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Post n°968 pubblicato il 01 Marzo 2009
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January 6, 2012
1992 l’anno del Golpe in Italia che segnò la fine della nostra sovranità politica
di Anonimo
Assolutamente da leggere!
Vent’anni della nostra storia! Una lucida analisi sugli ultimi vent’anni della complottistica italica
COSA ERA ACCADUTO IN COSI’ POCO TEMPO PER RIBALTARE L’ITALIA?
Cos’era accaduto in così poco tempo per ribaltare tutta l’Italia, la storia e la religione come un calzino? Era accaduto che era crollato il Muro di Berlino, e orde di compagni ipnotizzati dall’isola che non c’è, aspettavano i custodi della fede fuori dalle sezioni con i bastoni in mano dopo tanti anni di prese per il cubo. I geni del marketing delle masse avevano previsto per tempo la grande opportunità, e avevano iniziato a tessere la propria tela coi “vertici“, e a preparare la strada per “orientare diversamente” il popolino del muro di Berlino: caduta la prima pietra, era già pronta una “Santa Alleanza” mediatico-giudiziaria che distogliesse l’attenzione del popolino con la terza media dai mille “contrordini, compagni!” verso una “missione per conto di Dio” che li facesse sentire di nuovo “importanti” per le sorti del mondo.
In realtà si trattava solo di un ramo di un golpe internazionale volto al controllo “dall’alto” delle realtà “locali“, basato in Italia, appunto, sul totale controllo di magistratura e media.
Sentiamo le testuali parole di Piero Sansonetti, in quel periodo di inizio golpe condirettore, insieme a Veltroni, de L’Unità:
“Chi contava? I giornali. E nacque un’alleanza di ferro tra quattro giornali italiani: il Corriere, la Stampa, l’Unità e Repubblica. Il direttore dell’Unità era Veltroni, alla Stampa c’era Mauro, il caporedattore di Repubblica era Antonio Polito. Ci si sentiva due o tre volte al giorno, si concordavano le campagne, le notizie, i titoli“.
In due parole: Santa Alleanza tra i maggiori media del periodo per preparare la strada a “Mani Pulite“, con l’obbiettivo di sostituire il governo eletto dal popolo sovrano, con uno fantoccio formato, ovviamente, solo da aderenti al golpe internazionale.
ALLA TESI DI “MANI PULITE” ADERISCONO SUBITO TUTTI I COMUNISTI E…
In Italia aderiscono subito tutti i comunisti per salvarsi dai coltelli dei raggirati da decenni, la sinistra DC di De Mita, Ciampi, Scalfaro e Prodi, la sinistra PSI di Giuliano Amato. Ma le correnti di maggioranza, che occupano già le poltrone giuste per decisione popolare, non sentono ovviamente una impellente necessità di inchinarsi ad un complotto internazionale che promette loro ciò che, praticamente, già hanno (e per di più senza “pressioni esterne“). Inizia quindi la “resa dei conti“.
L’allora ministro degli interni, Vincenzo Scotti, alla presentazione del libro “L’Oro da Mosca” del giornalista Valerio Riva, ci svela quanto segue: tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992, all’insaputa l’uno dell’altro e a distanza di pochissime settimane, il capo della polizia, quello del Sisde e Giovanni Falcone si recano al Viminale per informare il ministro degli interni di essere giunti, da diverse vie, ad individuare un “complotto internazionale” della lobby delle lobbies della grande finanza, insieme a mafia, camorra e kgb “deviato“, il cui intento è quello di “fare shopping in Italia” dopo aver sostituito, grazie ad un accordo mediatico-giudiziario, il governo “reale” con uno “fantoccio“, costituito solo da coloro che hanno aderito al “complotto”, e dopo aver fatto svalutare la lira. Falcone preavvisa anche Scotti che, se la consueta “guerra di diffamazione personale” inaugurata da Luciano Violante nei suoi confronti in ogni sede istituzionale non sortirà nel frattempo particolari effetti, incontrerà a fine maggio il collega moscovita Stepankov per “chiudere il cerchio“, ma che “attentati mafiosi” potrebbero arrivare prima di quella data per iniziare a destabilizzare l’opinione pubblica italiana e quindi spianare la strada ai complottisti dal punto di vista del “siluramento mediatico-giudiziario dei politici non complottisti“.
