Fonte: La Gaceta.es

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Apr 01, 2017

 

Le femministe svedesi costrette ad abbandonare i quartieri di Stoccolma per le molestie dei mussulmani

Traduzione e sintesi di Luciano Lago

 

Avevano fatto campagna per accogliere l’immigrazione da tutti paesi, per “abolire le frontiere ed abbattere i muri”, parlavano della necessità dell’integrazione delle altre culture, alcune femministe storiche della Svezia, come Nalin Pekgul, Zelida Dagli, che comparivano di frequente  in TV e parlavano per esaltare i vantaggi della “società multicuturale”, adesso sono costrette a riconoscere che loro stesse devono abbandonare il quartiere di Tensta o di Husbym,  dove risiedevano,  in quanto l’invasione islamica di questi quartieri di Stoccolma ha creato molti problemi ai cittadini svedesi e anche loro, come le altre donne svedesi, non si sentono sicure, sono state minacciate di morte e temono di essere molestate per strada come accade frequentemente a molte donne svedesi.

Le femministe svedesi hanno ricevuto una dose di realtà per mano dell’Islam, religione verso cui erano solite essere timidamente combattive.

Poco a poco stanno abbandonando le aree di Stoccolma controllate dagli immigrati–Husby y Tensta-e riferiscono che i fondamentalisti sono quelli che dettano legge all’interno di questi quartieri.

Nalin Pekgul, è una femminista ed ex membro del Parlamento dove era fra gli esponenti del Partito Socialdemocratico. Per 30 anni ha vissuto nel quartiere di Tensta ed adesso assicura di non sentirsi più sicura in quella zona della città. Lei stessa ha denunciato al network TV, STV, che i mussumani radicali hanno preso il controllo del quartiere e che le risulta impossibile visitare il centro del distretto senza essere molestata.

Secondo la sua testimonianza, la situazione per la donna nella vita pubblica si è deteriorata negli ultimi anni. Nota che si è registrato un aumento del fondamentalismo religioso nella mentalità degli uomini della zona, molti dei quali sono immigrati e figli di stranieri. Pegkul ha riferito anche che lei stessa ha cercato di combattere la situazione organizzando incontri e conversazioni in luoghi pubblici, cafè del quartiere, teatri ma ha dovuto presto smettere.

“Sono un volto conosciuto a Tensta e non voglio creare problemi quando vengo molestata”, si difende, spiegando inoltre che questo è uno dei motivi per cui non si reca da tempo al centro del quartiere. Alla domanda se sarebbe rimasta a vivere nella zona, risponde: “spero che questo finisca. Uno non deve dimenticare che quì la grande maggioranza delle persone non sono fondamentalisti “. Nonostante i desideri, sembra che i mussulmani hanno di fatto imposto la loro legge (la sharia).

Zelida Dagli, una ex politica del Partito della Sinistra, ha finito per traslocare da Husby. La femminista descrive la nascita di una specie di “polizia morale” nel quartiree che pretende di controllare il comportamento delle donne.

Le aggressioni contro le femministe si sono trasformate in un grande problema, sottolinea. “Si sono diffuse voci che noi vogliamo togliere alle donne il velo islamico. Mi hanno detto di fare attenzione, e da quel momento non mi sono più sentita sicura”, ha denunciato.

Da allora vive in una zona centrale di Stoccolma ed afferma di essere molto felice di poter vestire e dire quello che vuole senza paura di subire rappresaglie. La femminista riconsidererebbe di tornare a vivere ad Husby, sempre e quando l’area possa tornare ad essere sicura come lo era prima dell’arrivo della massiccia inmigrazione di islamici.

Attualmente, Husby, come la zona proibita di Rinkeby, è fortemente popolata da migranti, la gran maggioranza provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Lo scorso maggio, i lavoratori di una catena TV norvegese sono stati aggrediti da un gruppo di locali mentre tentavano di intervistare l’economista Tino Sanandaji.

 

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