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giu 3rd 2014

 

Gli implacabili attacchi contro il climatologo Ben Santer

di Erik M. Conway
e Naomi Oreskes

Traduzione di Luigi Ciattaglia

 

Pubblichiamo un estratto da Merchants of Doubt di Erik M. Conway e Naomi Oreskes, in cui si racconta la storia degli attacchi delle lobby dell’industria fossile al grande climatologo Benjamin Santer, per le sue ricerche volte a provare che l’attività dell’uomo contribuisce al riscaldamento globale.

Ben Santer è il tipo di persona che nessuno immaginerebbe possa essere oggetto di un attacco. E’ di costituzione e statura media e di temperamento e idee politiche moderate. E’ anche molto modesto, pacato nel parlare e schivo,

dalla dimensione del suo studio scarno e senza decorazioni presso il Lawrence Livermore National Laboratory, potreste scambiarlo per un contabile. Se lo incontraste in una stanza con parecchia altra gente, potreste anche non notarlo. Ma Santer non è un contabile e il mondo ha avuto modo di conoscerlo. Egli è uno dei più illustri scienziati mondiali, insignito nel 1998 del Mac Arthur “Genius Award” e di numerosi premi e riconoscimenti da parte del suo Enteil Dipartimento dell’Energia degli USAin quanto ha fatto più di qualsiasi altro per dimostrare che è il genere umano a provocare il riscaldamento globale. Sin da quando si laureò a metà degli anni 1980, ha cercato di capire come funziona il Clima della Terra, e se siapossibile affermare con certezza che l’attività dell’uomo è alla base del cambiamento. Ha dimostrato che la risposta alla domanda è sì.

Santer è uno scienziato dell’atmosfera in servizio al Lawrence Livermore National Laboratory ed opera nel programma Model Diagnosis and Intercomparison, un enorme progetto internazionale che raccoglie i risultati dei modelli climatici da tutto il mondo e li ridistribuisce ai ricercatori, permettendo di confrontare il prodotto con i dati reali, ed i diversi modelli tra di loro. Negli ultimiventi anni Santer ed i suoi colleghi hanno mostrato che il nostro pianeta si sta riscaldando, e proprio nel modo che dovremmo attenderci se la causa è dovuta all’effetto dei gas serra.

 

L’oggetto del lavoro di Santer viene chiamato “impronta digitale”, poiché le variazioni climatiche naturali lasciano diverse caratteristiche e tracce rispetto al riscaldamento causato dai gas serra. Santer ricerca proprio queste “impronte digitali”. La più importante coinvolge due distinte parti dell’atmosfera: la troposfera, la porzione più calda e prossima alla superficie della Terra, e la stratosfera, la partemeno densa e fredda sovrastante.

La fisica ci dice che se il Sole fosse la causa del riscaldamento globale, come taluni scettici insistono a sostenere, dovremmo attenderci che la troposfera e la stratosfera, dovrebbero riscaldarsi entrambe in quanto il calore proviene dallo spazio esterno alla atmosfera. Ma se il riscaldamento è causato dai gas serra emessi dalla superficie, quindi prevalentemente intrappolato nella parte bassa della atmosfera, allora dovremmo attenderci che la troposfera si riscaldi e la stratosfera si raffreddi. Santer ed i suoi colleghi hanno mostrato che la troposfera si riscalda e la stratosfera si raffredda. In effetti, poiché il confine tra questi due strati dell’atmosfera è definito in parte dalla temperatura, questo confine si sta muovendo verso l’alto. In altre parole l’intera struttura della nostra atmosfera sta cambiando. Questo risultato sarebbe impossibile spiegarlo se il Sole fosse il colpevole. Ne consegue che i cambiamenti del nostro clima ai quali stiamo assistendo non sono naturali.

