Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri, solo recentemente e' tornato in Italia; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese.
Oggi scade
l'ultimatum dell'Onu all'Iran. E' un momento grave per l'umanita' che
potrebbe portarci ad una guerra atomica. Siamo alla vigilia di
un'altra guerra preventiva con l'aggravante dell'uso di armi nucleari?
I tamburi di guerra continuano a rullare: Bush, Condoleeza Rice,
Blair... non perdono occasione per ripetere il loro messaggio di
morte. Sono tanti gli esperti che sottolineano la gravita' della
situazione in campo atomico. Per citarne uno, il fisico di Firenze
Angelo Baracca, afferma che mai come oggi il mondo e' stato cosi'
vicino ad una guerra nucleare, neanche durante la guerra fredda. Il
dramma e' che oggi abbiamo cosi' tante bombe atomiche da far saltare
il mondo quattro volte per aria. Esse hanno una potenza pari a
duecentomila volte la bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945.
Ecco il Peccato del mondo oggi: l'Uomo puo' distruggere nel giro di un
pomeriggio quello che Dio ha costruito in quattro miliardi e duecento
milioni di anni. L'uomo, le chiese, le religioni, si trovano davanti
ad una scelta di vita o di morte. "Le bombe nucleari sono un peccato"
aveva detto l'arcivescovo di Seattle mons. Hunthausen, "nella societa'
moderna, la base della violenza e' data dalla nostra intenzione di
utilizzare l'arma nucleare. Una volta accettato questo, qualsiasi
altro male e' al confronto un male minore. Fin quando non ci poniamo
di fronte al problema del nostro consenso all'utilizzo delle armi
nucleari, ogni speranza di miglioramento generalizzato della moralita'
pubblica e' condannata al fallimento". Davanti ad un tale dramma e una
cosi' colossale crisi, mi sorprende il vedere la nostra inerzia e le
nostre divisioni. Com'e' possibile che gloriosi movimenti e
associazioni come il Mir, "Azione nonviolenta", la Lega per il disarmo
unilaterale, Pax Christi, Beati i costruttori di pace, Assopace,
l'Unione scienziati per il disarmo, il Movimento nonviolento, la
Campagna osm-dpn, il Cipax... non riescano a trovarsi insieme in
chiave nazionale per dire una parola forte in questo momento storico?
Come mai uomini e donne di grande spessore morale e culturale che
lavorano sulla pace e sulla nonviolenza, come Aberto L'Abate, Tonino
Drago, Giuliana Martirani, Rocco Altieri, Alfonso Navarra, Lorenzo
Porta, Domenico Gallo, Nanni Salio, Mao Valpiana, Giuliano Pontara,
don Albino Bizzotto, Angelo Baracca, Enrico Peyretti, Rodolfo Venditti
(per citarne solo alcuni), non riescano a darsi un appuntamento
nazionale per dire insieme una parola forte: una presa di posizione
sulla bomba? Questo sforzo potrebbe essere sostenuto in primo luogo
dalla rete Lilliput, insieme con ControlArms, Greenpeace, Peacelink,
con il Coordinamento comasco per la pace ed altre organizzazioni e
reti che da tempo sono impegnate su questi temi. Un incontro di questo
genere sarebbe un grande segno di unita' e di coraggio in questo
momento cosi' drammatico per l'umanita'. Queste personalita', in
rappresentanza di tutti i gruppi e le associazioni che lavorano per la
pace in Italia, potrebbero poi elaborare alcuni appelli, uno rivolto
al papa, e un altro alla Conferenza Episcopale Italiana, chiedendo che
la bomba venga dichiarata peccato, e la guerra atomica tabu'. Un terzo
appello potrebbe essere rivolto al formando governo Prodi perche'
ritiri immediatamente le truppe dall'Iraq e rifiuti risolutamente
l'ipotesi di un'altra guerra preventiva contro l'Iran e metta al bando
quel centinaio di bombe atomiche attualmente presenti in Italia. Tutte
le associazioni e i gruppi che lavorano per la pace insieme alle
personalita' che li animano potrebbero indire un altro grande incontro
pubblico, ad esempio all'Arena di Verona (recuperando cosi' la grande
tradizione dei Beati i costruttori di pace), ove pubblicamente e in
tanti grideremmo il nostro no alla bomba e alla guerra atomica. Non
perdiamo questo kairos della storia.
top