Oriental Review Brzezinski capovolto e le insidie eurasiatiche
Le guerre segrete condotte dagli Stati Uniti in Siria e Ucraina sono parte integrante della più ampia strategia dei Balcani eurasiatici. Idealmente, la logica del mandante è diffondere la destabilizzazioni come un incendio in una foresta arida, fagocitando Iran (con la Siria e il flusso di mercenari in Iraq) e Russia (Ucraina). Questo pio desiderio è subito fallito quando la Siria e il popolo di Crimea e del Donbas hanno resistito. Per estensione, Iran e Russia coprono i loro interessi nelle rispettive sfere, comprendendo che il successo della politica estera degli Stati Uniti potrebbe costituire una minaccia esistenziale. Così, con la destabilizzazione relativamente contenuta, la strategia inversa di Brzezinski viene respinta. Gli Stati Uniti hanno cercato di capitalizzare il caos in Siria e Ucraina, per creare “buchi neri” in cui risucchiare Iran e Russia. Scientificamente parlando, un buco nero è formato da una stella collassata, per far sì che tale metafora sia rapidamente trapiantata nella geopolitica, si guardi al caos balcanizzato formato da uno Stato fallito (o parti di essi). La Siria non è crollata, ma parti del Paese rimangono al di fuori del controllo del governo legittimo. L’Iraq si avvicina allo status di Stato quasi fallito, i cui problemi possono rappresentare una pericolosa minaccia per l’Iran. Allo stesso modo, l’Ucraina è uno pseudo-Stato fallito, e gli eventi che genera sono un pericolo significativo per la Russia. In entrambi i casi, accade che i buchi neri si formano in alcune parti della Siria, della maggior parte dell’Iraq e in Ucraina, la cui attrazione gravitazionale è la destabilizzazione e il caos che possono facilmente aspirare Iran e Russia. Dopo tutto, Iran e Russia hanno i legittimi interessi di sicurezza nazionale messi in pericolo dalle azioni degli USA nelle vicinanze, e la tentazione potrebbe essere troppo grande per astenersi da un coinvolgimento. Ciò rende le situazioni in Siria/Iraq e Ucraina delle insidie eurasiatiche per intrappolare Iran e Russia. Russia e Iran sono obiettivi del Brzezinski capovolto, perché gli Stati Uniti hanno già importanti infrastrutture e influenza nelle loro vicinanze (NATO e basi nel Golfo). Ciò facilita la direzioni di tali grandi operazioni segrete. Una struttura simile non è ancora pronta nel Sudest asiatico, ma potrebbe presto apparire dopo il Pivot in Asia degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno infrastrutture e influenza in Asia nordorientale, ma il sud-est asiatico rappresenta il ventre molle di Pechino. In futuro gli Stati Uniti potranno utilizzare le lezioni di Siria/Iraq e Ucraina per costruire una trappola ancora più allettante contro la Cina, o forse riuscire a mettere Russia e Iran ‘fuori gioco’, e una sistemazione sarebbe possibile con la Cina, consolidandola in una posizione asservita. Allo stesso modo, se gli Stati Uniti avessero successo nella destabilizzazione su larga scala dell’Asia centrale, dopo il ritiro afgano, un mega-buco nero regionale potrebbe svilupparsi aspirando contemporaneamente Russia, Cina e Iran. Sarebbe il colpo di grazia della pianificazione eurasiatica statunitense e rappresenterebbe il raggiungimento dell’obiettivo strategico della Grande Scacchiera. Riflessioni conclusive Compiendo una svolta completa Brzezinski è tornato ai suoi principi fondamentali, attirare gli avversari degli USA in impegni strategici da cui non poter ritirarsi. La sua istigazione della guerra sovietico-afgana con i mujahidin addestrati e armati dalla CIA, prima dell’intervento sovietico, non deve mai essere dimenticata. Il concetto dei Balcani eurasiatici ha ampiamente oscurato tale capitolo del passato di Brzezinski, ma ciò non significa che non sia meno importante per la dottrina strategica statunitense contemporanea. Mentre il momento unipolare degli Stati Uniti si avvicina al crepuscolo, l’alba dell’era multipolare è dietro l’angolo. Ciò richiede un cambio fondamentale del precedente modello offensivo degli Stati Uniti in Eurasia, e quindi il rilancio della strategia del mandante. Per accentuare il fatto che tale strategia sia attualmente utilizzata dai vertici statunitensi, si deve andare oltre i casi