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giovedì 21 gennaio 2016

 

Camilo Torres per la pace in Colombia

 

Camilo Torres Restrepo scelse, negli anni ’60 del secolo scorso, la lotta armata e diede la vita per liberare il popolo colombiano dall’oligarchia e dallo sfruttamento, ora Camilo ritorna per la pace.

 

Poco tempo fa l’ELN (Ejército de Liberación Nacional), la seconda guerriglia in Colombia, in un comunicato ha dichiarato che “il suo desiderio per questo 2016 è che si avanzi nella pace in Colombia” e ha chiesto la ricerca e la consegna del corpo del prete guerrigliero, come gesto da parte del governo per dimostrare la volontà di andare avanti nel dialogo per una soluzione pacifica del conflitto. La risposta del presidente della Colombia è arrivata lo scorso 16 gennaio ordinando che l’esercito ricerchi il corpo di Camilo Torres Restrepo, affermando che c’è un avvicinamento con l’ELN, dichiarandosi fiducioso che entro poco delegati del governo e di questo gruppo guerrigliero si siedano ad un tavolo per negoziare la pace.

 

Il governo colombiano e l’ELN hanno dialoghi esploratori da gennaio del 2014 in Ecuador, con lo scopo di iniziare un processo di pace simili a quello con le FARC-EP.

In un’intervista rilasciata a fine anno al giornale basco Vara, il leader dell’ELN, Nicolás Rodríguez Bautista, “Gabino”, ha confermato che i dialoghi nel 2016 da informali diventeranno formali con una precisa agenda di negoziazione.

 

Il prossimo 3 febbraio è l’anniversario della nascita di Camilo Torres Restrepo, nato nel 1929 a Bogotà. Il 15 febbraio è il cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta a Patio Cemento, Santander, in uno scontro armato. Camilo nacque in una famiglia dell’alta borghesia di Bogotà. Si diplomò al Liceo Cervantes e dopo aver studiato per 6 mesi diritto all’ Universidad Nacional de Colombia entrò nel Seminario Conciliar, sempre di Bogotá. Qui rimase 7 anni. Iniziò ad interessarsi alla realtà sociale colombiana, fondando un circolo di studi sociali. Fu ordinato sacerdote nel 1954. La sua prima messa è nella cattedrale di Bogotà nello stesso anno. In seguito viaggiò in Belgio, dove si iscrisse alla facoltà di sociologia di Lovanio.

 

Durante la sua permanenza in Europa si mise in contatto con la Democrazia Cristiana, il movimento sindacale cristiano e, a Parigi, con gruppi della resistenza algerina, avvicinandosi alla causa degli oppressi. 

Rientrato in Colombia diventa titolare della cattedra di Sociologia nella stessa Università dove aveva studiato. I suoi temi sono in relazione alla necessità della rivolta per ottenere le riforme sociali, una rivolta che dovrà trasformarsi poi in rivoluzione ed infine in lotta armata. Prese apertamente posizione in favore dell’estrema sinistra, teorizzando una teologia della rivoluzione intesa come l’unica efficace maniera di realizzare l’amore cristiano nei confronti dei diseredati e degli oppressi.

Privato della cattedra, osteggiato dalle alte gerarchie ecclesiastiche colombiane ed infine espulso, Torres non rinuncia al sacerdozio, fondando il giornale Fronte Unito ed organizzando incontri e dibattiti.

 

Nel 1963 decide di darsi alla lotta armata clandestina, glissando gli inviti del FARC ed unendosi all’ELN all’epoca impegnato nei primi passi della lotta armata e fortemente dipendente dagli aiuti cubani. L’ELN trova così molti proseliti grazie all’efficacia della predicazione di Torres, che presto si trasforma in una sorta di inafferrabile primula rossa, ma anche in un ottimo veicolo di pubblicità, per i propri compagni d’armi e per gli altri gruppi di guerriglia.

 

Nel febbraio 1966 viene denunciato all’esercito un gruppo dell’ELN che opera nella zona di Santander. Torres, che si trova in questa zona, è parte a questo gruppo che subisce un attacco. Vengono uccisi tre guerriglieri, uno dei caduti è Padre Camilo Torres.

 

Il pensiero politico di Camillo Torres è articolato e in armonia sostanziale con una visione militante, e non puramente teologica, della Teologia della Liberazione. Il cuore del suo pensiero è stato lo sforzo di conciliare il cristianesimo con il marxismo, dando impulso ad un nuovo tipo di società di carattere socialista, basato sulla giusta distribuzione della ricchezza. Camilo affermo: “I marxisti lottano per la nuova società e noi cristiani dovremmo lottare al loro lato.” Nello stesso periodo Ernesto Guevara era convinto che senza cristiani non ci sarebbe stata rivoluzione in America Latina.

 

Adattando queste parole alla realtà attuale, esse significano: senza l’impegno anche dei cristiani non vi sarà pace in Colombia ed un cambio politico, economico e sociale che questa può produrre.

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