La distinzione fra troposfera e stratosfera divenne oggetto di una audizione presso la Corte Suprema nel caso Massachusetts et al v. the EPA, nella quale dodici Stati citarono il governo federale per aver omesso di classificare l’anidride carbonica quale inquinante nel Clean Air Act. Il giudice Antonino Scalia espresse il proprio dissenso motivandolo con il fatto che la legge non prevedeva alcun obbligo per la EPA nel caso in questionema la Giustizia cadde pure in errore nella terminologia scientifica, quando su un punto si riferì alla stratosfera mentre evidentemente voleva significare la troposfera. Un legale dello Stato del Massachusetts obiettò “Se mi permette Vostro Onore, non si tratta di stratosfera ma di troposfera” Il Giudice replicò: “Troposfera o qualunque cosa. Vi ho detto prima che non sono uno scienziato. Questo è il motivo per il quale non voglio avere a che fare con il riscaldamento globale”.1 Ma noi tutti abbiamo a che fare con il riscaldamento globale, che lo si voglia o no, e alcune persone hanno resistito a queste conclusioni per molto tempo.Infatti alcuni non hanno fatto obiezione al messaggio ma a chi lo enunciava.

Sin da quando gli scienziati hanno iniziato a evidenziare che nel clima della Terra era in atto un riscaldamento, e che era da imputare alle attività umane, la gente ha cominciato a mettere in discussione i dati, a dubitare delle evidenze, e ad attaccare gli scienziati che si occupavano di raccoglieree di spiegare i fatti all’opinione pubblica. E nessuno ha subito attacchi più brutali e più ingiusti di Ben Santer. 

 

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è l’autorità mondialeper quanto riguarda i temi climatici. Istituita nel 1998 dalla Organizzazione Meteorologica Mondiale e dall’United Nations Environmental Program, è stata creata a seguito dei primi segnali del problema del riscaldamento globale. Gli scienziati erano già consapevoli da tempo che l’aumento dei gas serra dovuto dell’uso di combustibili fossili avrebbe causato un cambiamento climatico, lo avevano spiegato già nel 1965 al presidente Lyndo n Johnson, ma molti ritenevano che queste conseguenze fossero ancora lontane nel futuro. Attorno agli anni 1980 gli scienziati cominciarono a preoccuparsi, a pensare che forse il futuro fosse già quied alcuni solitari fuori del coro cominciarono ad affermare che il cambiamento climatico antropogenico fosse già in corso. L’IPCC venne quindi creata per valutare le evidenze e considerare i possibili impatti che sarebbero seguiti se i fuori del coro avevano ragione.

Nel 1995 l’IPCC dichiarò che l’impatto dell’uomo sul clima era “discernibile”. Non si trattava più di un’affermazione di pochi singoli individui; al 1995 l’IPCC era cresciuta e comprendeva centinaia di scienziati provenienti da tutto il mondo. Ma come comprendevano che i cambiamenti erano in corso, e come facevano a sapere che la causa risiedeva in noi? La risposta a questioni così cruciali è in Climate Change 1995: The science of Climate Change, il primo volume del secondo Rapporto emesso dall’IPCC. Il Capitolo 8 di questo rapporto, “Detection of Climate Change and Attribution Causes”, riporta le evidenze che il riscaldamento climatico è in effetti provocato dai gas serra. Il suo autore era Ben Santer.

Santer aveva impeccabili credenziali scientifiche e nel passato non era mai stato protagonista di scorrettezze di qualsiasi genere, ciononostante un gruppo di fisici collegati a un think tank di Washington D.C., lo accusò di manipolazione del rapporto per far sì che la veridicità scientifica risultasse più fondata di quanto fosse in realtà. Scrissero un rapporto in cui lo si accusava di “pulizia scientifica” finalizzata a filtrare le opinioni di chi non era d’accordo2. Scrissero rapporti con titoli come “Il dibattito sull’effetto serra continua” e “Manipolazione dei