FALCONE, PRIMA DI RIUSCIRE A INCONTRARE IL COLLEGA RUSSO, CASUALMENTE SALTA IN ARIA
Vincenzo Scotti in marzo allarma quindi ufficialmente tutte le prefetture, e direttamente anche il Parlamento, ma entrambe le “istituzioni” sottovalutano l’allarme lanciato da Falcone e servizi segreti, nonostante gli attentati mafiosi si verifichino realmente e, soprattutto, nonostante i “poteri forti” inizino a spostare progressivamente le proprie pedine nello scacchiere della magistratura per farle sedere nelle poltrone “giuste“. Poche ore prima dell’incontro col collega russo, casualmente Falcone salta in aria a Capaci, e casualmente quella stessa sera due camion pieni zeppi di documenti escono a fari spenti da Botteghe Oscure, come accadde in tanti luoghi ed in tante occasioni del passato dalle “ambasciate russe“: gli uomini del SISDE che li stavano sorvegliando da tempo, attendono frementi l’autorizzazione alla perquisizione da settimane agognata, ma casualmente ricevono invece la notizia che il loro “capo operativo” è stato improvvisamente ed inopinatamente “silurato“… come quello del Norad la notte tra il 10 e l’11 settembre 2001… quindi anni di indagini vanno in un attimo a p…
E’ il 23 maggio 1992, e casualmente il 2 giugno numerosi esponenti di spicco del complotto denunciato in inverno da Falcone (e non solo) a Scotti, salpano da Civitavecchia sul panfilo reale Britannia per una scampagnata lontano da orecchie indiscrete…
Casualmente, i servizi segreti intercettano una comunicazione dal Britannia alla Procura di Milano, e ancor più casualmente il giorno dopo Maurizio Losa dal TG1 ci informa che molti “pezzi da novanta” anticomplottisti del governo in carica, Craxi compreso, sono appena stati iscritti nel registro degli indagati. Craxi si era sempre lamentato del potere assoluto del suo grande amico Giuliano Amato nelle “questioni economiche del PSI“, e il grande amico Giuliano Amato si era sempre vantato che “non si muovesse foglia” in tutte le questioni “di denaro” del PSI, se prima non ci fosse stata la propria autorizzazione, però, per la Santa Alleanza della magistratura coi quattro maggiori quotidiani del Paese, improvvisamente Craxi diventa il più grande ladro tangentaro della storia d’Italia, mentre contemporaneamente Giuliano Amato diventa miracolosamente il presidente del consiglio di un governo fantoccio che… tenterà di salvare l’Italia dalle tangenti e quindi da Craxi… Misteri della fede…
GIULIANO AMATO VA AL GOVERNO E UNA BANCA D’AFFARI DICHIARA CHE…
Venti minuti dopo che Giuliano Amato ha miracolosamente ricevuto l’incarico di salvare l’Italia dalle tangenti di Giuliano Amato, casualmente la banca d’affari internazionale più rappresentata sul Britannia si sente miracolosamente costretta ad annunciare al mondo intero che i titoli di stato italiani, da lei stessa applauditi e consigliati al mondo pochi mesi prima, ora che l’italica economia è leggermente migliorata, sono miracolosamente divenuti inaffidabili…
Perché inaffidabili, la stampa specializzata chiede a gran voce? “Perché l’Italia non privatizza i suoi gioielli di Stato…”, è la risposta dei lupi di mare del Britannia.
Gli esperti del settore ridono di gusto a tanta imbecillità, ma le altre banche presenti sul Britannia iniziano a svendere tonnellate di titoli di Stato italiani. Il Bilderberg storico Giuliano Amato annuncia al Paese di volergli tanto bene da sentirsi costretto a pagare una follia la consulenza delle 3 maggiori banche d’affari del Britannia per “farci uscire vivi dalla crisi“, e manda questi gentiluomini guidati da Soros a dettare ordini all’altro Bilderberg storico Carlo Azeglio Ciampi (incoronato a Stresa dai vertici della –OMISSIS- planetaria), in quel momento, casualmente, numero uno di BANKITALIA.
