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mercoledì 24 luglio 2019

 

Figli sottratti, figli ammazzati, figli trattati come merci al mercato del male

di Emilia Urso Anfuso 

Giornalista, conduttrice radiofonica, scrittrice. Scrive per il quotidiano Libero

 

Il caso di cronaca di Bibbiano ha spaccato nettamente in due l’opinione pubblica nazionale: da un lato coloro che urlano allo scandalo e vorrebbero vedere i colpevoli sulla sedia elettrica, dall’altro lato i garantisti a oltranza, molti dei quali arrivano a negare le evidenze fornite dalle intercettazioni e da altre prove sostanziali.

 

Il tema è particolarmente sensibile, e parla non solo di abuso di potere quanto del livello di malvagità che, se tutte le accuse dovessero trovare riscontro nelle aule dei tribunali, non ha limiti quando al posto del cuore è installato un registratore di cassa.

La cattiveria esiste così come la bontà. Inutile girarci intorno. Se non si prende atto di questa realtà in troppi continueranno a ritenere impossibili azioni che accadono ogni giorno e in ogni parte del mondo.

Al di là di queste considerazioni, è bene però non perdere di vista un punto fondamentale: il caso Bibbiano è arrivato come un cazzotto in faccia sferrato all’improvviso in una giornata d’estate animata dal solito dibattito politico, che di politica ha poco e nulla al suo interno. I battibecchi, più che altro mediatici, tra i due vicepremier e il premier Conte, appassionavano poco o nulla una popolazione afflitta dall’afa e dall’obiettivo primario di partire per le vacanze. Non è però il primo o l’unico caso, sia chiaro.

Bibbiano fa un effetto enorme perché in questo caso son state ampiamente pubblicate le intercettazioni e articoli che descrivono con dovizia di particolari – in alcuni casi anche troppa – il metodo utilizzato da certi assistenti sociali, psicologi e altri protagonisti del sistema istituzionale locale che dovrebbe lavorare per la salvaguardia dei diritti dei più deboli.

Quali sono i compiti degli assistenti sociali? Verificare che le condizioni all’interno dei nuclei familiari siano equilibrate, che non vi siano atti di violenza contro minori o persone fragili, che non vi sia un grave stato di degrado, che non si realizzino abusi sessuali. Per quali motivi, a Bibbiano ma non solo, sono stati tolti i figli ai genitori?

Perché abitavano in case disordinate, in altri casi perché li amavano troppo, in altri ancora sono state messe alla gogna madri che hanno avuto la sola colpa di aver sposato, o amato e convissuto, con uomini deviati, violenti, incapaci di amare ma capaci di sottrarre i figli con tanto di sentenze in tribunale, come nel caso – il video è del 2010 – di Ginevra Amerighi, che un brutto giorno del 1998 si vide piombare in casa assistenti sociali, polizia e persino due autoambulanze. Un decreto di sospensione della patria potestà le toglieva sua figlia, senza avere la possibilità di rivederla prima di tre mesi, e con l’invito a recarsi presso il dipartimento di salute mentale per farsi “curare” anche per non rischiare di non rivedere mai più la bambina. Un caso allucinante, raccontato in prima persona dalla stessa Ginevra Amerighi in questo video che consiglio vivamente di vedere, perché c’è anche un acceso scambio con l’allora presidente del Tribunale dei Minori di Roma, Melita Cavallo.

Sono passati nove anni dal giorno in cui la bimba fu strappata alla madre. Ginevra Amerighi non ha mai più potuto rivedere, e riavere, sua figlia, affidata al padre. È bastata una CTU – una Consulenza Tecnica d’Ufficio – per creare questa storia nera. Ma alla Amerighi a nulla è valsa la denuncia che aveva presentato contro il marito per violenza fisica e psicologica, e che il Tribunale dei Minori di Roma ignorò totalmente. Non ci sono parole.

Di Bibbiano parlerò quando si comprenderà meglio la situazione, quando emergeranno evidenze, quando ci saranno eventuali condanne supportate dalle prove. Ma voglio però parlare di una cosa che sta avvenendo sempre più spesso: come mai, in alcuni casi, certi bimbi muoiono per atti di violenza perpetrati da padri, ex padri o nuovi compagni che li malmenano, li seviziano senza trovare ostacoli da parte di madri incapaci di esserlo, e che non vengono seguiti dai servizi sociali? È questo il paradosso, è questo che fa nascere dubbi su un vero e proprio sistema, che non è rappresentato unicamente dal caso Bibbiano, che è semmai la punta dell’iceberg, ma dalle troppe dissonanze che accadono ormai quotidianamente.

Un caso per tutti: quello dei due coniugi Deambrosis di Casale Monferrato, nel torinese, cui fu sottratta la figlia perché ritenuti “troppo anziani” e che lo scorso anno hanno subito il contraccolpo più grande: la bimba è stata dichiarata adottabile dalla Corte di Cassazione.

La piccina, che oggi ha nove anni, fu concepita con la fecondazione eterologa dalla mamma che all’epoca del parto aveva 57 anni e il cui marito ne aveva 68. L’incubo, per questa famiglia, iniziò poco dopo la nascita della piccola. Un giorno, papà e bimba tornano a casa in auto, dopo aver fatto la spesa. L’uomo scende dall’auto per scaricare i sacchetti, lascia per qualche istante la bimba in auto, poi la preleva e la porta in casa. I vicini di casa vedono la scena, allertano immediatamente i servizi sociali, per segnalare “l’abbandono della piccola in auto”. Deambrosis passa un periodo allucinante, messo sotto processo con un’accusa infamante. Viene prosciolto: pur essendo sceso dall’autovettura, la bimba era sotto controllo, non correva pericoli.

Dove inizia la coerenza, e dove finisce? Basta una telefonata ai servizi sociali per rovinare tre vite. Basta non fare una telefonata ai servizi social per far morire i bambini, massacrati di botte, sbattuti contro i muri di gomma di un sistema istituzionale, quello che dovrebbe cautelare le famiglie, i minori, i deboli, che in alcuni casi sembra aderire piuttosto a un compromesso, a una devianza, a un errore procedurale.

Infine, chi decide cosa è meglio per un bambino e i suoi genitori? A chi è dato potere decisionale sugli affetti, sul futuro, sulla psiche delle persone? Può un essere umano che, al massimo, ha studiato procedure e metodi, avere il potere di smembrare famiglie, decapitare affetti fondamentali, cancellare ricordi, distruggere la psiche, uccidere – anche se solo in senso civile – altri esseri umani e senza un vero motivo?

Concludo ricordando quanto dichiarò, in tempi non sospetti – era il 2013 – il giudice del Tribunale dei Minori Francesco Morcavallo, che in questo video parla di un vero e proprio sistema, che punta a sollevare una questione molto più ampia dell’attuale caso di Bibbiano. Nel 2015 scoppiò lo scandalo del business delle case famiglia, un giro di affari calcolato, attualmente, in oltre cinque miliardi di euro.

Migliaia di minori, tolti alle famiglie per vari motivi – degrado, violenza e altro – che possono far dubitare che vi siano finiti per abuso di potere, vivono separati dagli affetti. Siamo certi di poter mettere le mani sul fuoco sul fatto che, dietro a tutto questo, non si nasconda la tendenza a far fruttare un metodo?

Lascio a ogni lettore la facoltà di riflettere, perché solo questo è il mio intento.


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