La Politica La politica riguarda il comportamento della società , mentre l'etica quello del singolo . In Platone il cittadino e l'uomo erano ancora grosso modo un tutt'uno , ma con Aristotele la distinzione si accentua . Aristotele dedica un libro alla politica ("La politica") . Il punto di partenza è la frase famosa "l'uomo è per natura un animale politico" ; Aristotele dice che non sono politici nè gli animali nè gli dei : solo l'uomo lo è . Cosa significa quest'espressione ? Vuol dire sia che per natura è legato ad una vita comunitaria con gli altri sia che la forma tipica della vita sociale è la polis (termine dal quale deriva la parola politica) . Aristotele come sappiamo ha vissuto rapporti stretti con la Macedonia : tuttavia la politica di Alessandro Magno ha poco a che fare con il pensiero di Aristotele : è legato all'idea che l'uomo è legato alla polis e Alessandro Magno è la nagazione della polis . Aristotele innanzitutto fa notare una cosa : aqltri animali vivono in società , ma è un fatto istintivo : in loro manca l'aspetto organizzativo . Dire che l'uomo per natura è un animale politico significa anche implicitamente negare il cosiddetto "CONTRATTUALISMO" , la tesi secondo la quale lo stato è un contratto , una convenzione fatta a tavolino dagli uomini , che si rendono conto che stare insieme è vantaggioso . Aristotele la pensa diversamente : è un'attitudine naturale ; è vero che gli uomini si raggruppano anche per interesse , per trarre vantaggi : nessuno può fare tutto bene e da sè ed è meglio che ciascuno si specializzi in un'attività . Ma non è un processo convenzionale , bensì è spontaneo . Aristotele dice poi che il fatto di vivere insieme non è solo dettato da esigenze materiali : anche se l'uomo avesse tutto ciò di cui ha bisogno e fosse autonomo tenderebbe lo stesso a vivere insieme ad altri . Vi è una spontanea voglia di stare insieme . L'uomo tende quindi ad aggregarsi in modo naturale : i contrattualisti dicevano che ogni uomo era un atomo nella società . Il carattere naturale per Aristotele comporta il carattere gradualistico : vede nella polis l'ultima gradino dei processi aggregativi : prima c'è il villaggio , e prima ancora la famiglia , il nucleo naturale dei processi di aggregazione sociale , il cui culmine è nella polis . Che la famiglia sia un'associazione naturale e precedente alla polis è un'affermazione importante perchè ha influenzato molto la dottrina cattolica sulla famiglia . La famiglia è la società naturale e primordiale : è nata prima e autonomamente e quindi ha dei suoi diritti . Quando Aristotele parla della famiglia la chiama OIKOS (casa) : è interessante perchè la famiglia è il nucleo primario non solo sul piano degli affetti , ma anche sul piano economico : economia infatti significa regolamentazione dell'oikos . Quando Aristotele parla della famiglia cita 4 figure : padre , madre , figli e schiavi , che svolgevano attività agricole e di servizio per la casa . Anche nella famiglia si formano diversi rapporti di autorità : il padre (il pater familias latino) ha diversi rapporti di autorità sulla moglie , sui figli e sugli schiavi . Il rapporto nei confronti dei figli è temporaneo e dura finchè essi non crescono ; il rapporto nei confronti degli schiavi è permanente . A noi pare sconcertante il concetto di schiavitù , ma Aristotele cerca di fornire argomentazioni valide : tuttavia , lui stesso si accorge di alcune contraddizioni . Lui dice che la schiavitù è un qualcosa di naturale e necessario (da notare che Aristotele tende molto di più di Platone ad accettare le cose come sono : non ci dice come Platone come dovrebbe essere il mondo , ma come è effettivamente) ; anche nello studio della politica Aristotele parte dai phainomena , dalle documentazioni storiche per poi fare confronti tra le varie forme di governo : raccolse tantissime costituzioni e fece le sue considerazioni . Come giustifica la schiavitù ? Dice che esistono individui per natura liberi ed altri per natura schiavi ; l'argomentazione è fondata sulla capacità di deliberare , di ragionare ; Aristotele dice che c'è una parte dell'umanità capace a mettere in pratica le sue capacità mentali (in potenza le abbiamo tutti , si tratta di farle passare in atto ) e una parte che non è capace : non sa fare scelte razionali . Se è così , dice Aristotele , è meglio non solo per i padroni , ma anche per gli schiavi stessi essere schiavi (va ricordato che la schiavitù greca era molto meno pesante di quella romana) : una persona incapace di governarsi autonomamente trae solo benefici dall'essere governata da qualcun altro . Aristotele arriva a definire lo schiavo STRUMENTO INANIMATO . Il vero