Dall’azione congiunta di tanta genialità italo-rotschildiana, scaturisce la perdita, tra “diretto” e “indotto“, di oltre 100.000 miliardi di vecchie lire di quasi vent’anni fa, l’uscita della nostra moneta dallo SME, e la sua conseguente, pesante svalutazione. Casualmente a quel punto la maggioranza bulgara delle “privatizzazioni” finisce a società straniere… Che risparmiano prima il 25 – 30% per la svalutazione, poi almeno altrettanto per una “sottovalutazione” di consulenti geniali come tal Romano Prodi.
L’informazione, radunata intorno all’ex “ammazza Agnelli/De Benedetti” Paolo Mieli, “copre” il tutto con migliaia di titoloni sull’eliminazione mediatico-giudiziaria di chi non aderisce al complotto, quella ridicola farsa che qualche povero di spirito continua a chiamare “Mani Pulite“.
Antonio Polito, come detto uno dei “Quattro dell’Ave Maria” della Santa Alleanza, scrive testualmente: “Certo, Craxi non aveva torto quando diceva di sentirsi accerchiato. C’era un vuoto, i partiti pesavano pochissimo, il governo era altrettanto debole, perse in pochi mesi una decina di ministri che si dimettevano subito, appena ricevuto l’avviso di garanzia, anche per le nostre campagne di stampa. La dimostrazione più evidente di quel patto si è avuta col decreto Conso. Certo, l’uomo era specchiato, l’oggetto era tentatore e l’idea nemmeno campata in aria: la soluzione prevedeva che i politici coinvolti in Tangentopoli se ne andassero subito a casa. Però decidemmo insieme di ostacolare quel decreto, di ostacolare la soluzione politica… E non fu difficile… In quel clima ci bastava scrivere “decreto salva ladri”, e il gioco era fatto. Non c’era potere politico che potesse contrastarci. In quel vuoto abbiamo interpretato e qualche volta indirizzato l’opinione pubblica. Facemmo quel patto proprio perché il nostro peso era enorme“.
MIELI SI VANTA DI INCONTRARSI DUE O TRE VOLTE ALLA SETTIMANA CON DI PIETRO
Per coloro, magari stranieri, che non conoscono bene la lingua italiana, traduco brevemente: Mieli si vanta di incontrarsi 2-3 volte alla settimana con Di Pietro, comunque sempre almeno il sabato mattina a colazione, insieme concordano chi “asfaltare” e chi “salvare“, Mieli si sente 3-4 volte al giorno con i numeri uno degli altri 3 quotidiani della Santa Alleanza per concordare titoloni esplosivi per condannare preventivamente qualcuno (non importa se innocente) e assolvere preventivamente altri (non importa se colpevoli), ma guai mai se qualcuno osa proporre una “asfaltatura democratica a 360 gradi dei tangentari“, perché i primi a saltare sarebbero ovviamente proprio i loro padroni… E così accadde che, quando nell’autunno 1993 vennero fissate le elezioni politiche per il successivo marzo 1994, sulla scena politica erano rimasti solo i complottisti al gran completo (perché “intoccabili“), più Bossi e Fini “che non se li voleva nessuno“…
A quel punto, col consueto grave errore di valutazione sulla reale scolarizzazione degli italiani, a Botteghe Oscure e in Via Solferino si accolse quasi con sollievo la “discesa in campo” di chi era miracolosamente riuscito a riunire sotto le proprie ali “quelli che non se li voleva nessuno“, poiché tale “miracolo” pareva dare un minimo di credibilità alle elezioni-farsa scaturite dall’intoccabilità di un Di Pietro che, nonostante statisticamente sbagliasse il 70-75% dei propri teoremi, continuava ugualmente ad arrestare impunemente tutto e tutti. Ma il 27 marzo 1994 accade l’impossibile: a forza di esaltare le doti umane e di imprenditore di San Silvio da Arcore, CGIL e PCI hanno talmente “innalzato” la notorietà del “Cavaliere Nero“, che quest’ultimo asfalta la “gioiosa macchina da guerra” alle politiche.