 

documenti”, pubblicati su periodici come Energy Daily e Investor’s Business Daily. Scrissero lettere ai membri del Congresso, a funzionari del Dipartimento dell’Energia e ad editori di giornali scientifici per diffondere le accuse su vasta scala.Fecero poi pressioni con il Dipartimento dell’Energia per far sì che Santer fosse licenziato. Una delle manovre più note consistette in un editoriale pubblicato sul Wall Street Journal, in cui Santer venne accusato di aver apportato le modifiche al rapporto per “ingannare i politici e l’opinione pubblica3. Santer apportò  delle modifiche al rapporto, ma non per ingannare alcuno. Le modifiche furono apportate con riferimento ad osservazioni espresse da colleghi scienziati.

Ogni articolo o rapporto scientifico deve passare il vaglio critico di altri esperti: ciò che è chiamato peer rewiew. Agli autori è richiesto di prendere in seria considerazione le osservazioni ed i commenti dei revisori e di correggere gli eventuali errori riscontrati. Si tratta di un aspetto fondamentalmente etico del lavoro scientifico: nessuna affermazione può essere considerata valida, neppure ipoteticamente, sino a che non è passata attraverso la procedura del peer review. Il sistema della peer review serve anche ad aiutare gli autori per far sì che le loro asserzioni risultino più chiare, e l’IPCC adotta un procedimento di peer review particolarmente rigoroso. Ciò comporta che sia agli esperti scientifici, sia ai rappresentanti dei governi delle nazioni partecipanti, vengano forniti giudizi ed interpretazioni adeguatamente documentate e corrette, e che tutte le parti interessate abbiano la possibilità di essere ascoltate. Agli autori si richiede di apportare le modifiche richieste daireviewers oppure di spiegare perché le osservazioni ricevute siano ritenute irrilevanti o non valide o semplicemente errate.

Santer ha fatto proprio questo, ha apportato le modifiche richieste dalla procedura di peer review. Ed ha fatto ciò che le regole dell’IPCC prevedono, cioè ha fatto quanto la scienza gli richiedeva di compiere. Santer è stato attaccato perché si è comportato da bravo scienziato. Santer ha tentato di difendersi in una lettera al Wall Street Journal, una lettera sottoscritta da ventinove co-autori, tutti illustri scienziati, tra questi il direttore dell’U.S. Global Change Research Program4. L’American Meteorological Society indirizzò una lettera aperta a Santer nella quale si affermava che gli attacchi a lui diretti erano completamente immeritati5. Bert Bolin, fondatore e presidente dell’IPCC, sostenne la posizione di Santer in una lettera al WSJ, facendo rilevare che le accuse erano del tutto prive di fondamento, e che quanti lo accusavano non si erano mai messi in contatto con lui o con altri componenti dell’IPCC, e non avevano neppure consultato gli altri scienziati per controllare i fatti contestati. Bolin affermò che “se solamenteavessero cercato di prendere conoscenza delle regole e delle procedure dell’IPCC, avrebbero immediatamente capito che nessuna regola era stata violata, nessuna procedura infranta e nulla di errato era accaduto”6.

Come diversi commentatori posero in rilievo in seguito, nessun Paese membro dell’IPCC ebbe nulla da eccepire.7 Ma il Wall Street Journal pubblicò solamente una parte delle lettere di Santer e Bolin, e due settimane dopo diede modo agli accusatori di spargere altro fango, pubblicando una lettera nella quale si affermava che il Rapporto IPCC era stato “manomesso per scopi politici” 8. Il fango si accumulò e le accuse furono ampiamente rimbalzate da gruppi industriali, giornali finanziari, riviste e think tanks. Le tracce sono ancora presenti in Internet. Se cercate su Google “Santer IPCC” non sarete indirizzati al capitolo dove si tratta della questione, tanto meno al Rapporto IPCC, ma a una varietà di siti che riportano le accuse del 19959. Uno di questi siti riporta (mentendo) che Santer ammise di aver “aggiustato i dati per adattarli all’indirizzo politico”, come se il governo USA avesse avuto una policy sul clima volta a aggiustare i dati (non l’avevamo nel 1995 e non l’hanno neppure oggi)10.

