tratto da “Fenix” (n° 38) Dicembre 2011 –

Mensile di Enigmi e Misteri della Storia e del Sacro –

a cura del Direttore Adriano Forgione

http://www.gamerlandia.net

Ottobre 16, 2013

 

L’Altra Europa

Intervista di Simone Leoni a Paolo Rumor

 

Dietro il progetto dell’unificazione dell’Europa sembrano esserci antiche organizzazioni segrete, i cui valori e intenti sono giunti fino ai nostri giorni. Ne parliamo con il ricercatore Paolo Rumor, in questa intervista per Fenix.

 

L’Altra Europa

Dove affonda le sue radici il progetto dell’Europa Unita? A questa domanda risponde il saggio L’altra Europa, scritto da Paolo Rumor, in collaborazione con il professore Giorgio Galli, esperto di rapporti tra politica ed esoterismo, e l’architetto Loris Bagnara, studioso dell’archeoastronomia della Piana di Giza. C’è, alla base dell’unificazione del nostro continente, una struttura di natura segreta, antica di migliaia di anni, i cui misteriosi intenti principali fanno ancora da sfondo alle attuali vicende politiche, economiche e sociali, presentando rapporti con la nascita del cristianesimo, toccando persino la questione Rennes Le Chateau.

 

Ne parliamo con Paolo Rumor, figlio di Giacomo, cugino di Mariano, noto esponente della Democrazia Cristiana nel secondo dopoguerra, il quale ha concepito il suo libro proprio partendo dalle memorie del padre.

 

Simone Leoni: Cosa l’ha spinta a scrivere il libro L’altra Europa, insieme al professor Giorgio Galli e all’architetto Loris Bagnara?

Paolo Rumor: “ Non avevo intenzione di scrivere un libro. All’inizio del 2004 ho ritenuto invece di raccogliere in uno scritto ciò che rimaneva in mio possesso degli appunti che mi ero fatto durante gli anni giovanili, circa le narrazioni di mio padre, deceduto nel 1981, e circa le spiegazioni che egli mi dava sulla natura ed il contenuto dei documenti da lui conservati nella propria abitazione. Tali documenti ora non sono in mio possesso, perché conservati dagli eredi di mio fratello secondogenito. Con loro sono impegnato in una procedura giudiziaria per il recupero di detto materiale. Devo dire che mio padre non aveva intenzione di pubblicare gli incartamenti in suo possesso, né di rendere noto ciò che egli aveva conosciuto circa alcuni fatti e personaggi incontrati nella sua vita pubblica. Egli riteneva che il pubblico non fosse in grado di accettare ciò che lui era venuto a sapere dai suoi privilegiati interlocutori francesi. In sostanza pensava che il mondo non fosse ancora maturo per sostenere l’impatto emotivo che possono provocare gli eventi storici reali, quelli mai divulgati al pubblico, e che la conoscenza della loro realtà, o anche solo una verosimiglianza di tali fatti, debba richiedere un carattere forte ed una solida fede spirituale e mentale. Nondimeno, diversi anni dopo la morte di mio padre, intorno ai primi anni ’90, mi sono accorto che alcune notizie di quei fatti erano ‘filtrate’ e venute a galla per tramite di altre fonti, quindi ho ritenuto che forse potevo rendere nota la gran parte di ciò che possedevo nei miei appunti, circa i ricordi delle memorie paterne.

Come ho rilevato nel libro, non posso pretendere che i lettori prestino del tutto fede al contenuto del mio resoconto, non essendo ancora supportato dalla produzione documentale su cui si fonda: io però mi sono sentito ‘liberato’ da un peso che mi gravava sulla coscienza: quello di trattenere notizie che in definitiva appartengono alla collettività e alla Storia.

 

La conoscenza del prof. Galli e dell’arch. Bagnara è stata casuale, in quanto avevo letto poco prima i libri redatti da costoro: il primo sulla vicenda della morte di Enrico Mattei (che mio padre conosceva); il secondo sulle ultime elaborazioni di natura archeo-astronomica circa il sito archeologico di Giza (cioè le Piramidi); e poiché entrambi contenevano elementi comuni a quelli trattati nei documenti da me posseduti, li ho contattati. La collaborazione di questi due esperti al mio libro è nata così spontaneamente ed è risultata molto preziosa”.

S.L.: Lei e i suoi collaboratori parlate nel libro del progetto dell’unificazione dell’Europa. Tale progetto sarebbe stato già programmato in tempi più remoti? Da chi?

