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Nobel per l’economia a Elinor Ostrom, teorica della governance condivisa dei beni comuni Società locali e governo dei beni comuni |
http://ghnet.it Nobel per l’economia a Elinor Ostrom, teorica della governance condivisa dei beni comuni E’ del 12 Ottobre la notizia dell’assegnazione del Nobel per l’economia alla statunitense Ostrom. Non è un caso che questo avvenimento abbia suscitato grande interesse, perché, da qualunque punto di vista lo si guardi, rappresenta un chiaro cambiamento di rotta rispetto al passato. Prima donna ad essere insignita del massimo riconoscimento mondiale del settore, è significativo che Ostrom non si sia mai occupata di economia in senso stretto ma abbia basato le sue teorie economiche sulle ricerche sociali. In questo senso, il riconoscimento a Elinor Ostrom come a Oliver Williamson, giurista insignito ex aequo del Nobel per l’economia-, premia il superamento della segmentazione delle scienze sociali a favore dell’interdisciplinarietà della ricerca. La motivazione della decisione dell’Accademia Svedese delle Scienze visibile su www.nobelprize.org- ne è un’ulteriore conferma: “Per la sua analisi della governance economica, in particolare dei beni collettivi”. Elinor Ostrom: dalla tragedy of the commons alla “terza via” Il lavoro di ricerca di Ostrom prende origine dalla tragedy of the commons, teorema attribuibile a Garrett Hardin su cui si è fondata, a partire dal dopoguerra, tutta la disciplina dell’economia dell’ambiente. Secondo l’impostazione di Hardin, un gruppo di individui che agiscano in modo autonomo e per il proprio interesse su di una risorsa condivisa common-, finiscono inevitabilmente per sovrautilizzarla, portandola al deterioramento e, a lungo termine, alla distruzione. La teoria di Hardin portava come dimostrazione la situazione delle enclosures inglesi realtà pastorale risalente all’Ottocento-, in cui i pascoli recintati e gestiti come proprietà privata garantivano una maggiore longevità della risorsa rispetto ai pascoli a libero accesso, sovrautilizzati e soggetti a rapido deterioramento con conseguente rovina del territorio e perdita della risorsa (“The Tragedy of The Commons”, Science, Vol. 162, No. 3859 - December 13, 1968). Questa teoria, apparsa per la prima volta sulla rivista Science nel 1968 e già messa in discussione da più parti (“The Tragedy of the Anticommons: Property in the Transiton from Marx to Markets” - Elinor Ostrom, Joanna Burger, Christopher B. Field, Richard B. Norgaard and David Policansky-1999): “Revisiting the Commons: Local Lessons, Global Challenges”, in: Science, Vol. 284, 9 April, pp. 278-282.), è però con tutti i suoi limiti il punto di partenza del lavoro di Elinor Ostrom, che ha sempre sostenuto, nella sua analisi, le elevate possibilità di riuscita di una gestione locale delle risorse condivise. Già nel 1991, sempre dalle pagine di Science, la Ostrom concludeva un suo intervento affermando che il successo di questo tipo di gestione “richiederà forme di comunicazione, informazione e fiducia che [vanno oltre] le precedenti, ma non oltre il possibile”( Ostrom 'Revisits the commons' in Science”). Ostrom sviluppa il concetto introdotto da Ciriacy-Wantrup negli anni ’50, cioè che esistano beni comuni common pool resources come pascoli alpini o foreste- per la gestione dei quali è fondamentale la presenza di una comunità che si occupi dello sfruttamento e della salvaguardia del territorio, in assenza di un’istituzione che possa vantare un diritto di proprietà su tali beni (S. Von Ciriacy-Wantrup, "Conservation and Resource Programming", Land Economics 37 (2): 105111). Da qui, l’identificazione di una terza via, che si ponga come alternativa alla gestione centralizzata dei beni comuni amministrata dallo Stato-, ma anche come superamento della gestione dei commons in un regime di proprietà privata dettata quindi dal mercato-. Il contributo della Ostrom riveste un’ulteriore importanza oggi, in quanto l’economia globale