Il Centro Gandhi e la redazione di Quaderni Satyagraha su Gandhi

L’11 settembre 1906
si svolgeva nel vecchio Teatro Imperiale di Johannesburg, convocata dal giovane avvocato Gandhi,
una grande assemblea degli Indiani immigrati in Sud Africa. Essi decidevano di intraprendere una
campagna di lotta e di disobbedienza civile contro leggi discriminatorie ed umilianti.
Successivamente il Mahatma Gandhi riconobbe in quell’evento l’atto di nascita del Satya¯graha, cioè
di un modo nuovo di lottare che sostituisce alla forza fisica il ricorso a una Forza più grande,
che nasce dall’amore per gli altri e per la Verità.

Nell’avvicinarsi del centenario di quello storico evento, il Centro Gandhi di Pisa e i Quaderni
Satya¯graha vogliono avviare una riflessione e una ricerca comune che indichino i percorsi attuali
e ininterrotti del Satya¯graha di Gandhi. Di fronte alla grande confusione semantica e politica,
all’uso spesso strumentale del termine “nonviolenza” e della stessa immagine di Gandhi, vogliamo
ribadire che la sua nonviolenza non è passività, negatività, o scelta del male minore; è invece
obiezione di coscienza alle strutture di dominio e scelta rivoluzionaria di trasformazione sociale
per costruire il potere di tutti (la cosiddetta omnicrazia di Aldo Capitini) a partire dai piccoli
gruppi.

Il mondo della politica sembra oggi ipnotizzato, incapace di rompere gli schemi retorici che
tengono prigioniere le menti. L’abbattimento del muro di Berlino e la riunificazione europea
attraverso l’azione nonviolenta dei popoli non è servita a immaginare un ruolo per l’Europa al di
fuori delle ambizioni di “grande” potenza economica e militare. Adottando pratiche discriminatorie
verso i migranti e accodandosi al richiamo di una “guerra di civiltà” il nostro sistema politico
nasconde in realtà un’aggressione neocoloniale di sfruttamento dei paesi del Sud del mondo.

Su tutte le questioni cruciali della pace e della guerra, la lotta Satya¯graha indica una via di
uscita radicale e globale, che va cioè alla radice dei problemi angoscianti e dei conflitti
apparentemente irrisolvibili della modernità, rovesciando i modelli politici ed economici
dominanti, costruendo alternative realistiche all’imperialismo economico e alla politica di
aggressione militare, scegliendo nuovi stili di vita e un nuovo modello di sviluppo. Questo
percorso non può prescindere dalla cooperazione con i movimenti indigeni degli altri continenti,
che ci suggeriscono la possibilità di cambiare il mondo senza ricreare strutture di dominio,
tessendo reti internazionali di cittadinanza attiva che valorizzino le identità locali.

Durante tre giorni di studio con tavole rotonde e intense discussioni, dalla sera dell’8 settembre
all’11 settembre 2006, vogliamo ricordare un evento che non ha dato inizio alla strategia del
terrore e della guerra preventiva, ma a un metodo rivoluzionario e nonviolento di liberazione
sociale. Al termine del laboratorio di discussione, che si terrà in una struttura residenziale sul
mare, ci sposteremo il giorno 11 settembre a Pisa per un evento pubblico di celebrazione del
centenario e presentazione della via gandhiana alla pace e alla giustizia.

A tal fine, mettiamo a disposizione il nostro lavoro logistico e organizzativo per invitare le
amiche e gli amici italiani della nonviolenza, i lettori e gli abbonati ai Quaderni Satya¯graha per
ridefinire un programma attuale per la rivoluzione nonviolenta sui temi cruciali
dell’organizzazione del potere dal basso, dell’economia solidale e della parsimonia, della
ridefinizione del rapporto pace-giustizia, del servizio civile e della difesa popolare
nonviolenta, degli interventi civili e non-armati nelle situazioni di crisi, del disarmo atomico,
della critica alla scienza dominante, della definizione di una bioetica, della laicità e della
riforma di religione.

Attraverso un percorso di maggiore consapevolezza e di mutua chiarificazione vogliamo costruire
una rete capace di agire in senso culturale e politico per far crescere l’alternativa nonviolenta.

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