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28.10.2018

 

La geopolitica della terza Roma

di Alexander Dugin

 

Il territorio della Russia contemporanea, prima dell’Unione Sovietica (URSS) e prima ancora dell’Impero russo, costituisce l’Heartland; cioè il nucleo terrestre (tellurocratico) dell’intero continente eurasiatico. Mackinder, considerato il padre della geopolitica, chiama questa zona “il perno geografico della storia”. L’Heartland non è una caratteristica della cultura degli slavi orientali, ma nel corso del loro processo storico, i russi si sono trovati in questa posizione e hanno assunto un carattere di civiltà continentale terrestre. […]

Precedentemente, le etnie slave orientali e la Rus’ di Kiev erano solo la periferia della civiltà cristiana orientale ortodossa ed erano nella sfera d’influenza dell’Impero Bizantino. Dopo l’invasione dell’Orda mongolica, la Rus’ fu incorporata nella costruzione geopolitica eurasiatica dell’impero nomade terrestre di Gengis Khan (in seguito ad ovest si separò una parte, nella forma dell’Orda d’Oro). La caduta di Costantinopoli e l’indebolimento dell’Orda d’Oro resero il grande Zarato Moscovita un erede di due tradizioni: quella politica e religiosa bizantina e quella tradizionale eurasiatica, che passò dai mongoli ai Gran Principi russi (e più tardi agli Zar). Dopo il crollo dell’Orda, la Rus Moscovita intraprese un lento percorso volto non solo a ripristinare lo stato di Kiev, ma anche ad integrare tutto il Turan, incarnato in una nuova – e questa volta russa – versione di Eurasia integrata, intorno al suo nucleo, l’Heartland continentale. Da quel momento in poi, i russi hanno iniziato a considerarsi come “la Terza Roma”, i portatori di uno speciale tipo di civiltà, in netto contrasto, in tutti i suoi parametri fondamentali, con la civiltà cattolica dell’Europa occidentale.

A partire dal XV secolo, i russi sono emersi sulla scena della storia mondiale come una “civiltà di Terra”, e tutte le linee di forza geopolitiche fondamentali della sua politica estera da lì in poi hanno avuto un solo obiettivo: l’integrazione dell’Heartland, il rafforzamento della sua influenza nella zona dell’Eurasia nord-orientale, e l’affermazione della sua identità di fronte ad un avversario molto più aggressivo, l’Europa occidentale, che prendeva coscienza del proprio ruolo di “civiltà di Mare” o talassocrazia. […] Sotto diverse ideologie e sistemi politici, la Russia ha intrapreso stabilmente la via del controllo dell’Eurasia dall’interno, dalla posizione del nucleo intracontinentale. A partire dalla fine del XVIII secolo, si scontrò in questa sua espansione con l’Impero britannico, l’incarnazione della civiltà globale del Mare. In questo duello tra la Russia e l’Inghilterra si manifesta, dal XVIII secolo fino ad oggi, la logica geopolitica della storia del mondo, “la grande guerra dei continenti”, la battaglia tra il Behemoth terrestre e il Leviatano marittimo (nei termini di Carl Schmitt). Nel XX secolo, questo scontro lasciò agevolmente il posto ad un altro scontro – su un livello ideologico totalmente inedito – con il nuovo polo marittimo globale, gli Stati Uniti d’America. Durante il periodo sovietico, la grande guerra dei continenti raggiunse il suo apice: l’influenza della civiltà della Terra nella forma dell’URSS si estese ben oltre i confini dell’Impero Russo e oltre i confini del continente eurasiatico in Africa, America Latina e Asia. 

