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Originale: Satellite
L’era del drone Noam Chomsky è Institute Professor e professore emerito presso il Dipartimento di Linguistica e Filosofia del MIT. La fonte vivente più citata al mondo, le sue teorie sono state estremamente influenti nei campi della filosofia analitica, della psicologia, del linguaggio moderno, e della scienza informatica. Ha scritto oltre cento libri esaminando i media, la politica estera USA, problemi sociali, la storia dell’America Latina e dell’Europa e altro. Abbiamo incontrato il professor Chomsky a Cambridge in maggio per discutere lo sviluppo dell’era del drone sotto il presidente Obama. NC: Oggi, guidando, stavo ascoltando il notiziario della NPR. Il programma è iniziato con l’annuncio, molto eccitato, che l’industria dei droni sta esplodendo così rapidamente che le università stanno cercando di tenere il passo e di aprire nuovi programmi nelle scuole di ingegneria e via di seguito e di insegnare la tecnologia dei droni, perché è questa che gli studenti muoiono dalla voglia di studiare a causa del numero fantastico di posti di lavoro che si stanno creando. Ed è vero. Se si leggono i rapporti pubblici, si può immaginare quali siano quelli segreti. E’ noto da un paio d’anni, ma apprendiamo sempre più che i droni, tanto per cominciare, sono già forniti dai dipartimenti di polizia per la sorveglianza. E sono progettati per ogni possibile scopo. Voglio dire, teoricamente, forse praticamente, potremmo avere un drone delle dimensioni di una mosca che potrebbe ronzare là fuori [indica la finestra] ad ascoltare ciò di cui stiamo parlando. E sospetto che non ci vorrà molto prima che questo diventi realistico. E naturalmente sono utilizzati per assassinare. E’ in corso una campagna globale di assassinii che è parecchio interessante se si considera com’è condotta. Immagino che tutti abbiano letto la prima pagina dell’articolo del New York Times, che è più o meno una dritta della Casa Bianca, perché là sono apparentemente orgogliosi di come funziona la campagna globale di omicidi. Fondamentalmente il presidente Obama e il suo consigliere per la sicurezza nazionale, John Brennan, oggi capo della CIA, si incontrano al mattino. E Brennan pare un ex prete. Parlano di Sant’Agostino e della sua teoria della guerra giusta e poi decidono chi sarà ucciso oggi. E il criterio è molto interessante. Ad esempio se, diciamo, in Yemen un gruppo di uomini è visto da un drone radunarsi attorno a un camion è possibile che stiano complottando di fare qualcosa che ci danneggerà e allora perché non ci mettiamo al sicuro e non li uccidiamo? E ci sono altre cose di questo genere. E in realtà sono sorti interrogativi su cosa ne sia stato del giusto processo, che dovrebbe essere il fondamento della legge statunitense; in effetti risale alla Magna Carta, ottocento anni fa … che cosa ne è? E il dipartimento della giustizia ha risposto. Il procuratore generale Holder ha affermato che ricevono un giusto processo perché “è discusso nel ramo esecutivo”. Re Giovanni nel tredicesimo secolo, che fu costretto a firmare la Magna Carta, avrebbe amato quella risposta. Ma è la che ci stiamo dirigendo. Le fondamenta della legge civile sono semplicemente fatte a pezzi. Questo non è il solo caso, ma è quello più impressionante. E le reazioni sono parecchio interessanti. Dicono molto sulla mentalità del paese. Così un editoriale, penso fosse di Joe Klein, una specie di editorialista liberale per uno dei giornali … gli è stato chiesto a proposito di un caso in cui quattro ragazzine sono state uccise in un attacco di un drone. E la sua risposta è stata qualcosa del tipo: “Beh, meglio che siano uccise le loro ragazzine piuttosto che le nostre.” Dunque, in altri termini, questo forse ha fermato qualcosa che alla fine ci avrebbe danneggiato. C’è una riserva nella Carta delle Nazioni Unite che consente l’uso della forza senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, una limitata eccezione nell’articolo 31. Ma si riferisce specificamente a un “attacco imminente” che sia o in