http://www.latelanera.com/ La maledizione della famiglia Kennedy La famiglia Kennedy è tra le più conosciute e potenti degli USA: di sicuro è la più colpita da tragedie... Ci sono storie lunghe decenni. Quando accadimenti funesti si concentrano su una famiglia che ha avuto la responsabilità di segnare interi pezzi della nostra storia, scegliendone gli indirizzi e, soprattutto, le aspettative, ecco che la parola Maledizione, quella con la "M maiuscola", non può essere solo borbottata. Questa è una storia così. Una storia di persone. Una storia fatta di vizi e potere, arroganza e virtù. Una famiglia, un cognome, Kennedy, che evoca sentimenti, rammarichi e curiosità, non solo per la vita scintillante e sopra gli schemi dei suoi componenti, ma sopratutto per ciò che sarebbe stato se fato, complotti, sfortunate coincidenze e scelte avventate non avessero creato un filo nero che ne ha imprigionato le sorti. "Qualcuno lassù non ci ama" (Robert F. Kennedy) "È come se se il fato si fosse ribellato contro di noi" (Micheal Kennedy) Esiste la maledizione dei Kennedy? Il Washington Post, tuttavia, ne redige una a scopo giornalistico e vista l'autorevolezza della fonte ci si adeguerà a lei. Il tentativo di comprensione implica la necessità di ricostruire il contesto in cui gli eventi drammatici trattati sono avvenuti. E a quel punto ci interrogheremo: perché dal 1941 ci accadute delle vicende che hanno causato, direttamente o indirettamente, la morte di appartenenti alla famiglia Kennedy? E, infine: queste tragedie si potevano evitare? Oppure sono frutto del caso? Maledizioni: una premessa Come si vedrà in questa storia ci sono accadimenti gravi che rientrano a pieno titolo tra le "conseguenze negative" insite nella definizione di maledizione. Prima di inoltrarci tra i morti, tuttavia è utile capire da dove tutto ebbe inizio. La maledizione dei Kennedy: Joe P. Kennedy Figlio di immigrati irlandesi e cattolico, Joe P. Kennedy è un uomo vecchio stampo. La natura controversa della sua figura deriva oltre che dal suo carattere burbero e arrogante, anche dalle motivazioni che lo spingono a entrare in politica e a schierarsi con il partito democratico, nonostante le sue idee conservatrici. Molti lo reputano un opportunista il cui interesse è rivolto ad appoggiare tutti i provvedimenti sociali che scongiurino il pericolo di una rivolta o addirittura di una rivoluzione di stampo socialista. In sostanza salvaguarda il capitalismo per salvaguardare il patrimonio accumulato. Sposa Rose Fitzgerald, insieme hanno nove figli. Loro rappresentano la "terza generazione". La maledizione dei Kennedy: Rosemary Kennedy Rosemary Kennedy, terza figlia di Rose e Joe, ha appena 23 anni quando viene sottoposta a lobotomia nel 1941. La sua malattia (oggi si sospetta fosse dislessia) non le aveva però impedito di partecipare con entusiasmo alla vita sociale che si svolgeva intorno alla sua influente famiglia. Rosemary nei suoi diari scriveva di tè e feste da ballo, delle prove di nuovi abiti, di viaggi in Europa e persino di una visita alla Casa Bianca di Franklin D. Roosevelt. Eppure i suoi improvvisi scatti d'ira, l'atteggiamento ribelle e sessualmente libero preoccupano Joe che ha grandi progetti per i figli maschi e teme che la condotta della maggiore delle sue figlie possa gettare la famiglia nello scandalo. O forse, semplicemente l'uomo Joe Kennedy non riesce a sopportare l'idea di aver generato una figlia mentalmente ritardata. Comunque sia, la sua smania di "farla guarire" fa si che, senza informare né la moglie né il resto della famiglia, autorizzi l'intervento che verrà effettuato dai dottori James W. Watts e Walter Freeman, due pionieri di una pratica medica allora molto in voga e condannata dalla classe medica solo nel 1977. Quell'intervento trasformerà Rosemary, una creatura ingenua ma capace di godere del mondo che la circonda, in un vegetale. Tale rimarrà fino al 2005 quando al termine di una lunga e inconsapevole