Proprio questo vettore di espansione continentale, e successivamente globale, effettuata nel nome dell’Heartland, della tellurocrazia e della civiltà della Terra, è il “senso spaziale” (Raumsinn) della storia russa. […]

Questo significato geopolitico rimane, nel complesso, inalterato in tutte le fasi della storia russa: dallo Zarato Moscovita passando per la Russia dei Romanov di San Pietroburgo e l’Unione Sovietica fino all’odierna Federazione Russa. Nel corso della storia politica russa, tutte queste forme politiche, che hanno differenze qualitative e sono fondate su principi ideologici diversi e talvolta in diretto contrasto, hanno avuto una serie di tratti comuni. Ovunque, vediamo l’espressione politica degli assetti sociali tipici di una società di tipo continentale, “terrestre”, orientata verso valori gerarchici, verticali, “eroici” e “spartani”. Dal XV secolo al XXI secolo, la Russia è stata – e continua ad essere – un polo globale della “civiltà della Terra”, una Roma continentale. […]

Sulla base di tale analisi della geopolitica della Russia, possiamo fare una valutazione geopolitica della situazione attuale e tracciare il vettore del suo futuro geopolitico.

È evidente che la posizione geopolitica della Russia dopo le riforme di Gorbaciov, il crollo dell’URSS e il periodo della presidenza Eltsin è stata quella di un passo indietro quasi catastrofico, una retromarcia, un fallimento della matrice geopolitica che si era dispiegata attraverso tutte le fasi precedenti senza eccezioni nella direzione dell’espansione spaziale. […] La normalizzazione del vettore storico naturale della Russia si è verificata solo con l’avvento al potere di Putin, quando il processo di collasso – e quindi la morte definitiva della Russia – è stato arrestato o almeno rinviato. […]

Il futuro geopolitico della Russia è oggi in discussione, dal momento che il suo presente geopolitico è in discussione. Nella stessa Russia, all’interno della sua élite politica, è in atto uno scontro celato tra il nuovo occidentalismo (atlantismo) e l’attrazione verso le costanti della storia russa (che necessariamente ci conduce all’eurasiatismo). […] Per superare questa situazione sono necessari sforzi molto seri e persino straordinari nei campi più disparati, compresa la mobilitazione sociale e ideologica. Ma questo, a sua volta, richiede una personalità volitiva ed energica a capo dello stato, un nuovo tipo di classe dirigente e una nuova forma di ideologia. Solo in questo caso il principale vettore geopolitico della storia russa si estenderà nel futuro.

Se assumiamo che questo accadrà nell’immediato futuro, possiamo supporre che la Russia assumerà il ruolo guida nella costruzione di un mondo multipolare, procederà alla costruzione di un sistema versatile di alleanze su scala globale volto a minare l’egemonia americana, e riemergerà come potenza planetaria nell’organizzazione di un concreto modello multipolare principalmente su nuove fondamenta, coinvolgendo una vasta pluralità di civiltà, valori, strutture economiche, ecc. […] 

Ma non possiamo escludere che gli eventi si svolgeranno secondo uno scenario alternativo, e che la prolungata crisi continuerà. In questo caso, la sovranità della Russia si indebolirà nuovamente, la sua integrità territoriale sarà messa in discussione, e i processi di degenerazione della classe dirigente e lo stato depressivo delle grandi masse eroderanno la società dall’interno. Questo, in combinazione con le efficaci politiche attuate dalla civiltà del Mare e dalle sue reti di influenza in Russia, potrà portare alle conseguenze più devastanti. […] In questo senso, è del tutto appropriata la formula: “la Russia sarà grande o non sarà affatto.” Se essa non inizierà un nuovo ciclo di ascensione, sarà costretta ad entrare in un nuovo ciclo di declino. Non possiamo escludere la sua scomparsa dalla mappa; dopo tutto, la grande guerra dei continenti è la guerra nella forma più autentica, in cui il prezzo della sconfitta è la scomparsa. Non dovremmo tuttavia concentrarci troppo su questa cupa prospettiva, dal momento che il futuro è aperto e dipende in gran parte dagli sforzi intrapresi nel presente. Come disse lo scrittore e pensatore politico italiano Curzio Malaparte, “nulla è perduto finché tutto non è perduto”.

Ampi stralci tratti dal libro “L’ultima guerra dell’isola-mondo” di Aleksandr Dugin. Edizioni AGA Milano. Traduttore: Donato Mancuso. Curatore dell’opera: Maurizio Murelli. Link: http://www.orionlibri.net/negozio/lultima-guerra-dellisola-mondo/.

 

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