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La realtà statistica e scientifica è che il popolo ebraico, intellettualmente, ha una prominenza generale sugli altri popoli. Basti guardare a quanti Premi Nobel ha raccolto, nella sua esigua consistenza numerica. Esso, o meglio la sua componente ashkenazita – la quale geneticamente non è nemmeno semitica ma caucasica, quindi niente ha a che fare con gli ebrei della Bibbia – ha un quoziente intellettivo medio di 112 contro il 104 dei bianchi occidentali, il 108 dei gialli orientali, il 90 degli indiani, l’85 dei nordafricani, il 70 circa degli altri africani e di alcuni paesi caraibici, tra cui scende fino al 56. Per la psichiatria, da 70 in giù siamo nella debolezza mentale – e qui un pensiero va all’immigrazione di massa che viene in gran parte dalle aree con la media intorno al 70. Si noti che i tests per il Q.I. sono culture fair, ossia non sono influenzati dal livello di istruzione. E’ vero che i tests che misurano il Q.I. non misurano tutte le molteplici facoltà della psiche, e che probabilmente non rilevano alcune delle più sottili, elevate, creative, mistiche – se vogliamo; però misurano le capacità razionali, che sono le più importanti all’atto pratico, nelle scienze come nell’economia applicata.
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