http://www.giornalettismo.com/ 26/10/2009
Il complotto del Britannia
Cosa avvenne a bordo del panfilo di Sua Maestà nel 1992?
Capita frequentemente che personaggi più o meno in vista esternino visioni complottiste di determinati avvenimenti, veri o presunti. Tra i casi più eclatanti c’è certamente quello dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, le cui affermazioni sono spesso così mirabolanti e difficili da prendere sul serio, che ormai non meravigliano più nessuno. Dal canto suo, qualche sparata complottista non la risparmia nemmeno Tremonti. Un po’ di tempo fa fece un accenno agli “Illuminati”, che secondo una teoria, piuttosto diffusa nel mondo dell’informazione alternativa, sarebbero una setta (taluni la vogliono addirittura di origini aliene) che controllerebbe l’economia ed i destini del mondo attraverso guerre, banche, signoraggio e chi più ne ha più ne metta.
Adesso è il turno del ministro Brunetta il quale, nel corso di un convegno del PDL nella seconda metà di settembre, ha richiamato l’attenzione del suo pubblico sul mito del Britannia: “Ve lo ricordate il Britannia? Il Britannia è una nave, appartenuta già alla casa reale inglese, che navigò davanti alle coste italiane… in cui si svolse un lungo seminario, durato un paio di giorni, in cui si trassero le linee della svendita delle aziende di stato italiane“. La storia del Britannia torna alla ribalta più o meno ciclicamente. Essa vuole che nel 1993, il 2 giugno per l’esattezza, il panfilo gettò le ancore nel porto di Civitavecchia, assieme ad altre unità della marina militare inglese, per ospitare una serie di incontri tra i massimi rappresentanti del mondo politico ed economico italiano e il fior fiore della finanza inglese, allo scopo di organizzare la svendita – attraverso la privatizzazione – delle aziende e delle società statali del Bel Paese. Anche questo mito ha le sue varianti, forse la più pittoresca è quella secondo cui le trattative a bordo della nave furono coordinate dalla Regina d’Inghilterra in persona da un lato, e Mario Draghi e Azeglio Ciampi (rispettivamente direttore del Tesoro e governatore della Banca d’Italia) dall’altro, con la partecipazione di “un centinaio” di affaristi inglesi e italiani, e collocando nel contesto l’assassinio del giudice Falcone (sarebbe servito a distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica) e l’inchiesta Mani Pulite (sarebbe servita a liberarsi di Craxi che ostacolava i progetti di privatizzazione).
Un bel minestrone, insomma, nel quale ci si può infilare letteralmente di tutto. Adesso c’è da capire quanto c’è di vero e quanto di inventato, il che non è semplice perché da quell’evento sono passati 17 anni e non esistono una documentazione, un resoconto o una relazione su quanto sarebbe accaduto e si sarebbe discusso nel corso dell’incontro. Cominciamo quindi con il dato obiettivo: effettivamente il Britannia e la nave da guerra Battleaxe della Royal Navy gettarono le ancore nel porto di Civitavecchia il 2 giugno del 1992 ed effettivamente sul panfilo si tenne un incontro al quale furono invitati numerosi esponenti del mondo politico e finanziario italiano. Nulla di segreto, però: la notizia fu riportata in anticipo dai giornali . Il Corriere della Sera del 2 giugno infatti scriveva: “Qualche giorno fa cento uomini d’ affari, economisti e opinion leader italiani hanno ricevuto questo aulico invito. Appuntamento fissato per stamattina alla banchina traianea del porto di Civitavecchia: imbarco a bordo del panfilo piu’ blasonato del mondo, due contrammiragli a dare il benvenuto…. mentre lo yacht fara’ rotta sull’ Argentario, gli invitati parteciperanno infatti (sottocoperta) ad un seminario sulle privatizzazioni. Un simposio che allineera’ una serie di relatori di grande prestigio: dal direttore generale del nostro ministero del Tesoro, Mario Draghi, al presidente della Banca Warburg, Herman van der Wyck, dal presidente dell’ Ina, Lorenzo Pallesi, a Jeremy Seddon, direttore esecutivo della Barclays de Zoete Wedd, passando per il direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta…” . Il fatto di partenza, quindi è vero: ci fu un simposio sulle privatizzazioni. Non è vero, invece, che gli onori di casa furono resi dalla Regina Elisabetta: nel 1992 la regina non è mai venuta in Italia ma ha fatto due sole visite all’estero: in Francia il 9 giugno e in Germania a ottobre. Tra l’altro proprio il 2 giugno 1992 cadeva l’anniversario dell’incoronazione della regina (1953), ricorrenza tradizionalmente festeggiata a Londra. Non è vero nemmeno che Draghi partecipò all’incontro: si limitò a una breve visita di saluto e sbarcò dal panfilo prima che iniziasse il convegno. In definitiva, si trattò appunto di questo: un convegno, con una serie di relatori. Questo lo sappiamo grazie al resoconto pubblicato sul Corriere della Sera del 3 giugno 1992 , in tempi non sospetti.
Ma allora, come nasce la storia del complotto? La storia nasce da un articolo sulla rivista Executive Intelligence Review pubblicato all’inizio del 1993: è lì che la storia del convegno viene stravolta e nasce la teoria di un accordo segreto nel quale fu decisa la svendita delle imprese pubbliche italiane con la compiacente collaborazione dei mass media incaricati di far digerire la pillola al popolo. E qui casca l’asino. La EIR è un rivista dall’affidabilità molto discutibile: tra i suoi editori c’è Webster Tarpley, sfegatato complottista sostenitore – tra le altre cose – della teoria che l’11 settembre 2001 fu un auto-attentato. La rivista è stata fondata ed è diretta da Lyndon LaRouche, altro complottista legato a doppio filo con gli ambienti nazi-fascisti, anti-semiti e negazionisti dell’Olocausto, con parecchi anni di galera alle spalle. La rivista stessa è stata definita, in un articolo pubblicato da United Press International nel 2002: “an anti-Semitic potpourri of disinformation, factoids, rumor, gossip, loony tunes and an occasional fact” . Ecco dunque come nasce la teoria del complotto del Britannia, via via arricchita dai contributi di numerosi altri complottisti al punto che oggi è diventato molto difficile separare il fatto (il simposio) dalla leggenda (il complotto). Peraltro, il disastro delle privatizzazioni in Italia ha giovato non poco alla teoria del complotto, e non c’è da meravigliarsi se oggi essa appaia estremamente verosimile. E forse, in fondo in fondo, più di qualcuno ha interesse a dare la colpa di tanti sfaceli a un intrigante complotto consumato su un panfilo reale in alto mare, piuttosto che all’incompetenza e al malgoverno di quegli anni. |
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