Non passa nemmeno una settimana, che il presidente di Banca IMI (a quei tempi ancora “statale” e come sempre in mano ai “poteri forti” del paese) si presenta al Bilderberg storico Oscav Luigi (in qualità, oltre che di Presidente della Repubblica, di presidente del Csm) per presentargli un esposto miracoloso. Perché “miracoloso“? Perché, come vedremo, Banca IMI nel processo noto come IMI-SIR(/Rovelli) ha per anni palesemente corrotto tutti i magistrati dei vari gradi di giudizio per ottenere uno “sconto” di una inevitabile pena, ottenendo alla fine un “quasi-dimezzamento” (economico) della pena stessa, proprio un paio di mesi prima dell’inaspettata vittoria di San Silvio istantaneamente divenuto Satana Origine di Tutti i Mali. E ora, mentre ancora nei “piani alti” della banca si festeggia il risultato di tanta corruzione di magistrati, si manda il presidente della banca da Oscav con un esposto che ipotizza corruzione di magistrati realizzata dalla parte avversa=danneggiata dal dimezzamento finale (…), guidata occultamente, non ci crederete mai, da Satana Origine di Tutti i Mali…
VIENE COINVOLTO BOSSI PER POTER FARE IL RIBALTONE
Oscav Luigi trasmette l’esposto alla magistratura competente e lo manda in copia a Bossi minacciando di coinvolgerlo nel caso in cui “voti la fiducia” al “Santo da Arcore” istantaneamente trasformatosi in “Satana Origine di tutti i Mali“.
Umberto Bossi temporeggia per alzare la posta del “tradimento“, e quindi intanto vota la fiducia a Satana, poi si mette alla finestra e aspetta proposte dal Quirinale.
Poche ore dopo il voto di fiducia, Remigio Cavedon, ex Direttore de “Il Popolo” ed ex consigliere personale di Oscav, per altri motivi si reca in visita al Quirinale e, come vedremo tra breve, in una lunga, amichevole chiacchierata, viene informato da Scalfaro che esiste già un complotto mediatico-giudiziario per mandare a casa Satana Origine di tutti i Mali, che vi partecipano tutti i “poteri forti“, tutta la vecchia politica, tutta la magistratura, tutta l’informazione e pure tutte le forze dell’ordine, compreso il capo nazionale della polizia, Parisi, amico fidato dello stesso Cavedon…
L’ex direttore del Popolo viene anche informato che “si sta lavorando ai fianchi” di Bossi, che il ribaltone è già cosa fatta, e che Satana non vincerà mai e poi mai le successive elezioni, poiché la magistratura si sta inventando qualcosa per spazzarlo via per sempre…
Scalfaro, come stiamo per vedere, lo informa anche che la motivazione di gran lunga più importante di questa “compattezza” del fronte anti-Satana, riguarda gli interessi di tutti i partecipanti alla “Santa Alleanza antiSatana” nei confronti di alcuni mega-affari dell’IRI, dove Satana sta già scoperchiando qualche pentola molto rischiosa. Infatti, Satana, appena ricevuta la fiducia, ha affidato la guida della Commissione Antimafia alla toga più rossa dell’universo, e questa, già a suo tempo collaboratrice esterna di Falcone e Borsellino nel Pool antimafia, seguendo il filo delle ultime indagini dei due colleghi saltati in aria, ha già scoperto la truffa del secolo, 200.000 miliardi di tangenti tra “diretto” ed “indotto” legati alla TAV, finiti a mafia, camorra, grande finanza, cooperative rosse e uno stuolo di politici, il 100% dei quali, casualmente, si sta proprio in quei giorni stringendo intorno alla “Santa Alleanza per Prodi” che salverà la povera Italia da Satana Origine di tutti i Mali. In tale ottica, come vedremo meglio in apposito capitolo, il governo-fantoccio scaturito dalla follia della e dall’inettitudine degli italiani (che solo ora, a distanza di tanti anni, si stanno riscattando. E con gli interessi, a giudicare dalle ultime tornate elettorali…), presieduto dallo zerbino Bilderberg Giuliano Amato, con una seduta straordinaria in notturna a fine anno (29 dicembre 1992), firma in extremis un provvedimento che aggiri/raggiri una legge europea sulle “grandi opere“, che poche ore dopo, il primo gennaio 1993, sarebbe entrata a tutti gli effetti in vigore (riunione in piena notte dei ministri Barucci, Reviglio e Tesini).
