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Manifesto di Millennium
«La spada della Giustizia non conosce fodero»
Il nuovo millennio che albeggia sull’orizzonte della Storia ci propone un sostanziale rivolgimento paradigmatico, un rovesciamento delle categorie di pensiero che, in un’epoca di estrema confusione politico-ideologica quale la nostra, impone un ripensamento delle stesse. Alla soglia di una nuova epoca, un nuovo disordine globale si impone: gli uomini devono confrontarsi con l’avvicinamento di più universi culturali, spinti fin verso la collisione ed il reciproco annientamento da una nuova prospettiva mondiale. L’economia, pensata secondo i canoni borghesi, dimostra tutta la propria finitezza, proiettando il futuro umano verso l’apice dello sfruttamento e dell’alienazione. I Popoli, depauperati da ogni sovranità e potere decisionale, rendono ogni autorità alle minoranze che dirigono gli affari mondiali secondo il proprio interesse. Culture e religioni muoiono esangui sugli altari dei simulacri postmoderni. La nuova legge è il Caos. In questo contesto Millennium afferma la propria azione ordinatrice. Millennium si identifica nel ruolo del partito rivoluzionario europeo, impegnato nella liberazione dell’Europa dal giogo unipolare e nell’edificazione di un paradigma culturale europeo. All’entropia incipiente, Millennium contrappone le leggi risorte della Giustizia, della Tradizione e della Comunità.
1. Comunitarismo o Liberalismo Millennium si propone come Partito Comunitarista garante degli interessi dei Popoli Europei, della comunità nazionale italiana e delle comunità etno-culturali specifiche al suo interno. Millennium parte dalla considerazione oggettiva del superamento storico della dicotomia politica “destra/sinistra”. Essa, nata congenitamente al sistema borghese, intende riassumere al proprio interno tutto lo spettro politico che il medesimo genera ed espone. Nell’ambivalenza diametrale tra “conservazione” e “progresso” si è creduto di esprimere, per più di due secoli, le due tendenze principali che il mondo politico-culturale ad indirizzo liberale riteneva legittime. Alle soglie del XXI secolo, queste categorie politiche hanno raggiunto infine il loro massimo grado di esaurimento terminologico. È davanti agli occhi di ogni osservatore della sfera politica il loro superamento. Tutto il secolo precedente ha dato modo a queste due categorie di dimostrare la propria vera origine – e quindi le proprie vere finalità. La destra sradicata, liberista e mercatista ha dimostrato la propria tendenza cosmopolita, deleteria nei confronti delle identità dei Popoli e dissolutrice delle stesse, facendo proprio il processo “progressivo” di disintegrazione delle specificità culturali e l’interesse “conservatore” della preservazione degli interessi di classe. La sinistra revisionista, pauperista e assistenzialista ha definitivamente dismesso la lotta al sistema capitalista, indirizzata contro la classe borghese, nell’interesse “conservatore” dell’accettazione del mercato ed in quello “progressivo” della difesa delle battaglie sociali in favore delle minoranze cosmopolite. La fine delle grandi narrazioni proclamata fieramente dalla cultura postmoderna alla fine del secolo scorso, diventa così per la resistenza organizzata contro il collasso ideologico la sfida aperta del III millennio. Millennium identifica infatti, come espressione più pura di ogni tendenza politica, due direttrici fondamentali, che spianano il campo ad una contesa aperta tra due progetti ideologici radicalmente inconciliabili: Comunitarismo e Liberalismo. La storia dell’umanità è stata fin’ora storia del confronto tra queste due tendenze – sul piano politico, economico ed ideologico. Solo accettando questa dicotomia è possibile liberarsi dalle pastoie innanzitutto culturali del sistema borghese. L’accettazione di questa opposizione radicale vuol dire, definitivamente, l’uscir fuori dall’ambito politico contemporaneo, preda dell’interesse liberale, ed inserirsi nell’arena reale, di cui ci era stata presentata fin’ora solo una minima parte: quella della lotta solo apparente interna al sistema parlamentare, funzionale all’interesse borghese, puramente economico ed egemonico. Il Comunitarismo si identifica nella politica rivolta all’interesse delle comunità umane nella loro interezza, considerando le stesse come soggetti organici, dotati di una propria specificità politica, economica e culturale da preservare. Il Liberalismo, parto ideologico della realtà sociale borghese, si identifica nell’opportunità del perseguimento degli interessi individuali a discapito delle strutture comunitarie e degli altri soggetti umani.