ha portato all’attenzione una nuova forma di bene comune, detta appunto global common. Il clima, l’atmosfera, gli oceani rientrano di diritto in questa categoria, e le regolamentazioni internazionali per il loro sfruttamento possono essere considerate a tutti gli effetti governance applicate ad un bene collettivo. Governare i beni collettivi Nella sua opera principale, Governing the Commons (Titolo italiano: E. Ostrom, “Governare i beni collettivi. Istituzioni pubbliche e iniziative della comunità”, Marsilio, 2006.), Ostrom individua otto condizioni necessarie che devono valere per un’efficace e sostenibile gestione dei beni comuni da parte delle comunità. - Confini ben definiti (con conseguente esclusione dalla gestione di gruppi esterni) - Regole condivise e adattate alle condizioni locali sull’impiego e lo sfruttamento del bene comune - Un ordinamento condiviso che permetta ai fruitori della risorsa di essere parte attiva nel processo decisionale - Una supervisione efficace da parte di figure che siano parte della comunità o da essa ritenute attendibili - Un sistema di sanzioni progressive per i fruitori della risorsa che violino le regole della comunità - Meccanismi di risoluzione dei conflitti a basso costo e di facile accessibilità - Un’autoregolamentazione della comunità che sia riconosciuta dalle autorità centrali di più alto livello - In caso di beni comuni più ampi, l’organizzazione deve essere una forma stratificata di imprese collegate, che abbia alla base un sistema di piccoli comitati locali. Parte del lavoro di Elinor Ostrom consiste in un ampliamento dell’applicazione della teoria dei giochi alle scienze sociali; tramite questa, gli “attori” scoprono il vantaggio dell’azione cooperativa attraverso la sperimentazione di una serie di comportamenti autonomi che si dimostrano alla lunga inadeguati al benessere tanto dei singoli quanto della comunità. Per un approfondimento su questo filone di ricerca, si vedano le sue pubblicazioni: “Collective action and the evolution of social norms” “Rules, Games and Common pool resources” - Google Library
Progetti e ricerca Il lavoro di ricerca di Ostrom negli ultimi anni fa capo al Center for the Study of Institutional Diversity, dipartimento da lei fondato nel 2006 e collegato all’Arizona State University (Center For The Study of Institutional Diversity). Basato su uno staff multidisciplinare, il Centro analizza i diversi aspetti del funzionamento delle istituzioni tramite progetti di ricerca che includono sperimentazioni, studi etnografici e archivistici, analisi matematico-statistiche del tessuto sociale di riferimento. Se per Governing the Commons (1990) il contesto di ricerca si orientava principalmente su realtà locali “isolate” il sistema di dighe del Nepal, la gestione delle riserve di caccia degli Indiani d’America o i villaggi di pescatori africani-, il tentativo del Centro è oggi di focalizzare l’analisi su common pool resources inserite nella società occidentale. Solo nel 2009 sono due i report pubblicati dal Centro su progetti di ricerca negli Stati Uniti: l’analisi della relazione tra crescita culturale, sistemi sanitari e tutela ambientale, condotto nelle periferie a sud di Phoenix, Arizona, e una over-time analysis sull’autoregolamentazione delle comunità forestali dell’Indiana (link del progetto: Arizona State University, Indiana University). L’opera della Ostrom indica per il futuro una complementarietà necessaria tra mercato e governi, nella consapevolezza che sempre più spesso l’unica via per amministrare con successo i beni condivisi passerà attraverso un sistema misto di proprietà collettiva e individuale. L’analisi sociale, quando ben adattata alle realtà prese in esame, è in grado di delineare istituzioni e regole nuove che possano costituire un modello alternativo ai recenti fallimenti del mercato. Collegamenti utili Indiana University - lista di pubblicazioni specialistiche online sul tema dei beni collettivi
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