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26 feb 2014

Clima rovente per nuove leggi Israele
di Michele Giorgio

Un disegno di legge del deputato ultranazionalista Moshe Feiglin del Likud, il partito di Netanyahu, prevede la piena sovranità israeliana sulla Spianata che ospita la Cupola della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa. Un’altra legge mira a distinguere tra musulmani e cristiani nella minoranza palestinese in Israele

Gerusalemme, 26 febbraio 2014, Nena News

Gli scontri tra polizia e palestinesi ieri sulla Spianata delle Moschee sono divampati mentre la cancelliera Angela Merkel, in visita ufficiale a Gerusalemme con tutto il governo, si affannava a ripetere che «La Germania sostiene le richieste di sicurezza di Israele in qualsiasi futuro accordo di pace» e il primo ministro Netanyahu si diceva «Pronto per un accordo che metta fine al conflitto (con i palestinesi) una volta per tutte». Retorica di una diplomazia senza futuro, inutile. A scatenare la rabbia di dozzine di giovani palestinesi – che hanno lanciato sassi e urlato slogan prima di essere dispersi dalla polizia entrata sulla Spianata (17 feriti, tra i quali due poliziotti, quattro arrestati) – è stato il dibattito sul riesame dello status della Moschea di al Aqsa (terzo luogo santo dell’Islam) al Parlamento israeliano, la Knesset. In discussione c’è un disegno di legge del deputato ultranazionalista Moshe Feiglin del Likud, il partito di Netanyahu. Il testo prevede l’applicazione della sovranità israeliana sul biblico Monte del Tempio, la Spianata che ospita la Cupola della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa . L’iniziativa non sembra avere possibilità di successo a causa di un sostegno insufficiente. Netanyahu non teme l’ira dei palestinesi, allo stesso tempo non intende entrare in conflitto con l’alleata Giordania, che ha già minacciato ritorsioni, e l’Egitto guidato dagli amici militari.

E’ scoraggiante per i palestinesi che il dibattito alla Knesset e le tensioni per lo status della Spianata delle Moschee non suscitino alcun interesse sulla scena internazionale. Eppure le possibilità che gli scontri si trasformino in un incendio sono concrete, come la storia recente insegna quando si parla della Spianata. Così come è stata largamente ignorata un’altra legge, approvata dalla Knesset, che contiene una miscela esplosiva. Il testo vuole distinguere tra musulmani e cristiani nella minoranza palestinese in Israele (gli arabi israeliani).

Il promotore Yariv Levin, sempre del Likud, ha ammesso in una recente intervista al quotidiano Maariv che il fine è quello di frantumare la compattezza della popolazione araba. Levin vuole che i palestinesi cristiani siano indicati, in via ufficiale, solo come “cristiani” e non più come “arabi”, per distinguerli dai musulmani. «E’ una mossa storica e importante che può contribuire ad equilibrare lo Stato di Israele, facendo attenzione a non chiamare più arabi i cristiani perché non sono arabi». I cristiani, ha aggiunto Levin, «saranno amministratori di società pubbliche, riceveranno una rappresentanza separata negli enti locali… Noi ebrei abbiamo molto in comune con loro, sono i nostri alleati naturali, un contrappeso ai musulmani che», a suo dire, «vogliono distruggere il Paese». Con il pretesto di aiutare quelle comunità che hanno un accesso ridotto al lavoro la legge inciderà sulle pari opportunità tra cristiani, musulmani, drusi e circassi.

Debole per il momento l’opposizione a questo progetto. «Forse dovremmo dividere anche la popolazione ebraica in polacchi, yemeniti e marocchini», si è limitata ad ironizzare Zahava Gal–On, leader del Meretz (sinistra sionista). Jamal Zahalka (Tajammo) ha avvertito che la minoranza araba in Israele non accetterà di spaccarsi per aiutare Levin a realizzare il suo progetto. «Non esiste un problema di impiego per i drusi o per i circassi, piuttosto esiste un problema lavoro che riguarda l’intera minoranza araba. Levin non riuscirà a metterci l’uno contro l’altro», ha aggiunto Zahalka. Il deputato del Likud pensa il contrario e afferma di aver l’appoggio di molti palestinesi cristiani che non si sentono arabi.

Non passano inosservate solo le nuove leggi approvate o in discussione alla Knesset che riguardano i palestinesi e gli arabi israeliani, ma anche le decisioni dei giudici. Due giorni fa la Corte Distrettuale di Gerusalemme ha ridotto da 30 a 21 mesi di carcere la pena per due poliziotti israeliani, accusati di aver abbandonato un palestinese, Omar Abu Jariban, ferito in mezzo alla strada e di averlo lasciato morire per disidratazione.  Lo scorso anno Jariban, di Gaza e da tempo in Israele senza permesso, dopo avere rubato un’auto causò un incidente nel quale rimasero ferite quattro persone. Anche lui venne ricoverato in ospedale in gravi condizioni ma fu consegnato alla polizia dopo pochi giorni. Avrebbe dovuto essere portato nel centro medico di una prigione, invece, mancando posti letto, i poliziotti decisero di portarlo in Cisgiordania e di abbandonarlo lungo la statale 443. Jariban morì di stenti. Il suo corpo fu ritrovato dopo due giorni da un passante.

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