Originale: Counterpunch http://znetitaly.altervista.org/ 26 aprile 2016
L’ascesa e il declino della Teologia della Liberazione in America Latina Souad Sharabani intervista Dan Kovalik Traduzione di Maria Chiara Starace
Souad Sharabani: La Teologia della Liberazione in America Latina è stata una parte integrale dei movimenti progressisti. Dan Kovalik è un avvocato per i Diritti Umani e attivista che ha sempre ampiamente scritto su come il Vaticano, con l’appoggio e la guida degli Stati Uniti, abbia sabotato sempre la Teologia della Liberazione in America Latina. Il loro scopo è stato di mantenere lo status quo e di impedire che le forze progressiste assumessero il controllo. Ho parlato con il dottor Dan Kovalik dell’ascesa e del declino della Teologia della Liberazione in America Latina.
Dan Kovalik: Sono un avvocato del lavoro e insegno anche Legge Internazionale dei Diritti Umani alla Facoltà di Legge dell’Università di Pittsburgh. Il mio interesse per la giustizia sociale è venuto dalle mie visite in America Latina. Direi che la Teologia della Liberazione mi ha toccato molto, da giovane, e ha formato la persona sono oggi.
Souad Sharabani: Come può un movimento come la Teologia della Liberazione venire smantellato così facilmente? Dopo tutto sembra che sia stato sacrificato non soltanto il Vaticano, ma anche la vasta filosofia progressista dei Gesuiti.
Dan Kovalik: Soltanto alcuni settori dei Gesuiti sono progressisti. Ce ne sono alcuni che professano una fede nella Teologia della Liberazione, e altri che sono estremamente conservatori. Certamente, però, negli anni ’60 e ’70 la Teologia della Liberazione motivò molte delle persone religiose in America Latina. Inizialmente i movimenti progressisti erano spronati dal Vaticano. Con il Concilio Vaticano Secondo, iniziato nel 1962, Papa Giovanni XXIII fece un tentativo coordinato di trasformare la Chiesa nella “Chiesa per la gente”, per la prima volta da quando Costantino nel IV secolo rese la Chiesa la chiesa ufficiale di Roma. E’ stato un cambiamento molto radicale. I vescovi dell’America Latina sfruttarono al meglio l’apertura portata dal Vaticano II e rivelarono il concetto di Teologia della Liberazione. Così facendo elevarono ‘il trattamento preferenziale per i poveri’ a uno dei suoi massimi principi. Si manifestò in vari modi in una molteplicità di comunità, specialmente in Brasile. Non credo che Teologia della Liberazione sia stata demolita facilmente, ma in realtà è stata demolita con violenza, partendo dal colpo di stato del 1964 in Brasile. Gli Stati Uniti appoggiarono questo golpe e fu instaurata una dittatura militare. Il colpo stesso fu motivato in gran parte del desiderio di eliminare con violenza la Teologia della Liberazione. Vedete che con la violenza negli anni ’60, ’70 e anche fino ad adesso, le forze repressive continuano a eliminare il clero della liberazione.
Souad Sharabani: La Teologia della Liberazione attirava semplicemente aderenti con la stessa mentalità o questa cambiava realmente le convinzioni delle persone?
Dan Kovalik: Questa è sempre una zona grigia. Direi che è un po’ di tutte e due. E’ un rapporto dialettico che funziona in entrambi i modi. Per via della colonizzazione spagnola dell’America Latina, la Chiesa Cattolica aveva notevole potere e influenza in quella area. La direzione della Chiesa influenzava moltissimo quella della più ampia società in America Latina. Anche la svolta a sinistra più progressista della dirigenza politica in America Latina, ebbe un impatto sulla società più ampia. Come ha detto lei, c’erano però in ogni caso dei semi di ribellione e di resistenza in cui si inseriva la Teologia della Liberazione Questo aveva radici storiche nella repressione dei gruppi indigeni e dei poveri in America Latina. Penso che una delle ragioni per cui vediamo la Teologia della Liberazione più in America Latina che in qualsiasi altro luogo del mondo, è quella storia. Era terreno fertile dove le persone condividevano le lagnanze contro i loro governi e contro gli Stati Uniti, che oramai erano la potenza imperiale. Questo è il motivo per cui divenne una forza così potente. C’era sia la Chiesa con la sua influenza che adottava la teologia progressista e le persone, che, date le loro situazioni difficili, erano certamente pronte a considerarla.
Souad Sharabani: Perché il Vaticano era così desideroso di abbandonare i Cattolici progressisti e di perdere l’America Latina a favore dei fondamentalisti?
Dan Kovalik: Sì, desideravano fare questo, così come erano desiderosi di sacrificare l’intera Chiesa proteggendo i pedofili. E’ un problema diverso, ma è un altro esempio delle orribili scelte che la chiesa ha fatto nel corso degli anni. Penso che si consideravano come salvatori della Chiesa e del dominio di Roma della Chiesa, ma così facendo hanno finito per sacrificare molto, molto di più. Con il senno di poi, la chiesa ha riconosciuto quante persone avrebbero perduto a causa di questo, o pensarono che alla fine avrebbero guadagnato più seguaci?