corso o imminente in modo così chiaro che non ci sia tempo per riflettere. E’ una dottrina che risale a Daniel Webster, la Dottrina Caroline, che specifica queste condizioni. E’ stata fatta a brandelli. Non solo con gli attacchi dei droni, bensì da molto tempo. E così lentamente le fondamenta della libertà sono stracciate, fatte a pezzi. In effetti Scott Shane, uno degli autori dell’articolo del Times, ha scritto un articolo di risposta alle varie critiche apparse. Il suo finale era molto appropriato, ho pensato. Ha detto qualcosa del tipo: “Guardate, è meglio di Dresda”. Vero? Sì. E’ meglio di Dresda. Dunque questo è il criterio: non vogliamo semplicemente distruggere totalmente ogni cosa. Li uccideremo perché forse un giorno potrebbero farci del male. Forse. Nel frattempo, beh, naturalmente, cos’è che facciamo loro? Penso si vada da questo ai sistemi di sorveglianza che saranno di portata e carattere inimmaginabili. E naturalmente oggi i dati si possono raccogliere senza fine. In effetti Obama dovrebbe avere in costruzione da qualche parte nello Utah un sistema di archiviazione in cui viene immessa ogni sorta di dati. Chi sa di cosa si tratta? Probabilmente tutte le nostre email, tutte le nostre conversazioni telefoniche, un giorno quello che ci si dice per strada, dove si è stati ultimamente, sai, con chi si parla, probabilmente una tonnellata di roba che sarà là. Significa qualcosa? In realtà non tanto quanto molti temono. Non penso che quei dati siano in realtà utilizzabili. Di fatto sospetto siano utilizzabili per un solo scopo: se il governo per una ragione o per l’altra punta a qualcuno. Vuol sapere qualcosa di questo tizio, beh, allora si possono trovare dati su di lui. Ma, a parte ciò, la storia e l’esperienza suggeriscono che non c’è molto che ci si possa fare. Persino quarant’anni fa, cinquant’anni fa … all’epoca sono stato in effetti coinvolto in processi della resistenza contro la guerra del Vietnam. Ero un co-cospiratore non incriminato in un processo, mi sono presentato spontaneamente al processo e ne ho seguito altri. Ho potuto osservare piuttosto attentamente quali accuse erano basate su dati dell’FBI sulle persone. Erano comiche. Voglio dire, ci sono stati casi in cui hanno preso la persona sbagliata. Prendevano uno, e intendevano qualcun altro. In uno dei processi ho continuato a essere confuso con un tizio di nome Hershel Cominsky; non riuscivano mai a capire correttamente i nomi ebrei. Incredibile. In realtà nel processo Spock fecero davvero arrabbiare due persone: Mark Raskin, che misero sotto processo e voleva essere processato, e Art Waskow che voleva essere processato e che non misero sotto processo. E’ possibile che Waskow fosse la persona che cercavano, ma non furono in grado di distinguerlo da Raskin. E semplicemente non furono in grado di collegare i due casi. Il processo Spock fu un caso molto interessante. L’ho seguito da vicino. E quello in cui ero un co-cospiratore non incriminato, perciò sedevo al banco della difesa, parlavo con gli avvocati e ho conosciuto tutti. L’accusa, l’FBI, mise in piedi un caso così mal abborracciato che la difesa decise semplicemente di non intervenire. Non fu opposta una difesa, perché la difesa avrebbe proprio collegato insieme cose che loro non avevano scoperto. Era un processo per cospirazione; tutto quello che dovevano fare era collegare le cose tra loro. Ed era trasparente tutto era accaduto in modo completamente pubblico. Quello era l’intero punto. E l’FBI apparentemente ignorava semplicemente tutto ciò che era pubblico, non vi credeva, il che era quasi tutto quello che c’era. Quasi tutto; non tutto. E in testa avevano cercare qualche collegamento segreto con chissà chi, la Corea del Nord o qualsiasi altra cosa. Ma qui abbiamo un sacco di dati, proprio di fronte ai nostri occhi e loro non sanno come usarli. E penso che ci sia parecchio di questo. SG: Tornando a quell’articolo del New York Times che lei ha citato. Delinea il processo dietro la “lista dei bersagli” e le riunioni gestite dal Pentagono dove decidono se si può aggiungere un