Chi ha iniziato?
Di Gideon Levy

Ha’aretz - 9 Luglio 2006

Traduzione a cura di redazione-minorityreport
http://redazione-minorityreport.blogspot.com/

“Abbiamo lasciato Gaza e loro ci sparano i Qassam” – non esiste una formulazione più precisa del punto di vista che sta prevalendo[ndt, in Israele] in queste ore del conflitto. “Hanno iniziato loro”, sarà la risposta ripetitiva a chiunque cerchi di argomentare, ad esempio, che poche ore prima del primo Qassam caduto nella scuola di Askelon, che non ha causato danni, Israele ha seminato distruzione nella Università islamica di Gaza.
Israele sta causando black out energetici, mantiene l’assedio, bombarda e spara, assassina e imprigiona, uccide e ferisce civili, inclusi bambini e neonati in misura orrenda, ma “Hanno iniziato loro”.
C’è stata anche una “rottura delle regole” condotta da Israele: ci è permesso bombardare qualunque cosa vogliamo ma a loro non è concesso lanciare Qassam. Quando sparano un Qassam su Askelon, si tratta di “una escalation del conflitto”, e “ quando noi bombardiamo una università e una scuola, è assolutamente giusto. Perché? Perché hanno iniziato loro. Ecco perché la maggioranza pensa che tutto il giusto stia dalla nostra parte. Come in un bisticcio nel cortile di scuola, l’argomento su chi ha iniziato è l’argomento moralmente vincente di Israele per giustificare qualunque ingiustizia.
Allora, chi realmente ha iniziato? E poi, abbiamo “lasciato Gaza?”

Israele ha lasciato Gaza solo parzialmente, e in modo non chiaro. Il piano di disimpegno, che era stato etichettato con titoli divertenti come “ripartizione” e “fine dell’occupazione”, ha significato lo smantellamento delle colonie e la partenza da Gaza delle Forze di Difesa, ma non ha cambiato in niente le condizioni di vita della popolazione della Striscia. Gaza è ancora una prigione e i suoi abitanti sono ancora condannati a vivere in povertà e oppressione. Israele rinchiude esternamente il mare, l’aria e la terra, eccetto che per una limitata valvola di salvezza al crossing di Rafah.
Non possono visitare i loro parenti della Cisgiordania o cercare lavoro in Israele da cui l’economia di Gaza ha dipeso per circa 40 anni. Alcuni beni possono essere trasportati, altri no. Gaza non ha alcuna possibilità di scappare alla povertà in queste condizioni. Nessuno farà investimenti, nessuno può svilupparsi, nessuno si può sentire libero là dentro. Israele ha lasciato la gabbia, ha buttato via la chiave e ha lasciato i residenti al loro amaro destino. Adesso, nemmeno dopo un anno, il disengagement sta ritornando indietro, con molta più violenza.
Che cosa potremmo ancora aspettarci? Che Israele possa ritirarsi unilateralmente, ignorando brutalmente e immoralmente i loro bisogni e che loro sopporteranno in silenzio il loro amaro destino e non continueranno a lottare per la loro libertà, per le loro vite o per la loro dignità?
Abbiamo promesso un passaggio di sicurezza con la Cisgiordania e non abbiamo mantenuto la promessa. Abbiamo promesso di liberare i prigionieri e non abbiamo mantenuto la promessa. Abbiamo sostenuto elezioni democratiche per poi dopo boicottare la leadership legalmente eletta, confiscando fondi che gli appartengono, e dichiarandogli guerra. Avremo potuto ritirarci da Gaza con dei negoziati e in modo coordinato, rafforzando intanto la leadership palestinese, ma ci siamo rifiutati di farlo. E ora, ci pentiamo di questa “mancanza di leadership?” Abbiamo fatto tutto quello che si poteva per minare la loro società e leadership, assicurandoci quanto più possibile che il disengagement non sarebbe stato un nuovo capitolo nelle nostre relazioni con la nazione vicina, e ora siamo stupiti dalla violenza e dall’odio che abbiamo coltivato con le nostre mani.
Cosa sarebbe potuto accadere se i palestinesi non avessero lanciato i Qassam? Israele avrebbe tolto il blocco economico da Gaza? Avrebbe aperto il confine ai lavoratori palestinesi? Incoraggiato gli investimenti a Gaza? Nonsense. Se i Gaziani fossero rimasti seduti, come Israele si aspetta da loro, il loro caso sarebbe scomparso dall’agenda – qui e nel resto del mondo. Israele potrebbe continuare con la convergenza che ha significato soltanto servire i propri obiettivi, ignorando i loro bisogni.
Nessuno si sarebbe dato pensiero per il destino della gente di Gaza se loro non avessero reagito violentemente. Questa è l’unica amara verità, ma con calma sono trascorsi i primi venti anni dell’occupazione e noi non abbiamo mosso un dito per porvi fine.
Al contrario, coperti dalla calma, abbiamo costruito un enorme e criminale impresa coloniale. Con le nostre stesse mani, noi stiamo ancora una volta spingendo i palestinesi ad usare le insignificanti armi che possiedono; e in tutta risposta impieghiamo un intero immenso arsenale a nostra disposizione, e continuiamo a lamentarci che “Hanno iniziato loro”.
Abbiamo iniziato. Abbiamo iniziato con l’occupazione e siamo legati al dovere di porvi fine, una fine reale e completa. Abbiamo iniziato con la violenza. Non c’è violenza peggiore che quella di chi occupa, usando la forza su un intera nazione, così che la domanda su chi per primo ha sparato è ad ogni modo un evadere, fornendo un quadro distorto. C’erano, anche dopo Oslo, quelli che dichiaravano “abbiamo lasciato i territori”, in una simile commistione di cecità e bugie.
Gaza è in serio pericolo, condannata a morte, all’orrore e alle difficoltà quotidiane, lontana dagli occhi e dal cuore degli israeliani. Stiamo mostrando solo i Qassam. Vediamo solo i Qassam. La Cisgiordania è ancora sotto lo stivale dell’occupazione, le colonie stanno crescendo, e qualunque mano tesa per un negoziato, inclusa quella di Ismail Haniyeh, viene immediatamente respinta. E dopo tutto questo, se ancora qualcuno pensa in modo diverso, la risposta vincente è presto detta: “Hanno iniziato loro”. Hanno iniziato e il giusto è dalla nostra parte, mentre la realtà è che non hanno iniziato loro e che noi non siamo dalla parte del giusto.

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