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01 apr 2014

Accordo trovato per l’estensione dei “colloqui di pace”
di Roberto Prinzi

Trovata l’intesa tra Washington e Tel Aviv per prolungare le trattative di pace. Congelamento (finto) delle colonie, liberazione dell’ultima tranche dei prigionieri palestinesi, rilascio della spia Pollard. Palla ora a Ramallah che ha già perso prima di scendere in campo.

Roma, 1 aprile 2014, Nena News

Nell’incontro avvenuto poche ore fa tra il Segretario di Stato Usa John Kerry e il premier israliano Beniamin Netanyahu, Tel Aviv e Washington hanno raggiunto l’accordo sull’estensione delle trattative di pace. A riferirlo sono alti dirigenti israeliani secondo cui gli statunitensi attendono ora una risposta da Ramallah. “L’affare non è ancora chiuso” ha detto al quotidiano Ha’Aretz una fonte israeliana vicina alle trattative. “Stiamo aspettando una risposta da parte dei palestinesi”.

I punti dell’accordo sono cinque:

a) i palestinesi concordano al prolungamento delle trattative di pace iniziate lo scorso luglio fino al 2015. In questo arco di tempo non potranno avanzare richieste unilaterali all’Onu;

b) Prima della Pasqua ebraica gli Usa libereranno Yonathan Polard [arrestato a Washington nel 1985 e condannato ad ergastolo per aver spiato gli Stati Uniti a favore d'Israele, ndr];

c) Israele rilascerà l’ultima tranche di prigionieri palestinesi la cui liberazione era stata imposta dall’amministrazione americana come “gesto di buona volontà” per riportare in vita il fermo “dialogo per la pace”. Tra i prigionieri vi sono anche i 14 palestinesi cittadini d’Israele.

d)Tel Aviv si impegna anche a liberare altri 400 carcerati palestinesi “le cui mani non sono sporche di sangue” a cui sono rimasti da scontare pochi mesi di detenzione. La lista dei nomi sarà decisa però da Israele e comprenderà minori e donne;

e) Israele si impegna ad un “breve congelamento” di otto mesi nella maggior parte delle colonie, tranne a Gerusalemme Est. Continuerà invece una costruzione “ristretta” nei piccoli insediamenti che non rientrano nei blocchi delle colonie.

Secondo un alto ufficiale americano, la liberazione di Pollard deve essere letta in un contesto più ampio e non solo all’interno del rilascio dell’ultima tranche di prigionieri palestinesi. “La chiave” – ha assicurato – “sarà una grossa rinuncia americana in cambio di una grossa rinuncia israeliana (Big for Big)”. Essendo un tema spinoso negli Usa, la liberazione di Pollard potrà però avvenire solo previa approvazione del Presidente Usa Barak Obama. L’Intelligence statunitense si oppone alla scarcerazione della spia e la possibilità di un suo rilascio ha da sempre infastidito molti rappresentati dell’attuale governo americano. Il fatto che le due parti sembrano ora essere convenute su questo punto spinoso (cosa impensabile solo poco tempo fa) mostra quanto sia disperata la dirigenza americana nel suo tentativo goffo di ravvivare “colloqui di pace” mai nati. Inoltre mostra nuovamente come la capacità negoziale di Washington con il “fedele alleato israeliano” sia inconsistente.

Neanche il tempo che filtrano i dettagli dell’accordo tra Tel Aviv e Washington che sta già nascendo un (nuovo) caso politico all’interno della maggioranza di estrema destra del governo israeliano. Secondo il Ministro della Costruzione e dell’Abitazione Pubblica, Uri Ariel, Pollard non accetterebbe mai di essere rilasciato a queste condizioni. Intervistato stamane dalla radio militare Ariel, membro del partito dei coloni “Casa Ebraica”, si è detto contrario a qualunque rilascio di prigionieri palestinesi. “Personalmente mi è stato detto che [Pollard, ndr] è contrario ad essere rilasciato per questo disonorevole scambio”. Ariel, non sazio dell’accordo favorevolissimo per Israele, ha detto che la spia detenuta negli Stati Uniti deve essere rilasciata incondizionatamente e non deve essere barattato con “assassini” palestinesi.

Ora la palla passa a Ramallah in una partita in ogni caso persa in partenza. Se alla fine concorderà con Washington e Tel Aviv, oltre a perdere quel poco di credibilità che ancora le resta di fronte al suo popolo, sarà umiliata nuovamente dai futuri capricci di Tel Aviv, dal silenzio della comunità internazionale. Nei pochi feudi rimasti in suo possesso assisterà inerte alla sparizione delle ultime briciole di Palestina storica. Nel caso invece dovesse rifiutare la nuova “generosa offerta”, l’Autorità Palestinese sarà additata dalla comunità internazionale come l’unica responsabile del fallimento della pace. Nena News

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