esistenza muore in una casa di cura nel Wisconsin. Rose potrebbe essere considerata come la prima vittima della maledizione dei Kennedy. Altri morti: Joseph P. Kennedy Jr., Kathleen Agnes Kennedy, Patrick Bouvier Kennedy Quattro anni dopo, nel 1948, Kathleen Agnes Kennedy, altra figlia della coppia, muore in un incidente aereo all'età di 28 anni. Anche la sua vita era stata segnata da una tragedia: il marito, il nobile inglese William Cavendish, marchese di Hartington, sposato nel 1944 contro il volere della famiglia, l' aveva lasciata vedova dopo appena quattro mesi di matrimonio. La maledizione imperversa, in soli quattro anni due dei nove figli di Rose e Joe muoiono. Ma nemmeno la quarta generazione sembra immune: nel 1963 tocca al più piccolo dei figli del Presidente John Fritzgerald Kennedy e di Jacqueline Bouvier, Patrick Bouvier Kennedy, che nato prematuro di cinque mesi e mezzo il 7 agosto del 1963, muore due giorni dopo per sindrome da distress respiratorio (RDS) allora denominata Sindrome della Membrana Ialina. L'incidenza di questo tipo di sindrome, dovuto al mancato sviluppo dei polmoni del nascituro, provocava a quel tempo una mortalità del 50% tra i prematuri. La maledizione dei Kennedy: John Fiztgerald Kennedy John Fiztgerald Kennedy, secondo figlio di Joe e Rose, eletto Presidente appena due anni prima, muore assassinato a Dallas il 22 novembre del 1963. L'omicidio, al termine della controversa Commissione Warren, viene attribuito all' uomo fermato subito dopo l' attentato e ritenutone l'esecutore materiale: Lee Harvey Oswald, un ex marine con presunte simpatie comuniste. Oswald, tuttavia, non verrà mai processato perché appena due giorni la morte di Kennedy verrà ucciso da Jack Ruby, personaggio misterioso in odore di mafia e servizi segreti. Ancora oggi la teoria dell'assassino solitario non convince. Permangono molti dubbi su modalità e mandanti dell'omicidio di JFK che sicuramente con la sua politica estera distensiva nei confronti dell'Unione Sovietica si era reso inviso a militari, ai servizi segreti e a coloro che credevano "nell'attaccare per primi". Nonostante all'inizio del mandato Kennedy aumenti il numero dei "consiglieri militari", è sensazione comune che non sarebbe entrato direttamente in guerra a fianco delle truppe del Vietnam del Sud, e che, anzi, studiasse una soluzione di disimpegno pacifico. Anche sul versante interno, molte delle politiche di JFK hanno contribuito alla creazione di un mito che permarrà negli anni, arrivando integro fino a noi. Affascinato anche dalle filosofie socialiste, sostiene l'integrazione razziale e i diritti civili tanto da chiamare a sé durante la campagna elettorale del 1960 la moglie dell'imprigionato reverendo Martin Luther King Jr. Singolare il fatto che, secondo altre credenze, JFK sarebbe vittima anche di un'altra maledizione, legata ai presidenti USA: la maledizione dell'anno zero. La maledizione dei Kennedy: Robert Micheal Kennedy È passata da poco mezzanotte e Bob è esausto. Decine di incontri, centinaia di mani strette, migliaia di parole. Speranze, solidarietà, voglia di diritti civili: responsabilità che sente, ogni giorno di più, sulle spalle. «Senatore, la ammiriamo tutti! Grazie!» dice un uomo vestito da cuoco. È enorme, sudato e nero. Ce ne sono sempre tanti nelle cucine, pensa Bob mentre gli si avvicina e gli stringe la mano callosa. Lì vicino altri applaudono e gridano parole di incoraggiamento e complimenti. Il senatore Kennedy alza il braccio per salutarli con quel suo sorriso da ragazzo disegnato sul volto. Si sente forte, invincibile. Quando Sirhan Bishara Sirhan comincia a sparare alcuni si gettano sul pavimento, altri dietro ai pilastri. La calibro 22, prima che il servizio di sicurezza la renda inoffensiva, ha il tempo di colpire Bob tre volte. Il senatore osserva incredulo il soffitto mentre il sangue che cola dalla ferita al petto sporca la camicia bianca un po' stropicciata dalla