I cervelli dell'hi-tech a cena con Obama
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Ecco le immagini ufficiali (dalla pagina Flickr della Casa Bianca) della cena tra il presidente americano Barack Obama, a San Francisco, con i cervelli americani della tecnologia come il fondatore di Apple Steve Jobs (alla sua sinistra) e il creatore di Facebook, Mark Zuckerberg (alla sua destra). Presenti, tra gli altri, il presidente di Yahoo!, Carol Bartz, il direttore di Twitter, Dick Costolo, il co-fondatore di Oracle Larry Ellison e il presidente di Cisco Systems, John Chambers. |
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La rivincita dei nerd
secchioni al potere
NEW YORK - E così alla fine hanno vinto loro, i ragazzi con gli occhiali, i primi della classe tenuti alla larga da tutti, quelli che stasera non esco e neppure domani e neppure domani l'altro, perché il mondo sta tutto nella mia cameretta, nel personal computer, nell'iPad, nel cloud, in quella nuvoletta che adesso tutti ci unisce nel mondo virtuale del web. Ci ha messo mezzo secolo, quella parola - nerd - apparsa per la prima volta proprio nel 1951, qui in America su Newsweek, per fare il giro del mondo e del significato: trasformandosi da "sfigato" in "figo". Ma mica è solo una questione di slang, di linguaggi. L'ultima generazione - la "evoluzione dei nerd", come la chiamano gli esperti - è pronta a cambiare letteralmente il mondo: con quelle nuovissime, pacifiche ma micidialissime bombe atomiche chiamate, per esempio, Facebook e WikiLeaks. Prendete quella foto scattata nella Silicon Valley l'altro giorno: dice tutto. C'è lui, Barack Obama, il Comandante in capo del mondo occidentale, il presidente - piaccia o non piaccia - più seducente del pianeta, che alza il bicchiere e rende omaggio a quella tavolata di nerd e di ex nerd. Alla sua sinistra Steve Jobs, il mago di Apple oggi stremato dalla malattia, e alla destra il suo giovanissimo erede nel regno dei "techies", i re del web e dell'hitech, cioè Mark Zuckerberg. Mancava soltanto Bill Gates, il fondatore di Microsoft ormai uscito fuori scena, il primo ragazzo con gli occhiali a conquistare il mondo. E naturalmente, non poteva esserci il nemico pubblico numero, ricercatissimo in tutto il pianeta, quel signore che agli occhi dell'amministrazione Usa è il nerd cattivo, l'angelo caduto: Julian Assange. Siete pronti? La rivincita dei nerd è appena iniziata. Tra qualche notte anche Hollywood circonderà di Oscar quel The Social Network che racconta, appunto, la straordinaria avventura di Zuckerberg e del suo Facebook. L'ennesimo segno dei tempi. Il regista, David Fincher, è lo stesso di Fight Club, il film che celebrò negli anni Novanta la ribellione fisica dell'America uscita dallo yuppismo, tutta muscoli e palestra. L'esatto contrario, cioè, dell'universo nerd. Ma chi sono davvero questi nerd e perché non possiamo più fare a meno di loro? Intendiamoci: i nerd duri, si fa per dire, e puri sono altri. Quelli che invece dei cartoon made in Usa vanno a caccia di anime giapponesi. Quelli che al vecchio rock rumoroso preferiscono le sperimentazioni tecno-sentimentali dei Radiohead - oppure il folk alternativo e colto dei Decemberists. Quelli che impazziscono per la fantasy e la fantascienza, dal Signore degli Anelli a Blade Runner, ma anche per la saghe cyborg di William Gibson. Quelli che in America chiamano geek e noi chiameremmo invece "smanettoni": dal computer al cellulare tutto ciò che è tecno, per loro, non ha mai segreti. Ma questa così disegnata sarebbe una tribù metropolitana come un altra. Un mondo a parte che si nutre di miti in continuo aggiornamento: in continui updates, come si dice nel linguaggio del web e delle applicazioni dei telefonini. Invece oggi nerd sono i personaggi che Ben Stiller e Adam Sandler portano sul grande schermo in quelle commedie - vedi ora Just Go With It - che attualizzano (up to date, appunto) l'americanone svampito alla Cary Grant. Nerd sono le tecniche