P.R.: “Ufficialmente dal Mouvement Européen francese, nei primi decenni del 1900. Nel XVIII secolo dall’Ordine delle Ardenne (o di Stenaj). Prima ancora dalla Struttura descritta nel mio libro, che non risulta possedere un nome definito, in quanto essa si maschera dietro altre compagini associative, dinastiche e religiose. Nell’elenco custodito da mio padre essa figurava risalire fino al 136 d.C., ma si parlava di un’antecedenza molto maggiore di tale Struttura. Perciò possiamo ritenere che essa esistesse anche durante il periodo romano e alessandrino, evidentemente con scopi diversi da quello prettamente ufficiale, cioè dell’Unificazione del bacino mediterraneo, in quanto a quel tempo essa era stata di fatto raggiunta tramite la dominazione romana. Nello scritto che lo statista francese Schumann aveva consegnato a mio padre verso la fine del decennio 1940, si enunciava (e ne posseggo anche la descrizione cartografica ricopiata) un’antecedenza della cosiddetta ‘Struttura’ al decimo millennio a.C. e un’ubicazione centrata prevalentemente nel basso corso del Nilo, nel Golfo Persico (ma in aree oggi sommerse), nel Golfo di Cambaj, a Galonia Laeta, nel continente di Colba (non identificabile) e in altri siti di incerta collocazione”.

S.L.: Nel suo libro si parla di personaggi politici, artisti e altro che, secondo lei, sarebbero stati parte integrante del progetto. In quali vesti?

P.R.: “Le persone che ho elencato nel libro sono di varia provenienza: uomini politici; appartenenti al mondo della cultura; ricercatori scientifici, archeologi, etnologi, antropologi, uomini di Chiesa e personaggi delle più disparate etnie ed ambiti culturali. Nel periodo recente (novecento) la maggior parte è di estrazione francese, inglese e germanica. Mano a mano che si arretra nel tempo l’elenco contempla una prevalenza francese e infine, nel periodo greco-romano, la componente etnica è quasi esclusivamente ebraica. L’elenco termina nel periodo di inizio dell’era cristiana, ma esiste un secondo elenco, solamente enunciato a mio padre e non consegnatogli, che contiene l’ascendenza dei nominativi fino all’epoca di inizio della Struttura, che è asseritamente collocata nel decimo millennio a.C.”.

S.L.: Ho potuto notare che nel libro fate riferimento al mistero di Rennes Le Chateau. Che nesso c’è tra l’unificazione dell’Europa e il mistero del curato Saunière, se a Rennes si parla del Graal, della Maddalena o magari, addirittura, di qualcosa di più ‘tenebroso’?

P.R.: “La vicenda letteraria che negli ultimi decenni ha attirato l’attenzione del pubblico sulla questione ‘Rennes Le Chateau’ è estranea al memoriale di mio padre e nemmeno io ne ho parlato nel mio libro. Essa è stata collegata a taluni aspetti da me descritti, da parte dei miei coautori Giorgio Galli e Loris Bagnara, i quali hanno colto significative somiglianze e situazioni parallele tra alcuni nominativi dell’elenco consegnato a mio padre da Ms. Schumann e quello che la narrativa recente ha scoperto sulla vicenda di Rennes. Personalmente ritengo che l’ambiente da me portato alla stampa faccia un preciso riferimento, nella parte più antica, a radici giudaiche e, prima di queste, a collocazioni egizie e del Golfo Persico, come peraltro si ricava dai disegni planimetrici che ho fornito all’Editore, ma che in parte non sono stati inseriti nella pubblicazione. Non di meno bisogna ammettere che alcuni membri di cui all’elenco consegnato da Ms. Schumann a mio padre appartengono anche all’elenco dei Gran Maestri del Priorato di Sion contenuti nei Dossieurs di Lobineau. Questo crea un problema interpretativo che non sono in grado di dipanare: la duplicazione di funzioni dei medesimi personaggi, citati da Ms. Schumann e dal noto P. Plantard. Per quanto possa esprimere, anche se non sono un esperto in materia, ritengo che all’origine di tutto vi sia un’unica situazione, molto dissimulata e ben custodita, che ‘si difende’ dai tentativi di identificazione mediante la costruzione di storie parallele, l’interpolazione di miti ed archetipi mentali collettivi (vedi su ciò l’esposizione fatta nel libro), la simulazione di quadri storici ben congegnati ma sostanzialmente falsi. Esistono, senza alcun dubbio, un nucleo centrale di verità storica ed una Struttura che ha agito nel passato ed agisce nel presente con molta determinazione nelle questioni politiche di ampio respiro, ad un livello discretamente alto e ben mimetizzato, per poter ‘piegare’ le scelte della Società verso certi risultati non ancora chiari, ma dei quali ho tentato di dare un’interpretazione nel mio libro (pagg. 87-88-167-168)”.