2. Multipolarismo o Unipolarismo L’etica internazionale liberale, fondata sui diritti umani, si contrappone all’etica internazionale comunitaria, fondata sui diritti dei Popoli. L’ultimo periodo di guerre imperialiste nate come risposta alla terra bruciata che il sistema unipolare globale ha creato attorno a sé e alla crisi sistemica che il capitalismo ha innescato già dal suo nascere ha dimostrato la vera natura dell’etica umanitaria: i diritti umani si sono svelati quali giustificazione ideologica dell’arroganza militare e culturale dei Paesi imperialisti. L’unico vero modo per garantire la fratellanza ed il confronto aperto tra le culture è attraverso la promozione dei diritti dei Popoli. È in questa prospettiva che Millennium, portando avanti l’obiettivo dell’affermazione di un ordine internazionale basato sui diritti comunitari dei Popoli, intende contribuire con la propria azione politica alla transizione dal sistema unipolare globale a quello multipolare. Al collasso dell’Unione Sovietica, la contrapposizione bipolare tra Est ed Ovest del mondo ha visto la sua tragica conclusione, mentre l’emorragia delle liberalizzazioni si diffondeva a macchia d’olio in tutti i paesi che dismettevano il loro sistema politico-economico alternativo al modello capitalista. Perdita della sovranità politica e perdita della sovranità culturale sono stati i tributi che il mondo ha dovuto versare all’affermazione del nuovo potere globale – in cambio, le borghesie nazionali hanno ottenuto il privilegio di accedere al nuovo mercato globale. Analogo procedimento ha subito l’Europa precedentemente durante l’annessione al blocco Ovest attraverso l’inserimento nella coalizione NATO. In ogni caso, scivolando nel settore di sicurezza capitalista, ogni realtà comunitaria ha sempre visto la cessione della propria sovranità da parte delle borghesie, interessate ad inserirsi in una prospettiva sempre più vasta, tale da garantire un ampliamento delle proprie capacità di accumulazione. Dal 1789 ad oggi, la storia umana ha visto un accumulo incontrollato di capitali nelle mani dei maggiori monopolisti: da una parte, questo ha condotto alla creazione necessaria di un’economia puramente speculativa e finanziaria, dall’altro ha imposto la necessità di ampliare i mercati, per aumentare i profitti. È sotto quest’ottica che dobbiamo leggere il progetto unipolare, affermatosi ufficialmente con la smobilitazione controllata dell’Unione Sovietica da parte degli agenti revisionisti interni. Egemonia globale – Caos globale – Mercato globale. Nella prospettiva secondo la quale egemonia e caos globale si sovrappongono – “divide et impera” – ed il mercato svela la propria natura puramente caotica, riusciamo a comprendere il progetto mondiale borghese – liberale – capitalista. Millennium scorge, nell’alternativa mondiale multipolare, che si va imponendo progressivamente con l’affermazione di autonomie politiche, economiche e culturali sempre più evidenti nei confronti dell’unipolarismo, l’opportunità di riscossa geopolitica alle mire egemoniche del capitale internazionale. La prospettiva multipolare, che prevede la creazione di più poli macrospaziali autonomi (appunto, i “grandi spazi”, secondo la prospettiva della geopolitica classica) rappresenta il futuro dei rapporti internazionali ed il nuovo ordinamento globale, contro il quale si leva la strenua opposizione del sistema unipolare, che cerca di mantenere la propria egemonia globale attraverso la corsa agli armamenti e le guerre imperialiste volte a destabilizzare Paesi fondamentali per l’affermazione del multipolarismo o ad accaparrarsi risorse strategiche sottraendole ai nuovi attori geopolitici. Millennium ritiene la prospettiva multipolare, laddove integrata con l’etica dei diritti comunitari dei Popoli, del dialogo di civiltà e della lotta all’egemonia borghese, il proprio obiettivo primario da perseguire in ambito internazionale.