problema è che in concreto non si diventa schiavi per il fatto che non si è in grado di pensare : si diventa schiavi con le guerre : chi perde diventa schiavo , chi vince diventa padrone . Ricordiamoci che Platone stesso aveva rischiato di diventare schiavo perchè era stato catturato dai pirati : certo Platone in quanto a pensare ne sapeva qualcosa ... Aristotele se ne rende conto ma non trova altre via di uscita . Aristotele è stato il fondatore della scienza economica : uno dei concetti fondamentali da lui elaborati è la concezione del denaro e delle sue funzioni . Per lui esistono due modi per usare il denaro , una legittima , l'altra no . L'economia è il governo della casa , il processo con cui si procurano i beni per far funzionare bene la casa . Naturalmente bisogna fare acquisti e scambi : c'è il baratto ma anche l'uso della moneta . Le idee di Aristotele sul denaro verranno addirittura riprese da Marx : l'uso del denaro è legittimo se viene usato per fare acquisti , ma diventa illegittimo se lo si usa non come mezzo ma come fine , quando cioè non lo uso più per fare acquisti ma per accumularlo : Aristotele quindi condanna l'accumulazione (in Greco "crematistikà") . E' un uso contro natura del denaro ; questo concetto di secondo natura e contro natura è sempre presente in Aristotele . La natura del denaro , la sua essenza è quella di essere mezzo di scambio . E' una condanna ante litteram del capitalismo . Passiamo all'analisi politica vera e propria : opera anche lui una catalogazione delle forme di governo . E' una catalogazione abbastanza simile a quella operata da Platone nel "Politico" : la distinzione tra forme di governo negative e positive è data dal fatto che chi governa governi per l'interesse pubblico o personale . La monarchia è la forma di governo dove il singolo governa per il bene di tutti ; la tirannide quella dove il singolo governa per il proprio bene . L'aristocrazia e l'oligarchia sono lo stesso e così anche la democrazia e la politeia . La democrazia è il governo dei molti : la collettività può governare negli interessi di tutti (politeia) o in quelli della maggioranza che governa (la democrazia) . La politeia è la costituzione per eccellenza (secondo Aristotele) ; in realtà bisogna fare attenzione al fatto che Aristotele divida secondo due criteri politici : a)numerico : governano tanti , pochi... b)sociologico : la democrazia non è solo il governo dei più , ma anche il governo del demos (popolo) : anche in Italiano l'espressione popolo ha duplice valenza : può essere governo della popolazione , ma anche governo del popolo inteso come parte inferiore della società . Condanna la democrazia perchè è il governo della maggioranza popolare , socialmente inferiore , che tende a governare per il proprio interesse , varando leggi a proprio interesse . Per Aristotele la miglior forma di governo è la politeia , la democrazia positiva , quando i più governano bene . La politeia viene vista secondo un criterio quantitativo , ma anche secondo un criterio sociale : Aristotele dice che tutti accetteremmo che fosse uno solo a governare se egli avesse più virtù di tutti gli altri messi insieme : sarebbe il miglior governo , ma è puramente astratto . Nella politeia , per quanto la maggior parte delle persone abbia virtù mediocri , tutto sommato mettendole insieme qualcosa si ottiene : messi insieme non saranno gran chè , ma insieme riusciranno a far funzionare il governo . Sul piano della sociologia come si caratterizza la politeia ? Per il prevalere del ceto medio : la politeia è una democrazia moderata , del ceto medio . Il motivo principale è che è una società non polarizzata , dove non c'è netta distinzione tra ricchi e poveri : una società troppo polarizzata è instabile perchè in perenne conflitto . Quindi sarà una società più stabile ; ma c'è poi un effetto paradossale : noi siamo abituati all'idea che una democrazia funziona tanto meglio quanto più è compartecipata : Aristotele fa un ragionamento opposto . In sostanza dice in maniera più realistica quanto Platone aveva detto nella "Repubblica" : il ceto medio non ha alcun interesse a governare (come i filosofi per Platone ) ; se diamo il potere al ceto medio , è presumibile che esso sarà poco attirato dal governo perchè ha una sua attività economica . Parteciperà moderatamente : Aristotele ha in mente una democrazia tranquilla . La definizione di "democrazia" Il presupposto della costituzione democratica è la libertà, tanto che si dice che solo con questa costituzione è possibile godere della libertà, che si afferma essere il fine di ogni democrazia. Una delle caratteristiche della libertà è che le stesse persone in parte