S.L.. Lei e gli autori fate riferimento agli Illuminati. Vorrei capire se si tratta degli stessi che oggi, secondo la teoria della cospirazione, sono in procinto di creare il NWO per schiavizzare ancora di più il genere umano.

P.R.: “Il termine Illuminati di cui parla il mio testo (pag. 123) è usato per descrivere un gruppo o categoria di persone di stirpe giudaica, vissute in Palestina in un periodo antecedente il 136 d.C. Lo stesso termine è usato per persone che sono asseritamente vissute anche nel corso inferiore del Nilo, sempre in epoca anteriore al 136 d.C. Posso dire (è una coincidenza?) che questo stesso termine definisce una linea di re predinastici, probabilmente capi tribù variamente associati tra loro e risalenti a prima del regno di Menes in Egitto, colui che unificò i diversi territori tribali intorno al 3100 a.C. ed eresse una struttura urbana quale capitale (anche se tale nome non doveva assomigliare al termine che noi usiamo ai nostri giorni) a Menfi (forse anche il nome del sito a quell’epoca era diverso). Nulla fa pensare che questa categoria di persone (regnanti) fosse intenta a schiavizzare il genere umano, ammesso che avesse coscienza di un genere umano più esteso delle coste raggiungibili con le proprie barche e con il percorso dei cammelli nell’arco temporale di qualche settimana. Con ciò non intendo sminuire la conoscenza del mondo da parte degli Egizi antichi, indubbiamente assai simile a quella nostra, almeno nelle loro elaborazioni geografiche speculative.

Mi sembra di dover precisare a questo punto che l’ambiente esoterico-politico che si era occupato delle prime fasi dell’Europa unita, pur condividendo la particolare convinzione di far parte di una consorteria la cui linea ininterrotta affondava asseritamente le proprie origini nell’antichità più remota (circa 10.000 anni a.C.) del bacino sud mediterraneo, voleva creare una sorta di umanità nuova, diversa da quella dei secoli precedenti (cioè antecedenti il 1.900 d.C.), costellati da conflitti bellici e sociali; umanità ispirata a criteri di fratellanza e ad un’etica civica rinnovata, fondativi di un mondo migliore.

Ho descritto nel mio libro questa idea di un ‘ciclo storico nuovo’ (pagg. 141 e succ.) e di come essa tragga origine da concezioni simili, proprie della religione e della visione cosmica dell’antico Egitto dinastico o di altre civiltà del Mediterraneo (e oltre). Nonostante l’influenza di archetipi mentali collettivi, anche facilmente distinguibili, all’interno della presentazione del racconto fornito a mio padre, ritengo comunque (e non sono il solo di questo parere) che vi siano reali e precise coincidenze tra la collocazione dei siti e la descrizione degli eventi di cui parlano gli incartamenti di Ms. Schumann.

Queste coincidenze sono state avvalorate dalla ricerca paleografica avvenuta negli ultimi anni. I disegni cartografici da me conservati descrivono la derivazione della prima compagine organizzata in modo civile della Storia, a partire dal noto sito di Menfi o dalla collina rocciosa ove è ubicata la Sfinge, alla periferia del Cairo odierno,

fino alla sua precedente collocazione lungo gli originari siti fluviali del Tigri e dell’Eufrate, nell’Iraq meridionale, e all’interno di quello che adesso è il Golfo Persico e che, precedentemente, in un periodo che si aggira attorno all’8000 a.C., era ancora una pianura abitabile, non sommersa dal mare. In quest’ultima zona si sarebbe dunque formata la proto-Struttura che ha fatto asseritamente da culla alla società cui apparteneva la Struttura vera e propria, prima che il massiccio ingresso del mare nel Golfo Persico inondasse a più riprese e in vari periodi le pianure costiere, e costringesse i proto-Sumeri (una popolazione molto avanzata rispetto alle altre vicine) a spostarsi, in una parte di questa, tra i due fiumi che si gettavano nel Golfo, ed altri percorsi generalmente praticati, fino al bacino del delta del Nilo, che allora doveva essere una vasta zona paludosa dalla quale emergeva la zona collinare di Giza, alla periferia di quella che oggi è l’odierna città del Cairo.