L’esperienza fu amarissima per Santer, che spese una quantità di tempo ed energie per difendere la sua reputazione scientifica e la sua integrità personale e dovette anche combattere perché il suo matrimonio non ne risentisse (non ci riuscì). Oggi, questa persona dai modi gentili, diventa bianco di rabbia quando ricorda questi avvenimenti. Nessuno scienziato, quando abbraccia questa professione, si aspetta che possano accadergli cose simili.Perché gli accusatori di Santer non si preoccuparono di controllare come stavano effettivamente le cose? Perché hanno continuato a ripetere a lungo le accuse pur dopo che era emerso che erano infondate? La risposta ovviamente è che essi non erano interessati ai fatti. Erano interessati a combatterli.

 

Smoke camels

 

Qualche anno più tardi, Ben Santer leggendo il giornale del mattino, s’imbatté in un articolo che descriveva come alcuni scienziati avevano preso parte ad un programma, organizzato dall’industria del tabacco, volto a gettare discredito sulle evidenze scientifiche che collegano il tabacco al cancro. L’idea, spiegava il giornale, era quella di “mantenere aperta la controversia”11. Ciò perché,fino a che il dubbio resta, l’industria del tabacco sarebbe stata al riparo da controversie e cause legali. A Santer la storia suonò piuttosto familiare. Naturalmente aveva ragione. Ma c’era dell’altro. Non solo la tattica era la stessa, anche i personaggi erano gli stessi.

I principali soggetti dell’attacco che gli era stato portato erano due fisici non più in servizio, entrambi di nome Fred: Frederick Seitz e S. (Siegfried) Fred Singer. Seitz era stato un fisico dello stato solido che aveva raggiunto posizioni di rilievo durante la seconda Guerra Mondiale, contribuendo alla costruzione della bomba atomica; in seguito divenne presidente dell’U.S. National Academy of Sciences. Anche Singer era un fisico, ma in particolare un esperto di razzi, che divenne una figura di primo piano nello sviluppo dei satelliti di osservazione terrestre. Svolse il ruolo di direttore del National Weather Satellite Service, poi direttore scientifico del Dipartimento dei Trasporti della amministrazione Reagan12. Entrambi possono essere definiti dei falchi, avendo vissuto con passione la minaccia rappresentata dall’URSS e la necessità di difendere gli Stati Uniti con l’adozione di armamenti high-tech. Entrambi erano soci di un think tank conservatore in Washington D.C., il George C. Marshall Institute, fondato per sostenere il programma reaganiano Strategic Defense Initiative (SDI, noto come “scudo spaziale” o “guerre stellari”).

Entrambi avevano prima lavorato per l’industria del tabacco, collaborando a diffondere il dubbio sulle evidenze scientifiche che collegano il fumo alla morte. Dal 1979 al 1985 Fred Seitz diresse un programma della R. J. Reynolds Tobacco Company che distribuì 54 milioni di dollari a scienziati in tutto il Paese per ricerche biomediche volte a sostenere esperti ed a produrre evidenze che potessero essere usate in giudizio davanti alle corti per difendere il “prodotto”.Nella metà degli anni 1990, Fred Singer fu co-autore di un grosso rapporto diretto ad attaccare la U.S. Environmental Protection Agency (EPA) circa i rischi del fumo passivo. Alcuni anni prima il U.S. Surgeon General (negli Stati Uniti il funzionario di più alto grado della salute pubblica) aveva dichiarato che il fumo passivo era pericoloso non solo alla salute dei fumatori, ma anche delle altre persone esposte.

