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JR owns the biggest art gallery in the world. He exhibits freely in the streets of the world, catching the attention of people who are not the museum visitors. His work mixes Art and Act, talks about commitment, freedom, identity and limit. After he found a camera in the Paris subway, he did a tour of European Street Art, tracking the people who communicate messages via the walls. Then, he started to work on the vertical limits, watching the people and the passage of life from the forbidden undergrounds and roofs of the capital. In 2006, he achieved Portrait of a generation, portraits of the suburban "thugs" that he posted, in huge formats, in the bourgeois districts of Paris. This illegal project became "official" when the Paris City Hall wrapped its building with JR's photos. In 2007, with Marco, he did Face 2 Face, the biggest illegal photo exhibition ever. JR posted huge portraits of Israelis and Palestinians face to face in eight Palestinian and Israeli cities, and on the both sides of the Security fence / Separation wall. The experts said it would be impossible. Still, he did it. In 2008, he embarked for a long international trip for "Women", a project in which he underlines the dignity of women who are often the targets of conflicts. Of course, it didn't change the world, but sometimes a single laugher in an unexpected place makes you dream that it could. JR creates "Pervasive Art" that spreads uninvited on the buildings of the slums around Paris, on the walls in the Middle-East, on the broken bridges in Africa or the favelas in Brazil. People who often live with the bare minimum discover something absolutely unnecessary. And they don't just see it, they make it. Some elderly women become models for a day; some kids turn artists for a week. In that Art scene, there is no stage to separate the actors from the spectators. After these local exhibitions, the images are transported to London, New York, Berlin or Amsterdam where people interpret them in the light of their own personal experience. As he remains anonymous and doesn't explain his huge full frame portraits of people making faces, JR leaves the space empty for an encounter between the subject/protagonist and the passer-by/interpreter.
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Street art, non solo writer. Intervista a JR
I suoi clik cambiano le città Secondo la leggenda, JR inizia ad avvicinarsi alla fotografia nel 2000,dopo aver trovato nella metropolitana una macchina fotografica con un obiettivo 28 mm. Nasce così una passione che lo porterà nel 2003 a viaggiare da Parigi agli Stati Uniti, passando per Roma, Berlino,Amsterdam,Bruxelles. Il viaggio, descritto nel libro “Carnet de Rue”, documenta il lavoro di noti street artists e intende dare visibilità ad una comunità di artisti clandestini con uno scopo comune: reinventare lo spazio pubblico. Dal 2005 inizia a farsi notare dalla stampa e dai mass media grazie al progetto dal titolo “28 Millimeters, Portrait of a Generation”, fotografa con la sua 28 mm, gli abitanti dei sobborghi parigini di Clichy-sous Bois e stampa i loro ritratti, su poster che incolla illegalmente sui muri del centro di Parigi. Attraverso i volti di una generazione relegata nel ghetto, JR vuole attirare l’attenzione dei passanti sulla difficile situazione degli abitanti della banlieue di Clichy-sous-Bois, luogo che diventerà, poco dopo, scenario di rivolta. Da questo momento in poi, diventa uno street artist attivista e i suoi successivi progetti si focalizzano su problemi sociali di rilevanza mondiale, quali la povertà,la guerra,la discriminazione,la violenza,gli stereotipi,la difficile condizione delle donne. Del 2007 è il progetto “Face 2 Face” che lo porta in Israele a realizzare ritratti di gente comune ma di religione opposta che combattono tra loro. JR incolla sul muro di separazione tra Israele e Palestina circa una ventina di foto 6 metri per 3 che ritraggono gente palestinese tra cui: cuochi, insegnanti e autisti di taxi,e li affianca a ritratti di israeliani che fanno esattamente lo stesso lavoro. Il progetto realizzato su entrambi i lati del muro di separazione,ha una risonanza immediata e da semplice progetto artistico ed estetico acquista immediatamente valore politico. Nel 2008, JR parte per la Sierra Leone e la Liberia ed è in quei luoghi che nasce il progetto fotografico, dal titolo “Women” che lo porterà a viaggiare in Africa, Brasile, India e Cambogia. In questo lungo viaggio, JR realizza le foto più belle della sua produzione e si conferma un artista originale, sfruttando ogni tipo di superficie: treni, tetti,ponti,scalinate,muri,autobus. Le protagoniste sono tutte donne e i loro sguardi,compaiono nei luoghi più impensabili. Le fotografie di JR ritraggono occhi malinconici ed infelici che raccontano storie di donne forti che vivono in realtà spesso dimenticate, donne con un passato doloroso ma che con audacia vivono per costruire un futuro migliore. Il viaggio, accuratamente documentato, è diventato un film: “Women are Heroes” ed è stato presentato a Cannes durante la Settimana della Critica. Recentemente JR ha vinto il TED Prize , premio del valore di 100mila dollari, da destinare a progetti umanitari. Dalla fine del 2010 è impegnato in Cina per il suo recente progetto “Le Sillons de la Ville”,i cui protagonisti,stavolta, saranno personaggi anziani, dal passato interessante, da lui scelti per rappresentare le rughe della città di Shanghai. Sembra che ormai si possa dire di lui che sia uno street artist affermato e che abbia avuto il dovuto riconoscimento anche dalle istituzioni,basti pensare alla sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2007 ,al Tate Modern Museum di Londra nel 2008 e alla Biennale di Shanghai nel 2010, eppure intervistandolo sembra che a lui non piaccia l’etichetta di street artist e che preferisca essere chiamato “Photograffeur”. In concomitanza con l’uscita del suo film in Francia, sono riuscita ad intervistarlo ed ecco cosa dice di sé e dei suoi progetti artistici. LEX: Ti definisci un “Photograffeur” puoi spiegarmi meglio cosa intendi? JR: Non mi considero né uno street artist né un fotografo. Io attacco poster. Per i miei progetti uso fotografie ma anche video,stampe su carta,spazi urbani, pubblicazioni,ma soprattutto legami sociali. LEX: Ti sei occupato a lungo di temi sociali come la povertà, la discriminazione e la partecipazione sociale delle donne. Quale è stato l’impatto che ha avuto il tuo lavoro con le comunità locali? JR: Quando ti capita di essere in posti come Providencia, che è una delle favelas più pericolose di Rio, ti accorgi che non ci sono né ONG né istituzioni. Il commercio di droga è consistente. Non c’è nessuna ragione per andare lì e fare progetti artistici. Ho realizzato il mio progetto solo perché la comunità è stata coinvolta. Sono arrivato lì senza sponsor e senza alcun obiettivo politico,la gente del luogo mi ha accolto a braccia aperte,erano felici di vedere un approccio diverso da quello giornalistico,erano felici di essere loro gli attori del mio progetto. Questa è la base. Le popolazioni locali sono coscienti della loro immagine. Hanno interesse nel cambiare la visione stereotipata della favela, vogliono attirare l’attenzione in maniera diversa, essere considerati non solo per questioni che riguardano la droga. Per quanto mi riguarda, voglio continuare il mio progetto e spostare l’attenzione sul ruolo delle donne nella società. Ma quando il mio progetto giunge al termine e sono costretto ad andare via, mi auguro sempre di riuscire a creare un ponte tra questa gente e i mass media. Le testimonianze di queste persone, le loro storie e le loro parole, sono molto più interessanti delle mie. Mi capita a volte di rivedere queste persone quando ritorno a fotografare i miei poster o quando decido di continuare a perseguire il mio progetto. LEX: Pensi che il tuo lavoro possa contribuire a creare una nuova consapevolezza dell’importanza delle donne per il progresso sociale? JR: Non sono una femminista,ma credo che cambiare la visione delle cose possa davvero cambiare le cose. Sono un artista,non voglio lasciare un messaggio, il messaggio lo crea la gente che vede il mio lavoro. Il progetto “Women are Heroes” è basato sull’idea di evidenziare la dignità delle donne del mondo,perché credo che migliorando la condizione delle donne,si possa migliorare la condizione di ogni paese ed è per questo motivo che ho scelto di fotografare le donne. LEX: Ora che hai vinto il TED Prize, l’inclusione sociale e le donne faranno sempre parte dei tuoi progetti futuri? JR: E’ interessante vedere come l’arte invade le strade e come molte barriere sono state abolite. Gli artisti escono dalle gallerie e dai musei per usare gli spazi urbani. Il fatto che il TED abbia riconosciuto il mio lavoro, mi onora e mi consente di andare avanti. Avrò la possibilità di abbattere nuove barriere. La visione del TED è molto vicina alla mia. Non ho mai chiesto autorizzazioni, è sempre stata la gente a permettermi di fare quello che volevo. La forza del TED è la sua comunità. Per questo andremo oltre i limiti, combinando le nostre forze. Uniremo le forze e il loro team mi aiuterà ad attaccare i miei poster. Ma fino ad ora, ho sempre girato il mondo con un piccolo gruppo di persone che mi ha seguito. Ora è per me il momento di decidere e di pensare a come coinvolgere due milioni di persone a fare qualcosa di memorabile. Ho sentito parlare del TED Prize per un sacco di anni, ma non ho mai avuto la possibilità di partecipare a nessuna delle loro conferenze,li vedrò presto on line. E’davvero interessante rendersi conto di quanta gente vorrebbe cambiare le cose,cambiare la visione che abbiamo del mondo. Questa collaborazione con il TED mi fa venire voglia di provare qualcosa di nuovo. Ho sempre autofinanziato i miei progetti vendendo i miei lavori in galleria e non ho mai accettato di associare nessuna marca al mio lavoro. Dovrò decidere, riguardo al mio progetto per il TED Prize nei prossimi mesi, è necessario. LEX: Puoi parlarci del tuo film. “Women are Heroes”? JR: “Women are Heroes” è un progetto che è iniziato nel 2007. Tutto è cominciato partendo da un interesse comune: rendere onore al destino di donne forti e vulnerabili. Sono stato in Sierra Leone,Liberia, a sud del Sudan e in Kenya ed ho fotografato con il mio obiettivo 28mm ritratti di donne. L’idea di questo progetto è quella di porre l’accento sulla dignità delle donne che sono vittime di conflitti. Volevo condividere le loro storie esponendo i loro ritratti nei loro paesi d’origine e poi riprodurli in spettacolari esposizioni in diverse città del mondo. In seguito il progetto mi ha portato a spostarmi in Brasile,Cambogia e in India e il mio lavoro è stato esposto in grande formato in diverse città del mondo,tra cui Parigi,sulle rive della Senna. Il successo della critica mi ha inoltre permesso di riportare l’attenzione sulla situazione di queste persone. Il film “Women are Heroes” è fatto di immagini che documentano le installazioni negli spazi pubblici dei miei poster raffiguranti i ritratti delle donne e la reazione degli abitanti. E’un film fatto d’immagini e di racconti, è un flusso di vita e di esperienze che creano una nuova realtà attraverso di arte. |
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