di seduzione che innumerevoli libri e applicazioni pubblicizzano: perché "da ragazzino ero un tipo difficile" è diventato un modo per provarci - e con un certo successo, anche. E nerd sono gli occhiali alla moda che per primo negli anni '80 Elvis Costello rilanciò (copiandoli da Buddy Holly) e oggi sono invece il segno distintivo dei "falsi nerd": quelli cioè che si atteggiano a finti secchioni soltanto perché è un'immagine alternativa all'imperativo maschile e machista dominante - come ieri sarebbe stato portare baffoni e capelloni. Proprio la comparsa del "falso" è - Jean Baudrillard docet - il segno del successo della categoria. Ma questo non vuol dire che i veri nerd siano scomparsi. Anzi. C'è perfino chi ci scorge un'origine genetica. Nel suo Storia naturale del Nerd (che negli Usa ha il titolo più localistico di American Nerd: storia della mia gente) Benjamin Nugent si spinge fino a sottolineare la contiguità dei veri nerd con i portatori della sindrome di Aspergers. Cioè quella forma di autismo che avrebbe colpito innumerevoli geni: da Wolfgang Amadeus Mozart fino al solito Bill Gates, arruolato nella categoria dalle orgogliosissime associazioni di Aspies, come li chiamano affettuosamente qui. Difficoltà di relazionarsi socialmente, interessi focalizzati, vere e proprie distrazioni: i sintomi ci sono tutti. Prima della cultura, insomma, verrebbe la natura? Qui il tema si fa più delicato. Ma la vera domanda da porsi - sindrome o meno - è un'altra: com'è possibile che questi campioni dell'asocialità siano diventati nel giro di qualche decennio i campioni del mondo intero? Quando Nugent ha scritto la sua storia, quattro anni fa, Zuckerberg doveva ancora cominciare la sua avventura che lo avrebbe portato a fare di Facebook il club di 600 milioni di umani: uno stato virtuale grande tre volte gli Usa. E soprattutto era ancora un hacker felice e sconosciuto l'uomo che con la sua invenzione ha stravolto il mondo dell'informazione: Julian Assange. Anche lui nerd? Quando glielo chiedi, Nugent si accende: "Zuckerberg e Assange sono entrambi molto, molto nerd. Nella loro incapacità di apparire, entrambi, come leader carismatici: ma anche negli straordinari effetti che le loro tecnologie hanno avuto sul mondo". C'è però una differenza fondamentale tra i due e, per esempio, Bill Gates. "Gates è stato importantissimo perché ha cambiato l'immagine del miliardario ed è stato il primo nerd a imporsi come un gigante. Ma sarebbe stata capace di suscitare con Windows una rivoluzione politica da qualche parte nel mondo? Credo di no. Quello era solo un prodotto. Facebook e WikiLeaks, invece, l'hanno fatto". E come? Nel passato, spiega Nugent "la capacità di una persona di fomentare una rivoluzione era inseparabile dalle sue parole e dalla sua presenza. Magari attraverso i libri, come fece Karl Marx. O attraverso l'esempio, come ci insegnò il Mahatma Gandhi". Zuckerberg e Assange, nel loro piccolo, non sono dei grandi oratori: al contrario. "Entrambi si sono limitati a creare "soltanto" i mezzi tecnologici con cui altri hanno iniziato una rivoluzione. Creare una macchina più importante di quello che tu rappresenti: questo sì che è un atteggiamento nerd". Che viene da lontanissimo. "È il vecchio mito di Frankstein: tu crei il mostro e non puoi più fermarlo". Eccola l'evoluzione del nerd. Il ragazzino con gli occhiali Peter Parker oggi per cambiare il mondo non ha più bisogno di trasformarsi in Spiderman - proprio adesso fra l'altro celebrato a Broadway dal semi-nerd Bono. Sì, il mondo è già cambiato grazie alla rivoluzione dei nerd. Senza scomodare i coraggiosi ragazzi del muro arabo, qui in Occidente ormai parliamo tutti come loro: con gli sms e con le mail. "Solo che loro comunicavano così già dagli inizi degli anni '80 - conclude Nugent - mentre noi li abbiamo raggiunti soltanto adesso". Gia, c'è voluto mezzo secolo per riscoprirci tutti ragazzini con gli occhiali.
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