Singer attaccò questa posizione, affermando che il lavoro era stato truccato, e che la rassegna EPA della scienza prodotta dai principali scienziati del

 

Paese, era stata distorta da parte di una agenda politica volta ad espandere il controllo del governo su tutti gli aspetti delle nostre vite. Il rapporto di Singer contro l’EPA fu finanziato da un contratto di Tobacco Institute, erogato attraverso un altro think tank: la Alexis de Tocqueville Institution13. Milioni di pagine di documenti presentati durante le cause contro il tabacco dimostrano questi legami.

In particolare emerge il ruolo cruciale svolto dagli scienziati nel seminare il dubbio circa il legame tra fumo e rischi per la salute. Questi documenti, che sono stati scarsamente studiati, eccetto che dai legali e da uno sparuto gruppo di accademicimostrano non solo che è stata usata la stessa strategia impiegata contro il riscaldamento globale, ma che è la stessa tecnica di “lavaggio” adottata contro un elenco di emergenze ambientali come amianto, fumo passivo, piogge acide e buco dell’ozono. Possiamo definirla “la strategia del tabacco”.

Il bersaglio della “strategia del tabacco” è la scienza; si basa sull’impiego di scienziati, guidati da avvocati dell’industria e responsabili di pubbliche relazioni, disposti a tenere il fucile puntato e a premere il grilletto a comando.Tra i tanti documenti che abbiamo consultato nello scrivere il presente volume, c’è un libro Bad Science: A Resource Bookun vademecum per quanti vogliono combattere i fatti, che fornisce innumerevoli esempi di strategie di successo per minare la scienza, oltre ad una lista di esperti, con le relative credenziali scientifiche, idonei a fornire slogan negativi a think tanks o aziende internazionali su qualsiasi argomento.14

Fred Singer, Fred Seitz e un gruppo di altri scienziati hanno cooperato con think tanks e corporations private per sfidare le evidenze scientifiche su una quantità di argomenti di attualità.  Nei primi anni la maggior parte del denaro veniva dall’industria del tabacco; in seguito venne da fondazioni, think tanks e dall’industria dei combustibili fossili. Essi sostenevano che il legame tra fumo e cancro non era provato. Insistevano nel sostenere che gli scienziati sbagliavano circa i rischi dell’adozione dello scudo spaziale. Obiettavano che le piogge acide erano causate dai vulcani, idem per il buco dell’ozono. Accusavano l’EPA di aver alterato la documentazione scientifica sul fumo passivo.

Più recentemente, negli ultimi due decenni, di fronte alla montante evidenza del riscaldamento climaticosostennero che il global warming non era reale. Dapprima affermarono che non esisteva, poi che si trattava di una normale variazione naturale, e infine che, anche se fosse in corso e se fosse causato da noi, non c’era da preoccuparsi in quanto avremmo potuto facilmente adattarci a tale evento. Caso dopo caso, incessantemente negarono la esistenza di un sostanziale accordo a livello scientifico, sebbene alla fine dei conti chi non era d’accordo risultavano essere solamente essi stessi.

Uno sparuto gruppo di soggetti non avrebbe causato un impatto notevole se nessuno vi avesse prestato attenzione, ma la gente ha prestato attenzione al loro argomentare. In conseguenza del loro contributo ai programmi di armamento nel periodo della guerra fredda, queste persone erano ben note e stimate a Washington D.C. ed ebbero accesso al potere ed alla Casa Bianca. Nel 1989, ad esempio, Seitz ed altri due protagonisti della nostra storia, i fisici Robert Jastrow e William Nierenberg, scrissero un rapporto in cui si contestavano le evidenze del riscaldamento globale.15 Immediatamente furono invitati alla Casa Bianca per riferire all’amministrazione Bush. Un membro dell’Ufficio del Gabinetto del Presidente dichiarò: “ognuno ha letto il rapporto ed ognuno lo ha preso in seria considerazione”.