3. Socialismo o Barbarie In questo confronto epocale tra lo schieramento comunitario e quello liberale, Millennium riconosce anche la contrapposizione diametrale tra due concezioni socioeconomiche assolutamente divergenti. L’egemonia liberale si manifesta infatti attraverso il dominio reale del Capitale, che si esprime primariamente con il potere assoluto dei mercati sulla politica, nazionale ed internazionale. L’accumulo inarrestabile di capitali è giunto infine alla manifestazione della propria essenza monopolistica che consegue all’entropia economica generata più di due secoli fa dalla conquista del potere egemonico da parte della borghesia. Il finanziarismo, fase finale del capitalismo, si dimostra come la dittatura dei mercati sulle comunità e sulle persone, generata ed alimentata dal caos che esso stesso produce. Ogni principio di autodeterminazione è subordinato all’esistenza del mercato globale. Instabilità economica e crisi cicliche rappresentano la norma. È a questa prospettiva priva di alcun futuro sostenibile che Millennium contrappone, quale unica alternativa, il socialismo. La linea del fronte della battaglia socioeconomica attuale passa dunque tra ordine socialista e barbarie capitalista. Millennium propone, quale criterio organizzativo dello Stato, il principio socialista del Lavoro, contro quelli capitalisti dell’accumulo, dell’alienazione e dello sfruttamento. Millennium quindi prevede, nell’ambito della transizione al socialismo: il rovesciamento dell’egemonia borghese, per la fondazione dello Stato di unità popolare, diretto dalle forze comunitarie del Lavoro, unica vera forma di Democrazia; la socializzazione delle imprese strategiche e dei mezzi di produzione, attraverso la riappropriazione da parte dello Stato di ciò che è pubblico di diritto; la pianificazione economica da parte dello Stato, come argine al disordine borghese dei mercati e dell’economia anomica. Millennium auspica inoltre uno sviluppo particolareggiato per ogni Comunità della propria via al socialismo ed una corretta interpretazione del vero internazionalismo socialista, diretto innanzitutto al rovesciamento dell’imperialismo internazionale, che coincide con l’espansione del progetto unipolare a livello geopolitico e del mercato globale a livello economico.
4. Identità o Cosmopolitismo L’espansione a livello globale del progetto unipolare procede di pari passo con la diffusione del sistema capitalista ed il depauperamento delle culture tradizionali che esso incontra sulla propria corsa. Se l’obiettivo sostanziale dell’imperialismo unipolare corrisponde all’edificazione del potere globale del mercato internazionale, il mezzo di cui esso si serve è la dissoluzione sistematica di ogni particolarità culturale. Ogni forma di identità, quindi intesa come ostacolo alla creazione della società globale ad orientamento culturale, economico e politico unici, ha il destino segnato. In contrapposizione all’approccio liberale alle identità culturali, quello comunitario ritiene le differenze un patrimonio insostituibile. Ogni Popolo ha il diritto non solo all’autodeterminazione politica, quant’anche alla preservazione delle sue caratteristiche peculiari ed alla produzione di un proprio modello di sviluppo. L’identità culturale, contrapposta al cosmopolitismo di matrice liberale, è ciò che regge le fila dei destini storici di una Comunità. Privare una Comunità della propria identità culturale è il peggior crimine che possa essere compiuto contro di essa. L’individualismo borghese, anteponendo l’atomo sociale al contesto comunitario, ha forgiato una nuova categoria umana basata sul consumo. Ora che la crisi antropologica sembra irreversibile urge un rovesciamento delle categorie culturali del cosmopolitismo liberale e borghese e l’edificazione di una cultura comunitaria, basata sui principi di identità e lavoro. Millennium sostiene la necessità della difesa delle identità culturali – etniche, locali e religiose – nella prospettiva dell’instaurazione di un ordine internazionale multipolare, che garantisca la libertà dei Popoli all’autodeterminazione storica ed alla libera scelta di un proprio modello di sviluppo.
5. Dialogo o Scontro di Civiltà La crisi storica del progetto unipolare, preannunciata da alcuni suoi sostenitori, ha portato gli stessi a formulare teorie relative al suo superamento. La risposta dell’imperialismo occidentale all’incedere della svolta multipolare è stata quella della creazione della teoria dello scontro di Civiltà. Per preservare la pace globale, secondo i teorici del progetto unipolare, è necessario un ordine mondiale sovrannazionale, proposto come superamento dell’egemonia politica nordatlantica, come evoluzione politica dell’unipolarismo stesso. L’alternativa sarebbe altrimenti lo scontro tra blocchi culturali eterogenei, impegnati nell’imposizione della propria visione del mondo a livello globale. La prospettiva multipolare sostenuta a livello internazionale dai paesi BRICS e dagli Stati non allineati, invece, verte sulla promozione del dialogo di Civiltà, quale modello di cooperazione internazionale e confronto culturale basato sul paradigma geopolitico dei grandi spazi. Il dialogo di Civiltà, unica alternativa auspicabile, propone una concezione di coesistenza e mutua collaborazione tra i Popoli e le culture. A differenza della contrapposizione forzata e delle faglie di dissidio artificialmente aperte dai promotori del progetto unipolare tra i Popoli, il dialogo di Civiltà si propone come l’unica alternativa ad un mondo retto sul caos. Lo scontro di Civiltà sarà inevitabile, piuttosto, nel contesto unipolare, come unico mezzo nelle mani dell’Occidente cosmopolita per contrapporsi, anche militarmente, alle potenze geopolitiche in ascesa. Esso già si è manifestato durante la guerra al terrorismo e nelle tesi neoconservatrici. Millennium sostiene la necessità di sviluppare una concezione dei rapporti interculturali basata sul dialogo di Civiltà, pena la distruzione delle Civiltà stesse e l’affermazione di un ordine internazionale fondato sul potere egemonico della finanza internazionale. Millennium si propone altresì di convergere la resistenza culturale al cosmopolitismo cavalcante ed incanalarla verso un proficuo esempio di lotta comune.
