Ferite inferte dalle armi sperimentali usate durante l’incursione nella Striscia di Gaza Israele ha usato il prototipo di una nuova arma nella Striscia di Gaza
di Meron Rapoport,
corrispondente di Haaretz

traduzione di Paola Canarutto
Mercoledì 11 ottobre 2006
19 Tishrì 5767



link del 12/10 : http://www.haaretz.com/hasen/pages/ShArtVty.jhtml?sw=rapoport&itemNo=772933


Un rapporto investigativo che sarà mandato in onda mercoledì dalla televisione italiana, evoca la possibilità che negli ultimi mesi Israele abbia usato un’arma sperimentale nella Striscia di Gaza, causando ferite particolarmente gravi, come amputazioni di arti e gravi bruciature.

L’arma è simile ad una sviluppata dall’esercito USA, denominata DIME; questa causa un’esplosione potente e letale, ma solo in un raggio relativamente limitato.

Il rapporto italiano si basa sui resoconti di medici della Striscia che erano stati testimoni oculari, e su esami compiuti in un laboratorio in Italia. Il team investigativo è il medesimo che aveva reso noto, diversi mesi or sono, l’uso da parte delle forze USA in Iraq, contro ribelli iracheni a Falluja, di bombe al fosforo.

Il generale maggiore delle Forze Aeree israeliane Yitzhak Ben-Israel, ex direttore del programma di sviluppo di armi dell’IDF, ha riferito ai reporter italiani: “Una delle idee [che vi sta dietro] è quella di permettere di colpire i bersagli senza causare danni a chi è nelle vicinanze, o ad altri”.

La ricerca, di Rai24news, segue rapporti su ferite inspiegabilmente gravi, compiuti da medici che lavorano a Gaza: hanno riferito di un numero eccezionalmente alto di colpiti che hanno perduto le gambe, di corpi completamente bruciati, di ferite non accompagnate da pezzi di shrapnel metallici. Alcuni medici hanno anche sostenuto di aver rimosso dalle ferite particelle non visibili da alcun apparecchio radiografico.

In base alle testimonianze, le ferite erano state causate dal lancio di munizioni da droni, soprattutto a luglio.

Il dott. Habas al-Wahid, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Shuhada al-Aqsa, a Deir el-Balah, ha riferito ai reporter che le gambe dei feriti erano tranciate via dal corpo, “come se fosse stata usata una sega per sezionare le ossa”. Vi erano segni di effetto del calore e bruciature vicino al punto di amputazione, ma nessun indizio che lo smembramento fosse stato causato da frammenti metallici.

Il dott. Juma Saka, dell’Ospedale Shifa, nella Città di Gaza, ha riferito che i medici hanno trovato nei feriti e nei morti piccole ferite determinate dall’ingresso di proiettili. Secondo Saka, è stata trovata una polvere sul corpo e negli organi interni delle vittime.

“La polvere era come uno shrapnel microscopico; è probabilmente quel che ha causato le ferite”, ha aggiunto.

Il team investigativo italiano ha ipotizzato che l’IDF stesse adoperando un’arma simile per caratteristiche al DIME – Esplosivo Metallico Inerte Denso -, prodotto per l’esercito USA. Secondo il sito web ufficiale di un laboratorio delle forze aeree statunitensi, questo è un’arma di “letalità concentrata”, che mira a distruggere esattamente l’obiettivo, causando nel contempo il minimo danno a ciò che lo circonda.

Secondo il sito, il proiettile comprende un involucro di fibra di carbonio, riempito di polvere di tungsteno e di esplosivi. Nello scoppio, le particelle di tungsteno – un metallo in grado di condurre temperature molto alte – si spargono in un raggio di quattro metri, causando la morte.

Secondo il sito web con base negli USA, Defense-Tech, “il risultato è un’esplosione incredibilmente distruttiva in una piccola area”, e “il potere distruttivo della miscela causa un danno molto più elevato di quello dell'esplosivo puro”. Aggiunge: “L’impatto del micro-shrapnel sembra causare un effetto simile, ma più potente, di quello di un’onda d’urto”.

Si suppone che l’arma sia ancora in fase sperimentale e che non sia stata ancora usata sul campo di battaglia.

I reporter italiani hanno inviato campioni delle particelle trovate sui feriti della Striscia di Gaza ad un laboratorio presso l’Università di Parma. La dott. Carmela Vaccaio ha riferito che, nell’analizzare i campioni, ha trovato “una concentrazione molto alta di carbonio e la presenza di materiali insoliti”, come rame, alluminio e tungsteno. La dott. Vaccaio sostiene che questi dati “potrebbero essere in accordo con l’ipotesi” che l’arma in questione fosse il DIME.

A proposito del DIME, Ben-Israel ha detto ai reporter italiani: “Questa è una tecnologia che permette di colpire bersagli molto piccoli”.

Il rapporto sostiene che l’arma non è bandita dalla legge internazionale, soprattutto per il fatto che non è stata sperimentata ufficialmente.

Si ritiene che l’arma sia altamente carcinogena e nociva per l’ambiente.

L’associazione non governativa Physicians for Human Rights (Medici per i Diritti Umani) ha scritto al ministro della difesa Amir Peretz, chiedendo spiegazioni sulle suddette ferite inferte a palestinesi. Si suppone che Amos Gilad, un consulente di alto livello al ministero, si incontri per questo con il gruppo nel prossimo futuro.