Ma non fu solo l’Amministrazione Bush a prendere in considerazione seriamente queste affermazioni, anche i mass media lo fecero. Prestigiosi organi come il New York Times, il Washington Post, Newsweek e molti altri riferirono di queste affermazioni come se  si trattasse di un’altra voce del dibattito scientifico in corso. Dopodiché queste asserzioni furono ripetute più volte, come in una cassa di risonanzada un gran numero di persone impegnate in pubblici dibattiti, da bloggers, membri del Senato degli Stati Uniti, ed anche dal Presidente e dal vice Presidente  degli USA.

Il pubblico e la stampa non capirono che questo non era un dibattito scientifico, come quello che si svolge nelle aule delle università fra ricercatori impegnati su tali temi, ma il prodotto di disinformazione che aveva avuto inizio con la vicenda del tabacco.  La strategia del tabacco è stata usata per portare un attacco alla scienza ed ai ricercatori, per confonderci su temi importantissimi che riguardano le nostre vite ed il futuro del pianeta in cui viviamo.

 

Note

  1.  Massachusetts et al. vs. Environmental Protection. Agency et al., no. 05-1120 (Washington, D.C., November 29, 2oo6); David Rosner and Gerald Markowitz, “You say Troposphere, I say Stratosphere” The Pump Handle Crowd Blog, posted January 8, 2007.
  2.  The IPCC Controversy,” Science and Environment Policy Project,.
  3.  Frederick Seitz, “A Major Deception on `Global Warming”, Wall Street Journal, June 12, 1996, Op-Ed, Eastern edition, A16.
  4.  Benjamin Santer et al., letter to the editor, Wall Street. Journal, June 25, 1996, Eastern edi­tion, A15.
  5.  Susan K. Avery et al., “Special insert: An open letter to Ben Santer” UCAR-University Corporation for Atmospheric Research, Communications Quarterly (Summer 1996).
  6.  Ibid.
  7.  Paul N. Edwards and Stephen H. Schneider, “The 1995 IPCC Report: Broad Consen­sus or Scientific Cleansing,” Ecofable/Ecoscience I, no. 1(1997): 3-
  8. S. Fred Singer, letter to the editor, Wall Street Journal, July 11, 1996, Eastern edition, A15. For a detailed account of the entire event, see Edwards and Schneider, “The 1995 IPCC Report,” 3-9
  9. Jonathan DuHamel, “The Assumed Authority-The IPCC Examined“, Realists Blog (formerly CO2 sceptics), posted May 29, 2oo8,; “The IPCC Controversy,” Science and Environment Policy Project.
  10. IPCC Global Warming Report” American Liberty Publishers.
  11. John Schwartz, “Philip Morris Sought Experts to Cloud Issue, Memo Details“, Wash­ington Post, May 9, 1997, Ao2.
  12. Richard Leroy Chapman, “A Case Study of the U.S. Weather Satellite Program: The In­teraction of Science and Politics” (Ph.D. thesis, Syracuse University, 1967).
  13. S. Fred Singer and Kent Jeffreys, The EPA and the Science of Environmental Tobacco Smoke, Alexis de Tocqueville Institution, University of Virginia, T994, BN: TICTooo2555 and BN: TI3174903o, Legacy Tobacco Documents Library.
  14. Bad Science: A Resource Book, 26 March 1993, BN: 2074143969, Legacy Tobacco Docu­ments Library.
  15. Frederick Seitz, Robert Jastrow, and William A. Nierenberg, eds., Global Warming: What Does the Science Tell Us? (Washington, D.C.: The George C. Marshall Institute, 1989). The Marshall Institute.republished this as Scientific Perspectives on the Greenhouse Problem in 1989. See Robert Jastrow, William Nierenberg and Frederick Seitz, Scientific Perspectives on the Greenhouse Problem (Washington, D.C.: George C. Marshall Institute, 1989).
    Copyright 2010 by Naomi Oreskes and Erik Conway. Merchants of Doubt: How a Handful of Scientists Obscured the Truth on Issues from Tobacco Smoke to Global Warming. Reprinted by permission of Bloomsbury USA.

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