COMMISSIONANO A NOMISMA UNA COLOSSALE CONSULENZA
Tale provvedimento europeo, prevedeva che per tutte le “grandi opere” di ciascuno dei Paesi membri, come la TAV, fosse realizzata un’asta aperta alle società, appunto, di tutta l’Europa Unita, ma questo avrebbe complicato pesantemente la successiva spartizione già decisa delle tangenti, quindi il provvedimento preso in extremis passò il “potere decisionale” all’IRI, nella persona, scoprì la Commissione Antimafia, di Romano Prodi, che, per essere sicuro di non sbagliare nella scelta dei “contractors” cui affidare i lavori della TAV (si sa mai gliene scappasse, per distrazione, anche uno solo non mafioso…), commissionò una colossale consulenza al Romano Prodi di Nomisma, che riuscì nella miracolosa impresa di scegliere solo ed esclusivamente società appartenenti al complotto, molte delle quali non possedevano nemmeno operai ed attrezzature per poter eseguire i lavori per i quali stavano ricevendo decine di migliaia di miliardi di vecchie lire (dei primi anni ’90.
Solo la Finanziaria 1993 di Giuliano Amato e del suo governicchio servo dei Bilderberg destinò alla truffa 9.000 miliardi direttamente, più del doppio indirettamente…). A quel punto, come stiamo per vedere, la Commissione Antimafia scoprì che già Falcone aveva individuato, grazie anche a mega-dossier dei reparti speciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, lunghe catene di subappalti che passavano sempre e comunque da società di mafia e camorra, per finire, con mediamente solo il 10-20% dei soldi iniziali, in cooperative rosse che, oltre che partecipare alla spartizione, nemmeno rispettavano le regole sul lavoro per i propri operai e che, con i pochi soldi rimasti dopo tutta la catena di subappalti, nemmeno riuscivano a fare un terzo dei lavori commissionati e quindi battevano cassa verso Roma. Non solo: la toga più rossa del mondo, pluri eletto nelle fila di PCI/PDS, scopre che il 100% dei politici che hanno messo le mani in pasta nella truffa del secolo, si sta in quel momento radunando nella “Alleanza per Prodi” che doveva salvare l’Italia da Satana… e che il “distributore di tangenti” dell’affare TAV, il banchiere italo svizzero Pierfrancesco Pacini Battaglia, si era salvato per ben due volte in poco tempo dalla galera, prima per l’affare-Cooperazione, poi per la TAV, solo perché Antonio Di Pietro era intervenuto con minacce verso la Procura di Roma prima per evitargli due volte le sbarre, poi per “ripulire” due volte il dossier del tangentaro preferito di mafia e camorra, quindi “riverginarlo” due volte per potergli permette di distribuire più tranquillamente le tangenti.
Contemporaneamente Giuliano Amato passava all’antitrust, e casualmente, contemporaneamente alle indagini della toga rossa inaugurava una profonda (…….) indagine sulla “architettura societaria” sulla quale si basava la TAV e tutti i suoi sub-appalti, concludendo con una relazione finale nella quale affermava “tutto perfetto, nessuno dei problemi che qualche disinformato millanta…”. Casualmente, fino a quando a Palazzo Chigi siede Satana Origine di Tutti i Mali, il lavoro della Commissione Antimafia e dell’ex giudice senatore PCI/PDS procede spedito e senza ostacoli, casualmente dopo il ribaltone la Commissione viene congelata e si impedisce alla Toga più rossa del mondo di discuterne la Relazione Finale, poiché dopo tale atto, il documento “passerebbe alla storia” come “documento ufficiale dello Stato” con sopra scritto che il 100% dei malfattori e criminali appartiene al nuovo schieramento compatto anti-Satana che si prepara alle elezioni del 1996. Elezioni alle quali la toga più rossa del mondo si presenterà nonostante le minacce di Violante e D’Alema (attraverso il proprio braccio destro Bargone), e verrà trombato nel proprio seggio-sicuro poiché mafia, camorra e compagni di partito minacceranno amici, parenti e conoscenti dell’ex giudice (mille denunce giacciono ancora senza seguito…), costringendolo addirittura a trasferire molto lontano la propria famiglia. Al magistrato rimarrà quindi il tempo di riassumere la Relazione Finale della Commissione Antimafia “congelata” dalla mafia rossa in un libro, che lo stesso autore presenterà in anteprima e di persona al nuovo presidente del consiglio (e proprio a Palazzo Chigi), il quale avrà un collasso dal quale, per la sfortuna di 60 milioni di italiani, verrà salvato in extremis da Beniamino Andreatta.