Souad Sharabani: Che cosa è accaduto ai sacerdoti progressisti e alle suore quando si è verificatolo spostamento a destra?
Dan Kovalik: Prima di tutto c’erano leader molto influenti che sono stati uccisi; il più famoso è stato l’Arcivescovo Romero. Era stato un membro del clero conservatore e divenne radicale a El Salvador quando fu ucciso un suo amico, Padre Rutilio Grande, teologo della Liberazione. Questo fu l’episodio che realmente fece prendere coscienza a Padre Romero delle ingiustizie nel suo paese. Furono assassinate persone importanti e si installarono dittature militari in vari paesi: El Salvador, Guatemala, Uruguay e Brasile. Ci fu anche l’Operazione Condor nel Cono Sud dell’America Meridionale, che comprende l’Argentina e il Cile, negli anni ’70. Queste dittature militari terrorizzarono e compirono atrocità e massacri contro il loro stesso popolo, compreso, non soltanto il clero, ma la base dei laici della Chiesa che appoggiavano la Teologia della Liberazione. Queste dittature erano per lo più appoggiate dagli Stati Uniti. Il Vaticano non si opponeva, particolarmente dopo che Papa Paolo VI, molto di destra, successe a Giovanni XXIII. Lo stesso Paolo VI divenne ostile alla Teologia della Liberazione, e da quel momento in poi la stessa chiesa iniziò la sua propria repressione contro i teologi della Liberazione. Questo si ottenne non con la violenza usata dalle dittature, ma censurando i preti che erano troppo radicali. Questo fu personificato dalla scena emblematica in Nicaragua dove Padre Ernesto Cardenal, che aveva appoggiato la Rivoluzione Sandinista, fu apertamente rimproverato da Papa Giovanni Paolo II quando tentò di baciargli l’anello. Anche Padre Jean Bertrand Aristide di Haiti fu censurato perché assunse un ruolo attivo nel governo. Questo era emblematico dell’atteggiamento della Chiesa verso la Teologia della Liberazione.
Souad Sharabani: Lei ha fatto riferimento ad ‘altri eventi nel mondo’ che accaddero e che hanno avuto un impatto sul fallimento della Teologia della Liberazione. Può approfondire questo aspetto?
Dan Kovalik: All’inizio degli anni ’90 il crollo dell’Unione Sovietica e del blocco Socialista ebbero un impatto sulle persone. Nessuna di queste cose avveniva in un vuoto. Non si può separare il fatto che il Vaticano II si svolse negli anni ’60, quando al lotta anti-coloniale avveniva in nel mondo non soltanto in America Latina, ma anche in Africa e in Asia. C’era il Movimento per i Diritti Civili negli Stati Uniti, e c’erano molti movimenti pacifisti. Tutti stavano nascendo insieme e si influenzavano reciprocamente. La Teologia della Liberazione si indebolì perché la sinistra in generale si stava indebolendo.
Souad Sharabani: La Teologia della Liberazione è stata identificata quasi esclusivamente con l’America Latina. Non è attiva nel resto del mondo, Perché no?
Dan Kovalik: Quella che conosco dell’America Latina è una lunga storia di ribellione e di rivoluzione. Guardate a personaggi come Augusto Sandino, Jose Marti, Faribundo Marti, Fidel Castro, o Che Guevara. L’America Latina è stata per lungo tempo un terreno molto fertile per la Rivoluzione della Sinistra, e la Teologia della Liberazione vi ha trovato, di conseguenza, questo terreno fertile. Per esempio, in Nicaragua, ho visto un quadro di Che Guevara su una croce, proprio come Gesù. In queste società quel tipo di immagini hanno senso. Era una perfetta tempesta che ha ne ha favorito la crescita.
Souad Sharabani: Il nuovo Papa sembra essere più progressista dei recenti precedenti papi. Ipotizza che la Teologia della Liberazione possa di nuovo avere un ascendente?
Dan Kovalik: Sì, penso proprio che potrebbe andare in quella direzione. Francesco è il primo Papa che non viene dall’ Europa. Ha vissuto in Argentina durante la giunta militare che governava quel paese e conosceva dei preti che sono stati uccisi. La donna che era la sua mentore [Ester Ballestrino, quando faceva apprendistato in un laboratorio di chimica, n.d.t.] era comunista. Il Papa sta portando questo contesto storico in Vaticano. Quindi, sì, ha la possibilità di guidare la chiesa verso la ricostruzione della Teologia della Liberazione in America Latina. La fine della Teologia della Liberazione causata dalle politiche americane e dal Vaticano, è stata una grossa perdita per il mondo. Spero davvero che questo spirito e questa visione saranno recuperate, e tutto questo sarà un bene.
Dan Kovalik è un avvocato per diritti umani, i diritti del lavoro e attivista per la pace. Ha contribuito ad articoli su CounterPunch, Huffington Post e Telesur. Attualmente insegna Diritti Umani Internazionali presso l'Università di Pittsburgh Scuola di Legge. Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-rise-and-fall-of-liberation-theology-in-latin-america/ |
top |