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18/02/2015

Una generazione in fuga tenta di raggiungere l’Europa
di Salvatore Falco

Povertà diffusa e disoccupazione al 40%. Questo è il Kosovo a sette anni dall’indipendenza. Il risultato è un esodo di massa. I kosovari attraversano la Serbia per raggiungere l’Ungheria e gli altri Paesi dell’Unione, preferibilmente la Germania. 23.000 persone hanno attraversato i confini magiari dall’inizio dell’anno.
Molti sono studenti, come una giovane che non crede già più nel suo Paese: “Perché siamo delusi, perché combattiamo da anni e in Kosovo non cambia nulla”.
Gli emigranti kosovari attraversano la Serbia in autobus, dove possono circolare liberamente. Un tragitto di dieci ore fino a ridosso del confine ungherese che poi cercano di passare a piedi attraverso la foresta.
Se la polizia li blocca, richiedono asilo, ma nel frattempo sono liberi di proseguire il viaggio all’interno dello spazio Schengen. I Paesi europei rifiutano le richieste di asilo perché i kosovari non sono più profughi in fuga da guerre o persecuzioni. E quindi vengono rispediti in Serbia.
Belgrado, che non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Pristina, ha chiesto l’intervento dell’Unione europea, visto che i kosovari chiedono asilo principalmente in Germania, Austria, Svezia e Francia.
“Cosa accade? – si chiede un gioane migrante – Non abbiamo lavoro, non abbiamo le scuole. Nulla. Non ci resta che partire perché non abbiamo futuro”.
La polizia di frontiera ungherese rivela che, dal mese di gennaio, mille kosovari al giorno hanno attraversato illegalmente i confini.
“In quest’ultimo periodo abbiamo registrato un calo – spiega Gabor Eberhardt, responsabile di uno dei posti di frontiera ungheresi – gli immigrati che tentano di entrare clandestinamente variano dai 300 ai 700 al giorno”.
Perché Austria e Germania – le destinazioni preferite dai kosovari – hanno inviato delle proprie squadre di agenti e mezzi sofisticati di controllo alla frontiera serbo-ungherese. E la Serbia, Paese candidato all’ingresso nell’Unione, ha iniziato a fermare i migranti.
A Palic, in Serbia, intere famigle di kosovari arrivano in taxi nel tentativo di attraversare il confine. Un nuovo affare per i mercanti di uomini che per un passaggio verso l’Ungheria, e quindi l’Europa, chiedono 1000 euro.


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17/02/2015

Il Kosovo celebra il settimo anniversario dell’indipendenza dalla Serbia

Era il 17 febbraio del 2008 quando il Kosovo ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia. Sette anni dopo, la situazione politica resta critica con Belgrado che continua a non riconoscere l’indipendenza di Pristina.
Nel giorno in cui si celebra l’indipendenza, il premier kosovaro Isa Mustafa ha fatto visita alla tomba del primo presidente del Kosovo Ibrahim Rugova.
Una festa che ha il sapore di un amaro bilancio. Corruzione e criminalità dilagano nel Paese. Una povertà diffusa che sta spingendo migliaia di kosovari di etnia albanese a fuggire, alla ricerca di lavoro e migliori condizioni di vita, chiedendo invano asilo in vari Paesi dell’Unione Europea.
L’indipendenza è arrivata dieci anni dopo la fine del conflitto armato fra gli indipendentisti albanesi dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) e le forze regolari serbe. Una guerra che è costata la vita a circa 13 mila persone.