6. Rivoluzione europea La contemporaneità vede inequivocabilmente due tendenze fronteggiarsi, una in declino e l’altra in ascesa: da un lato, è ben evidente la china discendente intrapresa dall’unipolarismo; esso potrà provare a sopravvivere a sé stesso unicamente reinventando il suo primo assetto in forme ibride. Dall’altro invece, vi è il multipolarismo che, portato avanti in particolar modo dai paesi BRICS, esprime una concezione dei rapporti internazionali basata sull’equilibrio globale dei grandi spazi geopolitici, grandi aree di integrazione regionale fondate sulla coesistenza delle realtà comunitarie al proprio interno e sulla pianificazione centralizzata degli interessi strategici. Attualmente viviamo la fase drammatica di transizione, un multipolarismo imperfetto che ancora non vede il tramonto del progetto unipolare nordatlantico. È questo il contesto nel quale l’Europa si trova ad operare: essa rischia di rimanere stritolata da un processo storico che non riesce a cavalcare. Legata alle politiche nordatlantiche, priva della volontà necessaria per affermare il proprio interesse e della lungimiranza necessaria per prevedere gli immediati mutamenti epocali, essa sembra non volere sviluppare alcun tipo di autonomia geopolitica e culturale. L’Europa, uno dei grandi spazi che compongono la mappa del mondo multipolare, è tutt’oggi relegata ad una prospettiva di sudditanza nei confronti del potere globale nordatlantico. La permanenza di gran parte delle sue Nazioni nel Patto Atlantico ed il completo asservimento alle politiche monetarie nordatlantiche rendono l’Europa null’altro che un suddito geopolitico, dotato solo in parte di una propria volontà, che esercita pedissequamente in senso sub-imperialista. Come se non bastasse, esito e conditio sine qua non della permanenza nel sistema unipolare, all’Europa è imposta la smobilitazione progressiva di ogni specificità culturale e di ogni caratteristica tradizionale. In poche parole, essa viene deprivata giorno dopo giorno della sua identità, perdendo la sua autocoscienza di Civiltà. Proprio per questo l’Europa dovrebbe, oggi più che mai, volgere le spalle al progetto unipolare e farsi promotrice e parte dell’ordine multipolare. La lezione del multipolarismo geopolitico è riassumibile in tre punti sostanziali: l’integrazione politica ed economica dei grandi spazi geopolitici; l’affermazione della loro sovranità interna ed esterna; la difesa di un proprio paradigma culturale che ne delinei la natura di Civiltà, intesa come culla di culture, visione del mondo e capacità di progettare un proprio modello di sviluppo storico. Millennium, conscio della necessità storica ineludibile, si propone come Partito europeo degli Europei. Esso assume su di sé la responsabilità storica della transizione dell’Europa verso il multipolarismo, nell’interesse dell’Europa stessa e dei destini del mondo, per i principi inalienabili della Pace, dell’Ordine e della Giustizia Sociale. Promuovere il multipolarismo e sostenere la necessità dell’edificazione di un paradigma europeo di civilizzazione non vuol dire altro che rinnegare gli iniqui e traballanti equilibri internazionali, politici e sociali che l’egemonia liberale ha creato in anni e anni di dominio dispotico. Questa scelta rappresenta null’altro che il desiderio di libertà dei Popoli europei e dei Popoli del mondo nei confronti di un sistema insostenibile di cui ci siamo fatti carico per fin troppo tempo.
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