siano comandate e in parte comandino. [...]Questi dunque sono i caratteri comuni a tutte le democrazie, e da quella che unanimemente si concorda essere la giustizia secondo i canoni democratici (cioè che tutti abbiano lo stesso secondo il numero) deriva quella che più di ogni altra sembra essere democrazia e governo di popolo. L’uguaglianza consiste nel fatto che non comandino più i poveri dei ricchi, che non siano sovrani i primi soltanto, ma tutti secondo rapporti numerici di uguaglianza. E questo sarebbe l’unico modo per ritenere realizzate l’uguaglianza e la libertà nella costituzione. (Aristotele, Politica, in C. A. Viano (a cura di), Politica e Costituzione di Atene di Aristotele, U.T.E.T., Torino, 1992, pp. 273-274) La rotazione delle cariche Poiché ogni comunità politica consta di governanti e di governati, bisogna vedere se, vita natural durante, essi debbano essere persone diverse oppure se debbano essere le stesse persone; perché, evidentemente, da questa divisione dovrà dipendere anche l’educazione. [...]Che i governanti debbano differire dai governati non v’è alcun dubbio; come essi debbano differire e come partecipare del potere, è cosa che deve vedere il legislatore e della quale si è già detto. (Aristotele, Politica, in C.A. Viano (a cura di), Politica e costituzione di Atene di Aristotele, U.T.E.T., Torino, 1992, pp. 315-316) La virtù dell'uomo dabbene e la virtù del cittadino Poiché vi sono più specie di costituzioni, è chiaro che non è possibile che la virtù posseduta dal cittadino buono sia un'unica virtù, perfetta; mentre, al contrario, diciamo che l'uomo dabbene è tale in quanto possiede una sola virtù che è perfetta. [...] Infatti, se è impossibile che una città sia costituita completamente da uomini buoni, bisogna tuttavia che ciascuno esegua bene il proprio compito, cioè praticando la virtù; e poiché è possibile che tutti i cittadini siano simili, la virtù del buon cittadino e dell'uomo dabbene non è la stessa. Perché la virtù del buon cittadino deve appartenere a tutti (così deve necessariamente essere la migliore città possibile), mentre ciò non si può dire della virtù propria dell'uomo dabbene, a meno che necessariamente siano tutti uomini dabbene i cittadini di una buona città. (Aristotele, Politica, in C. A. Viano (a cura di), Politica e Costituzione di Atene di Aristotele, U.T.E.T., Torino, 1992, pp. 147-152) Giustizia ed eguaglianza Poiché l'uomo ingiusto è colui che non osserva l'uguaglianza e ciò che è ingiusto è ineguale, è chiaro che esiste anche una via di mezzo di ciò che è ineguale: questa è l'uguaglianza poiché in qualsiasi azione esista il più e il meno, vi esiste anche l'uguale. Se dunque ciò che è ingiusto è ineguale, ciò che è giusto è uguale; il che appunto è comunemente riconosciuto da tutti anche senza un ragionamento. E poiché l'uguale si trova in una posizione intermedia, anche ciò che è giusto sarà un medio. Ma ciò che è uguale si trova almeno di due termini. È pertanto necessario che ciò che è giusto sia medio uguale e in rapporto a qualcosa, cioè sia giusto per qualcuno; e in quanto medio, che lo sia tra alcune cose (cioè il più e il meno) e in quanto uguale, per due cose, in quanto giusto, per alcune persone.[...] E l'uguaglianza per coloro per i quali è giusto e per le cose nelle quali è giusto sarà la stessa: quale è il rapporto che esiste tra queste ultime cose,[...] tale è il rapporto esistente tra le persone. (Aristotele, Etica Nicomachea, in L. Caiani, (a cura di), Etiche di Aristotele, U.T.E.T., Torino, 1996, pp. 314-316) Il bene dell'individuo e il bene della città Si converrà che su di esso verte la scienza più importante ed "architettonica" in massimo grado; e tale è evidentemente la politica.[...] e vediamo inoltre che sono subordinate a questa le più apprezzate capacità, quali la strategia, l'economia, la retorica; e poiché la politica si serve delle altre scienze pratiche e per legge stabilisce inoltre che cosa si debba fare e da quali cose si debba astenersi, il suo fine comprenderà anche quelli delle altre e, di conseguenza, sarà il bene propriamente umano. Difatti se il bene per il singolo individuo e per la città sono la stessa cosa, conseguire e mantenere quello della città è chiaramente cosa più grande e più vicina al fine, poiché tale bene è, sì, amabile relativamente al singolo individuo, ma anche più bello e più divino in relazione ad un popolo e a delle città. E dunque la nostra ricerca, che è una ricerca politica, è volta verso tali obiettivi. (Aristotele, Etica Nicomachea, in L. Caiani, (a cura di), Etiche di Aristotele, U.T.E.T., Torino, 1996, pp. 190-191)
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