nome. Tradizionalmente i presidenti hanno mantenuto le distanze dalle operazioni legalmente torbide della CIA. Ma l’articolo del Times afferma che Obama è l’autorità finale sull’aggiunta di un nome alla lista. Può commentare l’esistenza della lista e su quanto vicino sia Obama alla procedura? NC: Beh, queste liste andrebbero sottoposte a una critica severa. Compresa la lista dei terroristi. Ora c’è una lista dei terroristi, sai, una lista dei terroristi a cura del Dipartimento di Stato. Dacci un’occhiata un giorno. Fino a quattro anni fa su questa lista c’era Nelson Mandela. C’è un motivo: Ronald Reagan è stato un forte sostenitore dell’apartheid, e uno degli ultimi, praticamente fino alla fine. E certamente alla fine del suo mandato ha continuato a sostenere il regime dell’apartheid. Nel 1988 l’ANC, l’African National Congress di Mandela, è stato dichiarato uno dei più famigerati gruppi terroristici del mondo. Dunque quella è la giustificazione per appoggiare il regime dell’apartheid: fa parte della guerra al terrore di Reagan. E’ lui quello che dichiarato la guerra al terrore, non Bush. Parte di essa era: “Dobbiamo difendere il regime bianco contro i terroristi dell’ANC”. E allora Mandela è finito in quella lista. E’ solo nell’ultimo paio d’anni che può recarsi negli Stati Uniti senza autorizzazione speciale. Quella è la lista dei terroristi. Ci sono altri casi. Così prendiamo, ad esempio, Saddam Hussein. Saddam Hussein era stato ufficialmente considerato un terrorista. E’ stato tolto dalla lista da Ronald Reagan e dalla sua amministrazione nel 1982 perché gli Stati Uniti volevano offrire aiuto e sostegno a Saddam, cosa che, per inciso, hanno fatto e cercato di coprire, per ogni sorta di cose. Ma, OK, dunque lo tolgono dalla lista. Hanno uno spazio vuoto. E allora cosa fanno? Ci mettono Cuba. Tanto per cominciare Cuba era stata un bersaglio del terrorismo internazionale maggiore probabilmente del resto del mondo messo insieme da quando Kennedy aveva scatenato la sua guerra terroristica contro Cuba. Ma in realtà ebbe il suo picco negli anni ’70. Abbattimento di un aereo di linea e uccisione di settanta persone, attentati dinamitardi alle ambasciate, ogni sorta di cose. Dunque, ecco il paese che è il bersaglio del terrorismo più di ogni altro e lo mettono sulla lista dei terroristi per sostituire Saddam Hussein che noi [in seguito] dobbiamo eliminare perché non vogliamo appoggiarlo. Ciò che questo ci dice è incredibile se ci si riflette a fondo. Naturalmente non se ne discute mai, e anche questo dice qualcosa. Ma questo è il genere di domanda che dovremmo porre a proposito della lista dei terroristi: chi vi è inserito e perché? Inoltre: come si giustifica? E’ una decisione del ramo esecutivo del governo, non soggetta a revisione giudiziaria o di altro genere. Dicono “Sei sulla lista dei terroristi!”. OK. Sei nel mirino per qualsiasi cosa. E anche altre liste sono simili. Le famose liste di McCarthy sono esempi minori. Questi sono esempi gravi, queste sono liste ufficiali del governo. Così, tanto per cominciare, dovremmo mettere da parte l’idea che ci sia qualche sacralità, persino qualche autorità, nella lista. Non c’è. Queste sono semplicemente decisioni statali secondo il capriccio dell’esecutivo per qualsiasi motivo esso abbia. Non il genere di cose cui si debba portare alcun rispetto. Certamente non in questo caso. SG: Una volta o l’altra, nel lontano futuro, potrebbe Obama potrebbe essere incolpato legalmente direttamente per la sua stretta connessione con la lista dei bersagli da uccidere? NC: Sono certo che lo sa. Sospetto sia uno dei motivi per cui è stato molto scrupoloso nel discolpare tutte le amministrazioni precedenti. Dunque nessun processo a Dick Cheney o George Bush o a Rumsfeld per le torture, per non parlare dell’aggressione. Non possiamo neppure parlare di questo. Evidentemente gli Stati Uniti sono vanno semplicemente esenti da qualsiasi accusa di aggressione. In effetti, non è molto ben noto, ma sin dagli anni ’40 gli Stati Uniti si sono esentati. Così gli Stati Uniti hanno contribuito a creare