di Siria e Ucraina. Questi due campi di battaglia sono i fronti dichiarati di tale strategia, essendo i test in tempo reale per perfezionare tale idea. Le recenti dichiarazioni dimostrano che l’obiettivo principale degli Stati Uniti è attirare Russia e Iran nei pantani eurasiatici di Ucraina e Siria/Iraq. Brzezinski stesso ha detto che gli USA devono armare direttamente Kiev, al fine di bloccare tutte le forze russe d”invasione’ che è convinto essere sul punto di attraversare il confine. Egualmente, gli Stati Uniti ora parlano di ‘collaborare’ con l’Iran per sconfiggere il SIIL filo-occidentale in Iraq. Il pensiero va ai raid aerei statunitensi che coprirebbero le offensive della Guardia Rivoluzionaria iraniana (in coordinamento con l’esercito iracheno), ma in realtà ciò permetterebbe agli Stati Uniti di scegliere quando e dove entrare in battaglia (da esterni), mentre le truppe iraniane ed irachene sarebbero usate come carne da cannone. L’offerta di cooperare non è altro che una finta per ingannare gli iraniani impigliandoli nella trappola irachena. Il “reset iraniano” è altrettanto falso del reset USA-Russia, un inganno per guadagnare tempo prezioso per montare il tradimento strategico. Mentre le insidie in Medio Oriente ed Europa orientale sono già dispiegate, la versione asiatica è ancora in sviluppo. Gli Stati Uniti devono prima completare il Pivot in Asia per completare la trappola alla Cina, tuttavia ciò non vuol dire che non siano già state testate diverse strategie. Ad esempio, la controversia vietnamita-cinese sul Mar Cinese Meridionale continua a tendersi, con accuse di aggressività da entrambi le parti. Gli Stati Uniti testano il terreno per usare i leader regionali quali partner eterodiretti, e finora sembra che il Vietnam sia in prima linea nelle riuscite manovre anticinesi. Tuttavia, poiché il Pivot in Asia è ancora in essere, può cambiare, ed è difficile prevedere esattamente quale sarà la trappola asiatica quando sarà infine dispiegata. In conseguenza delle mutate circostanze internazionali, gli Stati Uniti hanno definitivamente abbandonato i grandi interventi militari a favore delle guerre segrete per procura con i paramilitari. La nomina di Frank Archibald a capo del National Clandestine Service (NCS) della CIA, nel 2013, è la prova dell’importanza delle operazioni paramilitari, del cambio di regime e delle rivoluzioni colorate nella strategia statunitense. Archibald partecipò alla guerra civile bosniaca e seguì la prima rivoluzione colorata in Serbia nel 2000. Quando un esperto in campagne paramilitari e rivoluzioni colorate, per inciso le prime riuscite nella storia, viene messo al vertice della NCS, allora qualsiasi movimento rivoluzionario colorato dovrebbe giustamente essere sospettato essere un’operazione della CIA, così come qualsiasi campagna paramilitare dannosa agli interessi russi, cinesi e iraniani. Mentre gli Stati Uniti riducono la dipendenza dal conflitto convenzionale, seguendo il consiglio di Sun Tzu di sconfiggere il nemico senza combattere direttamente, il nuovo approccio statunitense alla guerra è ancor più nefasto. Il padrino della guerra sovietico-afgana è tornato alle sue grandi radici strategiche, e la sua influente eredità ha portato alla creazione di due trappole eurasiatiche invitanti per Russia e Iran. Entrambi gli obiettivi prefissati furono attirati in conflitti sanguinosi quando l’Unione Sovietica finì in Afghanistan nel 1979, e siano “dannati se intervengono, dannati se non intervengono“. Quando si parla delle atrocità umanitarie e dei crimini di guerra in Ucraina, ciò è volutamente intrapreso al fine d’irritare la leadership russa e provocare una reazione militare emotiva. Mosca è ancora una volta nel mirino dello scaltro Brzezinski che l’aveva ingannata in passato, e l’Iran deve riflettere profondamente sulle conseguenze se ritornasse nel conflitto iracheno dopo lo stallo della guerra Iran-Iraq. Per concludere con il commento di Hillary Clinton in chiusura del suo libro di memorie, quando si tratta di Mosca e Teheran “il tempo per un’altra scelta difficile arriverà abbastanza presto“. Andrew Korybko è corrispondente politico della Voce della Russia, attualmente vive e studia a Mosca, per Oriental Review. |
top |