giornata. Chinato su di lui un ragazzo asiatico vestito di bianco. È un cameriere o qualcosa di simile. «Signore, tenga duro!» dice sorreggendolo per la schiena: non vuole che la sua testa si appoggi per terra. «Presto, chiamate un'ambulanza!» grida qualcuno. Si sentono lacrime impastate all'odore di polvere da sparo e sirene in lontananza. Mentre la sua vita scorre via sul pavimento, poco prima di perdere conoscenza, ha il tempo di formulare un'ultima domanda: «Gli altri stanno tutti bene?» Non sente la risposta; due sospiri dolorosi e i suoi occhi diventano vitrei. Robert Micheal Kennedy, ministro della giustizia nel governo presieduto dal fratello John, viene ucciso il 5 giugno del 1968, dopo aver vinto le primarie democratiche e mentre è in corsa per le presidenziali. Ha 42 anni quando muore a Los Angeles. Sposato con Ethel S. Skakel con la quale ha avuto 11 figli. RFK è un forte oppositore della guerra in Vietnam e convinto sostenitore dei diritti civili, in aperta contrapposizione con la politica del presidente uscente Lyndon Baines Johnson, del suo stesso partito, ritenuto dopo la morte di John, l'artefice dell'escalation della guerra in Vietnam. Durante la campagna elettorale riceve l'appoggio dei pacifisti, dei non violenti, e dei neri, anche dopo l'assassinio di Martin Luter King. È proprio lui, durante un comizio a darne l'annuncio a un pubblico sconvolto. Anche l'omicidio di Bob è avvolto nel mistero: dopo ciò che è accaduto al fratello, l'idea del folle solitario che agisce in autonomia appare, sin da subito, una soluzione di comodo. Per spiegare questo decesso si è tirata in ballo la mafia, a cui la famiglia Kennedy si dice sia legata, il sindacalista Jimmy Hoffa, il terrorismo palestinese e la CIA. In atto l'unico condannato per l'omicidio di Bob Kennedy è l'esecutore materiale, Sirhan Bishara Sirhan. Vittime collaterali della maledizione Nel 1969, Edward Michael Kennedy, detto "Ted", il più giovane dei fratelli di John e Bob, senatore del Massachusetts, finisce giù dal ponte di Chappaquiddick, con la sua Oldsmobile. Scampa all'incidente ma Mary Jo Kopechne, la donna che gli sedeva accanto, rimane imprigionata nell'auto che si inabissa. Ted torna alla festa chiedendo aiuto ai parenti della vittima e al suo avvocato. Solo la mattina dopo un gruppo di pescatori ritrova la vettura e il corpo della giovane. Mary Jo, però, non è stata la prima non-Kennedy a morire. Marilyn Monroe, amante prima di John e poi di Bob, muore a 36 anni nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962 per overdose di barbiturici. Viene trovata nella sua camera da letto a Breatwood, Los Angeles. Nel 1973 Joseph Kennedy II, il più grande dei figli di Bob (quarta generazione) viene coinvolto in un incidente d'auto dal quale esce illeso, ma che lascia paralizzata la compagna che viaggia con lui. La maledizione dei Kennedy: David Anthony Kennedy David Anthony Kennedy, quarto figlio di Bob Kennedy, muore a 28 anni. Viene trovato morto sul pavimento della sua suite per una overdose di cocaina, Demerol, e Mellaril il 25 aprile. Il ragazzo a soli 12 anni, ha visto l'assassinio di Bob in televisione; l'evento gli avrebbe lasciato una cicatrice emotiva, stravolgendone la psiche e portandolo a cercare rifugio nella droga.
Altri sei anni e la maledizione ritorna. La maledizione dei Kennedy: Michael Kennedy Michael Kennedy, il sesto figlio di Robert F. Kennedy, muore in un incidente di sci ad Aspen in Colorado. È il 31 dicembre del 1997 e lui ha 39 anni. Sta giocando con diversi altri membri della famiglia a ski-football, gioco invernale ritenuto pericoloso, quando colpisce un albero. Michael, ritenuto uno sciatore d'esperienza, non indossa casco o altri dispositivi di sicurezza. Alcuni testimoni hanno sostenuto che la famiglia era stata precedentemente messa in guardia dalla ski-patrol. Altri, invece sostengono che non era stato dato loro alcun avviso. Archiviato come incidente, il referto del coroner parla