 

Successivamente alla riorganizzazione dei miei appunti, in vista della stesura del testo L’altra Europa, ho avuto modo di leggere il libro di G. Hancoch Civiltà sommerse (ed. Corbaccio), e qui ho avuto il piacere di trovare una conferma, dettagliata e densa di apporti scientifici, alla parte del Memoriale di mio padre, ove si parla della prima collocazione della Società cui apparteneva la proto Struttura descritta da Ms. Schumann, nella pianura del Golfo Persico, ai tempi in cui essa era, come già detto, una valle fertile ed abitata dai primi insediamenti urbani, alcuni dei quali sono stati individuati dalla Ricerca (o quantomeno prospettati), appunto nel periodo sopra descritto. Anche dopo aver dato credito alla citata ubicazione dei luoghi è doveroso, a mio parere, usare molta prudenza nella reale interpretazione della natura delle cosiddette ‘prime civiltà’. Vedasi ad esempio il ‘Primo tempo’ degli Egizi. La ciclica rinnovazione del tempo ha tutta una sua particolare origine nel pensiero arcaico. Essa è stata anche l’elemento fondativo del cristianesimo e delle civiltà romano-barbariche e, periodicamente, torna a presentarsi anche oggi nel pensiero umano, nonostante la nostra presunzione di esserci emendati dagli archetipi preistorici insediati nella nostra mente. Ho citato questi argomenti perché ritengo che la storia dell’Egitto arcaico racconti, nella versione del mito, l’evoluzione della specie umana più di ogni altra civiltà antica e che questo mito si sia travasato con mille affluenti nella cultura delle epoche posteriori, fino a giungere, non più riconoscibile nelle sue molteplici forme e sfaccettature, ai tempi moderni. Non voglio comunque escludere la possibilità teorica che, mito a parte, il racconto di Schumann contenga elementi di corrispondenza oggettiva. Non sarebbe la prima volta che, cercando il mito, si raggiunge la realtà”.

S.L.: Se le è concesso, ci può dire in che modo fosse coinvolto suo padre? E che ruolo poteva avere monsignor Montini con tutto ciò?

P.R.: “Mons. Montini durante il periodo bellico era dirigente del Servizio Segreto Vaticano e pro-segretario di Stato. Agiva come referente per l’Italia (durante la campagna di liberazione) presso gli U.S.A. Nel primo dopo-guerra aveva seguito le fasi iniziali di studio dell’Unione Europea e concorso ad indirizzare, a quest’attività, personalità cattoliche che avrebbero cercato di compensare le tendenze unioniste di stampo massonico di alcuni membri d’oltralpe. In realtà, come ho spiegato nel libro, non si può negare che l’impianto unionista, soprattutto nel secondo millennio della nostra era, aveva delle forti componenti storiche ed ideologiche di carattere vetero-massonico.

 

Fin dagli anni settanta ho cercato di seguire ed approfondire questo filone, nel mio studio sulla natura della Struttura di cui stiamo parlando (tramite ricerche bibliotecarie ed altro) e mi sono spesso imbattuto in nominativi che costituivano una traccia singolarmente comune, quanto ad impostazione culturale e mentale. L’analisi contemporanea di ciò che conosciamo sulla nostra Europa Unita non mostra nulla che faccia ritenere ancora presente questa tendenza: ma credo che bisognerebbe ‘scavare’ dietro le quinte e verificare se effettivamente esiste ancora ‘qualcuno di famiglia che tira i fili’.

Personalmente mi stupisce lo ‘stato di quiescenza’ in cui versa l’impegno dell’Unione (cioè l’apparente rarefazione dello slancio nell’approfondimento dell’azione unionista da parte di tutti gli stati membri). Sembrerebbe che questa si stia limitando ad espandersi in superficie fino a completare le popolazioni del Continente e che rimandi l’approfondimento ideologico, cioè la promozione nella coscienza dei popoli che ne fanno parte, di una vera identità socio-culturale, come sono riusciti a raggiungere gli U.S.A., naturalmente privi dei vincoli ancestrali che il vecchio continente deve ancora superare.

