cittadini iracheni che si sono rifiutati di abbracciare l’occupazione e di accettare lo status quo. La giustizia in Iraq dovrebbe  sostituire   qualsiasi riconciliazione disordinata  che reinventa semplicemente le circostanze attuali.

All’Iraq è stato permesso di  soffrire  un dolore indicibile per oltre un decennio che è seguito a un decennio di una precedente guerra guidata dagli Stati Uniti e di sanzioni. Durante tutti quegli anni, iniziati nel 1991, l’unica risposta a tutte le sofferenze    dell’Iraq non è stata altro che violenza, che costantemente ha prodotto soltanto altra violenza. Non si deve permettere agli Stati Uniti di determinare di nuovo il futuro dell’Iraq.

La natura del conflitto è diventata così complicata, che a un accordo politico in Iraq dovrebbe corrispondere  un analogo accordo  in Siria, che sta servendo da focolaio di brutalità, da parte del regime siriano e delle forze di opposizione, specialmente, da parte dell’ISIL.  Quella fabbrica di estremismo deve chiudere al più presto possibile in un modo che permetta che guariscano le ferite della Siria, e, per estensione, quelle dell’Iraq.

Coloro che insistono sulle opzioni violente, continuano ad restare attaccati  alla stessa stupida ipotesi che la violenza possa essere sempre una messaggera di pace duratura in Medio Oriente. Anche se l’ISIL tornerà a scorrazzare   in Siria o scomparirà in qualche altro panorama propizio  nello stesso Iraq, la lotta non terminerà senza un patto politico che  affronti  i risultati della guerra statunitense, senza la formula degli Sciiti trionfanti e dei  Sunniti perpetuamente oppressi. Affinché l’Iraq riunifichi i suoi territori frammentati, è necessario prima unificare proprio l’identità dei suoi cittadini, innanzitutto in quanto iracheni.


Ramzy Baroud è  caporedattore del sito web Middle East Eye. E’ un opinionista che scrive sulla stampa internazionale, consulente nel campo dei mezzi di informazione, è uno scrittore ed è fondatore del sito PalestineChronicle.com. Il suo libro più recente è: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story(Pluto Press, Londa).  [Mio padre era un combattente per la libertà: la storia di Gaza che non è stata raccontata].Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Middle East Eye.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/sectarian-monster-reawakened

Originale: non indicato

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