di "trauma massivo alla testa e al collo". Poi la maledizione colpisce di nuovo. La maledizione dei Kennedy: John F. Kennedy Jr. John F. Kennedy Jr., figlio di JKF, muore in un incidente aereo nel Luglio del 1999 mentre sta volando col suo Piper. Nell'incidente perdono la vita anche la moglie Carolyn e la cognata Lauren Bessette. Kennedy è un pilota piuttosto inesperto: ha, infatti, alle spalle solo 310 ore di volo, di cui appena 55 ore di volo notturno e 36 con il Piper Saratoga. Le indagini hanno determinato, come probabile causa dell'incidente, l'incapacità del pilota di mantenere il controllo dell'aereo, per il disorientamento, la scarsità della luce e le pessime condizioni atmosferiche. Secondo molti testi l'incapacità del pilota di vedere l'orizzonte porta al disorientamento: occorrono molte ore di allenamento per poter volare nelle condizioni in cui Kennedy si è trovato al momento dell'incidente. Prima di iniziare il volo alcuni testimoni sostengono che a JKF Jr. era stata sconsigliata la partenza anche in considerazione di una recente frattura del piede. Ma John Junior sceglie di non badare agli avvertimenti. Adesso che conosciamo le persone colpite dalla Maledizione cerchiamo di spingerci oltre passando ai "perché". Maledizione? Secondo molti studiosi, traendo spunto da alcuni specifici casi (si pensi alla maledizione di Edipo e della sua famiglia) è possibile individuare le caratteristiche ricorrenti di una maledizione familiare. 1. Il primo individuo che innesca la maledizione è generalmente di stirpe regale, discendente di un dio o da questo benedetto. La collera del dio non è dunque connessa solo a una trasgressione umana, ma all’abuso del beneficio concesso. 2. L’individuo è vittima della "hubris", ossia della mancanza di rispetto per i limiti mortali e per le condizioni imposte dagli dei. La hubris si identifica con l'arroganza. 3. Generalmente la maledizione è collegata ad abusi compiuti sull’infanzia o sulla prole (Laio che vìola un fanciullo e Agamennone che uccide la figlia sono alcuni degli esempi forniti dalla tragedia classica). 4. I discendenti esasperano la maledizione con la propria hubris, nonostante a ogni generazione sia conferita la possibilità di espiazione tramite l’accettazione della pena. Un fallimento, questo, figlio dell'incapacità di resistere all’avidità, alla rabbia od alla sete di vendetta. Gli schemi di cui sopra suggeriscono che la maledizione familiare sia un insieme di modelli comportamentali psicologicamente predeterminati, che richiedono consapevolezza e una lotta interna per la sua espiazione. Ci sono due teorie relative alla trasmissione dei modelli su indicati. Altri, invece, i sostenitori della psicologia archetipica, postulano l'esistenza di un inconscio familiare e l’unità tra la psiche collettiva e quella di ogni individuo che ne sarebbe parte integrante; esisterebbe una trasfusione tra l'unità psichica della famiglia e quella del singolo. Qualunque sia la verità (eredità genetica o psichica) appare plausibile che "la tendenza a essere maledetti" si tramandi di generazione in generazione come conseguenza di un ripetuto abuso di una legge di natura. La maledizione, quindi, sembra dotata di una sorta di moralità che finisce per punire innocenti e colpevoli, uomini e donne, adulti e bambini. Glenn Ritcher subito la morte di John F. Kennedy J. in un articolo affermava che la Maledizione dei Kennedy era frutto di pura arroganza, mostrata in egual misura da ogni generazione. La considerazione su Joe Kennedy da lui suggerita è estremamente sfavorevole: "… ci volle solo un piccolo aiuto da parte del suo buon amico Franklin Delano Roosvelt e dei nervi saldi, cosa che Papà Joe possedeva in abbondanza. In quale altro modo avrebbe potuto avere a che fare con i truffatori e andare ancora a testa alta all’interno dell’alta società? Come avrebbe potuto sbaciucchiarsi indifferentemente con voluttuose sirene dello schermo mentre sua moglie stava a casa