 

Io avevo accennato nel mio libro che l’idea iniziale, non menzionata esplicitamente, dei personaggi che avevano deciso di dare corso all’impresa unionista, era di accorpare anche i popoli del bacino sud del Mediterraneo, quelli che stanno evolvendo più lentamente verso una mentalità democratica di stampo occidentale, il che implica ‘l’allenamento’ da parte loro della rigidità ideologica proveniente dal retaggio di stretta impronta islamica. Può darsi che i fautori dell’Unione (gli eredi di quelli veri) attendano proprio questa maturazione, per completare il coinvolgimento di tutti quei popoli che oggigiorno abitano le regioni (almeno la maggior parte di esse) le quali, nell’epoca dell’ascendenza mitica descritta nel libro (il decimo millennio a.C.), facevano parte della primordiale civiltà.

S.L.: Lei ha detto precedentemente che suo padre pensava che la gente non fosse pronta a sostenere un simile impatto e che sarebbe stata richiesta una solida fede spirituale e mentale. Quindi, il ‘segreto’ che suo padre sapeva su cosa si basa?

P.R.: “Dal carteggio fornito a mio padre dal Segretario di Stato francese Maurice Schumann emerge con chiarezza l’esistenza di un’Organizzazione sufficientemente radicata nel tessuto connettivo delle Comunità Europee e altrettanto dissimulata, che ha interferito nel passato con gli eventi socio-economici e nel presente anche con quelli politici, ad un livello abbastanza alto da determinare spesso l’adozione di strategie super-statuali. Questa Entità era presente e costitutiva, intorno ai due secoli posti a cavallo dell’era cristiana, quello che è stato definito con acume e appropriazione di termine, ‘un diffuso movimento non conformista’, individuato mediante metafore variabili, fortemente orientato in termini religiosi, ma del pari vocato ad azioni militari per la salvaguardia della propria identità; collocato nella Giudea sotto dominazione romana. Esso ha subito, verso la metà del primo secolo, una violenta scissione al suo interno ad opera di agenti infiltrati dagli occupanti militari. Una buona parte del movimento è andata ad originare quella che poi diventerà l’organizzazione cristiana delle origini.

Invece, la parte che è rimasta fedele alle proprie origini ideologiche e storiche ha continuato ad operare come prima, mimetizzandosi in una proliferazione di fazioni e società segrete, che ha ‘assunto’ un indirizzo comune all’interno del continente europeo, pur vivendo le vicende storiche delle varie patrie. Nella risposta alle precedenti domande ho ben precisato che l’ambiente ‘politico’ che ha dato impulso all’Unione Europea appartiene ad una ‘consorteria’, che assertitamente fa risalire sé stessa alla prima organizzazione sociale nata nell’Egitto protostorico attorno al diecimila a.C. Ne esistono le prove, anche se io stesso ho fatto fatica a prestar fede ad un tale enunciato, che cozza contro la maggior parte delle conoscenze scientifiche in materia. Ma la vera e propria novità, ciò che nasconde l’ambiente esoterico-politico dei costruttori dell’Europa, consiste nel fatto che quello che noi oggi conosciamo come Cristianesimo è nato in realtà come un’opera di dissimulazione, frutto del tentativo di reazione della Roma antica a quell’ambiente giudaico che si tramandava l’antichissima consorteria che ho descritto nella precedente intervista e che è ben evidenziata nel libro da me scritto.

Sarebbe necessario offrire le spiegazioni che l’enunciato soprascritto merita; ma von ve n’è lo spazio. Mi rendo conto ora che la lettura del mio libro dovrebbe essere integrata da altre pubblicazioni, perciò invito i lettori a ricercare il testo intitolato Il mistero del Mar Morto di M. Baigent (ed. Best), almeno per dotarsi di qualche conoscenza in più circa la fase citata della storia che ho riportato”.

S.L.: Vuole dire qualcosa ai nostri lettori?

P.R.: “Termino esortando i lettori più interessati a fornirsi di un adeguato equipaggiamento, quando si imbattono nell’esplorazione del mondo antico. Suggerisco prima di ogni altra cosa di leggere le opere di Theodor Reik sull’interpretazione della Bibbia e dei miti antichi, compresa l’origine del Cristianesimo dall’Ebraismo. Queste letture dovrebbero ‘corazzare’ ciascuno dal non cadere nella ‘trappola’ dei miti moderni e della superficiale interpretazione delle opere religiose in genere”.

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