la moderna Corte Mondiale nel 1946, ma hanno aggiunto una riserva: che gli Stati Uniti non possono essere accusati di violazioni dei trattati internazionali. Quella che avevano in mente, naturalmente, era la Carta dell’ONU, il fondamento della legge internazionale moderna. E la Carta dell’OAS, la carta dell’Organizzazione degli Stati Americani. La Carta dell’OAS contiene una dichiarazione molto forte che esige da qualsiasi paese latinoamericano contro ogni forma di intervento. Chiaramente gli Stati Uniti non sarebbero stati limitati da ciò. E la Carta dell’ONU, assieme al principio di Norimberga, che vi è recepito, avevano una dura condanna dell’aggressione, parecchio ben definita. E lo capivano, naturalmente. Potevano leggere le parole del Procuratore Speciale statunitense a Norimberga, il giudice Robert Jackson, che parlò in modo parecchio eloquente alla corte quando decisero la pena di morte per gli imputati, principalmente per aver commesso quello che il tribunale considerava il “crimine internazionale supremo” - cioè l’aggressione, ma anche molti altri e disse che stavano “porgendo a queste persone un calice avvelenato, e se ne sorseggiamo dobbiamo essere sottoposti allo stesso giudizio o altrimenti l’intero procedimento sarà una farsa.” Non detto bene, ma dovrebbe essere ovvio. Ma c’è una riserva che esclude gli Stati Uniti. In realtà gli Stati Uniti sono esclusi anche da altri trattati. Essenzialmente da tutti. Se si dà un’occhiata alle poche convenzioni internazionali che sono firmate e ratificate, contengono quasi sempre un’eccezione che dice “non applicabile agli Stati Uniti”. Si chiama ‘inapplicabilità diretta’. Cioè occorrono delle leggi specifiche per attuarle. Questo vale, ad esempio, per la Convenzione sul Genocidio. Ed è arrivata nei tribunali. Dopo i bombardamenti della Jugoslavia nel 1999 la Jugoslavia ha accusato la NATO davanti alla Corte la Corte ha accettato l’accusa. Le norme della Corte sono che uno stato è soggetto ad accuse solo se accetta la giurisdizione della Corte. E i paesi della NATO hanno accettato tutti la giurisdizione della Corte, con una eccezione. Gli Stati Uniti si sono rivolti alla Corte e hanno fatto presente che gli USA non sono soggetti alla Convenzione sul Genocidio. Una delle accuse era di genocidio. Dunque gli Stati Uniti non sono soggetti alla Convenzione sul Genocidio in forza della nostra solita eccezione. Così l’immunità dai processi non è semplicemente praticata e ovviamente la cultura … non potrebbe nemmeno essere immaginata nella cultura, il che è un commento interessante sulla cultura. Ma anche semplicemente è legale. In realtà la stessa domanda potrebbe essere posta a proposito della tortura. L’amministrazione Bush è stata accusata, diffusamente e in modo rilevante, di attuare la tortura. Ma se mai la questione finisse in un processo penso che un avvocato della difesa avrebbe una posizione da assumere: gli Stati Uniti non hanno mai realmente firmato la Convenzione dell’ONU sulla Tortura. L’hanno firmata e ratificata, ma solo dopo che è stata riscritta dal Senato. Ed è stata riscritta specificamente per escludere le forme di tortura praticate dalla CIA, che l’agenzia ha mutuato dal KGB russo. Ciò è studiato bene da Alfred McCoy, uno dei principali studiosi che si è occupato della tortura. Egli segnala che le torture di KGB/CIA … hanno apparentemente scoperto che il modo migliore per trasformare un uomo in un vegetale e quella che si chiama “tortura mentale”. Niente elettrodi nei genitali, ma il genere di cose che si vedono a Guantanamo e Abu Ghraib, che sono definite tortura mentale. Essenzialmente non lasciano segni sui corpi. E’ il modo migliore e noi lo pratichiamo. In effetti lo pratichiamo in continuazione nelle carceri di massima sicurezza. E così il trattato è stato riscritto per escludere il genere di cose che la CIA pratica e che noi pratichiamo e che in realtà sono praticate di routine in patria, anche se la cosa non è emersa. E penso che [la riscrittura] sia stato firmata come legge interna, penso sotto Clinton. Dunque l’amministrazione Bush