a sfornare altri Kennedy? Papà Joe non era esattamente l’esempio del bravo ragazzo." Nel capostipite della famiglia Kennedy ritroviamo il primo elemento ricorrente nella maledizione familiare: egli rappresenta l’individuo in cui gli Dei avrebbero infuso audacia, determinazione, charme e brillante spirito politico. A ben analizzare la sua vita ci si accorge, inoltre, che Joe Kennedy ha peccato di hubris nel senso greco più stretto: cosa rappresenta, se non una coincidenza con i punti 2 e 3 sopraindicati, ciò che ha fatto alla figlia Rosemary? In senso più ampio, tuttavia, si potrebbe considerare violenza anche l'atteggiamento di Joe verso gli altri figli: ossessionato dall'ambizione di averne uno che diventasse presidente, interferisce sulle vite e sui caratteri della prole, contrastandone l'autonomia. E il punto 4? Perfino JFK Jr. che si astiene dal coinvolgimento politico, e sembra un individuo tranquillo e apprezzato, insiste nel volare con un piede rotto e in condizioni atmosferiche che avrebbero scoraggiato perfino un pilota esperto. Non è necessario, d'altra parte, approfondire il contesto in cui si muovono John e Bobby Kennedy, ricordando che l’ambizione, il potere e le grandi ricchezze possono essere causa a loro volta di maledizione. E che dire di Anthony, morto per overdose? Ecco, allora, che il cerchio si è chiuso: gli eredi Kennedy avrebbero semplicemente perpetrato il loro "hubris". Maledizione? No. Ovviamente, no: quante esperienze dirette abbiamo che dicono il contrario? Quante volte abbiamo visto un padre fare fortuna nei modi più beceri senza che alcuna punizione colpisse le generazioni discendenti? Si è parlato di impossibilità innata di cambiare. Partiamo da un dato certo: i Kennedy sono famosi e parecchi, ci sono statisticamente maggiori possibilità di subire eventi tragici e che gli stessi vengano resi noti. Non è necessario ipotizzare l’esistenza di un oscuro Genio ancestrale poi, per comprendere i motivi per cui la cocaina e l’alcolismo abbiano colpito molti dei membri della famiglia: molti degli incidenti collegati possono essere considerati loro dirette conseguenze. Un uomo che impatta contro un albero mentre, con gli sci, rincorre una bottiglia colma di neve, in un gioco ritenuto pericoloso, un aviatore principiante e testardo che si getta nel maltempo col suo Piper, due politici che si muovono in un ambiente pieno di nemici, un ragazzo fragile che muore per overdose: presi a uno a uno si scopre che i Kennedy muoiono per una miscela di umanità – forse troppa – e coincidenze sfortunate. Perché, spesso, e questo contribuisce all'esistenza stessa della Maledizione sono le casualità a delimitare il confine tra la vita e la morte. Come chiamare, se non coincidenza, quella che ha portato JKF a indossare il busto per il suo mal di schiena a Dallas? Se non l'avesse avuto sarebbe riuscito ad accasciasi sul sedile invece di rimanere alla mercé del terzo (o quarto?) sparo (fotogrammi dal 266 al 312 del filmato girato da Abraham Zapruder). E che dire della casualità di nascere, l'unica tra nove figli, un po' tarda e di avere un padre che pur di nascondere l'orrore dei propri lombi, la fa lobotomizzare? Maledizione? Sì? A ben guardare, allora, la vera maledizione non è loro, ma nostra. Noi, che abbiamo tremato quando gli incrociatori di Krusciov si dirigevano verso Cuba, quando migliaia di ragazzi sono andati in Vietnam a morire nella giungla, quando la Guerra Fredda ghiacciava i nostri cuori insegnandoci le parole "Fallout Nucleare" o spiegandoci espressioni come "Premere il pulsante rosso". Noi che abbiamo dovuto aspettare trent'anni e la Perestroika di Gorbaciov oltre che la benevolenza di Reagan, vincitore sull'economia dell'URSS in ginocchio, per capire che "siamo tutti abitanti di questo piccolo piccolo mondo" (JFK) Fonti: Testo Originale: http://www.latelanera.com/misteriefolclore/misteriefolclore.asp?id=265 |
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