è colpevole di torture in base alla legge internazionale? Non è del tutto evidente. In realtà non è del tutto evidente chi potrebbe esserlo. Per tornare alla tua domanda originale, penso che Obama abbia seri motivi per assicurarsi che, come dice lui, “E’ ora di guardare al futuro, non al passato”. E’ la posizione standard di un criminale. SG: In alcuni dei documenti che sono stati fatti trapelare e ottenuti nel mese scorso, una delle cose pubblicate sul Times e da McClatchy parlava di come la CIA avesse ridotto il suo utilizzo di siti segreti in parte per il timore di incriminazioni, che i suoi dirigenti potessero essere accusati di crimini di guerra. Così, tenuto conto di quanto lei ha appena descritto, perché la CIA avrebbe avuto timori tali da correggere le sue politiche? NC: Beh, quello che temono , immagino, è il genere di cose che apparentemente teme Henry Kissinger quando si reca all’estero. C’è un concetto di “giurisdizione universale” che è affermato molto diffusamente. Significa che un criminale di guerra, una persona che ha commesso crimini di guerra veramente gravi, grandi crimini non occorre che siano crimini di guerra se arriva nel suo territorio, quel paese ha il diritto di sottoporlo a processo legale. E si chiama “giurisdizione universale”. E’ una specie di zona grigia negli affari internazionali, ma è stata applicata. Il caso Pinochet a Londra è stato un caso famoso. Il tribunale britannico ha deciso che, sì, aveva diritto di rimandarlo in Cile per essere processato. E ci sono altri casi. Attualmente, ad esempio, ci sono casi recenti in cui alti dirigenti israeliani sono stati diffidenti nel venire a Londra e in alcuni casi hanno cancellato i loro viaggi perché potevano essere sottoposti alla giurisdizione universale. Ed è stato riferito, almeno, che lo stesso vale per alcune delle preoccupazioni di Kissinger. Ed io penso che probabilmente sia a questo che lui si riferisce. Non si può essere sicuri che … sai, il potere sta diversificandosi nel mondo. Gli Stati Uniti sono ancora potenti in misura schiacciante, ma nulla è com’era un tempo. Ci sono molti esempi di questo. E non si può essere certi di cosa gli altri faranno. E un esempio eclatante delle restrizioni del potere USA al riguardo è venuto da uno studio che è stato pubblicato, ma non penso sia stata pubblicata la parte davvero importante. E’ uno studio sulla globalizzazione della tortura diffuso un paio di settimane fa dall’Open Society Forum. Lo si trova sulla stampa. E’ uno studio sulle ‘consegne’ [rendition]. Le ‘consegne’, per inciso, sono un grande crimine che, di nuovo, risale alla Magna Carta, esplicitamente. Mandare le persone oltremare per essere torturate. Ma questa oggi è una politica pubblica. E questo era uno studio su quali paesi vi hanno partecipato. Ed è risultato che erano più di cinquanta paesi, la maggior parte dell’Europa, del Medio Oriente, che è dove sono stati mandati per la tortura. E’ dove stavano i dittatori, Asia e Africa. Un solo continente è stato totalmente assente. Non un solo paese è stato disponibile a partecipare a questo grande crimine: l’America Latina. E una sola persona lo ha segnalato, Greg Grandin, uno studioso dell’America Latina dell’Università di New York, ma è la sola persona che ho visto segnalarlo. Ciò è estremamente importante. L’America Latina era normalmente il “cortile dietro casa”. Facevano quello che dicevamo noi oppure noi rovesciavamo i governi. Beh, inoltre, in quegli anni era uno dei centri globali della tortura. Ma oggi il potere USA è declinato in misura sufficiente perché i tradizionali servi più affidabili dicano semplicemente di no. E’ impressionante. E non è l’unico esempio. Dunque, tornando alla giurisdizione universale, non mi sono mai aspettato molto da Obama, per dire la verità, ma l’unica cosa che mi sorprende sono i suoi incessanti attacchi alle libertà civili. Semplicemente non li capisco. Da Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://www.zcommunications.org/the-era-of-the-drone-by-noam-chomsky.html
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